Processi per violenze e pestaggi

 

Sassari: 3 agenti sotto processo

per pestaggio a detenuto marocchino

 

Procedimenti avviati

Reati ipotizzati

A carico di

Esito

Procura di Sassari

Lesioni gravi

2 agenti di P.P.

Condanna

Procura di Sassari

Lesioni gravi

1 agente di P.P.

Assoluzione

 

Parla il Pm. Pestaggio in carcere: "Agenti colpevoli"

 

L’unione Sarda, 23 novembre 2003

 

Lo avevano riempito di botte perché era un pedofilo. Per questo, secondo il pubblico ministero Gianni Caria, i tre agenti di polizia penitenziaria presunti autori del pestaggio meritano di essere condannati. Il Pm chiede tre anni di reclusione per Gavino Pisanu, 39 anni, di Sennori; stessa condanna per Mario Masia, 38 anni, originario di Ossi; due anni per il terzo agente, Giovanni Calvia, 40 anni, di Ossi. La vittima, Ziad Abdel Aziz, era entrato nel carcere di San Sebastiano, accusato di violenza sessuale. Una detenzione trasformatasi presto in un incubo, secondo l’accusa: i reati a sfondo sessuale, sussurra radio carcere, non sono perdonati nemmeno dai compagni di galera, a cominciare dai detenuti per finire coi secondini. Ziad Abdel Aziz sarebbe entrato con la faccia intatta, come provano le foto segnaletiche al momento dell’ingresso.

Una situazione cambiata già all’udienza di convalida dell’arresto: pesto e tumefatto, il recluso marocchino aveva cambiato connotati. Il certificato medico aveva confermato il nuovo stato di salute del detenuto che aveva raccontato di essere stato malmenato in carcere da tre agenti. I tre imputati, difesi dagli avvocati Pasqualino Federici, Luigi Esposito, Franco Luigi Satta, Sebastiano Chironi, Gabriele Satta ed Ettore Licheri, negano di aver mai pestato il detenuto. Il pubblico ministero invece non ha dubbio alcuno: forte di certificati medici e testimonianze ha dalla sua anche la versione di un collega di lavoro di uno degli imputati. In una delle scorse udienze l’agente aveva raccontato di aver raccolto le confidenze del collega, su un detenuto marocchino pestato perché era un pedofilo. La vittima del pestaggio si è costituita arte civile, con l’avvocato Agostinangelo Marras. Il processo si concluderà a dicembre.

 

Pestarono un detenuto, due agenti condannati. Assolto un loro collega

 

L’Unione Sarda, 23 dicembre 2004

 

Erano accusati di aver riempito di botte un marocchino finito in carcere con l’accusa di essere un pedofilo. Ieri mattina il collegio presieduto da Massimo Zaniboni ha condannato due agenti di polizia penitenziaria e ha assolto un terzo agente accusato dello stesso reato, ma risultato estraneo alla vicenda.

La condanna più alta è stata disposta nei confronti di Mario Masia, 38 anni, originario di Ossi, condannato a un anno e 6 mesi di reclusione. Un anno e 5 mesi di reclusione sono stati inflitti a Gavino Pisano, 39 anni, di Sennori. I due agenti di custodia, difesi da Ettore Licheri e Gabriele Satta, sono stati inoltre interdetti dai pubblici uffici per la durata della pena e dovranno versare a favore della parte civile, rappresentata da Agostinangelo Marras, 10 mila euro di provvisionale.

A entrambi è stata applicata la sospensione condizionale della pena. È stato assolto per non aver commesso il fatto Giovanni Calia, 40 anni di Ossi, difeso dall’avvocato Luigi Esposito.

Un mese fa, il pubblico ministero Gianni Caria aveva chiesto la condanna a tre anni di reclusione per Masia e Pisano e a due anni per Calvia. Tutti erano accusati di aver pestato a sangue Ziad Abdel Aziz, un cittadino marocchino entrato nel carcere di San Sebastiano con l’accusa di violenza sessuale. Una detenzione trasformatasi presto in un incubo, secondo l’accusa: i reati a sfondo sessuale, sussurra radio carcere, non sono perdonati nemmeno dai compagni di galera, a cominciare dai detenuti per finire coi secondini. Ziad Abdel Aziz sarebbe entrato con la faccia intatta, come provavano le foto segnaletiche al momento dell’ingresso.

Una situazione che era cambiata già all’udienza di convalida dell’arresto: pesto e tumefatto, il recluso marocchino aveva cambiato connotati. Il certificato medico aveva confermato il nuovo stato di salute del detenuto che aveva raccontato di essere stato malmenato in carcere da tre agenti.

 

 

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