Dossier: "Morire di carcere"

 

"Morire di carcere": dossier febbraio 2004

Suicidi, assistenza sanitaria disastrata, morti per cause non chiare, episodi di overdose

 

Nome e cognome

Età

Data morte

Causa morte

Istituto

Antonio da Silva Vidal

40 anni

14 febbraio 2004

Suicidio

Regina Coeli (RM)

Franco Marrone

41 anni

16 febbraio 2004

Malattia

Rebibbia (RM)

Oscar Battù

25 anni

18 febbraio 2004

Overdose

Como

Ornella Porcu

45 anni

19 febbraio 2004

Non accertata

Cagliari

 

Suicidio: 14 febbraio 2004, Carcere Regina Coeli (Roma)

 

Antonio Carlos da Silva Vidal, 40 anni, brasiliano, si suicida impiccandosi in cella. Era in carcere da tre giorni, con l’accusa di omicidio. Il suicidio, a quanto si è appreso, sarebbe stato messo in atto dopo la convalida del fermo. Da Silva Vidal si è impiccato intorno alle 13, utilizzando alcune lenzuola. La polizia penitenziaria lo ha subito soccorso perché l'uomo, in isolamento da quattro giorni, era sottoposto a vigilanza assidua. Il detenuto è morto durante il trasporto in ospedale. A quanto sembra non avrebbe lasciato alcun messaggio per spiegare i motivi del suicidio. Subito soccorso dagli agenti (Adnkronos, 15 febbraio 2004)

 

Assistenza sanitaria disastrata: 16 febbraio 2004, Carcere di Rebibbia (Roma)

 

Franco Marrone, 41 anni, tossicodipendente originario di Petrosino (TP) muore all'ospedale "Sandro Pertini", dove era stato ricoverato dieci giorni prima, proveniente dal carcere di Rebibbia. "Troppo tardi", però, a giudizio dei suoi familiari. "Mio fratello stava male da parecchio tempo - ha infatti dichiarato Nicola Marrone, di 45 anni, ex agente di polizia penitenziaria - eppure le autorità carcerarie ne hanno disposto il ricovero in ospedale soltanto dopo la sua entrata in coma per un tumore al cervello. I medici ci hanno detto che si poteva intervenire prima. Adesso vogliamo giustizia".

Franco Marrone stava scontando una pena a 4 anni e 9 mesi, per il duplice tentativo di omicidio in danno dei genitori della sua ex compagna: il fatto risale al 16 gennaio del 2001, quando, a Petrosino, l'uomo ferì gravemente a bastonate Giuseppe Buffa, di 56 anni, consigliere comunale dei Ds e direttore dell'ufficio postale del paese, e la moglie Maria Lombardo, di 53 anni. L'aggressione avvenne all'interno dell'abitazione della coppia, dove Marrone si era introdotto sfondando una finestra. Alla base di quell'impeto di violenza il diniego, opposto dalle vittime, alla richiesta del tossicodipendente di poter vedere i due gemellini nati nel giugno del 2000 a seguito della sua relazione sentimentale con la figlia dei coniugi Buffa, Rossella, di 21 anni. Il Tribunale per i Minorenni di Palermo, però, affidando i bambini ai nonni, aveva anche tassativamente vietato ogni contatto con il padre, che in paese, in passato, era stato protagonista di altri clamorosi gesti di violenza. Nel 1999, infatti, aveva messo a soqquadro gli uffici del Comune, mentre il 7 gennaio del 2001 era entrato nella Chiesa Madre brandendo un'ascia e terrorizzando i fedeli.

La Procura di Roma ha aperto un'indagine sulla morte di Franco Marrone: secondo indiscrezioni sarebbe indagato un dirigente sanitario del carcere di Rebibbia dopo la denuncia presentata dall'avvocato marsalese Giacomo Frazzitta, legale dei familiari della vittima. A diffondere la notizia è stato lo stesso legale. (Corriere della Sera, 19 febbraio 2004)

 

Overdose: 18 febbraio 2004, Carcere di Como

 

Oscar Battù, 25 anni, originario di Bari e residente a Como muore dopo aver aspirato il gas del fornelletto della sua cella per superare una crisi di astinenza da stupefacenti. I suoi due compagni di cella hanno fatto di tutto per soccorrerlo, rendendosi subito conto che la situazione era grave ma lui, che aveva solo dieci giorni di pena da scontare, non ce l’ha fatta: è morto in pochi minuti, per il soffocamento provocato da un rigurgito. La morte di Oscar risale alla tarda serata di mercoledì: ha respirato il gas, come forse aveva già fatto altre volte, ma subito è stato male, iniziando a soffocare. Una pratica a cui fanno ricorso molti tossicodipendenti in carcere, senza rendersi conto della sua pericolosità e delle gravi conseguenze per la salute. I due amici hanno visto la sua faccia da ragazzino diventare cianotica in un attimo, hanno avuto paura mentre chiamavano aiuto e cercavano di salvarlo, capendo che forse non ce l’avrebbe fatta.

"I soccorsi sono stati tempestivi dice Mauro Imperiale, responsabile culturale del carcere comasco - le due persone che erano con lui si sono spaventate, hanno immediatamente chiamato le guardie. Nessuno ha perso tempo e mentre arrivavano i soccorritori sia i suoi due compagni di cella che le guardie della sezione hanno cercato di salvarlo. Più di così non si sarebbe potuto fare.

Oscar dal Bassone era entrato e uscito più volte in questi ultimi anni, ma fra una decina di giorni sarebbe ritornato a casa, ad Albate. Mercoledì già faceva il conto alla rovescia, sapendo che mancava poco. L’altra sera, alla notizia della morte del ragazzo, il magistrato di turno Antonio Nalesso ha fatto un sopralluogo in carcere, ieri ha disposto l’autopsia che accerterà come sia morto Oscar. (Il Giorno, 20 febbraio 2004)

 

Morte per cause non chiare: 19 febbraio 2004, Carcere di Cagliari

 

Ornella Porcu, 45 anni, viene trovata morta nella sua cella. Le cause della tragedia sono ancora oscure: il medico legale ha chiesto tempo, per poter effettuare nuovi esami di laboratorio, prima di pronunciarsi. Dalla Procura della Repubblica è filtrata solo la precisazione che si esclude un delitto, mentre restano valide tutte le altre piste, da quella delle cause naturali a un decesso legato al consumo di stupefacenti. Giovedì mattina una vigilatrice ha trovato Ornella rantolante nella cella in cui viveva in solitudine e ha lanciato l’allarme. È arrivato il medico che, per mezz’ora, ha tentato il possibile per strappare poveretta alla morte. Non c’è stato neanche il tempo di sollecitare l’autorizzazione per trasferire la donna in ospedale, con un’ambulanza del 118 nel frattempo sopraggiunta.

Il sostituto procuratore della Repubblica di turno ha dato disposizioni perché la notizia venisse comunicata ai familiari e ha ordinato un’autopsia per fare luce sulle cause della morte. Gli accertamenti sono affidati al medico legale Francesco Paribello che, dopo i primi accertamenti, ha chiesto tempo prima di dare risposte ai quesiti posti dalla Procura. Solo il risultato degli esami sanitari potrà chiarire quanto è accaduto. La vicenda non ha avuto testimoni. La detenuta, s’è detto, era sola in cella quando ha accusato il malore fatale. Pare avesse un carattere spigoloso, non amava la compagnia, tendeva a rifiutare - è l’indiscrezione trapelata da Buoncammino - quanto la struttura poteva offrirle.

In tempi recenti non si ricorda di altre donne morte nel carcere cagliaritano, dove la sezione femminile, di solito, ospita poche decine di recluse. Le tragedie sono purtroppo più frequenti nei settori maschili. Nel solo 2003 si sono tolti la vita ben 13 detenuti e numerosi altri soffrono di depressioni che talvolta portano ad atti di autolesionismo. Eventi dolorosi che - come è stato sottolineato nei giorni scorsi durante il convegno sulla sanità penitenziaria - sono la spia di una situazione di malessere nella prigione cittadina, dove vivono 130 tossicodipendenti e un centinaio di malati di mente, affidati alle cure di 14 medici di base, una quarantina di infermieri e numerosi specialisti convenzionati. (L’Unione Sarda, 22 febbraio 2004)

 

 

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