Adrian Lefter Kriqi

 

La morte di Adrian Lefter Kriqi (Prato, 12 luglio 1999)

 

Procedimenti avviati

Reati ipotizzati

A carico di

Esito

Procura di Prato

Omicidio colposo

Medico penitenziario

Assoluzione

 

 

12 luglio 1999: Adrian Lefter Kriqi, 29 anni, albanese, muore dopo 48 giorni di sciopero della fame e della sete.

5 luglio 2002: Il Pm Paola Belsito chiude le indagini preliminari ipotizzando il reato di omicidio colposo a carico del direttore dell’area sanitaria del carcere di Prato, che aveva il "dovere di garantire la sopravvivenza e la salute del detenuto sottoposto a misura cautelare in carcere".

18 novembre 2003: Il giudice del Tribunale di Prato assolve dall’accusa di omicidio colposo il direttore dell’area sanitaria, perché il fatto non sussiste.

 

Rassegna stampa sul caso di Adrian Lefter Kriqi

 

Detenuto si lasciò morire di fame. Un medico rinviato a giudizio

 

La Nazione, 6 luglio 2002

 

È stato rinviato a giudizio per omicidio colposo uno dei due medici che avevano visitato Adrian Lefter Kriqi, l’albanese di 29 anni deceduto il 12 luglio 1999 nel centro clinico penitenziario di Pisa dopo 48 giorni di sciopero della fame e della sete iniziato nel carcere della Dogaia di Prato. Una protesta forte che il giovane albanese aveva iniziato perché gli venisse restituita la libertà: Kriqi era stato arrestato nell’ambito di una complessa vicenda di detenzione e spaccio di eroina in città. Kriqi morì dopo 48 giorni lasciando la moglie e una bimba in tenera età. L’udienza del processo è stata rinviata al 15 ottobre prossimo. Kriqi era stato arrestato nell’ambito di una maxi-inchiesta su una presunta "piramide" dello spaccio con al vertice giovani albanesi e con alla base, come manovalanza, marocchini e italiani. Funzionario della dogana albanese e nipote di alto esponente politico di Tirana, il giovane aveva iniziato lo sciopero della fame un paio di mesi dopo l’arresto.

 

Morì in cella: medico assolto

 

La Nazione, 19 novembre 2003

 

Adrian Lefter Kriqi morì a 29 anni una domenica di luglio del ‘99, dopo 48 giorni di sciopero della fame. Il direttore dell’area sanitaria del carcere della Dogaia è stato assolto dall’accusa di omicidio colposo, perché il fatto non sussiste. Lo ha deciso ieri, il giudice del tribunale di Prato dopo una lunga camera di consiglio. Kriqi, era stato rinchiuso nel carcere della Dogaia per detenzione e traffico di stupefacenti. Kriqi era stato arrestato nell’ambito di una maxi-inchiesta, condotta dal squadra mobile e coordinata dal Pm Christine von Borries, su una "piramide" dello spaccio con al vertice giovani albanesi e con alla base, come manovalanza, marocchini e italiani.

Il processo si concluse nel 2001, con la condanna di tutti gli altri imputati. Funzionario della Dogana albanese e nipote di alto esponente politico di Tirana, il giovane aveva iniziato lo sciopero della fame il 24 maggio 1999, un paio di mesi dopo l’arresto. Il suo legale, Manuele Ciappi, presentò istanza di scarcerazione, ma il gip, dopo una perizia medica, decise di respingerla. Solo 48 ore prima della morte, Kriqi era stato trasferito al Don Bosco di Pisa, ma ormai il suo fisico non era in grado di riprendersi. Il Pm Paola Belsito aveva chiesto la condanna a novi mesi di reclusione per omicidio colposo, sottolineando il comportamento omissivo di Antonio Mangiapane, direttore dell’area sanitaria della casa circondariale della Dogaia che aveva il "dovere di garantire la sopravvivenza e la salute del detenuto sottoposto a misura cautelare in carcere".

I patroni di parte civile, Alberto Rocca e Barbara Mercuri che avevano chiesto risarcimenti per i danni patrimoniali e morali per il figlio, la moglie e la madre di Kriqi, leggeranno le motivazioni della sentenza e decideranno se agire in appello.

 

 

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