Falange armata

     

Falange armata: ovvero quando Lucarelli indovinò che

 c’era dietro le rapine della Uno bianca

Carlo Lucarelli

 

Si dice che l’assassino torni sempre sul luogo del delitto... quindi come poteva Carlo Lucarelli, considerato uno dei migliori scrittori di gialli delle nuove generazioni, resistere all’invito pervenuto dalla "Patria" di criminali, ex criminali, potenziali vittime di errori giudiziari... di ragazzi con storie di emarginazione e violenza alle spalle che con fatica cercano di risalire la china ... non poteva!

Anche perché era certamente incuriosito all’idea di incontrare quelli che sono spesso i protagonisti dei suoi gialli. E così Carlo Lucarelli è venuto nella redazione di Ristretti Orizzonti. L’incontro è durato alcune ore, vive, piene di energia intellettuale e curiosità.

Abbiamo parlato della sua trasmissione televisiva, Mistero in blu, che riprenderà con una nuova serie, dei suoi romanzi più famosi, dei "trucchi del mestiere" che usa nei suoi libri, e soprattutto di uno di questi romanzi, Falange armata, ispirato alla storia della famigerata banda di poliziotti della Uno bianca.

Protagonista è lo squinternato sovrintendente Coliandro, che incarna lo stereotipo dei poliziotti un po’ di tutto il mondo, si comporta a volte come un Rambo di provincia, parla un linguaggio non troppo "elegante", è imbranato e incauto ma indaga nella direzione giusta. E’ curioso il fatto che, quando nel gennaio del ‘93 viene pubblicato il libro, il caso della "Uno bianca" era ancora in alto mare. Lucarelli con notevole acutezza centra così due obiettivi in un colpo solo: primo, scrive un libro scorrevole in cui la tensione cala raramente, e con pagine altamente umoristiche, anche se immerse in una trama dove il sangue scorre a fiumi (mi sembra solo improbabile la scena d’amore tra Nikita-Sabrina e Coliandro, perché dopo una passata di botte e calci nelle costole come quella subita da Coliandro sfiderei il più impenitente masochista ... a fare acrobazie erotiche); secondo, individua gli autori dei delitti in poliziotti della questura di Bologna, con una intuizione che poi è stata totalmente confermata dalla realtà.

E’ realmente all’interno della questura bolognese che partono le indagini che verranno poi a capo dell’intricatissima matassa, di quel mondo in cui skin, gruppi paramilitari, fanatici e nazistelli vari si incontrano e si scontrano con le loro farneticanti teorie.

lo sono stato a Bologna e dintorni dall’89 sino al ‘96 tra latitanza e carcere ed i commenti che si facevano tra noi erano di "scetticismo viscerale" nei confronti della teoria secondo la quale autori delle rapine erano solo dei balordi: non ci ha mai creduto nessuno! Perché se dei "balordi" possiedono quelle armi con quella potenzialità di fuoco, e le caratteristiche militari che hanno dimostrato nelle loro azioni, insomma non vanno a rapinare un benzinaio per 200 mila lire ... per poi sparare ... non è interesse di un rapinatore sparare e creare allarme sociale, perché sa benissimo che una semplice rapina dopo le indagini "di rito" va nel calderone ... mentre se c’è il morto il 90 % delle volte si paga ... e pure salato; quindi era nostra convinzione che si trattava di qualche gruppo militarmente preparato, che poteva disporre di armi potenti e sofisticate e che niente aveva a che fare con il mondo del crimine e delle rapine.

Lucarelli aveva visto giusto e l’esito delle indagini ha dato ragione a tutti quelli che la pensavano come me e i miei amici di allora. Tornando al libro, lo consiglio a chi vuole leggere un giallo veloce. pieno di ritmo e di senso dell’umorismo, e poi anche a chiunque abbia voglia di vedere, per un attimo, come possono funzionare certi meccanismi mentali in un ligio poliziotto (solo nella finzione letteraria...?).

 

Nicola Sansonna

 

 

 

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