Carcere di Is Arenas senza fondi

 

I carcerati di Is Arenas: rischiamo di morire di fame

 

La protesta dei detenuti della colonia penale sarda: "Cibo, acqua, perfino carta igienica, qui manca tutto, viviamo in condizioni disumane

 

L’Unità, 5 gennaio 2004

 

Il ministro della Giustizia da quelle parti ci va in vacanza, ma i suoi "vicini" (leggi pure detenuti) rischiano di morire di fame e sete per mancanza di interventi dello stato. O meglio perché, come denunciano, "non vengono garantiti i diritti dei detenuti previsti dalla Costituzione". Benvenuti alla colonia penale di Is Arenas, struttura penitenziaria un tempo per, "criminali abituali" situata nella costa sud occidentale della Sardegna. Una prigione in mezzo al verde e situata davanti a uno specchio d’acqua incontaminata, famosa soprattutto per le vacanze dorate del ministro Roberto Castelli, ingegnere leghista e massimo responsabile della Giustizia in Italia. Da questa prigione dorata parte la protesta dei detenuti che questa volta, hanno deciso di affidare il proprio dissenso a una lettera aperta inviata alle associazioni che si occupano dei loro diritti.

Un grido d’allarme per rimarcare che "con un litro d’acqua al giorno non si può vivere dignitosamente." Nella colonia penale di Is Arenas, sono proprio i detenuti a rischiare di "morire di fame e sete". Sono proprio loro a denunciare uno scarso approvvigionamento di cibo, acqua, e altri beni indispensabili. "Manca anche la carta igienica - scrivono - le cose che riceviamo arrivano quasi con il contagocce". Un grido d’allarme che parte dalle celle situate a poche centinaia di metri dal luogo di villeggiatura del guardasigilli. Una casa di reclusione situata in una vera e propria oasi naturalistica (protetta anche da un vincolo comunitario), dotata di una spiaggia privata. Arenile rigorosamente vietato ai detenuti ma, non al ministro della Giustizia.

Proprio nel paradiso incantato che, periodicamente viene visitato dal Guardasigilli, i detenuti, secondo quanto denunciano, rischiano di morire di fame e sete. Denuncia che decidono di mettere pure per iscritto. "Viviamo in condizioni disumane, abbiamo poco cibo, poca acqua, pochi educatori e soprattutto pochi medici". Punto dolente della lettera è proprio la mancanza di cibo e acqua. "Ai detenuti - fanno sapere i responsabili della sicurezza - viene assegnato il quantitativo previsto dalle tabelle ministeriali". Tabelle che, tra le altre cose, prevedono la concessione di un litro d’acqua minerale al giorno in inverno e un litro e mezzo in estate.

Troppo poco, per chi è durante il giorno lavora nei campi della colonia penale e la sera deve rientrare nelle celle che non hanno neppure l’acqua calda. Gianfranco Pala, direttore della struttura penitenziaria che punta al recupero dei detenuti (un anno e mezzo fa è stato trasferito senza motivo da Buoncammino) da tempo chiede l’intervento della regione (guidata dal centro destra) per risolvere almeno il problema dell’acqua minerale. "Nella struttura c’è un potabilizzatore, l’Azienda sanitaria locale da cinque mesi ha certificato la potabilità dell’acqua ma la Regione non ha provveduto a collaudare l’impianto". I disagi per i detenuti, che scontano pene definitive, non finiscono qui. Le riduzioni riguardano anche gli altri servizi.

Motivo? Colpa dei tagli alle risorse finanziarie per il sistema carcerario. Lo denuncia Nazareno Pacifico, della commissione regionale diritti Civili che periodicamente si affanna ad inviare richieste d’intervento all’Amministrazione regionale e al ministro Castelli: "Il Governo ha ridotto tutte le risorse economiche per il settore penitenziario. Quello che succede a Is Arenas non è che una conseguenza immediata". E non è, comunque, tutto. Le carenze più gravi, secondo quanto denuncia Pacifico che è anche medico, riguardano il diritto alla salute. Molto spesso i detenuti devono fare a meno delle medicine, perché il ministero e la finanziaria hanno ridotto drasticamente le risorse per la sanità dietro le sbarre. Il risultato è drammatico: non ci sono i soldi per comprare neppure le aspirine e molto spesso sono i detenuti o i volontari a fornire i medicinali necessari per curarsi".

Francesco Carboni, parlamentare diessino e vice presidente della Commissione giustizia alla Camera è categorico: "Il ministro, che trascorre le vacanze a pochi metri da chi è costretto a vivere in queste condizioni, dovrebbe vergognarsi. Dato che porta avanti una politica tesa far scoppiare il sistema carcerario. Detenuti compresi".

 

 

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