Paralizzato in cella e senza cure

 

Un trentaduenne in sedia a rotelle detenuto per rapina nel carcere di Opera

«Paralizzato in cella senza cure»

 

Corriere della Sera, 13 agosto 2002

 

L’avvocato denuncia: non fanno arrivare le medicine a un malato di sclerosi. Paralizzato dalla sclerosi multipla, un trentaduenne detenuto a Opera si sarebbe visto negare non solo il ricovero in ospedale, ma anche i farmaci essenziali per potersi curare in carcere. Il caso è stato denunciato ieri dall’avvocato Gianfranco Palumbo, che ne ha già interessato l’Associazione italiana per la lotta alla sclerosi multipla, pronta a «garantire l’appoggio della sezione milanese».
Il protagonista della vicenda è un giovane di Malnate (Varese), Riccardo Fontana, che sta scontando una condanna a due anni e sette mesi di reclusione per due rapine ai danni di prostitute. L’uomo, che si è sempre dichiarato innocente, era rimasto agli arresti domiciliari fino al dicembre scorso, quando la Cassazione ha reso definitiva la condanna. Il tribunale di sorveglianza ha già respinto una prima richiesta di scarcerazione per motivi di salute. Fontana, come spiega l’avvocato Palumbo, si è ammalato di sclerosi multipla nel 1992, quando aveva 22 anni.

Le sue condizioni si sono progressivamente aggravate fino al settembre 2001, quando l’uso di un nuovo farmaco (Rebif) ha cominciato a rallentare il decorso «recidivante-remittente» della malattia. Prima della sentenza definitiva Fontana era detenuto a Busto Arsizio, dove sua madre aveva ottenuto il permesso di portargli in carcere il medicinale.

Rinchiuso a Opera dopo l’ordine definitivo di carcerazione, il detenuto si sarebbe invece visto negare anche le cure fondamentali. Secondo l’avvocato Palumbo, la direzione «continua a negare l’autorizzazione a somministrare quel farmaco indispensabile».

Fontana, inoltre, avrebbe ottenuto «soltanto quattro giorni fa la sedia a rotelle» necessaria per evitare un’immobilità totale. Il tribunale di sorveglianza ha respinto nei mesi scorsi un’istanza di sostituire il carcere con gli arresti in ospedale.

Ora la difesa punta a ottenere quantomeno il permesso di assumere in cella il farmaco più efficace. In settembre, il tribunale di sorveglianza dovrebbe poi discutere la richiesta di sostituire la pena carceraria con la misura alternativa dell’affidamento ai servizi sociali. 

 

Precedente Home Su Successiva