Chieti: rivolta in carcere


Rivolta in carcere, botte con gli agenti

I detenuti non rientrano nella celle, il direttore chiama i rinforzi

 

Il Centro - Quotidiano dell’Abruzzo, 16 luglio 2002

 

CHIETI. Scoppia la rivolta nel carcere di Madonna del Freddo. Ieri sera una quarantina di detenuti si sono rifiutati di rientrare nelle celle lamentandosi del comportamento degli agenti penitenziari. Poco prima c’era stata una rissa, un assistente penitenziario era finito in ospedale, altri erano rimasti feriti. L’allarme è suonato sia in questura che al comando dei carabinieri. Una situazione diventata, incandescente con il passare del tempo e per fronteggiare la quale lo stesso direttore dell’istituto penitenziario Francesco Coscione è stato costretto a richiedere i rinforzi a polizia e carabinieri. Nel momento in cui andiamo in stampa il carcere è presidiato dalle forze dell’ordine. I detenuti sono fuori dalle celle, seduti nei corridoi al piano terra della struttura per quella che sostengono sia «una protesta pacifica contro le condizioni carcerarie e in particolare per i comportamenti violenti degli agenti». La rivolta è scoppiata alle 17,30 all’ingresso dei posti di passeggio, dove, ovvero, i detenuti trascorrono l’ora d’aria. C’è stato un parapiglia fra tre agenti e un detenuto extracomunitario che si è presto allargato ad altri detenuti e ad altri assistenti penitenziari. In tutto una ventina di persone che si sono scambiate botte e calci. I detenuti in particolare sarebbero riusciti a uscire dalle celle per difendere il loro compagno, hanno spaccato sedie e tavoli brandendo pezzi di legno e lanciando gli estintori che avevano staccato dai muri. Una situazione di estremo pericolo che il personale del carcere è riuscito a tenere sotto controllo per un po’ di tempo salvo poi isolare i detenuti-ribelli nel corridoio. In tarda serata si sono contati i feriti. Qualche agente ha riportato contusioni e abrasioni. Il più grave è stato colpito alla nuca da un estintore ed è stato trasportato all’ospedale. Qui è stato sottoposto ad esami radiografici e quindi ricoverato. Altri feriti, sia pure lievi, sono fra i detenuti i quali, però, sono rimasti fino a tarda ora fuori dalla celle e quindi non sono stati raggiunti dai soccorritori. «Sono stato aggredito, da un detenuto extracomunitario ritenuto pericoloso e già segnalato alla direzione per il suo comportamento incompatibile con la realtà carceraria», ha raccontato alla polizia l’agente penitenziario finito in ospedale. L’assistente, in evidente stato di choc, ha parlato a caldo di «situazione insostenibile» all’interno del carcere, del sovraffollamento e della carenza di personale penitenziario. Tutti argomenti battuti più volte dalle organizzazioni sindacali interne. «Ci sono soggetti pericolosi ai quali viene lasciato troppo margine di manovra», denuncia il Sappe, «non vengono messi in grado di non nuocere durante le ore di lavoro». L’assistente contestato dai detenuti avrebbe nel passato ricevuto minacce di morte dallo stesso extracomunitario. Una situazione insomma che poteva degenerare da un momento all’altro e che ieri ha evidentemente trovato la miccia giusta.

 

 

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