Indulto: il dibattito alla Camera

 

XV Legislatura - Camera dei Deputati

Seduta n. 32 del 26/7/2006

Ripresa esame dell’articolo unico - A.C. 525-bis ed abbinate

 

Seguito della discussione della proposta di legge: Buemi ed altri: Concessione di indulto (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 1 e 3 della proposta di legge n. 525, deliberato dall’Assemblea il 18 luglio 2006) (A.C. 525-bis); e delle abbinate proposte di legge: Jannone; Boato; Boato; Forlani ed altri; Giordano ed altri; Capotosti ed altri; Crapolicchio ed altri; Balducci e Zanella.

 

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d’iniziativa dei deputati Buemi ed altri: Concessione di indulto; e delle abbinate proposte di legge d’iniziativa dei deputati: Jannone; Boato; Boato; Forlani ed altri; Giordano ed altri; Capotosti ed altri; Crapolicchio ed altri; Balducci e Zanella.

Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all’articolo unico della proposta di legge ed il relatore ed il Governo hanno espresso il parere.

 

PRESIDENTE. Riprendiamo l’esame dell’articolo unico della proposta di legge, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l’allegato A - 525-bis ed abbinate sezione 1).

Colleghi, dobbiamo passare alla votazione degli identici emendamenti Gasparri 1.6 e Lussana 1.90.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forlani. Ne ha facoltà.

 

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, vorrei esprimere il mio apprezzamento nei confronti del provvedimento nel suo complesso e, pertanto, sono contrario agli emendamenti soppressivi dell’articolo 1.

Ritengo che le drammatiche condizioni delle nostre carceri, dovute al sovraffollamento, alla vetustà e all’incapienza degli edifici che ospitano i nostri istituti di pena, abbiano raggiunto livelli veramente allarmanti. Ritenendo che la funzione autentica della pena sia quella rieducativa e di reintegrazione sociale, non vedo come, nelle attuali condizioni, sia possibile realizzare questa attività di recupero che richiede, soprattutto, percorsi personalizzati.

Ho visitato diverse carceri nel nostro paese, conosco, quindi, il valore del lavoro degli operatori, degli assistenti, degli psicologi che, tra grandi difficoltà, sostengono il gravoso compito di assistenza e di educazione, ma, pur con tutto il valore ed il sacrificio, è difficile ottenere in queste condizioni di vita e ambientali risultati positivi.

Si è opposto al provvedimento di clemenza il concetto di sicurezza, l’idea che ne verrebbe pregiudicata la sicurezza dei cittadini; tuttavia, credo che, se manteniamo le condizioni carcerarie nello stato di degrado attuale, andiamo a pregiudicare la sicurezza, perché, rendendosi irrealizzabile il progetto di rieducazione, facilmente chi ritorna in libertà non è ancora maturo per reintegrarsi pacificamente, senza commettere nuovi reati.

Naturalmente, questa forma di indulto è un primo passaggio e, pertanto, va apprezzato; è un primo sforzo del legislatore che però non è sufficiente. Sono previste solo cause di esclusione oggettiva e non soggettiva dal beneficio. Trovo un po’ difficile stabilire che alcuni reati debbano considerarsi maggiormente odiosi ed altri meno. Ritenevo che fosse più giusto un criterio soggettivo, accordandolo a chi avesse già dimostrato segnali di recupero e di ravvedimento.

Capisco, tuttavia, che si è trattato del massimo punto di compromesso possibile e lo apprezzo, appunto, come massimo sforzo possibile in questa fase. Il mio auspicio è che non ci si fermi qui e che si predispongano, successivamente, nuove soluzioni, soprattutto per migliorare le condizioni di vita nelle carceri, per costruire nuovi istituti e per rivedere anche il sistema di erogazione delle pene.

Insomma, considero il provvedimento come un primo segnale, un primo passaggio importante per consentire che all’interno degli istituti di pena si possa finalmente dare avvio a quel lavoro di recupero ed anche di aiuto alle persone, ad una popolazione che versa in una condizione di sofferenza (Applausi di deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.

 

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, abbiamo la consapevolezza che gli identici emendamenti Gasparri 1.6 e Lussana 1.90 sono interamente «ablativi» del testo di legge in esame: se fossero accolti, tutto l’impianto cadrebbe. È questa l’unica ragione per la quale annuncio il voto favorevole del gruppo dell’Italia dei Valori: esso equivale ad un voto contrario al testo in esame, come finora congegnato. Se, poi, nel prosieguo dell’esame, dovessero intervenire cambiamenti radicali, ci riserviamo, naturalmente, di valutarli.

Ho precisato questa nostra posizione perché noi siamo d’accordo con i presentatori dei predetti emendamenti soltanto sul risultato che si intende perseguire: dai colleghi ci separano, com’è noto - essi lo sanno benissimo, non è una novità -, ragioni ideologiche e politiche. In modo particolare, noi crediamo nella cultura della rieducazione carceraria; crediamo nel fatto che il carcere debba essere l’ultima ratio; crediamo nel diritto penale minimo; crediamo che le sofferenze della gente debbano essere ridotte al minimo. Perciò, tutti sanno che noi saremmo favorevoli ad un indulto ed alla scarcerazione di 12 mila persone in una situazione di sovraffollamento. Tuttavia, abbiamo da lamentare diverse cose che adesso chiarirò, rivolgendomi soprattutto agli alleati di Governo, per spiegare, ancora una volta, le ragioni della nostra contrarietà al provvedimento di clemenza in esame.

Noi abbiamo proposto agli alleati di Governo un diverso percorso. Abbiamo proposto, in aderenza al programma dell’Unione, di esaminare una proposta di legge che prevedesse l’abrogazione delle norme inique (che contribuiscono in maniera rilevante alla carcerazione) e, contestualmente, di una che contemplasse norme che potessero rappresentare un’alternativa alla detenzione. Il percorso da noi delineato non è stato accettato e, per noi, questo è uno «strappo» al programma dell’Unione, uno «strappo» che non abbiamo capito. Invero, poiché si sarebbe potuto ottenere il medesimo effetto attraverso un diverso percorso, e poiché si sarebbe potuto conseguire il risultato di un indulto attraverso le scarcerazioni, evitando, nel contempo, che altre persone finissero in carcere, non comprendiamo perché, da parte dell’Unione, degli altri partiti alleati, si sia preferito insistere nel braccio di ferro.

Evidentemente, l’obiettivo non era solo quello di ottenere l’effetto di una deflazione carceraria, ma ve n’erano altri.

L’obiettivo era probabilmente quello di rivolgere il condono e l’indulgenza anche a persone che niente avevano a che fare con il sovraffollamento penitenziario.

Oggi il segretario del maggiore partito dell’Unione dice che il Governo dovrebbe specificare quali sono le leggi inique che intende abrogare. Vorrei svolgere alcune brevissime considerazioni: innanzitutto, questo è un percorso che si può fare in Parlamento, come è avvenuto per l’indulto. In secondo luogo, vorrei ricordare che abbiamo già presentato una proposta di legge in questo senso, la n. 1342, che prevede esattamente l’abrogazione di leggi iniquamente incriminatrici nonché numerose alternative alla detenzione. Non abbiamo capito perché l’argomento venga affrontato adesso e non sia stato, invece, oggetto di decisione prima.

A noi dispiace che in questo percorso accelerato si sia preferito stringere un’alleanza con coloro i quali nella precedente legislatura venivano contestati proprio per le leggi ad personam e per le leggi inique. Con loro oggi si è stabilito un patto, invece che con noi che ci siamo presentati insieme...

 

PRESIDENTE. La prego di concludere.

 

FEDERICO PALOMBA. ...per sconfiggere quella cultura.

Signor Presidente, ci siamo presentati per avere un colpo di spugna su quella cultura? Il colpo di spugna è sbagliato, Presidente: è andato al di là e ha finito per lavare tutti i reati dei soliti potenti, di ieri e di oggi (Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crapolicchio. Ne ha facoltà.

 

SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, noi Comunisti Italiani voteremo contro l’emendamento in esame. Riteniamo la legge sull’indulto una legge giusta ma, nel contempo, riteniamo il testo licenziato dalla Commissione ancora perfettibile, ed i nostri emendamenti vanno in questa direzione. Si tratta, cioè, di escludere dall’indulto i reati contro la pubblica amministrazione, i reati societari ed i reati fiscali, stante l’evidente pericolosità sociale ed il rilevante disvalore etico e morale degli stessi; in buona sostanza, si tratta di escludere i furbi. Ciò senza considerare che l’opinione pubblica negli ultimi anni si è sentita aggredita e violentata dai poteri forti che hanno tutelato i corruttori, coloro che effettuavano i falsi in bilancio ed i grandi evasori.

Crediamo che un atto di clemenza sia doveroso, ed i dati forniti dall’amministrazione penitenziaria sono in tal senso indicativi. Nel contempo, non possiamo e non vogliamo concedere un salvacondotto ai criminali con i colletti bianchi, ovvero ad alcuni famigerati personaggi che hanno corrotto, hanno dissimulato e hanno evaso le tasse. Riteniamo che l’indulto debba riguardare i settori più marginali della società: una massa di soggetti senza diritti - quali i tossicodipendenti e gli immigrati clandestini - che affolla le carceri per effetto di una cattiva legislazione, quindi, ad esempio, la legge Bossi-Fini e la ex Cirielli. Tale legislazione, in questi anni, ha puntato essenzialmente al generale inasprimento delle pene senza porsi il problema di un reinserimento sociale dei detenuti.

Va da sé che riteniamo che una norma di clemenza giusta e doverosa sarà certamente migliore se da detta norma saranno esclusi i reati societari, i reati fiscali ed i reati contro la pubblica amministrazione. Quando parlo di reati societari intendo, ad esempio, le false comunicazioni sociali in danno delle società, dei soci e dei creditori (vedi caso Parmalat). Quando parlo di reati fiscali intendo, ad esempio, dichiarazione fraudolenta mediante uso di documenti per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, la dichiarazione infedele, l’omessa dichiarazione, l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, l’occultamento o la distruzione di documenti contabili, la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Ovviamente, per i reati contro la pubblica amministrazione ritengo superfluo qualsiasi commento.

Pertanto, affinché i soliti furbi non si avvantaggino a danno degli onesti e, in generale, della collettività, noi voteremo «no» agli emendamenti in esame, ma sin da ora chiediamo l’approvazione dei nostri emendamenti e voteremo quelli che, proposti da altre forze politiche, andranno nella medesima direzione (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza Nazionale ha proposto l’emendamento 1.6, interamente soppressivo dell’articolo, perché riteniamo che un indulto così come concepito non possa avere il nostro voto e non possa, a nostro avviso, diventare legge dello Stato. Avevamo fatto un’apertura importante alle forze politiche che ritengono, lecitamente, che sia possibile intervenire anche con un indulto per affrontare soprattutto la questione carceraria.

Con un documento approvato da Alleanza Nazionale...

 

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di consentire l’ascolto di questo intervento.

 

IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, signor Presidente.

Con un documento approvato da Alleanza Nazionale, dicevo, avevamo sottolineato la necessità che all’indulto si unissero un provvedimento che destinasse risorse all’edilizia carceraria ed altri provvedimenti che prestassero attenzione alle vittime dei reati. Se è vero che nessuno deve «toccare Caino», infatti, crediamo sia necessario rivolgere attenzione ad «Abele» e non, invece, creare uno squilibrio soltanto nella direzione opposta. Abbiamo chiesto che non si applicasse l’indulto ai recidivi e che si applicasse, invece, soltanto a coloro che avessero scontato almeno un terzo della pena. Nessuna di queste condizioni è stata recepita dall’attuale maggioranza. Il voto contrario sull’indulto da parte di Alleanza Nazionale, quindi, diventa inevitabile e il voto favorevole sull’emendamento soppressivo ne è la logica conseguenza.

Nell’annunziare il voto favorevole su questo emendamento interamente soppressivo dell’articolo unico, colgo anche l’occasione per precisare quale sarà il comportamento di Alleanza Nazionale nel corso dei lavori relativi a questa proposta di legge. Abbiamo notato che è in atto qualcosa che a noi sembra un gioco delle parti. Non so se l’onorevole Di Pietro sia presente all’interno dell’aula, in questo momento, ma lo sono rappresentanti autorevoli del suo movimento. Mi scuserà: ho sempre mantenuto con lui un buon rapporto ma, in queste ore, non so più dove cercarlo, se tra i banchi dei parlamentari o tra i banchi dei ministri, che dice di avere lasciato (Commenti)... In parte si è dimesso e in parte no... Mi ricorda un’altra storia: peccato che non esista una toga da parlamentare, altrimenti se la sarebbe tolta e la avrebbe nuovamente indossata in quest’aula, in pubblico, come fece in un’altra occasione (Commenti)...! Lo dico bonariamente, onorevole Di Pietro, con simpatia.

Non riteniamo possibile che questo gioco delle parti continui. Con il suo gruppo parlamentare, onorevole Di Pietro, lei sta manifestando una avversione, legittima, a questo provvedimento. Voglio ricordarle che questa non è la prima legislatura nella quale ci si occupa di amnistia e di indulto. Nella scorsa legislatura, infatti, il provvedimento fu sollecitato in maniera ancora più forte. Poiché le condizioni per approvarlo, allora come ora, non si manifestarono agli occhi di Alleanza Nazionale, il nostro gruppo parlamentare sostenne con la propria maggioranza, senza bisogno di manifestazioni e senza necessità di ostruzionismi, che non era possibile sottoporre quel provvedimento all’esame dell’Assemblea. Se una forza politica ha peso nella propria maggioranza, dispone di tutti gli strumenti - oggi sono previste le votazioni sul DPEF e sul cosiddetto decreto Bersani - non per minacciare fittizie dimissioni ma per rimarcare che si fa parte o meno di una maggioranza a seconda che le proprie impostazioni siano o non siano seguite.

Onorevole Di Pietro, noi crediamo che non sia il caso di favorire questo gioco delle parti e nel prosieguo dei lavori voteremo a favore soltanto dei nostri emendamenti. Non ci interessa la logica del «questo sì e quello no», la logica secondo la quale a questo si applica e a quell’altro non si applica e secondo la quale l’indulto si applica al rapinatore o al responsabile di un assalto a mano armata in una villa, e non si applica ad un reato contro la pubblica amministrazione. Non ci stiamo a questa logica degli amici e dei nemici!

Voteremo a favore soltanto dei nostri emendamenti e ci asterremo, non parteciperemo al voto sugli altri emendamenti, perché si capisca chi è che vuole bocciare l’indulto e chi, invece, fa solo un gioco delle parti (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo a personale, il deputato Cirielli, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

 

EDMONDO CIRIELLI. Intervengo, signor Presidente, soltanto per aggiungere la mia dichiarazione personale di voto contrario, senza volere svolgere una valutazione di tipo pregiudiziale. Vorrei chiedere ai numerosi colleghi della sinistra, che agiscono semplicemente spinti dal problema del sovraffollamento carcerario, che cosa c’entrino le pene pecuniarie, che cosa c’entrino i reati contro la pubblica amministrazione e che cosa c’entri il problema delle pene accessorie. Mi riferisco a tante persone, tra cui Pisapia, Cento, Buemi e Boato, che, nella scorsa legislatura, avevano proposto emendamenti per escludere dal beneficio le pene interdittive accessorie temporanee, così come tutti i reati contro la pubblica amministrazione. È un vero e proprio colpo di spugna, di cui le persone serie della sinistra dovrebbero vergognarsi!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.

 

MARCO BOATO. Signor Presidente, sarò brevissimo. Ovviamente, preannunzio il voto contrario dei Verdi sugli identici emendamenti di Alleanza Nazionale e della Lega che intendono sopprimere l’intera proposta di legge al nostro esame.

Mi rivolgo con molto rispetto nei confronti del collega Palomba, che ha parlato a nome dell’Italia dei Valori. Credo che sia assolutamente inaccettabile chiamare in causa il Governo in una vicenda che, per Costituzione - articolo 79, piaccia o no piaccia, quello è l’articolo -, prevede che un provvedimento di indulto o di amnistia sia approvato dai due terzi dei componenti la Camera. Quindi, costituzionalmente, questo è un provvedimento che non può che avere caratteristiche di tipo parlamentare e, costituzionalmente, non può che essere oggetto di una convergenza tra gruppi della maggioranza e gruppi dell’opposizione.

Collega Palomba, lei si lamenta che vi è una convergenza con alcuni gruppi dell’opposizione, come è costituzionalmente doveroso se si vuole far approvare l’indulto. A me dispiace che lei voti insieme ad Alleanza Nazionale ed alla Lega che per tutti questi anni sono state assolutamente contrarie a qualsiasi misura di clemenza e di umanità in materia di pena (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e dei Popolari-Udeur)! È legittimo che lei lo faccia - e che voi lo facciate, onorevoli colleghi dell’Italia dei Valori -, ma mi permetta di dire che forse è un po’ più politicamente scandaloso il vostro comportamento che non quello di coloro che cercano di applicare la Costituzione e trovare le opportune convergenze parlamentari al riguardo.

Noi voteremo convintamente contro questi due identici emendamenti, della Lega e di Alleanza Nazionale, pur se condivisi dall’Italia dei Valori, la qual cosa ci dispiace (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi, de L’Ulivo e dei Popolari-Udeur).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lussana. Ne ha facoltà.

 

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, abbiamo presentato, come Lega Nord, questo emendamento soppressivo per ribadire, ancora una volta con chiarezza e senza equivoci, il nostro voto contrario su questo provvedimento di indulto. Siamo contrari all’indulto, perché contrari a provvedimenti generalizzati di clemenza. Riteniamo, infatti, tali provvedimenti contrastanti con alcuni principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico e con alcuni principi fondamentali dello Stato di diritto. Lo abbiamo ribadito ieri, negli interventi in aula. Gli sconti di pena contrastano con il principio dell’effettività e della certezza della pena per cui chi subisce una condanna deve scontare tale condanna fino in fondo.

Questo provvedimento di indulto - ho ascoltato gli interventi dei colleghi mi hanno preceduto - mina e minaccia davvero profondamente anche la sicurezza dei cittadini. Non possiamo accettare il teorema che le carceri sovraffollate, come ha detto qualcuno, farebbero incrudelire i detenuti attualmente presenti nei nostri penitenziari. Questa non è una motivazione per giustificare un provvedimento di indulto che rappresenta una vera, autentica resa dello Stato! Lo Stato dice: non sono in grado di risolvere con altri mezzi il problema del sovraffollamento dei nostri penitenziari e, allora, cosa faccio? Scarico la responsabilità, scarico il problema sui cittadini onesti, sulle vittime dei reati.

Onorevoli colleghi, certo vi sono i problemi dei detenuti sui quali sicuramente la Lega è sensibile. Infatti, onorevole Boato, il nostro non è certo un atteggiamento, come lei lo ha definito, politicamente disumano. Noi rifuggiamo lo stereotipo della Lega dalla «faccia feroce» e ribadiamo una posizione, che è sempre stata coerente: se dobbiamo scegliere, stiamo dalla parte di Abele, piuttosto che dalla parte di Caino. Stiamo dalla parte dei cittadini onesti che hanno paura oggi, che ci chiedono maggiore sicurezza; stiamo dalla parte delle vittime dei reati, che si sentirebbero, da un provvedimento come questo, due volte offesi, offesi nel momento in cui subiscono il reato ed offesi quando vedono che lo Stato, che dovrebbe tutelarli, con una pena - certo - che deve tendere anche alla rieducazione del condannato, se ne «lava le mani» e rimette in libertà chi ha commesso reati, rimette in libertà i loro aguzzini. Vorremmo parlare anche di quelle vittime dei reati che sono silenti ed, ancora una volta, ignorate da quest’Assemblea, non tenute in considerazione.

Sono altre le strade: lo diciamo all’assente ministro Mastella. Lo abbiamo visto girare nei penitenziari, esprimersi in favore di provvedimenti di amnistia e di indulto, e dispiace che egli non sia presente in aula. Forse deve ancora smaltire i postumi del matrimonio del figlio e di quella grande festa che c’è stata (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur)!

Avremmo voluto che fosse qui, coerente, per esprimere la sua posizione e per dirci con chiarezza quali sono i veri provvedimenti che ci consentirebbero di risolvere una volta per tutte il problema del sovraffollamento delle carceri.

Il ministro Castelli aveva proposto di costruire nuovi penitenziari; ne sono stati avviati nove. Il precedente Governo dell’Ulivo ne aveva chiusi ben quindici. Abbiamo proposto di procedere sulla strada delle sanzioni alternative alla detenzione, lasciando quest’ultima come estrema ratio.

Vede, signor Presidente - lei è sensibile a questo tema come la forza politica a cui appartiene -, nella precedente legislatura, se non vi fosse stata la Lega, sarebbero ancora in vigore norme del codice penale che punivano con il carcere i reati di opinione, la libertà di espressione, che è garantita dall’articolo 18 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)! Ed è ancora previsto il carcere per la diffamazione a mezzo stampa!

Ma, evidentemente, questi problemi non si vogliono affrontare e si preferisce prevedere questo sconto di pena. Mi rivolgo all’onorevole Di Pietro: siamo contrari a tutti i colpi di spugna, ma non ci sono solo i reati dei colletti bianchi! Questa, ministro Di Pietro, è una sua battaglia politica, che sta utilizzando per assicurarsi una maggiore visibilità politica. Non so se lei, in questo momento, sia «congelato» o meno, ma voglio dirle che, come noi siamo contrari ai colpi di spugna per quei tipi di reati, siamo anche contrari a rimettere in libertà gli assassini e i rapinatori.

Ho sentito dire che, con questo provvedimento di indulto, uscirebbero dal carcere semplicemente i poveracci. Non sono poveracci: sono persone che hanno commesso reati gravi! Di questo indulto beneficeranno - e questi sono i dati allarmanti - 6.152 detenuti che hanno commesso omicidi. La vita non è forse il bene fondamentale? E di fronte a ciò prevediamo uno sconto di tre anni a chi ha commesso un omicidio, magari al mostro che ha massacrato Tommaso, quel bambino per il quale tutti noi abbiamo pianto? Di questo ci dobbiamo vergognare e scandalizzare e non dei colletti bianchi (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Casini. Ne ha facoltà.

 

PIER FERDINANDO CASINI. Naturalmente il nostro gruppo - come già anticipato dall’onorevole Forlani - esprimerà un voto contrario sugli emendamenti in esame. Tuttavia, vorrei riprendere un giusto ragionamento svolto dall’onorevole La Russa, sul quale non abbiamo soffermato adeguatamente la nostra attenzione. Mi riferisco alla logica delle esclusioni.

La logica delle esclusioni è la logica di una classe politica debole, che non ha il coraggio di assumersi la responsabilità di una scelta di fronte al paese e che cerca di accarezzare l’opinione pubblica e di compiacerla rassicurandola con una serie di esclusioni, rischiando di emanare un provvedimento che non ha né capo né coda.

Tra l’altro, poiché in quest’aula sono rappresentate diverse sensibilità sociali - infatti, ciascuno di noi proviene dalla propria storia personale -, non troveremo mai un’intesa seria procedendo secondo la logica delle esclusioni.

 

ANTONIO BORGHESI. Tempo!

 

PIER FERDINANDO CASINI. Su questo ha ragione l’onorevole La Russa: dobbiamo riflettere sul fatto che un provvedimento del genere o si fa con coraggio, assumendosi le proprie responsabilità o, se si agisce secondo la logica del minor danno perché si ha la coscienza sporca, si darà vita ad un provvedimento che sicuramente non produrrà i risultati positivi che molti auspicano (Applausi dei deputati del gruppo dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati di Alleanza Nazionale, de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

 

ENZO RAISI. Ovviamente, ribadiamo il nostro voto favorevole, anche per rispondere a quello che ha detto l’onorevole Boato, al quale mi permetto di dire che non voglio ricevere alcuna lezione di etica o di morale. Qui non si tratta di umanità, ma di capire veramente qual è la risposta che diamo ad un problema importante come quello delle carceri, all’importantissima questione della lungaggine dei processi dei tanti detenuti e cittadini in attesa di giudizio. Pensavamo che si potesse arrivare a questo appuntamento con una risposta più positiva ed importante da dare al paese, non un semplice colpo di spugna. Noi pensavamo, ad esempio, che si potesse arrivare qui con la riforma del codice penale e con proposte serie sul rilancio del piano sulle nuove carceri.

Avete voluto - come ha detto giustamente adesso il presidente Casini - presentare un provvedimento che è imbarazzante, per i compromessi che ha dovuto in qualche modo raggiungere. Crediamo che questa non sia una risposta ai gravi problemi che noi riconosciamo esistere in questo settore, nel nostro paese. Tuttavia, onorevole Boato, non ci serve nessuna lezione di morale o di etica, perchè noi siano «umani», ma crediamo che il provvedimento in esame non fornisca le soluzioni giuste.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Presidente, ovviamente il gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista voterà contro gli emendamenti di Alleanza Nazionale e della Lega Nord, ma soprattutto contro quelli dei forcaioli giustizialisti dell’Italia dei Valori, perché l’indulto non è merce di scambio. L’atto di clemenza e di giustizia erga omnes non deve essere barattato con regole ed eccezioni palesemente costruite per colpire Tizio, Caio o Sempronio, quindi contra personam. Il motivo che non possiamo nascondere è che proviamo vergogna per il giudizio che l’Europa dà del nostro sistema carcerario e della nostra giustizia: le condanne dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per violazione degli articoli 5 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (rispettivamente, diritto alla libertà e alla sicurezza e diritto ad un equo processo) sono centinaia, ivi comprese le infrazioni derivanti da tutto il sistema di leggi speciali e di detenzione. La Commissione europea dei diritti dell’uomo ha accolto in più di qualche occasione il ricorso di detenuti che, durante la loro carcerazione, erano stati più volte malmenati, sottoposti a perquisizioni fisiche e umilianti, torturati attraverso la compressione dei testicoli. La Corte di Strasburgo ha risparmiato all’Italia per un solo voto di scarto (9 a 8) l’onta della condanna per tortura. È stato fatto rilevare tecnicamente che il nostro paese è un delinquente abituale per il comportamento che assume nelle aule di giustizia e nei processi.

Un’ultima considerazione volevo rivolgerla agli amici di Alleanza Nazionale. Dico loro, con la serenità che mi contraddistingue, di ricordarsi che abbiamo già avuto delle amnistie importanti: quella del 22 giugno 1946, ad esempio, è storica. Essa è passata alla storia come l’«amnistia Togliatti», perché portava la firma dell’allora segretario del PCI, ministro della giustizia. Venne varata venti giorni dopo il referendum sulla scelta tra Repubblica e Monarchia, in clima di pacificazione nazionale. Ne beneficiarono infatti tutti coloro che erano rimasti compromessi con la Repubblica di Salò e anche con i delitti dell’immediato dopoguerra. Portò alla scarcerazione di 11.800 detenuti politici, ivi compresi volgari assassini; tra costoro, c’erano anche quelli che avevano somministrato l’olio di ricino ai miei genitori. Eppure, noi abbiamo rispettato questa amnistia, perché era importante la pacificazione, e ancora adesso non si riesce a capire perché bisogna continuare in quest’aula ad essere dei volgari giustizialisti. Bisogna rispettare chiunque, come noi abbiamo rispettato chiunque: è così che si diventa italiani! E bisogna esserlo anche in quest’aula (Applausi dei deputati dei gruppi della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forgione. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCO FORGIONE. Signor Presidente, colleghi deputati, noi voteremo contro questi emendamenti perché crediamo giusto (e lo abbiamo creduto già nella passata legislatura) approvare una misura di clemenza e ci siamo impegnati a realizzarla. È davvero strano che alcuni gruppi parlamentari, che hanno contestato addirittura lo stralcio delle disposizioni in materia di amnistia dal provvedimento sull’indulto, oggi sostengano - come ho sentito poc’anzi - che avrebbero preferito una misura più complessa e completa, fino ad arrivare alla riforma del codice dell’ordinamento giudiziario.

Noi siamo impegnati oggi a realizzare una misura di clemenza - l’indulto - e a riproporre subito l’amnistia collocandola all’interno della riforma del codice penale, il cui iter è già avviato in Commissione.

Pensiamo sì, davvero, ad un diritto penale minimo. Pensiamo alle pene alternative e alla depenalizzazione. Per questo, sappiamo bene che l’indulto è solo un primo passo, un provvedimento parziale. Proprio per questo motivo, ne cogliamo in questo momento il valore. È stato detto che fra qualche mese, fra qualche anno, vi sarà il rischio di riempire nuovamente le carceri, ma è vero anche che nessun intervento strutturale sarebbe possibile con gli attuali numeri della popolazione carceraria. Noi abbiamo bisogno, oggi, di una bonifica del carcere subito e di una riforma del codice penale in tempi ravvicinati.

I poveri, i tossicodipendenti, gli immigrati - so che la collega della Lega Nord Padania proprio su questo aspetto non è d’accordo - sono i soggetti fruitori dell’indulto. Sappiamo bene anche che si versano tante lacrime di coccodrillo, e le versano coloro i quali, attraverso una campagna di stampa, stanno creando un allarme ingiustificato nell’opinione pubblica. Noi diciamo: nessun colpo di spugna! Nessuna pacificazione con la stagione della corruzione e di Tangentopoli! Del resto, i dati forniti dallo stesso Governo - e ciò lo dico, in particolare, ai colleghi del gruppo dell’Italia dei Valori - sono palesi: in carcere vi sono circa 67 o 68 carcerati che hanno commesso quelle tipologie di reato. Noi parliamo, invece, di 12 mila persone che oggi sono in soprannumero. L’articolo 27 della Costituzione stabilisce che le pene debbono tendere alla rieducazione, invece le condizioni inumane in cui vive una umanità dolente nelle carceri sono un sovrappiù di pena che non è tollerabile per nessun paese civile.

Per questo siamo impegnati in queste ore a realizzare, in tutti i modi possibili, la maggioranza più larga per giungere all’approvazione del provvedimento di indulto. Vogliamo quindi respingere questa campagna di bugie. Colleghi, e lo diciamo anche ad alcuni parlamentari del centrosinistra, proprio perché abbiamo contestato le leggi ad personam, oggi non vogliamo che si approvino leggi contra personam, ma vogliamo, al contrario, approvare un provvedimento di indulto che riguardi la generalità delle pene e non dei reati. Su questi ultimi noi siamo impegnati a costruire poi l’amnistia.

Con questo spirito, noi lavoreremo in queste ore, lo ripeto, affinché si raggiunga la più larga maggioranza possibile, che ci consenta un esito positivo su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de L’Ulivo e de La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantini. Ne ha facoltà.

 

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo brevemente sia per confermare il voto contrario del gruppo dell’Ulivo sugli identici emendamenti in esame, sia per fare qualche rapida considerazione sull’intervento svolto poc’anzi dal collega Casini.

Non vorrei che si iniziasse ad affrontare il voto su questo importante provvedimento in una logica tradizionale di ipocrisie e di posizioni equivoche. Noi abbiamo a cuore la necessità dell’indulto perché abbiamo a cuore la necessità e l’importanza di riportare la legalità nelle carceri, la legalità costituzionale e l’umanità della pena. I dati a questo riguardo sono terribilmente eloquenti. Dobbiamo parlare di questi dati e dovremmo parlare, meglio di quanto non si faccia, anche dei dati relativi all’azione e al programma per il recupero di nuove carceri. Su quest’ultimo tema il sostegno del Parlamento è spesso episodico e condizionato da convenienze del momento.

Tuttavia, devo dire che quella che viene proposta dal collega Casini (o indulto per tutti o non si capisce bene cos’altro), contestando il regime delle esclusioni, è una logica che non accettiamo. Dobbiamo tenere insieme umanità della pena e certezza della stessa per i cittadini, legalità nelle carceri e legalità fuori dalle carceri. Quella in tema di sicurezza per noi è una politica centrale nell’azione di governo ed anche nella nostra visione della società.

Perciò, il regime delle esclusioni è difficile da definire in via convenzionale, perché vi sarà sempre qualcuno che dirà che un determinato reato rientra in un più forte ed ampio allarme sociale ed altro ancora: è questo il terreno delle responsabilità, onorevoli colleghi, quello della responsabilità convenzionale, cioè di una intesa da classe dirigente, che ad un tempo si faccia carico della legalità nelle carceri e dei sacrosanti diritti dei cittadini a vedere l’azione dello Stato a protezione della propria sicurezza.

L’esclusione di taluni reati di particolare allarme sociale è assolutamente giustificato, come lo sarebbe ad esempio quella dei reati di estorsione e di usura, che per il momento non sono ancora esclusi dal provvedimento di indulto in esame, perché per tali reati lo Stato investe anche risorse a sostegno dei comitati antiracket, che si sviluppano sul territorio al fine di contrastare l’illegalità. Ed è abbastanza assurdo francamente che, da una parte, si sostenga l’azione contro il crimine e contro il racket delle estorsioni e, dall’altra, quest’Assemblea conceda un indulto di tre anni per quegli stessi reati.

È proprio questo il terreno della scelta, lo dico non solo al collega Casini ma naturalmente a tutti noi: il regime delle esclusioni è esattamente la misura di un patto che facciamo per la legalità nelle carceri, per l’umanità della pena, ma anche per la sicurezza dei cittadini, per affermare che non abbiamo timore di porre al centro della nostra azione di governo le politiche per la sicurezza. Ritengo che sia questa la concezione che ha retto la nostra azione di governo e che sarà alla base anche del voto e della condotta dell’Unione (Applausi dei deputati dei gruppi de L’Ulivo e dei Comunisti Italiani).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Violante. Ne ha facoltà.

 

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, sarò molto breve. Anch’io intendo riferirmi alle cose dette dal collega Casini.

Presidente Casini, in tutti i decreti di amnistia e di indulto che sono stati approvati vi sono sempre state le esclusioni. Ritengo che lei abbia colto un punto - ed è per questo che intervengo -, che è quello di trovare un equilibrio ragionevole tra le finalità dell’indulto e il rapporto che tutti noi abbiamo e dobbiamo avere con la pubblica opinione e il sentimento dei cittadini.

Credo che su questo punto debba valere un principio di ragionevolezza. Come è stato detto prima, se escludiamo il sequestro di persona, ad esempio, o altri reati gravi, probabilmente anche l’estorsione andrebbe esclusa, ma per un fatto di ragionevolezza.

Credo che insieme dovremmo, qui, al di là delle divisioni - credo però che nessuno sia favorevole agli estortori o agli usurai -, vedere come costruire un catalogo di esclusioni ragionevole e difendibile di fronte alle finalità che vogliamo raggiungere relativamente all’indulto e anche all’opinione pubblica, che potrebbe essere particolarmente allarmata nel vedere assenti alcune esclusioni.

Approfitto di questo intervento per segnalare alla Commissione ed al relatore, che hanno svolto un lavoro certamente difficile, se non sia il caso di riprendere, nella prima parte, la formulazione tradizionale dell’indulto, che non si applica ai reati, ma alle pene.

 

PRESIDENTE. La prego...

 

LUCIANO VIOLANTE. Concludo, Presidente. Nel testo, invece, avete scritto che l’indulto si applica ai reati, e questo può determinare qualche equivoco (Applausi dei deputati dei gruppi de L’Ulivo e dei Comunisti Italiani). Se guardate le formulazioni tradizionali, dal 1950 in poi, si fa riferimento alle pene: sarebbe meglio, anche perché si eliminerebbe un equivoco, come nel riferimento fatto dalla collega Lussana ad un efferato omicidio.

 

PRESIDENTE. La prego di concludere!

 

LUCIANO VIOLANTE. Per quell’efferato omicidio è stato comminato l’ergastolo e per l’ergastolo non è previsto alcun tipo di indulto. Forse, quindi, mettere a punto questo aspetto, potrebbe servire ad evitare degli equivoci (Applausi dei deputati dei gruppi de L’Ulivo e dei Comunisti Italiani).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vietti. Ne ha facoltà.

 

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, intervengo brevemente solo perché gli onorevoli Mantini e Violante hanno richiamato le parole del presidente Casini il quale, naturalmente, non ha bisogno di interpreti autentici. Tuttavia, voglio ugualmente precisare quanto segue.

Ovviamente, nessuno vuole negare che il provvedimento rechi la previsione di fattispecie escluse dall’atto di clemenza; voglio piuttosto far notare che, se ciascuno propone di inserire nel catalogo delle esclusioni i reati che alla sua sensibilità personale sembrano più riprovevoli, sarà difficilissimo, poi, onorevole Mantini, trovare quel punto di equilibrio e di convergenza cui lei ci richiamava.

Mi pare si sia già svolto in Commissione quel lavoro istruttorio che ha portato a definire nel catalogo delle esclusioni un punto di equilibrio. Abbiamo quindi inteso esprimere la preoccupazione che, se si decidesse di riaprire la discussione su tale catalogo, ciascuno porti le sue sensibilità, cosicché il catalogo si amplierà a dismisura e, alla fine, il provvedimento sarà vanificato (Applausi dei deputati dei gruppi dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti...

 

ENRICO BUEMI, Relatore. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato relatore, invito i colleghi a manifestare l’intenzione di parlare prima che si passi alla votazione.

Ha facoltà di parlare, deputato Buemi.

 

ENRICO BUEMI, Relatore. La ringrazio, signor Presidente, ma purtroppo la questione posta poc’anzi dal collega Violante richiede una risposta in quanto il richiamo mi pare autorevole e certamente significativo.

Ebbene, nel definire le ipotesi cui è applicabile il provvedimento, è stata utilizzata la definizione che dell’indulto è data dalla Costituzione, la quale fa riferimento ai reati e non alle pene. Conseguentemente, non ritengo vi sia fonte più autorevole da richiamare a fondamento del nostro agire.

 

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gasparri 1.6 e Lussana 1.90, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si è rimesso all’Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 560

Votanti 555

Astenuti 5

Maggioranza 278

Hanno votato sì 105

Hanno votato no 450).

 

Prendo atto che l’onorevole Franci ha espresso erroneamente un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.

Il seguito dell’esame è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta, dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

 

Si riprende la discussione (ore 16,58).

 

(Ripresa esame dell’articolo unico - A.C. 525-bis ed abbinate)

 

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati, da ultimo, votati gli identici emendamenti Gasparri 1.6 e Lussana 1.90.

Dobbiamo quindi passare alla votazione dell’emendamento Raisi 1.161, sul quale la Commissione ha espresso parere contrario ed il Governo si è rimesso all’Assemblea.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, nel testo del provvedimento in esame si fa riferimento ai «reati commessi fino a tutto il 2 maggio 2006». Quindi, non si parla di condanna, ma di reati commessi. Giustamente, il collega Raisi ha presentato l’emendamento 1.161 nel tentativo di far capire a noi tutti che non è possibile che un provvedimento di clemenza possa «svuotare» i processi in corso. Di conseguenza, con un successivo emendamento, il collega propone che si faccia riferimento ai reati commessi fino a tutto il 31 dicembre 2005. Io credo che il buon senso debba prevalere.

Cari colleghi, sono state scritte pagine intere, ogni giorno, sui giornali, si sono svolti grandi dibattiti televisivi, sono state espresse tante dichiarazioni di condanna; se, dopo tutto ciò, passasse il provvedimento nel testo attuale, concederemmo la libertà a tutti coloro che sarebbero condannati per gravi reati commessi fino al 2 maggio 2006 e daremmo un segnale di grande immoralità politica: prima ancora del processo, si sentirebbero liberi da ogni condanna coloro i quali sono coinvolti in reati finanziari che hanno indignato il cittadino comune, coloro i quali sono responsabili di aver bruciato miliardi di lire rubati alla povera gente, al lavoratore, al pensionato! Sarebbe come dare un segnale di «via libera» a chiunque possa sottomettere i diritti del cittadino comune. Avremmo già la sentenza di assoluzione per tutti quelli che sono stati coinvolti nei noti scandali, da quello Unipol a quello delle cooperative.

Ecco un altro elemento che lega coloro che sono a favore dell’indulto: ognuno si prende la parte sua, l’amico suo, il vicino di banco suo! Ecco perché ritengo che Alleanza Nazionale, nel votare contro il provvedimento in esame e nel battersi contro di esso, vuole anche portare alla luce ciò che sta avvenendo in quest’aula. Svuoteremmo tutti i processi che si stanno istruendo su quanto è avvenuto negli ultimi mesi nel nostro paese.

Signor Presidente, per questi motivi, ritengo opportuno citare le parole di un senatore dell’Unione, della sinistra, il senatore D’Ambrosio, il quale ha affermato: c’è bisogno di una profonda riforma del diritto penale, di informatizzare e riorganizzare gli uffici, prima ancora di ogni atto di clemenza. D’Ambrosio è un senatore della sinistra, di quella sinistra silente che non parla quando si sente in colpa perché sta facendo una cosa sottobanco e non alla luce del sole, una cosa che la fa vergognare di fronte ai suoi elettori! Non si possono candidare i magistrati e poi dire che i condannati devono uscire dal carcere! Dice ancora D’Ambrosio, con riferimento a quello che è successo le altre volte: dopo due mesi - così dice D’Ambrosio - le carceri saranno di nuovo sovraffollate. E D’Ambrosio dice una verità riportata da tutte le cronache degli anni che hanno seguito gli atti di clemenza.

Signor Presidente, invito la Camera a votare a favore dell’emendamento in esame, perché in caso di approvazione del provvedimento, che noi non auspichiamo, almeno tale emendamento ne limiterebbe il danno.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

 

ENZO RAISI. Con questo emendamento abbiamo voluto seguire un metodo caro alla sinistra: quello della riduzione del danno. Infatti, abbiamo diminuito la data entro quale sono stati commessi reati per i quali è previsto l’indulto ed abbiamo ridotto da tre ad un anno la concessione dello sconto di pena. Soprattutto, con l’eliminazione della prima parte del comma 1, non si consente ai recidivi di partecipare all’atto di clemenza, che riteniamo non idoneo alle problematiche esposte anche dai colleghi che, invece, perorano la causa dell’indulto. Chiediamo, perlomeno, di approvare l’emendamento in esame che - ripeto - costituisce una riduzione del danno che, nell’insieme, la proposta di legge determina.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

 

EDMONDO CIRIELLI. Intervengo solo per ricordare ai colleghi che, come sanno, le norme prevedono che quando si concedono i provvedimenti premiali dell’amnistia o dell’indulto si deve partire dall’inizio della legislatura. Tuttavia, è altrettanto vero che, sebbene formalmente il provvedimento rispetti tale prescrizione, abbiamo affrontato nella scorsa legislatura, in gennaio ed in febbraio, il provvedimento. Quindi, lo scopo che vuole evitare un modo per aggirare la norma e, magari, sapendo che si sta discutendo dell’indulto, per commettere alcuni reati, viene eluso da questa formulazione, che parte dal 2 maggio 2006. Sappiamo tutti che c’è stata la marcia di Natale ed a gennaio ci siamo incontrati: quindi, sarebbe opportuno accogliere l’emendamento Raisi 1.161, come molti colleghi, anche della sinistra, avevano valutato in Commissione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.

 

MARCO BOATO. Signor Presidente, ovviamente l’emendamento in esame è stato da lei ammesso ed è del tutto legittimo, ma noi voteremo contro perché le motivazioni addotte dai colleghi di Alleanza Nazionale che mi hanno preceduto sono del tutto pretestuose. In particolare, il collega Buontempo ha detto che vengono cancellati i processi: ha confuso, dal punto di vista giuridico, l’istituto dell’amnistia con quello dell’indulto che, come abbiamo detto mille volte, interviene sulle pene e non sulla cancellazione dei reati.

Per quanto riguarda la data, è del tutto legittimo proporre date diverse, anche se voteremo contro, ma è la Costituzione, signor Presidente, colleghi, che all’articolo 79, ultimo comma, stabilisce che: «In ogni caso l’amnistia e l’indulto non possono applicarsi ai reati commessi successivamente alla presentazione del disegno di legge». Ovviamente, i disegni di legge, o proposte di legge, come in questo caso, sono quelli presentati in questa legislatura. La legislatura è iniziata il 28 aprile e la data del 2 maggio rappresenta quella del primo giorno di vigenza della legislatura dopo la domenica e la festività del 1o maggio. Quindi, la data del 2 maggio indicata dalla Commissione è assolutamente corretta, legittima e coerente con la volontà della grande maggioranza della Commissione. Invito i colleghi, anche perché le motivazioni sono del tutto pretestuose, a votare contro l’emendamento in esame.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

 

ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oltre alle argomentazioni che testé abbiamo ascoltato dal collega Boato e che, peraltro, sono assolutamente condivisibili, vorrei aggiungerne qualcun’altra, di merito, per spiegare le ragioni per le quali il gruppo dei Comunisti Italiani esprimerà voto contrario su questo emendamento.

Il testo della Commissione, nel fissare al 2 maggio 2006 la data ultima entro la quale devono essere stati commessi i reati per i quali è possibile concedere l’indulto, tiene opportunamente conto del fatto che alcune leggi approvate nel corso della presente legislatura - in particolare, mi riferisco a quella che reca il nome di uno degli oratori che mi ha preceduto, l’onorevole Cirielli, alla cosiddetta legge Fini in materia di stupefacenti, che equipara le droghe pesanti a quelle leggere ed alla cosiddetta legge Bossi-Fini - stanno dispiegando i loro effetti nefasti particolarmente nel primo semestre di quest’anno.

Se non ricomprendessimo nei tempi di applicazione dell’indulto il primo semestre di quest’anno, almeno i reati commessi fino alla data del 2 maggio 2006, praticheremmo una doppia ingiustizia. Infatti, in tal modo escluderemmo dal beneficio dell’indulto proprio quei poveretti dei quali abbiamo parlato a più riprese, cioè coloro, molto spesso giovani, che sono recidivi, certamente, e che hanno commesso reati in modo reiterato perché, magari, per due volte hanno rubato un’autoradio. Costoro, non potendo ottenere il riconoscimento delle attenuanti in misura prevalente e non potendo ottenere il riconoscimento della attenuante prevista dall’articolo 73, quinto comma, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, come riformato, subiscono regolarmente condanne a quattro anni, quattro anni e mezzo o cinque anni per la detenzione di 20 grammi di hashish. Siccome di queste persone, al momento, le galere sono affollate ed essendo a queste persone che va il pensiero dei Comunisti Italiani, se noi retrocedessimo la data di commissione dei reati ai quali applicare l’indulto perpetreremmo un’ingiustizia nei loro confronti e non manterremmo fede a ciò che, come Comunisti Italiani, abbiamo affermato. In linea di principio, infatti, noi siamo favorevoli ad un provvedimento di indulto, ma compiremo tutti i passi affinché dal provvedimento siano esclusi coloro che non avevano motivi per delinquere, che non avevano ragioni sociali che li spingessero a delinquere. Invece, a nostro avviso, tale misura, che deve essere riferita - come ricordava il deputato Violante, più opportunamente e più autorevolmente di me - alla pena e non al reato, deve e può essere un atto di pietà, di clemenza, di perdono e di opportunità per persone che si trovano in carcere e che in carcere non dovrebbero trovarsi (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Raisi 1.161, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all’Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 535

Votanti 528

Astenuti 7

Maggioranza 265

Hanno votato sì 96

Hanno votato no 432).

 

Avverto che l’emendamento Donadi 1.195 non sarà posto in votazione in quanto è stata ritirata la relativa segnalazione.

Passiamo, dunque, alla votazione dell’emendamento Consolo 1.122.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, approfitto del mio intervento per difendere questo emendamento e per sgombrare il campo da un equivoco odioso.

Alleanza Nazionale non è mai stata contro i detenuti e quindi intenzionata, per questo motivo, ad esprimere un voto contrario sull’indulto. Questa è una falsa rappresentazione di una realtà ben diversa. Consapevole del disastro esistente nelle nostre carceri, Alleanza Nazionale aveva avanzato proposte concrete e rispettose della situazione attuale. Aveva chiesto, infatti, un impegno ben determinato e tempestivo per quanto riguarda la nuova edilizia carceraria ed aveva chiesto che fossero esclusi dal beneficio dell’indulto - pensate un po’ - i plurirecidivi; questa mi sembra una posizione ragionevole. Soprattutto, aveva chiesto, e ancora chiede - lo ripeterò nel prosieguo di questa discussione -, che le vittime del reato fossero, almeno, risarcite come parte civile ritualmente costituita.

Dov’è lo scandalo in tutto ciò? Sapete cosa ha risposto la maggioranza dei colleghi a questi legittimi interrogativi posti dal mio partito? Ha risposto con il rifiuto e con il silenzio. Ecco perché, con riferimento ad una posizione di chiarezza, non deve essere consentito ad alcuno di usare termini quali il volgare «giustizialismo»: non sia consentito a nessuno! La posizione di Alleanza Nazionale, infatti, è chiara e comprensiva, ma, messa con le spalle al muro tra la difesa delle vittime del reato e la difesa dei carnefici, non può che stare dalla parte delle vittime. Vi è qualcosa di scandaloso in ciò? Le vittime del reato, purtroppo, in questo provvedimento sono diventate il protagonista, o meglio le protagoniste emarginate. Costretti, lo ripeto, a schierarci, ci schieriamo con le vittime del reato.

La responsabilità, per chi di noi voterà contro, non sta nella posizione di Alleanza Nazionale, ma in quella di quanti non hanno tenuto in alcuna considerazione le vittime del reato, che oltre al danno subito, essendo vittime, dovrebbero subire la beffa di vedere mandati liberi, senza motivazione alcuna, i loro carnefici. Ciò è intollerabile ed è il motivo per cui abbiamo presentato questo emendamento, che riduce da tre anni a due anni l’indulto, come hanno ben detto i colleghi che mi hanno preceduto. Si tratta, dunque, di un emendamento volto esclusivamente a limitare il danno.

Prima di votare, meditate, perché la nostra è una posizione assai ragionevole.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non mi piace la circostanza che vi sia un parlamentare, in quest’aula, che più anni rimane alla Camera e meno capisce ciò che vi si dice. L’onorevole Boato, ancora una volta, ha perso una sana occasione per tacere e per non fare il «primo della classe» che spesso viene respinto all’ultimo banco.

Signor Presidente, ho sostenuto che coloro che hanno commesso reati entro il 2 maggio - ripeto, che hanno commesso reati entro il 2 maggio -, quando si celebreranno i processi, in caso di condanna inferiore o pari a tre anni, sapranno, lo sanno da oggi, che non andranno in galera! Capito, onorevole Boato? Non si confonde l’amnistia con l’indulto! Bisognerebbe essere ignoranti come qualcuno che non capisce ciò che si dice in aula per confondere la cancellazione del processo con la cancellazione della pena...

Noi diciamo che per i condannati, qualora la condanna...

 

PRESIDENTE. Inviterei davvero a rispettare i tempi da parte di tutti, per favore.

 

TEODORO BUONTEMPO. Prego? I tempi? Mi parla dei tempi, signor Presidente? Non ho capito, scusi. Onestamente, non ho capito...

 

PRESIDENTE. L’avevo invitata a concludere.

 

TEODORO BUONTEMPO. La ringrazio.

 

PRESIDENTE. Grazie a lei, deputato Buontempo. Prego, concluda.

 

TEODORO BUONTEMPO. Dico semplicemente questo, signor Presidente: chi ha confuso amnistia con indulto è proprio l’onorevole Boato che, ancora una volta, ha sbagliato strada e direzione. Grazie.

 

PRESIDENTE. Grazie a lei, deputato Buontempo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

 

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, intervengo ovviamente non per fare ostruzionismo, ma per fare affermazioni diverse. Non siamo pregiudizialmente «contro», perché non siamo «contro» nulla in maniera pregiudiziale; infatti, non abbiamo pregiudizi.

Tuttavia, poiché manca la cornice della sicurezza - come persino il Papa, in quest’aula, disse - per un provvedimento di clemenza, siamo contrari. Dunque, nell’ottica della riduzione del danno, l’emendamento presentato dal collega Consolo serve a quanti vogliono mettersi la coscienza a posto con i loro elettori, di destra, di sinistra o di centro, che innanzitutto chiedono di essere tutelati dalla classe politica e dal Parlamento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.

 

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, anche la Lega aveva presentato un emendamento identico a quello in esame che, tuttavia, non abbiamo potuto segnalare sulla base di quanto previsto dal regolamento.

Pertanto, annuncio il voto favorevole del mio gruppo su questa proposta emendativa, che tende ad una riduzione del danno prevedendo uno sconto di pena di due anni anziché di tre.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

 

ENZO RAISI. Attraverso questo emendamento, come già ha anticipato il collega Consolo, si tenta di ridurre il danno prodotto da questo provvedimento.

Stamattina, un collega di Rifondazione Comunista affermava che, grazie al testo in esame, poche migliaia di detenuti usciranno dal carcere. Non è vero, sono diverse decine di migliaia le persone che lasceranno i penitenziari. Pertanto, riuscendo a ridurre lo sconto di pena, si potrà anche ridurre il numero dei detenuti che usciranno dal carcere.

Abbiamo dunque presentato una serie di emendamenti tutti volti ad una riduzione del danno, per fornire un segnale positivo ai cittadini contrari a questo provvedimento di indulto, che sono circa il 90 per cento della popolazione.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.

 

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, annuncio il nostro voto favorevole sull’emendamento in esame. D’altra parte, io stesso avevo presentato un emendamento identico, che in Commissione è stato respinto.

Si tratta di una riduzione del danno; d’altra parte, riteniamo che per il personale impegnato nelle indagini sapere che vi sarà un indulto di tre anni potrebbe rappresentare un disincentivo all’impegno, mentre sapere che l’indulto è di soli due anni potrebbe far pensare che una condanna sia stata effettivamente scontata.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Consolo 1.122, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all’Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 546

Votanti 541

Astenuti 5

Maggioranza 271

Hanno votato sì 101

Hanno votato no 440).

 

Passiamo alla votazione dell’emendamento Consolo 1.123.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Contento. Ne ha facoltà.

 

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza Nazionale ha posto alcune questioni in relazione alla discussione sul condono: quella del sistema carcerario; quella della tutela e del rispetto nei confronti delle vittime, soprattutto per i reati più gravi; quella relativa ai servizi sociali, dal momento che nessuno sotto questo profilo si è interessato della sorte di migliaia di detenuti che, grazie a questo provvedimento, saranno scarcerati senza che per loro vi sia alcuno stanziamento, scaricando in sostanza le responsabilità conseguenti sugli enti locali e su quei servizi carcerari che non hanno né risorse né personale per far fronte a tale esigenza.

Basterebbero queste riflessioni per dimostrare come, dal nostro punto di vista, la questione sia stata affrontata con serietà e con molta attenzione, dal momento che il ministero ha dovuto rispondere alle richieste di informazioni rivolte in Commissione giustizia solo dal gruppo di Alleanza Nazionale. Questo emendamento è finalizzato sostanzialmente ad evitare che l’indulto si applichi ai plurirecidivi, cioè a coloro che si sono macchiati di reati più o meno gravi in diverse occasioni. Basterebbe attingere alla risposta dal ministro competente per sapere che dalle stime - ovviamente, effettuate per rispondere alla nostra richiesta - si evince che, dei 13.147 detenuti italiani con plurimi ingressi in carcere, il 23 per cento vede inflitta una pena fino a due anni, cui si aggiunge il 13 per cento con una condanna da due a tre anni e un altro 13 per cento da tre a quattro anni. Io non credo che si possa accusare Alleanza Nazionale di non essere sensibile ai problemi che sono stati sollevati nella discussione sul sistema carcerario. La verità è che la nostra sensibilità è equilibrata in modo ragionevole, per dirla con il presidente Violante, nei confronti della tutela di tutti quei cittadini che sono al di fuori delle carceri e che si aspettano che, anche di fronte ad un provvedimento di indulto, ci sia la doverosa considerazione nei confronti di temi quali la sicurezza ed il rispetto delle regole.

Tuttavia, non potevamo aspettarci qualcosa di diverso, dal momento che è davvero paradossale ciò che stiamo vivendo in questi giorni e in queste ore. Da un lato - e concludo Presidente -, assistiamo a chi si preoccupa di evitare i condoni fiscali, decidendo anche che ci debba essere biasimo nei confronti di chi ha posto in essere alcuni interventi normativi per rispondere alle esigenze del bilancio dello Stato, ma, dall’altro, si tacciano di giustizialismo tutti coloro che si preoccupano delle conseguenze del peggiore - a nostro modo di vedere - sistema per eludere le sentenze della magistratura. Il vero condono che deve preoccupare i cittadini, non è tanto quello fiscale, su cui si può sempre discutere, ma quello che rimette in libertà i recidivi e coloro che più volte hanno violato le regole di civile convivenza stabilite dallo Stato (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, la soppressione del secondo periodo del comma 1 proposta dall’emendamento 1.123 a prima firma dell’onorevole Consolo va compresa - qui mi pare che nessuno stia leggendo o seguendo il provvedimento e che si voti per ordini di scuderia -, perchè si tratta di rimettere in libertà oltre ventimila detenuti condannati. Il secondo periodo dell’articolo 1 recita: «Non si applicano le esclusioni di cui all’ultimo comma dell’articolo 151 del codice penale», vale a dire che i recidivi non vengono esclusi dal provvedimento di indulto. Ora, anche lo stesso ministro Guardasigilli, che si è guardato bene dal venire in aula, fatto molto grave, credo (Commenti)... Presidente, quanti minuti ho a disposizione?

 

PRESIDENTE. Un minuto.

 

TEODORO BUONTEMPO. Bene, il 60 per cento dei detenuti recidivi che escono dal carcere vi tornano; il fatto di volerli includere nell’indulto mi pare sbagliato.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

 

ELIAS VACCA. Onorevoli colleghi, molto pacatamente - senza che nessuno possa essere tacciato di giustizialismo o di eccessi di garantismo - devo dire, con riferimento a questo emendamento, che è del tutto evidente che ciò che ci divide profondamente dall’impostazione dei colleghi che mi hanno preceduto e di quelli che hanno presentato l’emendamento stesso è che il concetto di recidiva non può essere il discrimine per applicare o meno l’indulto. I colleghi, in particolare coloro che frequentano aule di tribunale, sanno - quanto e meglio di me - che ci sono recidivi che rubano quattro mele, una mela alla volta, e ci sono persone che prendono tangenti di un miliardo una volta e poi si sistemano per tutta la vita. Allora noi non possiamo che essere dalla parte di quelli che, per mangiare, rubano quattro mele o, per dirla diversamente cari colleghi, di quelli che, non essendo spacciatori di stupefacenti, si trovano in possesso di quantità modeste, ma non tali da escludere la punibilità. Allora ciò che determina la gravità della condotta è sì la contrapposizione ai valori della nostra società, ma la profondità di tale contrapposizione non il numero delle violazioni. Questo concetto di recidiva è lo stesso che ha portato il Parlamento nella precedente legislatura ad approvare norme che vanno in odio ai poveretti, ai bambini figli degli zingari e dei rom che rubano più volte perché li mandano a rubare: costoro sono i recidivi reiterati ai quali l’indulto non si dovrebbe applicare.

È evidente che, sotto questo profilo, abbiamo concetti diversi della pericolosità sociale. Se devo avere un moto di umana pietà e di comprensione, io continuo a stare dalla parte di chi ruba quattro autoradio e contro chi prende tangenti da un miliardo in una volta sola (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

 

ENZO RAISI. Premesso che chi prende tangenti non è detto che le prenda una volta sola, ma anzi lo fa abitualmente, abbiamo capito dal collega che è intervenuto che da quella parte si sta con chi continua a rapinare, con chi continua a commettere efferati atti di violenza e con chi continua a compiere atti di violenza nei confronti dei singoli cittadini (Commenti dei deputati dei gruppi dei Comunisti Italiani e dei Verdi).

 

MARCO BOATO. Questo non lo puoi dire!

 

ENZO RAISI. Io credo che, di fronte ad un atto di clemenza, l’esclusione dei recidivi sia elementare, anche perché, come sottolineavano alcuni colleghi intervenuti prima di me, molti di quelli che in passato hanno usufruito di amnistia ed indulto sono tornati in carcere. Chi è maggiormente a rischio se non i recidivi? Credo allora che, di fronte ad un atto di questo genere almeno la categoria dei recidivi dovrebbe essere esclusa da coloro che beneficeranno dell’indulto. Per tale motivo, ribadiamo il nostro voto favorevole su questo emendamento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

 

EDMONDO CIRIELLI. Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto dire al collega Vacca che lo sfido a trovare in Italia una persona che si trovi in carcere per aver rubato due, tre, quattro o dieci mele. In secondo luogo, vorrei ricordargli che i bambini non sono punibili e non possono quindi neanche essere recidivi. Se, di norma, il codice, all’articolo 151, prevede che l’indulto e l’amnistia non si concedono, non ai recidivi semplici, ma ai recidivi qualificati, ai plurirecidivi, delinquenti abituali, professionali e per tendenza, ossia a persone che sono state già perdonate molte volte dalla società, per quale motivo noi dobbiamo abolire espressamente di fatto una importante norma contenuta nel codice penale proprio per evitare che questo provvedimento premiale vada contro la sicurezza dei cittadini? Onorevole Vacca, prima di parlare, legga il codice!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, poiché questo è un argomento che interpella la coscienza morale e politica di ciascuno, in relazione al maldestro intervento del collega vorrei far presente che ha difeso una causa perduta. Infatti con l’articolo 151 del codice penale non andiamo a beneficiare coloro che a seguito di più fatti commessi abbiano avuto eventualmente una condanna in virtù del noto meccanismo della continuazione, che, come si sa, consente di riunire in un’unica condanna molti fatti commissivi della medesima fattispecie delittuosa. Parliamo dei recidivi, cioè di coloro che, già sanzionati in un’occasione, vengono poi sanzionati nuovamente con successivo atto di sentenza per fatti ulteriori. Si tratta, quindi, di recidiva in senso stretto e non di recidiva impropria, alla quale forse lei si riferiva. Mi pare, quindi, che coscienza e rigore giuridico ci impongano di votare questo emendamento se vogliamo rispondere ad un principio di tutela sociale anche nell’ambito del beneficio che vogliamo approvare.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE CONSOLO. Intervengo soltanto per far presente che il mio emendamento 1. 123 va inquadrato leggendo l’emendamento 1. 124, sempre a mia firma e a firma dei colleghi Bongiorno, Contento, Cirielli e Siliquini, con il quale viene previsto che l’indulto non si applichi nei confronti dei recidivi, dei delinquenti abituali e di quelli professionali. Non si applica quindi nei confronti di quei plurirecidivi di cui ha sempre parlato Alleanza Nazionale.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.

 

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo anch’io su questo emendamento, anticipando anche la dichiarazione di voto sull’emendamento a mia firma 1.69, che abbiamo presentato come Lega Nord e che, appunto, esclude la possibilità di accedere al beneficio dello sconto di pena per tre anni per i recidivi, per i delinquenti abituali, professionali o per tendenza. Ai colleghi che ci hanno bollati come giustizialisti, come coloro che hanno la «faccia feroce» e che non sono sensibili ai provvedimenti dei detenuti e alla loro situazione nei nostri penitenziari, vorrei ricordare che l’articolo 151 del codice penale - così come l’articolo 174, che disciplina l’applicazione dell’amnistia e dell’indulto -, prevede espressamente che l’amnistia, così come l’indulto, non si applica ai recidivi, salvo che non sia previsto diversamente.

Quindi, in questo caso - lo abbiamo sottolineato in Commissione e lo ribadiamo oggi in aula - voi avete fatto una scelta precisa: scegliete non solo di fare uno sconto di pena di tre anni, ma anche che tale sconto possa applicarsi a tutti coloro che hanno già dimostrato di essere dediti al crimine. Infatti, la dichiarazione di abitualità, di professionalità e di delinquente abituale non viene sic et simpliciter, ma quando c’è proprio la dimostrazione della tendenza a commettere un reato, tendenza che continua a reiterarsi e a ripetersi.

Allora, come potete essere convinti di approvare un provvedimento di indulto che non desta allarme sociale quando l’applicate a chi ha già dimostrato di avere nella propria indole, purtroppo, la dedizione al crimine? Mi riferisco anche all’intervento appassionato del collega, di cui mi sfugge il nome, che citava i bambini Rom. Ebbene, è stato già detto: studi meglio il nostro codice perché, vivaddio, in questo paese, che è un paese di diritto, i bambini non sono punibili! Piuttosto, dovremmo essere più rigidi e severi nei confronti dei genitori che sfruttano questi bambini: si tratta di maltrattamenti gravi nei confronti dei minori (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!

Troppe volte non riusciamo ad intervenire su chi porta in strada un bambino di sei mesi sotto il freddo: questa è una vergogna inaudita che non dovrebbe essere tollerata e sulla quale i nostri tribunali dei minori dovrebbero sicuramente intervenire. È pericoloso concedere l’indulto a chi è dedito al crimine, come dimostrano le epoche in cui tali provvedimenti si approvavano con una certa superficialità. Torniamo a dire che si tratta di provvedimenti-tampone, che non risolvono alle origini il problema del sovraffollamento carcerario. Infatti, il detenuto è lasciato solo dallo Stato - che se ne lava le mani e non si occupa di reinserirlo nella società -, ed allora torna, purtroppo, ad essere vittima della criminalità. Per tale motivo, la Lega, già nella passata legislatura aveva proposto di discutere anche di meccanismi premiali e di riduzione della pena, ma abbinandoli a qualcosa che consentisse al detenuto di reinserirsi effettivamente nella società.

Avevamo presentato una proposta sul lavoro civico non retribuito, sconti di pena abbinati alla possibilità per il detenuto di lavorare presso i comuni e gli enti locali, perché anche la società si deve far carico di abbattere il muro di diffidenza e di reinserire veramente i detenuti nella società. Così non li lasceremo soli, altrimenti poveracci quelli di cui dite voi, gli extracomunitari...! Purtroppo, sono loro che commettono tantissimi crimini, senza voler fare l’equazione della «leghista xenofoba» (criminalità uguale immigrazione clandestina).

Chi non è regolare nel nostro paese e non ha un lavoro è dedito al crimine. Non si può negare questo; è la realtà o voi non vivete il paese reale, ne siete distanti. Allora, adottate questi provvedimenti che sicuramente preoccupano i cittadini, quei cittadini onesti che vogliono dare una possibilità ai detenuti, ma che sono contrari a questi colpi di spugna, che, purtroppo, alla fine non garantiscono chi, invece, ci tiene alla propria sicurezza, a poter uscire di casa la sera e non aver paura non solo che gli rubino l’autoradio, ma anche di essere picchiato, aggredito, tante volte violentato oppure di non essere più sicuro neanche all’interno della propria casa e della propria abitazione.

Ma voi purtroppo dimostrate - e a questo punto lo dico: ce l’ho anch’io lo stereotipo! - di essere sempre più dalla parte di Caino che di Abele; ricordiamoci il vostro atteggiamento sulla legittima difesa, provvedimento fortemente voluto dal nostro gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole del gruppo dell’Italia dei Valori sull’emendamento e per ricordare ai colleghi di Rifondazione Comunista - e, in particolare, a quanti hanno manifestato il loro dissenso votando contro le missioni internazionali - che vi è un’altra guerra che tutti i giorni si combatte in Italia, quella degli infortuni nelle fabbriche, degli infortuni sul lavoro, con tanti morti.

Con questo indulto, voi salvate dalla galera anche tutti coloro che hanno fatto morire la gente a causa di infortuni sul lavoro (Commenti dei deputati dei gruppi de L’Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori e di deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).

 

DANIELE FARINA. Buffone!

 

PIETRO FOLENA. Imbecille!

 

ANDREA GIBELLI. Sono con voi. Ipocriti!

 

PRESIDENTE. Deputati, vi prego...

 

GIACOMO STUCCHI. Ammazzate i lavoratori! Padroni! Litigate tra di voi!

 

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull’ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, premetto subito che non intervengo su materia attinente al tema in trattazione in questo momento, essendo il mio un intervento sull’ordine dei lavori...

 

PRESIDENTE. No, appunto, deve riguardare l’ordine dei lavori che stiamo svolgendo. Lei è troppo esperto... Per favore! Non posso concederle la parola.

 

LUCA VOLONTÈ. Per l’appunto, Presidente, il mio intervento riguarda l’ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Sì, ma questi lavori...

 

LUCA VOLONTÈ. Certo...

Presidente, volevo solo renderle noto un fatto mai accaduto, almeno da quando io sono in Parlamento, negli ultimi dieci anni (Presidenze Casini-Violante). Oggi, nella seduta delle Commissioni riunite bilancio e finanze, i due relatori sul decreto-legge Bersani hanno presentato la relazione. Il testo sul quale i relatori hanno svolto la relazione non è però disponibile nelle Commissioni e, quindi, non si capisce su quale testo essi abbiano svolto la relazione (Commenti dei deputati del gruppo de L’Ulivo). Si chiede poi, senza la disponibilità del testo, che le proposte emendative vengano elaborate e presentate entro le ore 12 di domani.

Ora, già è originale che si presenti la relazione su un provvedimento del quale non è disponibile il testo; è ancora più originale che venga richiesto di elaborare e presentare proposte emendative su un testo che non c’è e con una relazione che non si basa su quel testo.

 

Una voce: Vergogna!

 

PRESIDENTE. Mi scusi, ma è stata distribuita una copia del messaggio di trasmissione: la questione, peraltro, è stata già affrontata stamattina.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Violante. Ne ha facoltà.

 

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, poiché molti colleghi hanno fatto riferimento, stigmatizzandola, alla norma relativa all’ammissibilità dell’indulto per coloro che sono recidivi o delinquenti abituali o professionali, vorrei rispondere loro che vi sono due modi di intervenire su questa materia. Un modo è escludere dal beneficio quanti si trovano in queste condizioni; l’altro, è revocare il beneficio qualora la persona che abbia goduto dell’indulto ricada nel delitto. I colleghi della Commissione hanno scelto questa seconda modalità - ed io ne condivido la posizione -, che pare sia più efficiente e che è prevista nel comma 4 dell’articolo unico. È più efficace dal punto di vista della tutela della comunità nel senso che se la persona che ha goduto dell’indulto commette un altro reato doloso, a quel punto l’indulto viene revocato. Poiché gli argomenti sollevati sono certamente seri e degni di attenzione, bisogna tenere conto di quanto effettivamente è scritto nel testo; credo che la comunità nazionale sia più garantita se sa che quell’indulto verrà revocato e che la persona, se commetterà un altro reato, sconterà la parte di pena che era stata cancellata. Volevo dire ciò perché fosse chiaro ai colleghi quale sia il senso del nostro voto contrario su questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi de L’Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Boato. Ne ha facoltà.

 

MARCO BOATO. Signor Presidente, io ascolto con molta attenzione; non condivido le dichiarazioni espresse da alcuni colleghi - tra l’altro, non tutti, devo riconoscere - dell’estrema destra di questa aula, ma so che sono le loro posizioni. Pari non condivisione devo manifestare ascoltando qualche collega della Lega, e mi riferisco in particolare alla collega Lussana.

Ascoltando lei, sembra che l’Assemblea costituente del 1948 fosse composta da pericolosi eversori, visto che hanno introdotto nella nostra Costituzione l’istituto dell’amnistia e dell’indulto a maggioranza semplice o forse potrebbero essere stati pericolosi eversori i revisori costituzionali del 1992, quando (Commenti dei deputati Dozzo)... Mi scusi, io non l’ho interrotta!

Forse a qualche collega della Lega dà fastidio che io dica questo, ma ho ascoltato senza interrompere. La prego di non interrompere (Commenti del deputato Bricolo)...!

Se poi parliamo di razzismo e ci si mette Bricolo, abbiamo fatto il capolavoro (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!

 

CAROLINA LUSSANA. Ma, Presidente ...!

 

GIANPAOLO DOZZO. Il maestrino che fa le lezioni!

 

MARCO BOATO. Ovviamente, è stato il revisore costituzionale nel 1992 ad elevare il quorum ai due terzi e a portare ad una dinamica politica, che considero, in questo caso, positiva, ossia che quello in esame non sia un provvedimento del Governo o della maggioranza, ma un provvedimento che si esprime nell’aula del Parlamento con una larga convergenza parlamentare.

Vorrei collegarmi all’intervento che, poco fa, ha svolto l’onorevole Vacca, assolutamente corretto. Infatti, nel rispetto di tutti, sono sconcertato nel sentire un deputato dell’Italia dei Valori che in quest’aula replica ad uno squallido articolo, pubblicato ieri, di uno di estrema destra, che oggi scrive sui giornali di sinistra, in cui confonde l’amnistia con l’indulto e vende merce avariata per convincere i propri elettori ad opporsi all’indulto. Trovo sconcertante che ciò avvenga da parte dell’Italia dei Valori, che ha come leader un illustre ex magistrato. L’estrema destra faccia l’estrema destra, i razzisti della Lega, quando sono razzisti, lo facciano (Proteste dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)! Noi contestiamo (Commenti del deputato Bricolo)... Bricolo, tu non puoi parlare, perché l’hai dimostrato molte volte! Ma che l’applauso della Lega vada ad un collega dell’Italia dei Valori, questo è assolutamente sconcertante!

Dopo avere approvato la legge ex Cirielli, che ha portato in carcere migliaia di persone attraverso il meccanismo della recidiva, dopo aver approvato la legge Bossi-Fini sull’immigrazione, che ha portato in carcere oltre 9 mila persone imputate solo di violazione delle norme sull’ingresso in Italia, dopo aver riempito le carceri di ventimila persone (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)...

 

GIANPAOLO DOZZO. Presidente!

 

GIACOMO STUCCHI. Presidente, basta! Ci ha chiamati nazisti...!

 

PRESIDENTE. Scusate, un deputato ha diritto ad esprimere la sua opinione nei tempi che il regolamento prevede. Questo punto è irrinunciabile!

 

MARCO BOATO. Grazie, Presidente. Ma io non li ho interrotti! Evidentemente, gli dà fastidio, adesso.

Dopo aver riempito le carceri di migliaia e migliaia di persone che, senza la legge ex Cirielli o senza la Bossi-Fini, in carcere non sarebbero andati (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)...

 

PRESIDENTE. Scusate. Mi scusi, deputato Boato (Commenti). Visto che mi si fa segno con l’orologio, vorrei ricordare che il deputato Boato ha diritto ancora ad un minuto e 21 secondi.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Sull’emendamento!

 

PRESIDENTE. Vi prego di ascoltare, se volete, o altrimenti di lasciarlo parlare, come è suo inalienabile diritto.

Prego, deputato Boato.

 

MARCO BOATO. Grazie, Presidente. Io ed i miei colleghi abbiamo ascoltato in quest’aula cose inaudite in silenzio. Le hanno dette e le continueranno a dire ancora per due o tre ore, ma quello che mi ha sconcertato è sentire Borghesi dell’Italia dei Valori essere applaudito da Alleanza Nazionale e dalla Lega. Questo è un meccanismo un po’ strano politicamente, se si vogliono affermare lo Stato di diritto, le garanzie costituzionali, il rispetto della Costituzione!

Detto questo, voi avete fatto andare in galera migliaia di persone che, con l’ordinamento previgente, non ci sarebbero andate! Adesso, le vorreste tenere ancora in galera. Giustamente, il presidente Violante, poco fa, ha detto che, in questa proposta di legge, il comma 4 prevede la revoca dell’indulto nel caso che vi siano ulteriori commissioni di reato. Per questo, con grande soddisfazione, voteremo contro l’emendamento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi, de L’Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dei Comunisti Italiani e de La Rosa nel Pugno)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per svolgere una riflessione a voce alta. Gli onorevoli Lussana e Borghesi hanno parlato di vergogna inaudita. Vorrei dirvi cosa si intende, a mio avviso, per vergogna inaudita e vi leggo i dati del Ministero della giustizia: 15 mila detenuti in soprannumero.

Il 20 per cento delle donne detenute soffre di patologie femminili come, ad esempio, il tumore all’utero ed alla mammella; inoltre, il 63 per cento della popolazione carceraria è costretto a lavarsi con acqua gelida. La frequenza di suicidi, per di più, è diciannove volte maggiore rispetto alle persone libere. Gli incensurati in attesa di giudizio, infine, sono soprattutto giovani tra i 20 ed i 30 anni.

Credo sia questa una situazione vergognosamente inaudita, e non le questioni che sollevate! Ritengo che, sulla base di tali dati, possiate giudicare meglio l’argomento che stiamo trattando. Forse non avete i neuroni liberi per comprendere (Commenti), attraverso l’analisi dei dati che ho fornito, il problema di cui stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocchi. Ne ha facoltà.

 

AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per annunziare il voto contrario del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sull’emendamento in esame. Vorrei tuttavia cogliere l’occasione per chiarire, ancora una volta, che non si può continuare a giocare sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici.

Mi sto rivolgendo all’onorevole Borghesi: si può manifestare il proprio dissenso e motivare, legittimamente, il proprio voto contrario al provvedimento di indulto; tuttavia, non si giochi sulla pelle di alcune persone - che magari per responsabilità di un’impresa, sono stati colpiti da tumori e si trovano in gravi difficoltà familiari - cercando di far credere loro che l’indulto annulli le pene od il risarcimento civile cui quei lavoratori e quelle lavoratrici hanno diritto (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

 

ENZO RAISI. È vero! È vero!

 

PRESIDENTE. Per favore!

 

AUGUSTO ROCCHI. Non si dicano bugie (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

 

ENZO RAISI. È vero!

 

AUGUSTO ROCCHI. Come tutti sappiamo, l’indulto determina la riduzione della pena inflitta, ma non cancella il reato, né annulla gli effetti civili, oltre che penali...

 

ENZO RAISI. Leggiti la proposta di legge!

 

AUGUSTO ROCCHI. ... dello stesso reato!

Probabilmente, qualcuno - permettetemi la battuta - è meno abituato di noi a frequentare, ogni tanto, le fabbriche ed i lavoratori (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale), e forse non conosce certi problemi (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Congratulazioni)!

 

ENZO RAISI. Non hai mai lavorato in vita tua!

 

PRESIDENTE. Naturalmente, so di fare un’affermazione assolutamente sovrabbondante, poiché ciò è chiaro a tutti voi; tuttavia, vorrei invitare a far sì che a tale consapevolezza corrisponda un certo comportamento: stiamo affrontando, infatti, temi molto drammatici ed acuti.

Qualunque sia l’opinione di ciascuno di noi su tale materia, ritengo utile che l’Assemblea mantenga un comportamento adeguato alla gravità dei problemi che vengono trattati (Applausi).

 

IGNAZIO LA RUSSA. È Boato!

 

TEODORO BUONTEMPO. Boato!

 

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare sull’ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO COTA. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire poco fa, quando è esplosa questa rissa, all’interno della maggioranza, tra i deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e quelli appartenenti al gruppo dell’Italia dei Valori.

Intervengo dunque per chiederle formalmente, signor Presidente, se il Governo sia nella pienezza delle sue funzioni e dei suoi componenti. Non abbiamo ancora capito, infatti, se il ministro Di Pietro oggi ricopra l’incarico di ministro, oppure stia qui in Parlamento ad esercitare un altro ruolo, perché mi sembra l’ispiratore di una battaglia parlamentare contro lo stesso esecutivo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia)!

Abbiamo il diritto di sapere, allora, se il ministro Di Pietro si stia occupando oggi delle infrastrutture (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), così come ha fatto ieri e come farà domani. Vorrei evidenziare, infatti, che la carenza di infrastrutture è un problema reale del paese!

Signor Presidente, la prego pertanto di farci partecipi della condizione del ministro Di Pietro: vorremmo sapere se è ancora ministro o meno, se il Governo abbia ancora una maggioranza - si tratta di un fatto politico, poiché è evidente che non ce l’ha più! - e se sia al completo con tutti i suoi ministri (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bondi. Ne ha facoltà (Commenti).

Prego tutti, però, di mantenere un atteggiamento rispettoso. Stiamo scivolando verso una deriva che vorrei fosse evitata a tutti.

 

SANDRO BONDI. Signor Presidente, io sono d’accordo con lei, come credo la maggioranza dei parlamentari, che stiamo discutendo di un tema, come lei ha detto, drammatico, delicato, anche dal punto di vista morale, e che riguarda migliaia di persone che soffrono nelle carceri. Credo che dobbiamo affrontare questo dibattito con uno spirito e uno stile adeguati all’importanza di tali problemi.

Per questo motivo le chiedo, signor Presidente, se lei considera dignitoso per il Parlamento, oltre che per il Governo, che un ministro della Repubblica, l’onorevole Di Pietro, faccia la spola fra i banchi del Governo, continuamente, e i parlamentari del suo gruppo per alimentare l’opposizione al Governo stesso.

Credo che questo sia un problema che il Parlamento deve porsi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

Io non voglio dire che non sia legittimo che su questa materia i partiti e i singoli parlamentari rispondano alla propria coscienza. Penso che ciò sia giusto, così come sta avvenendo durante questo dibattito, ma penso che ci debba essere anche una questione di stile e di rispetto del Parlamento e del Governo da parte di un ministro, come l’onorevole Di Pietro, il quale si sta comportando in quel certo modo in queste ore.

Chiedo a lei, signor Presidente, quale sia la sua opinione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

 

PRESIDENTE. Lei ha affermato, poc’anzi, nel suo intervento, che si tratta di un atteggiamento legittimo, ma che lei pensa sia discutibile dal punto di vista dello stile. Il Presidente della Camera non ha alcun titolo per valutare lo stile dei diversi componenti della Camera, che sono giudicati dal popolo italiano, non dal Presidente della Camera.

Ha chiesto di parlare il deputato Giovanardi. Ne ha facoltà.

 

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, sul tema che è stato nuovamente introdotto, ricordo soltanto che è capitato anche a me di giurare nelle mani del Capo dello Stato. La formula di giuramento per i ministri recita: giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione.

Io ho letto sui giornali una dichiarazione del ministro Di Pietro che si è autosospeso dalle funzioni di ministro. Bisognerebbe che egli dicesse se ciò è vero, perché un’autosospensione, che vuol dire soltanto rallentare oppure non adempiere alle proprie funzioni, sarebbe contraria non politicamente, ma moralmente, al giuramento (Commenti dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori).

Lo troverei veramente grave, perché o egli sta scherzando sul giuramento che ha fatto nelle mani del Capo dello Stato, e, quindi, dovrebbe ritirare la sua affermazione, oppure, dal punto di vista morale, non per il posto che ricopre, ma per ciò che ha dichiarato, in contraddizione con il giuramento di fedeltà alle istituzioni, troverei questo comportamento davvero molto grave e senza precedenti nella storia repubblicana.

Per quanto riguarda, invece, il dibattito nel merito, vorrei fare una sola osservazione, che mi viene spontanea perché ero tra coloro che, qualche anno fa, hanno ascoltato il Papa parlare in questo emiciclo. Egli ha detto parole rivolte alla coscienza e al cuore dei vari deputati, ognuno dei quali, naturalmente, è liberissimo di interpretare quelle parole come vuole.

Ma, se nel nostro ordinamento, è stata eliminata la pena di morte - ed è stata eliminata - ed è previsto l’ergastolo (che molte volte non dura fino all’ultimo respiro del detenuto in carcere, ma, magari, egli viene rimesso in libertà prima della sua morte), vorrei chiedere ai colleghi che si scandalizzano davanti all’indulto se, fra un anno, due anni o tre anni, questi detenuti, ai quali anticipiamo l’espiazione della pena, usciranno dal carcere non delinqueranno lo stesso secondo le loro analisi? Infatti, sentendo alcuni colleghi, il diritto penale dovrebbe essere costituito soltanto dalla pena di morte oppure dall’ergastolo.

Qualsiasi condanna limitata nel tempo comporta che prima o poi il detenuto esca; quindi automaticamente, secondo queste interpretazioni, egli dovrebbe di nuovo delinquere (Applausi dei deputati dei gruppi dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia)!

Allora, antropologicamente parlando, di fronte alla speranza - che il Papa è venuto qua a portare - che qualcuno che ha commesso un delitto, una volta espiata anche parzialmente la pena, possa essere recuperato, davanti a questa speranza di recupero e di riscatto umano scommetto dalla parte del Papa e non dalla parte di coloro che dicono che comunque chi è caduto ed ha commesso un errore per tutta la vita continuerà ad essere un delinquente.

Credo che questo sia un segno di speranza che diamo a persone che comunque fra un po’ di tempo dalle carceri usciranno e credo che la Costituzione italiana si sia mossa con i costituenti proprio in questa direzione (Applausi dei deputati dei gruppi dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Prima di dare la parola alla deputata Mazzoni, che ha chiesto di parlare, devo comunicare che ha chiesto di parlare per fatto personale il deputato Borghesi. Ricordo al deputato Borghesi che questo tipo di interventi si svolge per prassi a fine seduta e che gli darò senz’altro la parola al termine dei nostri lavori.

Prendo atto che la deputata Mazzoni rinuncia a parlare.

Ha chiesto di parlare il deputato Donadi. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, credo che le sue parole siano sagge e ponderate e debbano essere accolte. Questo dibattito deve essere ricondotto nelle forme, nei modi e nei toni a quello che l’argomento impone. Questo però significa togliere di mezzo due - lo dico con rispetto, ma anche con una certa indignazione - miserevoli forme di strumentalizzazione, cui ho assistito fino adesso.

In primo luogo, è ora di smetterla di individuare fratture all’interno del centrosinistra (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania), quando credo sia evidente a tutti, con un minimo ricorso ad una dote che pare qui molto rara, cioè l’onestà intellettuale, che non stiamo votando un provvedimento della maggioranza o del Governo.

 

GIUSEPPE RUVOLO. Ipocrita!

 

MASSIMO DONADI. È un provvedimento del Parlamento, sul quale si formano delle maggioranze parlamentari e sul quale mi pare di constatare che l’opposizione non è meno spaccata del centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori). Anzi, lo è molto di più, visto che noi all’indulto siamo favorevoli, come il resto della nostra coalizione, ma abbiamo remore, remore molte profonde, sul contenuto di questo specifico indulto.

Come secondo elemento, mi si consenta di sottolineare l’indecenza delle critiche che vengono rivolte, strumentalmente interpretando fatti chiaramente specificati nelle agenzie e riportati dai giornali: non c’è stata nessuna sospensione di nessun ministro! E’ stato semplicemente detto da parte di un ministro - e credo sia un comportamento legittimo in quanto riconosciuto ad ogni cittadino italiano e ad ogni parlamentare, quindi anche ad un ministro - che egli avrebbe seguito prioritariamente per due giorni il dibattito parlamentare su un tema che si ritiene prioritario. Questo è. Nessuno ha mai parlato di sospensioni o di congelamento dagli incarichi.

Allora credo che dobbiamo avere rispetto, soprattutto l’uscente maggioranza, oggi minoranza, i cui ministri in quest’aula sono stati per cinque anni latitanti...

 

PRESIDENTE. La prego di concludere, deputato Donadi.

 

MASSIMO DONADI. ... del fatto che uno dei principali esponenti del Governo sia comunque qui presente ad ascoltare il dibattito sull’indulto (Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, parlerò solo un minuto, perché nel merito della proposta emendativa mi riservo di intervenire in dichiarazione di voto sul successivo emendamento, che è dello stesso tenore. Sulla vicenda, che è stata ripetutamente sollevata, del ministro onorevole Di Pietro, credo che noi l’avessimo sollevata in tono leggero, ma invito i colleghi dell’opposizione a non insistere troppo.

Mi sembra che l’atteggiamento del ministro seduto lì sia tale, senza tante discussioni, da annullare ogni precedente dichiarazione di volersi in qualunque maniera astenere, dimettere, sospendere o autosospendere. È pacifico che Di Pietro è ministro, tant’è che è seduto sui banchi del Governo. È pacifico che il suo gruppo sta facendo un’opera di opposizione al Governo o meglio a questo provvedimento sostenuto dal resto della maggioranza, e non solo della maggioranza.

Credo, però, cari colleghi dell’Italia dei Valori, che dobbiate decidere di assumere un atteggiamento, perché ci sembra - e forse vi stiamo aiutando in questa direzione - che più di parlare di Di Pietro e di dove sia seduto, nel merito non stiate facendo veramente nulla per far cadere questo provvedimento.

Denuncio l’atteggiamento dell’Italia dei Valori, che è formalmente contraria a questo indulto, ma che non fa l’unica cosa concreta volta a farlo cadere: si alzi e dica al Governo che, se il provvedimento sull’indulto sarà approvato, al Senato e alla Camera non ci sarà più la maggioranza. Avete i numeri per farlo! Noi quando eravamo maggioranza lo abbiamo fatto. Voi fate la sceneggiata, ma non ponete in essere gli atti concludenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia e di deputati del gruppo dei Popolari-Udeur)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brigandì. Ne ha facoltà.

 

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo brevissimamente per svolgere una considerazione sull’intervento dell’onorevole Giovanardi. Siccome la pena viene considerata un mezzo retributivo di social prevenzione, la sua diminuzione non può che portare a un momento di minore retribuzione e di minore social prevenzione in riferimento all’espiazione.

In secondo luogo, chi considera razzista me o qualche altro appartenente del gruppo della Lega sappia che io penso di lui ciò che Napoleone pensava di re Luigi quando si affacciò con il berretto frigio in testa (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Consolo 1.123, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all’Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 547

Votanti 546

Astenuti 1

Maggioranza 274

Hanno votato sì 98

Hanno votato no 448).

 

Passiamo alla votazione dell’emendamento Lussana 1.69.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.

 

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, l’emendamento in esame esclude l’applicazione della misura dell’indulto ai delinquenti recidivi dichiarati abituali, professionali o per tendenza. Colgo l’occasione - perché nel merito sono già intervenuta in precedenza - per rispondere al deputato Violante.

Deputato Violante, innanzitutto mi fa piacere che lei abbia condiviso, seppure parzialmente, le nostre preoccupazioni. Si vorrebbe dare la possibilità di limitare questo sconto di pena a chi non è dedito alla criminalità. Lo dico anche all’onorevole Giovanardi: la denominazione di delinquente abituale, professionale o per tendenza non interviene quando si sbaglia una sola volta, bensì quando si è plurirecidivi.

Vorrei tornare alla sollecitazione dell’emendamento sul cosiddetto indulto condizionato che prevede la possibilità di revocare l’indulto se, nei cinque anni successivi alla concessione della misura, si commette un nuovo reato. Dovremmo, in realtà, fare riferimento alla condanna per un nuovo reato e non già alla semplice commissione di un nuovo reato.

Il tema dell’indulto condizionato è stato ampiamente discusso in Commissione. È stata l’argomentazione con la quale il relatore Buemi si è opposto all’esclusione della misura per i delinquenti abituali, recidivi, professionali e per tendenza. Egli si è rivolto a me personalmente affermando che, poi, avrebbe votato a favore del mio emendamento che prevedeva l’indulto condizionato, con un periodo di osservazione non di cinque, ma addirittura di dieci anni. Questa è stata la decisione del relatore. Dopodiché, in Commissione si è svolto un dibattito durante il quale è emersa la volontà di ridurre il termine da dieci a sette anni, rendendolo compatibile con il termine della riabilitazione. Alla fine, per le pressioni di alcuni gruppi, come quello di Rifondazione Comunista (diciamo le cose come sono andate!) in Commissione non se ne è fatto più nulla ed è rimasto invariato il riferimento ad un periodo di osservazione di cinque anni.

Inoltre, deputato Violante, vi è anche un’altra questione e vorrei sapere come verrà affrontata nel prosieguo della discussione. Al riguardo, sono stati presentati emendamenti sia da parte del mio gruppo sia da parte dell’UDC, sollevando un altro problema.

È vero che si dice che l’indulto può essere revocato se, nei cinque anni successivi, si commette un nuovo reato ottenendo una condanna non inferiore a due anni, ma qui sta l’inghippo!

Il relatore aveva espresso parere favorevole nei confronti di un mio emendamento, nel quale si prevedeva di prendere in considerazione, nel periodo di osservazione, la commissione non di un solo reato, ma di uno o più reati per i quali si prevede una pena complessivamente non inferiore a due anni. Altrimenti, fatta la legge, trovato l’inganno, perché l’indulto non verrà mai revocato se chi ottiene il beneficio commette un reato per il quale si prevede una pena di un anno e 9 mesi (quindi, inferiore a due anni) e se dopo, magari, ne commette un altro punito con una pena di un anno e tre mesi, ancora, non gli verrà revocata la misura!

Allora, onorevole Violante, sono portata a credere alla sua volontà di rimediare a questo provvedimento di indulto e di procedere nella direzione del male minore, solo se il relatore Buemi e la maggioranza dell’Unione ed anche i colleghi dell’Italia dei Valori, che adesso stanno compiendo questa battaglia meramente strumentale, approveranno l’emendamento che aumenta il periodo di osservazione a 7 anni, ma, soprattutto, l’emendamento che fa riferimento a uno o più reati, per i quali la pena è complessivamente non inferiore a due anni. Altrimenti, garantiremo delle sacche di impunità assolutamente non tollerabili!

Il vostro allora non sarà un indulto condizionato, ma un’autentica «bufala», un autentico inganno ai danni dei cittadini e delle forze politiche che, nonostante un atteggiamento di contrarietà, si sono volute confrontare nel merito. E siamo stati presi in giro!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, preannunzio l’espressione del nostro voto favorevole nei confronti dell’emendamento in esame, perché fa parte delle condizioni che avevamo posto ai fini dell’approvazione da parte di Alleanza Nazionale dell’indulto.

Abbiamo sempre pensato che, quanto meno, l’indulto dovesse non applicarsi ai recidivi. Non è una richiesta così «a freddo», perché i primi sei articoli della legge Cirielli, sono ispirati a questa filosofia: maggiore severità nei confronti degli habitué del crimine, di coloro che entrano ed escono dal carcere in continuazione, di coloro che, come professione, violano le leggi, costituendo per la società un maggiore pericolo.

Ricordo, lo dico ai colleghi della sinistra, a quelli che hanno la bontà di seguirmi, che quando discutevamo la Cirielli, ci avete detto che, se l’avessimo approvata, non con riferimento ai primi sei articoli, ma alla seconda parte, quella relativa alla prescrizione, sarebbero usciti migliaia di detenuti dal carcere! Non avete voluto votare quella legge, che era severa nei confronti dei recidivi, cioè di coloro che entrano, come per una porta girevole, nel carcere per poi uscirne dopo pochi mesi e commettere nuovamente lo stesso reato e rientrare nel carcere e via seguitando, ma, poiché si prevedeva la riduzione dei termini di prescrizione, ci avete detto che si trattava di un provvedimento che voleva fare uscire dalle prigioni migliaia di detenuti. Non sono usciti migliaia di detenuti!

L’onorevole Bocchino mi ha indicato una statistica, in base alla quale, con questo indulto, usciranno 2.000 persone colpevoli di omicidio, 10 mila ladri, 4 mila rapinatori, gente che probabilmente, nel giro di pochi mesi, tornerà a delinquere di nuovo e, se tornerà a commettere omicidi, farà ricadere quel sangue sul Parlamento che ha votato questo iniquo indulto (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

Questo è un dato che teniamo in considerazione.

Non voteremo questo indulto, perché non ci sono le condizioni! Non avete voluto destinare risorse al sistema carcerario, non avete voluto pensare ad Abele, ma solo a Caino! Non avete voluto pensare alle Forze dell’ordine. Noi non lo voteremo, ma, almeno, fate sì che l’indulto non si applichi agli habitué del crimine!

Fate in modo, come recita questo emendamento, che chi è recidivo non esca dal carcere, perché tanto non gli dareste altro che la possibilità di commettere un altro reato e di ritornare, con una pena magari maggiore, in carcere.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.

 

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole sull’emendamento in esame dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori: lo voteremo anche se esso non è stato presentato da noi, perché noi guardiamo al risultato e non alle magliette che indossano i presentatori.

Ci fa piacere che, adesso, anche il presidente La Russa, contrariamente a quanto ha affermato stamani, abbia deciso di votare a favore di emendamenti presentati da altri...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Ce n’è uno nostro uguale!

 

FEDERICO PALOMBA. Certo, presidente, ma spero che si tratti di un atteggiamento generale e che, ogni volta che si convinca della bontà di un emendamento, lo voti.

Rivolgendosi agli altri, lei chiede: cosa fate, in realtà, per ottenere un risultato? Ebbene, se dichiara di votare a favore soltanto degli emendamenti presentati dai deputati del suo gruppo, e non di quelli presentati da altri gruppi, possiamo pensare che voi riteniate di non fare tutto quanto è necessario in relazione all’indulto.

Tuttavia, registriamo che sui risultati positivi noi troviamo l’accordo, indipendentemente dal fatto che gli emendamenti siano stati presentati da noi o da altri. Ad esempio, non siamo d’accordo sulla cosiddetta legge ex Cirielli e diciamo con molta nettezza che abbiamo presentato una proposta di legge per la sua abrogazione.

Desidero anche dire che noi voteremo a favore dell’emendamento in esame, perché vogliamo la normalità nell’applicazione della legge. Già l’indulto sconvolge alquanto il nostro assetto democratico, il nostro assetto legalitario. Noi voteremo a favore dell’emendamento Lussana 1.69 perché, in conformità a ciò che è scritto chiaramente nell’articolo 151 del codice penale (non nell’emendamento in parola, ma la ratio è la medesima), riteniamo di dover lavorare per l’ordinaria applicazione del nostro ordinamento giuridico.

Vorrei approfittare del tempo che mi è concesso anche per esprimere la mia forte protesta contro le accuse immotivate ed ingenerose che ci sono state rivolte dai banchi più in alto (non ricordo i nomi dei colleghi). L’accusa di giustizialismo è ingiustificata. Forse, i colleghi non sanno cosa voglia dire giustizialismo; allora, li posso perdonare per questo (rispedisco al mittente, invece, l’epiteto volgare che mi è stato rivolto). Giustizialismo vuol dire credere che i giudici abbiano il primato sulla politica. Ebbene, anche noi siamo contrari a questo. Evidentemente, però, i colleghi non vogliono né il giustizialismo né la giustizia. D’altro canto, noi non vogliamo nemmeno il primato della politica sui giudici: vogliamo che ciascuno faccia il suo mestiere secondo quanto stabilisce la Costituzione.

Quindi, per favore, rispettiamoci in quest’aula se non vogliamo che vi sia un imbarbarimento (Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghesi. Ha facoltà di parlare per un minuto, deputato Borghesi.

 

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anch’io voterò a favore dell’emendamento in esame. Ne approfitto - e rinuncio ad intervenire per fatto personale - per dire al collega di Rifondazione, di cui non conosco il nome, il quale mi ha tacciato di falso, che non mi riferivo a giornalisti ma - pensi un po’, signor Presidente - al comitato direttivo della CGIL, che si è riunito ieri, 25 luglio, approvando un ordine del giorno (che ciascuno di voi può scaricare dal sito www.cgil.it/ufficiostampa) in cui si dice: «Il mancato stralcio di tali reati» - il riferimento è a quelli in materia di lavoro - «renderebbe inaccettabile tutto ciò di fronte allo stillicidio di omicidi bianchi che continuano tutti i giorni nei cantieri edili e non solo, alle migliaia di reati che vengono compiuti da imprese senza scrupoli contro la sicurezza e la salute dei lavoratori (...) Il CD della Cgil rileva inoltre che sarebbe la prima volta che i reati contro il lavoro, difeso dalla Costituzione, sarebbero depenalizzati nella storia della nostra Repubblica». Questo sta scritto nel sito della CGIL (Applausi di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

 

IGNAZIO LA RUSSA. Bravo!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

 

ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io raccolgo l’invito a stemperare i toni e le passioni e, quindi, sarò meno appassionato di quanto lo sono stato in precedenza.

L’emendamento in esame reitera l’impostazione che poco fa ho contestato. Al riguardo, debbo replicare a qualche collega che mi ha preceduto: per quanto attiene al mio richiamo ai minori che delinquono, evidentemente, quando considero «bambini» gli ultraquattordicenni, i quindicenni o i sedicenni, che, comunque, quando delinquono reiteratamente, sono rinchiusi nelle carceri minorili, non do all’espressione lessicale «bambini» lo stesso significato che viene dato in altri banchi. Questo intendevo precisare.

Per quanto riguarda il discorso sulla recidiva, è stato fatto opportunamente e puntualmente sotto il profilo tecnico, da un altro deputato, un richiamo al concetto di recidiva ed a quello di continuazione che, probabilmente, neanche ad un giurista di campagna come me sfugge. Io intendevo proprio dire che vi sono casi di persone che vengono condannate reiteratamente, e non condannate in unica pronuncia per più reati, tanto da essere recidivi reiterati, per reati bagatellari: a queste persone guardo con particolare senso di pietà e di comprensione.

Alcuni colleghi hanno parlato della definizione di delinquente abituale o professionale, ed io non credo alla definizione codicistica, né a quella psichiatrica di delinquente per tendenza. Quando si parla di delinquenti professionali o di recidiva reiterata specifica, post pena infraquinquennale, si stanno richiamando concetti che da taluno rispettabilmente, perché nella cultura giuridica siamo divisi, possono essere definiti habitué del crimine. Credo che la recidiva reiterata sia una sconfitta, innanzitutto, del sistema carcerario, che non rieduca al reinserimento sociale, che ha soltanto una funzione retributiva e neanche social preventiva, che non è utile neanche ad Abele: in questo senso la nostra attenzione è rivolta a quei recidivi reiterati.

So benissimo, colleghi della destra, che non tutti i recidivi reiterati hanno rubato soltanto mele o soltanto autoradio o sono stati condannati soltanto per piccoli scippi o per furti in grandi magazzini. So benissimo che tra i recidivi reiterati ed i delinquenti abituali e professionali vi sono soggetti che hanno fatto della delinquenza il loro programma di vita. Tuttavia, per non voler buttare il bambino con l’acqua sporca, nel momento in cui stiamo valutando semplicemente un gesto di clemenza e di riduzione della pena per una condanna che resta in essere, per un atteggiamento che non cambierebbe, per come funziona il sistema carcerario, neanche se costoro uscissero dal carcere tre anni dopo e, quindi, se l’indulto non fosse dato, è del tutto evidente che in questo momento ci dobbiamo porre il problema dei 16 mila carcerati in più che stanno chiusi nelle nostre carceri in condizioni tali per cui una prognosi negativa e di reiterazione del crimine non è certo legata alla prospettiva dell’indulto.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, assai brevemente vorrei ricordare all’Assemblea - non ce ne sarebbe bisogno - che quando Alleanza Nazionale ha dichiarato di votare esclusivamente i propri emendamenti non ha derogato per quanto riguarda l’emendamento Lussana 1.69, perché tale emendamento è pressoché identico al mio emendamento 1.124 (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). A questo proposito ricordo che in Commissione fu tentata una mediazione per escludere dall’applicazione dell’indulto i delinquenti abituali, professionali o per tendenza, o che dir si voglia plurirecidivi, e tale emendamento aveva trovato il parere favorevole del relatore Buemi. Di fronte a tale parere favorevole avevamo soprasseduto perché la condizione posta è che non si sarebbe applicato l’indulto non più a chi avesse commesso nei cinque anni successivi, con sentenza accertata, ipotesi delittuose, ma a chi lo avesse fatto nei sette anni successivi. Inspiegabilmente hanno cambiato opinione: loro, non noi!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

 

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, ritengo che sia chi è sensibile favorevolmente al tema della concessione dell’indulto, sia chi è contrario, non possa non prendere in seria considerazione l’emendamento in esame. Infatti, si è dimostrato nel dibattito che anche eccellenti avvocati possono soccombere quando la causa è debole. È il caso dell’onorevole Violante e dell’onorevole Giovanardi, che hanno attribuito ai proponenti ed al nostro gruppo l’intenzione di guardare in maniera malevola al futuro: cioè noi condanneremmo colui che ha commesso delitti sicuramente alla prognosi di ricadere nel delitto quando uscisse dalla pena detentiva. Non è così.

Questo emendamento e la nostra impostazione guardano al passato, all’accertato, al «sentenziato», non guardano al futuro, ma al caso di coloro che sono stati dichiarati delinquenti abituali, professionali o per tendenza. Ciò avviene sulla base di una consolidata verifica, di un accertamento dei fatti passato in giudicato. Non compiamo affatto una iniqua valutazione del futuro di chi si trovi in quelle condizioni, ma ci riferiamo ad una valutazione discriminante - questa sì - tra la condotta di chi non abbia commesso una pluralità di fatti delittuosi e di chi, invece, lo abbia fatto. Tutto questo rende, indubbiamente, degno di grande attenzione l’emendamento Lussana 1.69, sul quale anch’io esprimerò voto favorevole.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

Insisto nel chiedere, per favore, a chi vuole parlare, di non attendere proprio il momento del passaggio ai voti.

Prego, deputato Cirielli.

 

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, lo avevo chiesto già da dieci minuti. So che lei ha difficoltà a guardare a destra ma, magari, col tempo imparerà...

Signor Presidente, onorevoli colleghi, capisco la difficoltà psicologica di chi, oggi, si trova dalla parte dei «colletti bianchi», dei padroni. Però, adesso, addirittura difendono quegli imprenditori che, magari, hanno violato le norme contro gli infortuni sul lavoro e sono recidivi o plurirecidivi. Andate a spiegare a quei lavoratori, alle vittime, ai loro parenti o ai superstiti di quei lavoratori che bisogna salvare persino gli imprenditori recidivi nel non rispettare le norme antinfortunistiche!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

 

ENZO RAISI. Signor Presidente, colgo l’occasione per annunciare il voto favorevole su questo emendamento e per ringraziare il collega Boato il quale, dopo cinque anni di menzogne, ha chiarito che la legge Cirielli effettivamente ha mandato in galera i delinquenti e che la legge Bossi-Fini, effettivamente, ha funzionato. Gli dirò anche questo, come battuta: non si stupisca tanto del fatto che da parte di deputati di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania ci sia qualche applauso verso qualche deputato di Italia dei Valori che afferma cose che condividiamo. D’altra parte, questo provvedimento al quale tanto aspira, sarà approvato anche con il voto di tanti deputati che, nella trascorsa legislatura, hanno votato a favore della legge Cirielli e della legge Bossi-Fini.

 

PRESIDENTE. Prima di passare ai voti, vorrei raccomandare ad ognuna e ad ognuno di votare solo per se stessi. Mi giungono proteste per comportamenti difformi. Perciò, invito a votare con molta correttezza e ringrazio tutti loro.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Lussana 1.69, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all’Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Rinnovo l’invito a votare per se stessi.

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 516

Votanti 514

Astenuti 2

Maggioranza 258

Hanno votato sì 96

Hanno votato no 418).

 

Prendo atto che le deputate Capitanio Santolini e Lombardi non sono riuscite a votare e che quest’ultima avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Passiamo alla votazione dell’emendamento Consolo 1.124.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non intervengo per un richiamo al regolamento per non far perdere tempo all’Assemblea. Tuttavia, la pregherei di far ritirare dai segretari di turno...

 

PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Buontempo.

 

TEODORO BUONTEMPO. Dicevo, signor Presidente, che non intendo svolgere un richiamo al regolamento, ma la pregherei di far ritirare dai segretari di turno le tessere di votazione nelle postazioni in cui sono assenti i deputati. In tal modo, si evita ciò che stiamo osservando, ossia che alcuni, nonostante il suo giusto richiamo, continuino a votare anche per i colleghi assenti. Basta ritirare le tessere dai banchi in cui vi sono deputati assenti.

 

PRESIDENTE. Su questo punto raccolgo l’invito del deputato Buontempo e prego i segretari di Presidenza di procedere in tal senso (I deputati segretari ottemperano all’invito del Presidente).

Prego, deputato Buontempo, continui pure.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, ritengo che la libertà del singolo parlamentare e la libertà di coscienza dei gruppi siano valori aggiunti alla politica e non siano aspetti su cui recriminare, specialmente quando si assiste ad un voto trasversale che potrebbe anche significare, secondo questa logica, un’immoralità politica. Infatti, non si può reclamare il senso dell’appartenenza e, successivamente, votare insieme agli avversari.

Nel merito della questione, signor Presidente, stiamo discutendo di un emendamento con cui, ancora una volta, vorremmo fare emergere che coloro che sono a favore dell’indulto non vogliono, nella maniera più chiara, escludere dall’inclusione dei benefici dell’indulto stesso coloro che sono delinquenti abituali, professionisti o per tendenza, nel caso di condannati per delitti. Questa è la verità! Questo è il testo che coloro che sono a favore dell’indulto stanno votando!

Quindi, mi auguro che, fino alla fine, si voti non a scrutinio segreto, ma in maniera palese, perché il nome di ciascun deputato sia registrato accanto al suo voto, così come egli lo ha espresso, e quando i cittadini vedranno gli stessi delinquenti che il coraggio delle Forze dell’ordine era riuscito ad assicurare alla giustizia tornare nelle città a delinquere avranno a disposizione il nome ed il cognome del parlamentare che ha contribuito a riportare la delinquenza nelle strade delle nostre città (Commenti)!

Se qualcuno ha da dire qualcosa è bene che intervenga in aula, in piena libertà ed assumendosi le proprie responsabilità. Stiamo parlando oltretutto di cifre errate. Infatti, tra coloro che usciranno dal carcere perché devono scontare una pena al di sotto dei tre anni, coloro ai quali verrà applicato lo sconto dei tre anni e che hanno avuto condanne superiori e coloro a cui, sottratti i tre anni, resterà una condanna sotto i tre anni e saranno affidati ai servizi sociali, la somma sarà di circa 45 mila detenuti! Fatevi i conti, chiamate il Ministero della giustizia: siamo attorno ai 40-45 mila detenuti che, nell’arco di due anni, usciranno dal carcere!

Quindi, su una popolazione carceraria che si aggira sulle 61 mila unità circa, si rimetterebbero in libertà oltre la metà dei detenuti e resteranno in carcere - guarda caso! - i detenuti in attesa di giudizio! Voi volete evitare di affrontare questo problema, perché l’indulto non farà uscire dal carcere neppure quel 35 per cento di detenuti che verranno dichiarati, come le statistiche dimostrano, innocenti nei processi che devono subire...

 

PRESIDENTE. Il tempo è scaduto, la prego. Grazie, deputato Buontempo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

 

EDMONDO CIRIELLI. Come promesso, intervengo sempre per sottolineare aspetti diversi.

Poiché ho notato che molte volte si parla senza sapere ciò che si dice, ricordo che stiamo per riconoscere un grande beneficio a coloro - delinquenti abituali - che, dopo essere stati condannati alla reclusione in misura superiore complessivamente a cinque anni per tre delitti non colposi della stessa indole commessi entro dieci anni non contestualmente, riportano un’altra condanna per un delitto non colposo e della stessa indole.

Potrei continuare per i delinquenti professionali e per quelli per tendenza, ma la situazione dei delinquenti per tendenza mi sembra particolare. È dichiarato delinquente per tendenza chi, sebbene non recidivo o delinquente abituale o professionale, commette un delitto non colposo contro la vita o l’incolumità individuale, il quale di per sé o unitamente alle circostanze riveli una speciale inclinazione al delitto. Ecco a chi riconosciamo i benefici!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, intervengo solo per far presente che l’emendamento in esame è pressoché identico all’emendamento Lussana 1.69 già votato.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

 

DANIELE FARINA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario del gruppo di Rifondazione Comunista, cogliendo l’invito dell’onorevole Cirielli a far sì che i colleghi, me stesso per primo, parlino sapendo ciò che dicono.

In questo senso, approfitto della presenza del sottosegretario Li Gotti, in quanto i dati forniti dal Ministero non ci indicano con precisione quanti siano i datori di lavoro - padroni, a detta degli esponenti del centrodestra - che verrebbero liberati in base all’indulto e che si troverebbero ora nello stato di detenzione.

Ho la sensazione che il numero di tali datori di lavoro sia pari a zero, in quanto in questo paese neanche quando si dà fuoco al proprio dipendente - come accaduto in provincia di Milano - si finisce in galera; figuriamoci per il resto!

E a me spiace - colleghi dell’Italia dei Valori - che vi ricordiate della CGIL soltanto quando sbaglia e prende fischi per fiaschi (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! Forse varrebbe la pena di ricordarsi dei sindacati confederali o meno anche nelle lotte a tutela dei lavoratori, ma credo che ciò non faccia parte del DNA del vostro gruppo.

Onorevole Buontempo, lei dà i numeri, in senso buono naturalmente! Ieri parlava del livello di recidività e quindi di un aumento dei reati dopo l’indulto del 1992 e guardava sopra e sotto. Onorevole Buontempo, l’ultimo provvedimento di indulto è stato nel 1990 e non nel 1992! Forse lei ha sbagliato le annate del vino, oltre che i numeri (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego! Dissentire con chi parla è legittimo...

 

IGNAZIO LA RUSSA. Ha dato dell’ubriaco al collega!

 

DANIELE FARINA. Onorevole La Russa, lei ha parlato di due mila detenuti per omicidio che uscirebbero dalle carceri italiane. Mi dispiace contraddirla, ma il Ministero ci comunica che i detenuti per omicidio presenti nei penitenziari del paese sono in tutto 2.400. Allora, o sono sbagliati i dati del Ministero o lei, in questo caso, racconta fischi per fiaschi!

Credo che la correttezza, la capacità di argomentare, sia fondamentale nella legittimità delle opinioni diverse. E non è un mistero per nessuno che magari da questi banchi vengano espresse opinioni diametralmente opposte a quelle provenienti da altri. Tant’è vero che le esprimiamo nel dibattito e nel voto.

Il nostro voto su questo emendamento, come sui precedenti, sarà pertanto assolutamente contrario. Tuttavia, l’invito rimane: non diamo numeri a casaccio, non creiamo allarme nel paese anche quando non ve ne è la necessità! Facciamo prevalere l’idea diversa che la non afflittività e la sicurezza dei cittadini sono grandezze che viaggiano assieme e non sono contraddittorie (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

 

LEOLUCA ORLANDO. Per ricondurre questo emendamento alla realtà normativa che, in buona sostanza, riproduce l’esclusione dell’applicabilità dell’indulto all’ipotesi prevista dall’articolo 151 del codice penale, riteniamo che lo stesso debba essere accolto perché evita che il provvedimento modifichi la normativa dell’indulto.

Un conto è applicare l’indulto, altro conto è cogliere l’occasione di un indulto per modificare l’unica normativa che riguarda il medesimo. Infatti, quest’ultima si rinviene oltre che nell’articolo 79 della Costituzione, nell’articolo 174 del codice penale, che espressamente dichiara che non si applica l’indulto alle ipotesi di delinquenti abituali, professionali o recidivi. È evidente che rappresenta un’anomalia, in questa furia indultista, non soltanto applicare l’indulto, ma modificare l’unica norma che lo regola, la quale è appunto l’articolo 174 del codice penale. Questo è troppo: ecco la ragione per la quale noi votiamo a sostegno di questo emendamento che, di fatto, mira ad impedire la modifica di una norma dell’ordinamento rispetto al regime dell’indulto (Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gasparri. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO GASPARRI. Presidente, lei prima ha fatto dei giusti richiami alla serietà dell’Assemblea. Poco fa un collega ha praticamente dato dell’ubriaco all’onorevole Buontempo, con toni e modalità inaccettabili che fanno ironia sul vino e su altre cose. Credo, onorevole Farina, lei che le bottiglie le ha utilizzate per altri scopi, che forse non possa ironizzare nei confronti di nessuno (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

FRANCESCO GIORDANO. Non voleva dire questo!

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Consolo 1.124, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all’Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 521

Votanti 518

Astenuti 3

Maggioranza 260

Hanno votato sì 95

Hanno votato no 423).

 

Prendo atto che i deputati Nicchi, Capitanio Santolini e D’Ulizia non sono riusciti a votare e che quest’ultimo avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

Passiamo alla votazione dell’emendamento Cirielli 1.237.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

 

EDMONDO CIRIELLI. Presidente, pur parlando a nome del gruppo sarò bravo e dirò poche cose, per sottolineare ciò che pensiamo senza fare ostruzionismo.

In particolare, questo emendamento cerca di salvaguardare quello che l’onorevole Mantini e l’onorevole, adesso senatore, Finocchiaro definiva la parte buona della Cirielli. Sembra sorprendente ma oggi l’attuale maggioranza, che per tre anni ha criminalizzato la parte della cosiddetta ex Cirielli che riguardava la riforma organica della prescrizione, non parla più di abrogare quella riforma sulla prescrizione, segno che tutte le polemiche fatte erano pretestuose. Invece, sento ripetute dichiarazioni - per carità, sono legittime in quanto sappiamo bene che in politica è lecito cambiare opinione - secondo cui la cosiddetta parte buona della Cirielli, che individuava una categoria speciale dei recidivi reiterati o plurirecidivi di cui all’articolo 99, quarto comma, regolava una categoria per la quale era necessario un giro di vite. Oggi, con questa riforma, la cosiddetta parte buona della ex Cirielli - parole queste dei colleghi della sinistra -, è divenuta una delle cause principali di tutti i mali del sistema carcerario.

Proprio a difesa di quella che per noi, anche nella scorsa legislatura, era la parte buona di quella proposta di legge che mirava a dare certezza e maggiore sicurezza nell’infliggere una pena giusta, soprattutto a coloro che sbagliavano più volte, voglio sostenere l’importanza di questo emendamento. Prima di escludere la categoria dei recidivi di cui all’articolo 99, commi terzo e quarto, ossia i recidivi qualificati, che commettono più volte reati della stessa indole nel giro di pochi anni o mentre sono evasi, o che magari, mentre sono agli arresti domiciliari, scappano e commettono abitualmente reati, ci vorrebbe una riflessione ed auspico un ragionamento in tal senso da parte dell’Assemblea.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Onorevole Presidente, chi è abituato a contare le vetrine o le auto da incendiare in corso Buenos Aires a Milano non sa fare i conti sui dati che ho prima riferito. Se avesse ascoltato senza pregiudizio saprebbe che coloro che hanno distrutto le autovetture a corso Buenos Aires hanno avuto una condanna dai tre ai quattro anni. Pertanto, anche lui si è seduto al tavolo della spartizione. Io ho detto che nell’anno del provvedimento di clemenza del 1990 vi è stato un calo dei crimini, nell’anno successivo vi è stata una crescita dei delitti del 41 per cento; quindi nel 1991 dopo il provvedimento abbiamo avuto il 41 per cento di aumento della criminalità. Anche negli anni immediatamente successivi ad altri provvedimenti di clemenza vi è stato un aumento dei delitti, ad esempio nel 1977 e nel 1978 abbiamo avuto aumenti rispettivamente del 2,1 per cento e dell’8,7 per cento. Nel 1977 i delitti denunciati hanno raggiunto il numero di 2 milioni e 204 mila, che non sono autovetture bruciate ma crimini che hanno offeso i cittadini per bene (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Cirielli 1.237, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all’Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 541

Votanti 537

Astenuti 4

Maggioranza 269

Hanno votato sì 98

Hanno votato no 439).

 

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantini. Ne ha facoltà.

 

PIERLUIGI MANTINI. Grazie Presidente, l’emendamento al nostro esame, presentato da molti gruppi, tende ad escludere dall’indulto le pene accessorie, cioè quelle pene amministrative o interdittive che restano a chi esce dal carcere. Come abbiamo detto, onorevoli colleghi, noi vogliamoun indulto equilibrato, in grado di essere una misura umana e giusta con i condannati, ma anche credibile nei riguardi dei cittadini preoccupati dalla criminalità. Abbiamo a cuore la legalità per i cittadini che sono in carcere e per quelli che sono fuori dal carcere. Le preoccupazioni dei cittadini per la loro sicurezza sono le nostre preoccupazioni, sarebbe davvero assurdo e irresponsabile il contrario.

In un recente libro-intervista José Luis Zapatero, cito testualmente, si dice «perfettamente d’accordo con Tony Blair nella considerazione che la sicurezza è propria della sinistra, che impiegare più poliziotti nelle strade in una democrazia solida è proprio della sinistra, dato che le principali vittime della delinquenza sono le classi medie e popolari, poiché i ricchi sono in grado di pagarsi una sicurezza privata».

Noi abbiamo orrore delle piccole Guantanamo disseminate lungo la nostra penisola, ma abbiamo anche orrore dei delitti, delle violenze, delle truffe finanziarie e di ogni tipo perpetrati quotidianamente contro i cittadini inermi. È lo stesso orrore in entrambi i casi, lo stesso che abbiamo contro la privazione dei diritti, la violenza, l’illegalità, l’ingiustizia. Per questo, non ci convincono certe antiche e antiquate visioni perdoniste, dimentiche della responsabilità che lo Stato ha nei confronti della protezione del bene fondamentale della libertà e dei diritti dei cittadini. Per questo, da democratici, assumiamo la politica di sicurezza come centrale nell’azione di Governo e nella nostra visione della società. L’Italia è cambiata - ne siamo convinti -, sta cambiando, vuole più sicurezza e più giustizia e noi dobbiamo essere all’altezza di questa domanda.

Per tali ragioni, avremmo voluto un provvedimento di indulto più equilibrato, ma accettiamo lo stesso un compromesso con tutte le forze del Parlamento per avere la maggioranza richiesta dalla Costituzione: per queste stesse ragioni, vogliamo escludere dall’indulto le pene accessorie. Già un’autorevole dottrina, cito qui Gustavo Zagrebelsky, definì «eccesso di indulgismo sommare le pene accessorie al beneficio dell’indulto».

Che senso ha oggi far uscire dal carcere, per esempio, un condannato per incesto e restituirgli il giorno dopo la potestà genitoriale? Che senso ha far uscire un condannato per bancarotta fraudolenta e restituirgli subito il posto nel consiglio di amministrazione? Che senso ha far uscire con l’indulto un condannato per peculato o corruzione e restituirgli immediatamente la direzione dell’ufficio dove ha commesso lo stesso reato? Noi dell’Unione, ma molte delle forze presenti in questo Parlamento, siamo per politiche alternative al carcere tutte le volte che sia possibile, per sanzioni alternative, per politiche ragionevoli di depenalizzazione. Sarebbe davvero assurdo, in questa circostanza, abbandonare questa giusta linea, togliere le pene ma anche le sanzioni amministrative interdittive. Molti di noi, onorevoli colleghi, pensano che la clemenza debba stare insieme alla giustizia e alle politiche di sicurezza. Non è cosa facile coniugare clemenza e rigore, ma è il nostro impegno e con questo voto possiamo dimostrarlo (Applausi dei deputati dei gruppi de L’Ulivo e dell’Italia dei Valori).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

 

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, anche nella passata legislatura ero favorevole ad un provvedimento di clemenza. Avrei preferito l’amnistia perché avrebbe consentito una decisione più profonda e meditata; ero, comunque, favorevole all’indulto, pur consapevole delle questioni delicate che si aprono. È giusto che, di fronte al dramma del sovraffollamento carcerario, il Parlamento debba assumersi le sue responsabilità. Mi ha sorpreso che il ministro Mastella, dopo avere annunciato il provvedimento ai carcerati, si sia defilato. Avrei preferito però che, dopo gli scandali di questi anni, fossero esclusi i condannati per reati finanziari e societari, ma devo ammettere che pensare di inserire anche le pene accessorie è una cosa che non ha alcun senso comune.

Sono d’accordo sull’emendamento 1.2 del collega Mantini (Applausi di deputati del gruppo de L’Ulivo), anche perché il rischio che si corre è che qualche condannato per reati finanziari e societari in ipotesi riprenda il posto nel consiglio di amministrazione dove ha commesso i reati per cui è stato condannato. Mi sembra che ciò sia del tutto da evitare; quindi, in tal senso, aderisco alla proposta dell’onorevole Mantini (Applausi di deputati dei gruppi de L’Ulivo, dell’Italia dei Valori e dei Comunisti Italiani).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Menia. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, posso anche prendere la parola subito dopo l’esame di questo emendamento; avevo, infatti, tentato inutilmente di segnalarle una questione che riguardava l’ordine nei lavori. Quindi, le chiederei di poter intervenire subito dopo la votazione degli identici emendamenti in esame.

 

PRESIDENTE. Sta bene.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.

 

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, colleghi, spiace che non sia stato seguito con sufficiente attenzione l’intervento dell’onorevole Mantini perché la questione posta dagli identici emendamenti in esame è di grande rilievo sociale, oltre che politico; è di grande rilievo sociale per i seguenti motivi.

Anzitutto, bisogna chiarire che ci stiamo riferendo non a tutte le pene accessorie ma, piuttosto, a quelle accessorie temporanee, cioè, come dice la stessa parola, pene destinate a terminare nel tempo. Quindi, il richiamo all’incesto è assolutamente fuori luogo perché la perdita della patria potestà, come tutti sanno - ma forse non il collega Mantini - è una pena definitiva ed irrevocabile.

Ma perché ci poniamo il problema della rilevanza sociale della proposta? Anzitutto perché a noi pare che, se vi è un atto di clemenza e di comprensione nei confronti di soggetti che vengono sottratti al carcere per un certo periodo di tempo, appare assai singolare che, rimessi nella società, costoro siano privati della possibilità di svolgere determinate attività collegate al reinserimento sociale.

Si può obiettare, come è stato fatto anche dall’onorevole Tabacci, che in tal modo si potrebbe permettere a chi si sia reso responsabile della commissione di un reato di svolgere di nuovo delle attività nel campo stesso in cui ha commesso il crimine. Al riguardo, vorrei che riflettessimo su un aspetto; infatti, trattandosi di pene accessorie temporanee, esse riguardano un certo periodo di tempo. Ciò significa che, escludendo dall’indulto le pene temporanee, si può verificare questo stato di cose: un soggetto esce e, in ipotesi, per sei mesi o un anno non potrà svolgere una determinata attività che potrà, invece, esercitare dopo quel periodo. La mia riflessione dunque è la seguente. Nel periodo nel quale lo abbiamo rimesso nella società e non gli consentiamo, però, di svolgere quella determinata attività che potrà svolgere nei mesi successivi - faccio l’esempio di un medico che sia stato condannato a sei od otto mesi di interdizione dall’esercizio della professione - gli impediamo di essere recuperato dopo averlo messo fuori dal carcere. Dunque, la situazione in questo caso è molto singolare perché mentre, di solito, la pena temporanea accessoria decorre nello stesso periodo in cui si sconta la pena principale, nel momento in cui anticipatamente rimettiamo nella società una persona gli impediamo però per un certo periodo - e solo per un certo periodo - di riattivarsi nelle sue attività normali.

C’è dunque differenza tra le pene interdittive perpetue per cui non gli consentiamo di tornare nelle sue attività e quelle temporanee per cui lo lasciamo libero ma impedito di svolgere le attività di lavoro cui egli è abituato e nelle quali è capace. A me pare che noi stiamo rimettendo nella società persone cui impediamo però di essere cittadini uguali agli altri anche se lo saranno a distanza di un certo numero di giorni o di anni. Ciò crea, inutilmente, una condizione di possibile ricaduta nel delitto, perché l’ipotesi di esclusione definitiva da una certa attività la si comprende - non la rifaranno mai più -, ma coloro che, viceversa, sono esclusi per un periodo di mesi o di uno o di due anni vengono messi in condizioni di non lavorare e di non svolgere determinate attività che però svolgeranno due anni dopo, con una pausa intermedia che impedisce loro comunque di reinserirsi socialmente.

Quindi, noi poniamo una questione di giustezza di questa norma che si vuole abrogare, una norma che era presente in tutti gli indulti, evidentemente sulla base del mio ragionamento. Per carità, ne facciamo una questione, da un lato, politica perché esiste un testo che abbiamo considerato l’unico accettabile, e, dall’altra, di reinserimento sociale, di presenza nella società di persone che, per un certo periodo ne sono escluse e che poi potranno riprendere la propria attività. Vorrei che su ciò si riflettesse bene. Lasciamo da parte la questione politica, ma riflettiamo bene se facciamo una cosa giusta rimettendo la persona in libertà, ma impedendole per un certo periodo di essere parte della società (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia e di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D’Elia. Ne ha facoltà.

 

SERGIO D’ELIA. Signor Presidente, invito i colleghi della maggioranza a riflettere sugli effetti che produrrebbe questo emendamento, se venisse approvato. Invito, altresì, il collega Mantini, nella sua legittima posizione politica e personale, a non accedere al livello della mistificazione o della propaganda politica. Lei ha richiamato l’esempio della patria potestà rispetto all’incesto. Per quanto riguarda il reato dell’incesto, se una persona viene condannata, di per sé perde la patria potestà, ma quel che è più importante è che nel provvedimento di indulto in esame escludiamo il reato di incesto! Quindi, collega Mantini, non si può fare questo esempio (basta leggere le disposizioni riguardanti le esclusioni). E non mi pare che siano stati presentati emendamenti soppressivi rispetto alle esclusioni.

I deputati della Rosa nel Pugno voteranno contro questo emendamento per le ragioni generali - le abbiamo già esposte - di insoddisfazione rispetto ad un provvedimento che, a parer nostro, è fin troppo pieno di esclusioni, che ne hanno limitato fortemente la portata; un indulto già inadeguato ad affrontare una vera e propria catastrofe umanitaria e di legalità nelle nostre prigioni. Peraltro, tale emendamento prevede un ulteriore limitazione su un punto di particolare rilevanza ai fini di un reinserimento sociale che sia soprattutto attento ai problemi della sicurezza sociale; vogliamo che questo inserimento scongiuri il più possibile il pericolo di recidiva dell’ex detenuto.

Escludere dall’indulto - su questo, colleghi della maggioranza, vi invito a riflettere -, oltre a quelle perpetue, anche le pene accessorie temporanee, rischia di essere una scelta criminogena (riflettiamo, lo ripeto, su questo). Rischiamo di provocare danni nell’approvare questo emendamento. È pericoloso, perché si costringe una persona - l’ha detto molto bene il collega Pecorella -, uscita dal carcere, a vivere nell’illegalità, a reiterare o a compiere scelte illegali.

Non so se tutti i colleghi conoscano l’esatto elenco delle pene accessorie temporanee alle quali non si vuole applicare l’indulto. Ve le ricordo. Le pene accessorie temporanee comportano: l’interdizione dai pubblici uffici; l’interdizione da una professione o un’arte; l’interdizione legale; l’interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese; l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione; la decadenza o la sospensione della patria potestà.

Ebbene, se venissero approvati gli identici emendamenti al nostro esame, costringeremmo le persone uscite dal carcere a compiere scelte uguali a quelle che le hanno condotte negli stessi istituti penitenziari. Ciò perché le pene accessorie comportano le privazioni, le limitazioni e le esclusioni prima ricordate, escludendo, dunque, la possibilità di reinserirsi nella vita civile.

Ribadisco che non possiamo far uscire dal carcere un detenuto per complicargli la vita attraverso questo tipo di impedimenti ed obbligandolo, quindi, a reiterare o a compiere comportamenti contro la legge. Concedere l’indulto anche per quanto riguarda le pene accessorie risponde, dunque, ad un principio di legalità! Non si tratta di un atto di clemenza, ma risponde ad un principio di legalità e ad un bisogno di sicurezza sociale. Ritengo pertanto ragionevole...

 

PRESIDENTE. La prego di concludere!

 

SERGIO D’ELIA. ...contemplare anche tali misure all’interno del provvedimento di indulto in esame.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, desidero intervenire brevemente per confermare che, trattandosi di proposte emendative che non sono state da esso presentate, il gruppo di Alleanza Nazionale si asterrà nella votazione degli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238. Vorrei tuttavia dire (Commenti dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori)...

 

ANTONIO BORGHESI. Vergogna! Vergogna!

 

GIUSEPPE CONSOLO. Vorrei tuttavia dire all’onorevole Mantini che, se egli è contrario alla concessione dell’indulto, lo invito a votare assieme al gruppo di Alleanza Nazionale contro il provvedimento di clemenza in esame. Una disparità di trattamento delle pene accessorie rispetto al reato principale mi sembra, anche alla luce del precetto costituzionale, veramente assai discutibile.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brigandì. Ne ha facoltà.

 

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo solo per commentare brevemente le affermazioni del deputato Tabacci, il quale ha detto (Commenti)...

 

PRESIDENTE. Per favore, credo che il deputato possa parlare liberamente, grazie!

Prego, deputato Brigandì, prosegua pure il suo intervento.

 

MATTEO BRIGANDÌ. La ringrazio, signor Presidente.

Come stavo ricordando, il deputato Tabacci ha affermato che il sovraffollamento delle carceri è una responsabilità che appartiene a questa Assemblea. Dal momento che il sovraffollamento carcerario è, invece, un problema che investe l’amministrazione della giustizia, ritengo si debba escludere la responsabilità di quest’aula. Al massimo, si tratta di un onere che l’inefficienza dell’apparato giudiziario ci sta accollando e che noi stiamo cercando - anche se spero di no - di superare.

Vorrei far presente che, se i magistrati lavorassero come tutti gli altri cittadini, anziché fare quarantacinque giorni di ferie all’anno e tenere una o due udienze alla settimana, probabilmente avremmo già risolto il problema relativo ai detenuti in attesa di giudizio!

Concludo, ricordando che la durata media dei processi in Italia è pari a 1.300 giorni, mentre in Messico risulta di 300 giorni!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raiti. Ne ha facoltà.

 

SALVATORE RAITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dichiarare che condividiamo l’emendamento Mantini 1.2 (peraltro identico all’emendamento Donadi 1.238 presentato dal nostro gruppo), se non altro perché l’appello che abbiamo lanciato da questi scranni è stato parzialmente recepito. Infatti, anche se si cerca di introdurre rimedi comunque insufficienti, si tratta pur sempre di un passo avanti.

Per questo motivo, ritengo che anche i colleghi del gruppo di Alleanza Nazionale, che stanno conducendo una battaglia contro il provvedimento in esame, sotto questo punto di vista dovrebbero compiere uno sforzo per apprezzare tali proposte ed ottenere comunque questo risultato.

Desidero evidenziare, inoltre, che stiamo discutendo di pene accessorie e temporanee. Ho ascoltato l’intervento precedentemente svolto dall’onorevole Pecorella, il quale è mio collega anche dal punto di vista professionale: ebbene, vorrei umilmente rilevare che il ragionamento che egli ha formulato risulta decisamente in contraddizione con quella che dovrebbe essere la finalità del provvedimento di indulto che è stato proposto.

Le pene accessorie non c’entrano nulla con il sovraffollamento delle carceri. Riguardano tutt’altra finalità. Voglio ricordare che le pene accessorie sono stabilite dal codice di procedura penale; la finalità è quella di comminare una pena che non sia solo reclusiva, perché a volte la pena accessoria vale molto di più della restrizione della libertà. Spesso, infatti, essa è rivolta a quei soggetti che beneficiano di una posizione particolare, perché pubblici amministratori o pubblici ufficiali o amministratori di società; ebbene, quando il giudice sancisce una pena accessoria, li colpisce indicando alla società una loro responsabilità precipua, ed in questo senso questo tipo di pena a volte è più certa ed effettiva di quella della reclusione.

Quindi, nulla c’entra con il sovraffollamento delle carceri la giustificazione per la quale si dice che, se eliminiamo le pene accessorie, diamo la possibilità a chi ritorna in libertà di reinserirsi nella società. Questo ragionamento, mi consenta il collega Pecorella, può essere anche offensivo per l’intelligenza di molti, perché se un pubblico ufficiale torna in libertà non si capisce perché l’indomani mattina dovrebbe andare a svolgere proprio quel suo ruolo. Se un dirigente d’azienda, che ha commesso reati societari o finanziari, torna in libertà, non si capisce perché l’indomani mattina dovrebbe andare a svolgere solo ed esclusivamente il ruolo di dirigente d’azienda. Potrebbe andare a lavorare nell’azienda, caro collega Pecorella, magari facendo il manovale o scaricando qualche scatolone: così capirebbe qual è la fatica di coloro i quali lavorano onestamente (Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tenaglia. Ne ha facoltà.

 

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dell’Ulivo aveva già presentato in Commissione giustizia lo stesso emendamento. Infatti, riteniamo che la differente finalità tra pena principale e pena accessoria, laddove per la pena accessoria la finalità è soprattutto quella della prevenzione sociale, mentre per la pena principale è quella dell’afflizione e della retribuzione, giustifichi questa disparità di trattamento.

Non si tratta di un problema di reinserimento sociale, perché le pene accessorie vanno a colpire quell’interesse, quel bene della vita che è stato leso dal reato. L’esclusione sociale non è a tutto tondo. Non riguarda il complesso delle possibili attività della persona. Non si tratta quindi di un problema di reinserimento sociale, ma di garantire la sicurezza sociale rispetto ad un interesse, un bene protetto da quel reato. Tant’è vero che la pena accessoria colpisce sempre un’attività, quell’attività che è stata lo strumento per compiere il reato, e quindi serve per prevenire la futura commissione dello stesso.

Dunque, ci sembra ragionevole questa disparità di trattamento. Per questo abbiamo ripresentato l’emendamento in Assemblea e voteremo a favore di esso.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

 

ELIAS VACCA. Se il partito dei Comunisti Italiani non votasse a favore di questo emendamento, non si capirebbero i ragionamenti che fino a questo momento abbiamo sviluppato. Infatti, il ragionamento dotto e giuridicamente pregevole dispiegato dal collega Pecorella non persuade almeno sotto due profili.

Il primo profilo è la preoccupazione circa le modalità di reinserimento degli ex detenuti che credo sia condivisa dai 630 membri di questa Camera, ma l’esempio stesso che è stato portato ci induce evidentemente a distinguere l’attività risocializzante, che può essere per esempio quella di un primario condannato per omicidio colposo, quella di un amministratore d’azienda condannato per bancarotta fraudolenta, o quella di un pubblico amministratore condannato per corruzione o ancora quella appunto dei ladruncoli, di cui prima si stava parlando.

Per questi ultimi, attività risocializzanti non ce ne sono nelle misure alternative, perché nessuno dà loro lavoro e fiducia; per gli altri, invece, ce ne sono.

Allora, mi domando: se abbiamo detto in tanti, questa sera, in quest’aula, e anche nelle giornate precedenti, che l’obiettivo del provvedimento di indulto è quello di svuotare le carceri delle persone in eccedenza e di ridare speranza ai detenuti, almeno quanto ai tempi di riacquisizione della libertà, che c’entra, che c’azzecca - direbbe qualcuno - con il consentire ad amministratori di aziende bancarottieri di tornare ad amministrare le aziende il giorno dopo perché decade anche l’interdizione temporanea? Per trasferire il discorso sul terreno dei delitti colposi, le cronache sono piene di persone che guidano ubriache o sotto l’effetto di stupefacenti e che ammazzano pedoni innocenti e ignari che camminano sulle strisce. Se a costoro venisse condonata la pena e, quindi, non scontassero il carcere, vogliamo ritirare loro la patente oppure no?

Se non vogliamo dare veramente il messaggio che questo indulto, anziché essere un atto di clemenza, è un vero colpo di spugna sulle azioni criminose delle persone che devono essere destinatarie soltanto di uno sconto di pena, credo che l’emendamento del collega Mantini debba essere accolto.

Quando noi Comunisti Italiani abbiamo detto che ci saremmo riservati di esprimere il nostro voto sull’indulto nel dibattito in Assemblea, non lo dicevamo tanto per dire. Lo dicevamo perché noi non rinunciamo ad entrare nel merito di ogni singolo provvedimento e, a seconda del testo che ne risulterà dal dibattito, i Comunisti Italiani esprimeranno una valutazione complessiva. Se si tratta - lo ribadisco - di un atto di clemenza, che risolve l’emergenza carceraria, noi siamo assolutamente d’accordo. Se si tratta di tirare fuori i poveretti dalle carceri, siamo d’accordo. Ma, se si tratta di premiare in assoluto, rimettendo in sella bancarottieri corrotti e persone di questo genere, non siamo d’accordo affatto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Comunisti Italiani e dell’Italia dei Valori).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Donadi. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, mi rendo conto che alcuni emendamenti relativi a questa proposta di legge sono tecnici e, quindi, come tutte le questioni tecniche, hanno una loro osticità intrinseca. Ma credo che, mai come in relazione a questo emendamento, siamo di fronte ad una proposta che auspicavo il consenso comune portasse quest’aula a votare in modo unanime.

Qui stiamo parlando di non estendere l’indulto alle pene non detentive, temporanee, che prevedono, per alcune categorie di persone (pubblici dipendenti, imprenditori, amministratori di società, liberi professionisti) l’impossibilità, per un determinato periodo di tempo, di esercitare le attività nell’ambito delle quali hanno commesso il reato. Significa che il dipendente pubblico che si sia lasciato corrompere, per un determinato periodo di tempo, non potrà riprendere a svolgere il ruolo nel quale si è fatto corrompere. Significa che l’imprenditore corrotto, che ha falsificato un bilancio o che ha truffato i propri clienti e consumatori, per un determinato periodo di tempo, non potrà svolgere le funzioni di imprenditore o di amministratore di una società di capitali. Quindi, mi pare evidente che si tratta di un intervento che con il fine di deflazione dell’eccesso delle presenze nelle carceri, evidentemente, non ha nulla a che fare.

Mi corre veramente l’obbligo di dire che quanto ho sentito affermare in quest’aula, da parte dell’onorevole Taormina e dell’onorevole D’Elia, rasenta l’incredibile.

 

PRESIDENTE. La prego, è nettamente oltre il tempo a sua disposizione.

 

MASSIMO DONADI. A me risulta di avere cinque minuti a disposizione per parlare sull’emendamento del mio gruppo...

 

PRESIDENTE. È già stato fatto... Lei ha un minuto per svolgere la sua dichiarazione di voto a titolo personale. Prego...

 

MASSIMO DONADI. Concludo immediatamente, signor Presidente. Tuttavia, vorrei far presente che sto intervenendo sul mio emendamento 1.238.

 

PRESIDENTE. Sugli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238, per il suo gruppo è intervenuto l’onorevole Raiti. Sono esattamente gli emendamenti di cui stiamo discutendo.

 

MASSIMO DONADI. Io ho chiesto di parlare per illustrare il mio emendamento 1.238...

 

PRESIDENTE. È esattamente l’emendamento che stiamo esaminando! Noi stiamo esaminando gli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238. Rispetto a questi due identici emendamenti è cominciato l’esame e, per il suo gruppo, ha parlato l’onorevole Raiti. Dunque, lei ha un minuto di tempo, che è ampiamente scaduto per intervenire.

 

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, se mi concede un minuto, mi avvio alla conclusione.

 

PRESIDENTE. Prego.

 

MASSIMO DONADI. Credo sia un atto di minima giustizia prevedere che chi ricopre un determinato ruolo apicale nella pubblica amministrazione...

 

PRESIDENTE. Però, la prego: le ho rivolto un’osservazione! La prego di concludere.

 

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, un minuto non è trascorso.

 

PRESIDENTE. Sono trascorsi quasi due minuti: la prego!

 

MASSIMO DONADI. Rilevo, poi, cosa ci sia dietro il fumo della dura opposizione di Alleanza Nazionale: c’è il niente, c’è la volontà implicita di accettare un indulto rispetto a cui non sono disponibili! Non vogliono correre nemmeno il rischio che un singolo emendamento venga approvato. Congratulazioni! Gli italiani lo sapranno (Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori)!

 

IGNAZIO LA RUSSA. Esci dal Governo! Smettila di appoggiarli!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Casini. Ne ha facoltà.

 

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, tutti i nodi vengono al pettine! E tali nodi sono emersi con chiarezza su questo emendamento. Dico sinceramente - perché ci ispirano e ci guidano lealtà e serenità - che non si può non esprimere un voto favorevole su di esso. Questa non è un’amnistia, che estingue il reato e che noi avevamo sollecitato (peraltro, non avevamo il coraggio di fare un’amnistia!).

Il provvedimento che stiamo assumendo riguarda una priorità precisa, che è quella del sovraffollamento delle nostre carceri. Pertanto, se si parte da questo presupposto, ha perfettamente ragione il deputato del partito comunista che è intervenuto prima di me: questo emendamento deve essere approvato. Siamo in una logica diversa da quella dello svuotamento delle carceri, che ispira il provvedimento di indulto. L’ha già motivato l’onorevole Tabacci.

Vorrei ringraziare anche l’onorevole Mazzoni che, nell’ambito del Comitato dei nove, si è prodigata per una diversa coerenza logica. Questi nodi verranno al pettine anche in seguito, perché, ad esempio, vi sono emendamenti del gruppo di Rifondazione Comunista che, da un lato, mirano ad evitare che una certa fattispecie venga compresa tra le esclusioni (mi riferisco al tema delle bande armate) e, dall’altro, per quanto riguarda l’usura, assumono un atteggiamento esattamente opposto. Ciò fa parte della confusa logica di scambio che abbiamo posto in essere in quest’aula, che non fa onore al Parlamento.

Comunque, non voglio polemizzare. Vorrei solo dire che esprimeremo un voto favorevole sull’emendamento Mantini 1.2 (Applausi dei deputati del gruppo dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e dell’Italia dei Valori).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vitali. Ne ha facoltà.

 

LUIGI VITALI. Signor Presidente, vorrei manifestare la mia grande perplessità sul voto che ci accingiamo ad esprimere. Colleghi, in quest’aula ci sono due posizioni molto chiare. Vi è la posizione di quanti dicono di essere contrari all’indulto, che è condivisibile o meno, ma assolutamente rispettabile. Vi è, poi, la posizione di quanti, invece, ritengono l’indulto necessario.

Mi rivolgo a questa maggioranza parlamentare: non soltanto abbiamo il dovere di intervenire in questa materia per liberare le carceri dalle migliaia di persone recluse, ma in quanto legislatori abbiamo il dovere di formulare leggi che abbiano una consapevolezza ed una coerenza.

Mi sembra che una parte della maggioranza rispetto all’indulto voglia salvarsi la coscienza, nell’ottica di una politica di riduzione del danno. L’indulto non è un danno: se è un danno, non si vota; se, invece, non è un danno, si vota con tutte le conseguenze! Quindi, annuncio un voto contrario sull’emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia e di deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lussana. Ne ha facoltà.

 

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, annunzio l’espressione del voto favorevole del gruppo della Lega Nord sull’emendamento in esame, coerentemente con la posizione che ha manifestato nel corso della discussione in Commissione e con il fatto che anche noi abbiamo presentato un analogo emendamento per escludere dalla riduzione di pena le pene accessorie.

Mi trovo perfettamente d’accordo con il deputato Casini: le pene accessorie rappresentano qualcosa di diverso rispetto ad uno sconto di pena e all’esigenza di deflazionare i nostri penitenziari. Dobbiamo anche pensare che, se si vuole procedere nella direzione dell’indulto, quindi, di un atto di clemenza, bisogna anche consentire o, comunque, prevedere delle misure che consentano un momento di riflessione per chi ha commesso un reato, ha subito una condanna che si vede condonare. Vi sono comunque delle responsabilità sociali evidenti ...

 

PRESIDENTE. La prego, onorevole Lussana.

 

CAROLINA LUSSANA. Ho cinque minuti, Presidente! Mi scusi, lei è stato oltremodo clemente, visto che parliamo di indulto, nei confronti del presidente dell’Italia dei Valori, che ha «sforato» di ben tre minuti il suo intervento, poiché era già intervenuto un collega del gruppo! Io ho cinque minuti e vorrei continuare...

 

PRESIDENTE. No, lei ha solo un minuto!

 

CAROLINA LUSSANA. No, ho cinque minuti, perché nessuno del mio gruppo è intervenuto!

 

PRESIDENTE. Mi scusi; lei ha forse «cancellato» il deputato Brigandì? È intervenuto, mi dispiace!

 

CAROLINA LUSSANA. Allora, Presidente, vi sono delle responsabilità sociali.

Vorrei, inoltre, rispondere all’onorevole Pecorella: un medico che pratica l’infibulazione (mi riferisco ad una legge approvata e condivisa da questo Parlamento) e che beneficia anche dello sconto di pena non deve tornare a fare il suo mestiere!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, voteremo contro questo emendamento e, al riguardo, vorrei leggervi otto date (è la motivazione per cui esprimeremo il voto contrario): 22 giugno 1946, 19 dicembre 1953, 11 luglio 1959, 4 giugno 1966, 22 maggio 1970, 4 agosto 1978, 18 dicembre 1981, 10 aprile 1990.

Vi erano parlamentari che, in questa sede, hanno dimostrato di avere il didimo e l’epididimo! Quindi, voteremo contro, perché anche noi vogliamo dimostrare, come loro, che le pene accessorie erano ricomprese: qualcuno qui li deve pure avere il didimo e l’epididimo!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, ha già parlato per il gruppo, sia pure per meno di un minuto, il nostro rappresentante al banco del Comitato dei nove.

Confermo che il gruppo di Alleanza Nazionale ha deciso, in linea di massima, di votare unicamente i propri emendamenti, perché sappiamo, come ha appena rilevato l’onorevole Casini, che su tutta una serie di emendamenti si dovrà discutere se includere o meno tra i beneficiari dell’indulto le persone che hanno commesso, per esempio, i reati di rapina a mano armata, di usura, di banda armata...

 

FRANCESCO GIORDANO. Perché guardi verso di noi?

 

IGNAZIO LA RUSSA. ...e se dobbiamo ricomprendere nell’indulto le pene accessorie.

È una valutazione che lasciamo unicamente a chi ha deciso che questo indulto debba essere approvato. Non vi toglieremo le castagne dal fuoco, né in un senso né nell’altro! Noi non voteremo, ma ci asterremo, a parte qualche eventuale caso di coscienza che, a mio avviso, non è presente in questa materia, e lo dico ai colleghi del mio gruppo.

Noi invitiamo coloro cui non piacerà il risultato di questo voto, se ve ne saranno, a non votare l’indulto in sede di votazione finale (Commenti).

 

GIUSEPPE ASTORE. Vergogna!

 

IGNAZIO LA RUSSA. Scemo! Non ti permettere di dire vergogna! Imbecille!

 

PRESIDENTE. Chiedo, per la necessaria correttezza del voto, che i deputati segretari procedano alla verifica delle schede ed invito i deputati al massimo della correttezza nell’esprimere un voto che ognuno sa essere delicato!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

 

Pag. 109

 

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, interverrò in maniera telegrafica.

Ovviamente, condivido quanto ha affermato il mio capogruppo, ma poiché ho presentato l’emendamento 1.235, che è uguale a quello in esame, il mio voto sarà favorevole.

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si rimette all’Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi de L’Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell’Italia dei Valori e dei Comunisti Italiani - Applausi polemici di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

(Presenti 527

Votanti 510

Astenuti 17

Maggioranza 256

Hanno votato sì 340

Hanno votato no 170).

 

Vi prego! Vi prego! In conseguenza dell’approvazione degli identici emendamenti Mantini (Commenti)... Vi prego, per favore (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)! Vi prego (Commenti)! Vi prego di lasciare svolgere ordinatamente i lavori senza commentare i singoli comportamenti!

Avverto che, in conseguenza dell’approvazione degli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238, soppressivi del comma 2, è precluso l’emendamento Lussana 1.60.

Avverto, inoltre, che l’emendamento Consolo 1.126 deve intendersi riformulato eliminando il riferimento al comma 2.

Dobbiamo ora passare al successivo emendamento segnalato, cioè all’emendamento Contento 1.125. Se nessuno chiede la parola...

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donadi. Ne ha facoltà.

 

MASSIMO DONADI. Intervengo rapidissimamente, signor Presidente, per annunciare che i deputati del gruppo dell’Italia dei Valori voteranno a favore dell’emendamento in esame.

Riteniamo molto importante subordinare la concessione dei benefici legati all’indulto al fatto che almeno un terzo della pena sia stato scontato. Ciò non incide, se non in misura minima, sulla quantità di coloro che beneficeranno dell’indulto, ma lega l’applicazione dell’indulto almeno al rispetto minimo di un altro principio che - così credo - ha valenza generale: quello secondo il quale la pena deve avere un minimo di certezza (Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione...

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Insisto nel chiedere ai deputati di avvertire della loro determinazione di intervenire, per favore, prima che siano pronunciate le parole: «Indìco la votazione».

Ha facoltà di parlare, deputato Vacca.

 

ELIAS VACCA. Signor Presidente, impiegherò pochi secondi per dire che, se si fosse fatto riferimento alla necessità di adoperarsi per risarcire il danno, l’emendamento in esame ci troverebbe d’accordo. La condizione oggettiva dell’avvenuto risarcimento del danno, purtroppo... Mi fanno notare i colleghi che sto facendo riferimento ad un emendamento successivo e, quindi, mi fermo qui.

 

PRESIDENTE. È così, grazie.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Contento 1.125, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all’Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 556

Votanti 553

Astenuti 3

Maggioranza 277

Hanno votato sì 99

Hanno votato no 454).

 

Passiamo alla votazione dell’emendamento Consolo 1.126, nel testo riformulato a seguito dell’approvazione degli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, desidero soltanto ricordare all’Assemblea che il mio emendamento 1.126, come riformulato (a seguito della soppressione del comma 2), prevede l’applicabilità del beneficio a condizione che la parte offesa, quella che ho definito il protagonista emarginato di tutto il provvedimento, sia stata risarcita.

Mi sembra un provvedimento di grande equità: una volta che la parte civile si sia costituita, l’emendamento pone sullo stesso piano chi ha commesso il reato e chi ha subito l’offesa ed il danno materiale del reato. Ammettere all’indulto Caino, la parte che ha commesso il reato, senza pensare alla parte che ha subito le conseguenze del reato ci sembra veramente iniquo e stravolge quella par condicio che dovrebbe esservi, come minimo, tra chi ha commesso il reato e chi l’ha subito.

Ecco perché chiedo ai colleghi di valutare serenamente l’emendamento in esame. Non si dica, per piacere, che l’emendamento in questione è ultroneo ed inutile, perché qualora la parte offesa del reato avesse potuto essere risarcita avrebbe già ottenuto il risarcimento: un conto è un risarcimento formale che deriva dall’avvenuta costituzione di parte civile, un conto è un risarcimento effettivo, al quale noi ci riferiamo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, non so se i giornalisti si debbano per forza dividere in buoni o cattivi, però in un giornale di questi giorni si riporta il caso degli stabilimenti di Eternit, dove si dice che vi siano almeno tremila morti a causa dell’amianto. Secondo quanto si legge, un insieme di dirigenti ed amministratori che facevano parte dei suddetti stabilimenti, che hanno avvelenato la vita di molti lavoratori e anche di tanti cittadini, non saranno chiamati, grazie all’indulto, a rispondere di disastro colposo e di altri omicidi colposi e, probabilmente, non finiranno mai in carcere. Addirittura, poiché si dice che l’indulto è solo la premessa dell’amnistia che partirà in autunno, se questo fosse, non verserebbero nemmeno un euro alle vittime ed ai loro familiari.

Per questo, l’Italia dei Valori voterà a favore dell’emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

 

ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio sarà un intervento rapido: quello che avrei voluto svolgere prima se non avessi perso il filo degli emendamenti. L’emendamento in esame non è peregrino né inopportuno, per certi versi, perché è vero che risponde alla logica della tutela di Abele.

Vorrei svolgere tre considerazioni che ci impediscono di votare favorevolmente. In primo luogo, vi è quanto dicevo prima: la concessione dell’indulto è ancorata non all’essersi efficacemente adoperati per risarcire ma al fatto oggettivo di avere risarcito. Ciò, a volte, è impossibile oggettivamente, malgrado ci si sia adoperati per farlo e, quindi, le persone con condizioni economiche più favorevoli si vedrebbero riconoscere l’indulto a discapito di quelli che non hanno denari.

In secondo luogo, vi è comunque un punto scoperto: in tutti i delitti nei quali non vi sia la persona offesa o la costituzione di parte civile - mi riferisco, ad esempio, alla detenzione per spaccio di stupefacenti -, il fatto che non vi sia danno da risarcire e non vi sia costituzione di parte civile impedisce di ottenere l’indulto.

In terzo luogo, vi sono processi delicatissimi nei quali le persone offese hanno ricevuto danni gravissimi ma, a volte, non si costituiscono parte civile per contesti ambientali. Vorrei precisare che nei processi per usura, per mafia e, in Sardegna, anche in quelli per sequestro di persona molto spesso la costituzione di parte civile porta ragionevolmente alcuni problemi. In questo caso, vorremmo ulteriormente premiare coloro che non si vedono contrapporre una parte civile, magari timorosa di agire in sede civile nel processo penale?

Per tutte queste considerazioni, i Comunisti Italiani non voteranno a favore dell’emendamento in esame.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

 

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, colleghi deputati, intervengo soltanto per riprendere una considerazione del deputato Consolo e per invitare me stesso e tutti noi a riflettere su questo emendamento.

Credo che l’approvazione della proposta emendativa in esame possa evitare che questo provvedimento produca allarme sociale. Ci siamo preoccupati di evitare un allarme sociale nell’individuazione dei reati da escludere dall’indulto. L’idea che si applichi tale beneficio a prescindere dal risarcimento del danno provocato alle vittime credo che produrrebbe allarme sociale. Evitiamolo; evitiamo di far pensare che questa «furia indultista» travolge i diritti delle parti offese riconosciuti nel processo attraverso il riconoscimento del danno subito.

 

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare sull’ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, un’agenzia di stampa delle 19,35 annuncia che il ministro della giustizia Mastella avrebbe scritto al Presidente del Consiglio dei ministri dichiarando, testualmente, che non esclude l’ipotesi di rimettere l’incarico. Stando a quanto si apprende dall’agenzia di stampa, il Guardasigilli lamenta con il Presidente del Consiglio quanto sta accadendo all’interno del Governo e, in particolare, l’atteggiamento e le parole del ministro Di Pietro, chiedendo al medesimo Presidente del Consiglio di intervenire.

Quest’oggi, in molti hanno commentato l’attivismo del ministro Di Pietro in questa vicenda, che, per carità, è comprensibile e legittimo. In pochi hanno lamentato la latitanza assoluta del ministro guardasigilli, il quale è l’interlocutore competente, in rappresentanza del Governo, per questo provvedimento. Egli è stato, finora, il convitato di pietra in tutta questa discussione che, peraltro, mi pare lo dovrebbe riguardare. Per di più, si apprende ora che il ministro Mastella, non solo si sarebbe autosospeso, al pari del ministro Di Pietro, ma addirittura annuncerebbe le sue dimissioni. Credo sia il caso che il Presidente del Consiglio dei ministri venga a chiarire questa confusa situazione di ministri competenti, che non ci sono, e di ministri incompetenti, superattivi (Applausi dei deputati dei gruppi dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).

 

PRESIDENTE. Lei ha svolto alcune considerazioni politiche che spetterà al Governo valutare.

Proseguiamo nell’esame degli emendamenti e nelle votazioni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO COTA. Intervengo, signor Presidente, semplicemente per ribadire il nostro voto favorevole a questo emendamento il quale, sostanzialmente, è uguale ad un altro emendamento che avevamo presentato in sede di Commissione ma che non abbiamo potuto segnalare. Vorrei rimarcare, per motivare il voto favorevole, una considerazione.

Dal momento che la vittima ha subito un danno, è giusto che, quanto meno, la concessione di un atto di clemenza nei confronti di chi lo ha causato sia subordinata ad un concreto risarcimento a favore della vittima. Si potrebbe affermare che, in questo modo, si penalizzano le persone meno abbienti. Però, ritengo che chi ha commesso un reato, chi ha commesso un delitto debba essere considerato, quanto meno, con minor favore rispetto alla vittima del medesimo reato, spesso meno abbiente. Nel bilanciamento degli interessi, anche in questo caso, ovviamente, debbono prevalere gli interessi delle vittime.

Vorrei svolgere anche una considerazione di ordine pratico. L’emendamento Cota 1.126 condiziona l’effettivo risarcimento alla circostanza che la vittima si sia costituita parte civile nel processo; quindi, che sia stato accertato e quantificato il danno e che questa quantificazione sia anche, per così dire, in fase esecutiva.

Quindi, vuol dire che siamo di fronte ad un vero e proprio inadempimento di un provvedimento già esecutivo. Vorrei dire che spesso ciò capita, normalmente, proprio nei confronti dei delinquenti veri e propri, signor Presidente. Infatti, chi non è un delinquente vero e proprio, quando una sentenza lo condanna a risarcire un danno nei confronti della vittima, normalmente paga.

 

ROBERTO MENIA. Chiedo di parlare sull’ordine dei lavori.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, le avevo chiesto la parola in precedenza e, successivamente, le avevo chiesto nuovamente di darmela quando eravamo ormai passati ad un tema che era evidentemente più pregnante e che poi è stato sottolineato anche dal voto sul relativo emendamento.

Volevo riproporre una questione che le è già stata sottoposta in precedenza, ma alla luce di un nuovo fatto. Dagli uffici apprendiamo che il testo del cosiddetto decreto Bersani non sarà disponibile prima delle 21 di questa sera e che è già stato fissato il termine per la presentazione degli emendamenti per le 12 di domani. Mi pare del tutto evidente che ci vuole un suo autorevole intervento, signor Presidente, nei confronti del presidente della Commissione, affinchè tale termine sia spostato. Prevedibilmente, alle 21 sarà disponibile il testo del decreto - che non è da poco, mi pare - e mi sembra inaccettabile che si pretenda di farci presentare gli emendamenti entro domani, alle 12 (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Deputato Menia, la sua sollecitazione sarà esaminata e le risponderò a breve.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabris. Ne ha facoltà.

 

MAURO FABRIS. Signor Presidente, intervengo anzitutto per annunziare il nostro voto contrario sull’emendamento Cota 1.126 e per tranquillizzare il collega Vietti e quanti, come lui, sono preoccupati per lo stato del ministro Di Pietro, il quale è tranquillamente al suo posto, a lavorare, e non è voluto venire in aula per non alimentare la sceneggiata dei ministri «di lotta e di Governo», che abbiamo visto ed ascoltato in quest’aula. Infatti, questa è una vicenda che, come tutti sappiamo, è affidata alla responsabilità ed all’iniziativa parlamentare, così come è stata condotta in Commissione, laddove il Governo, rappresentato dal sottosegretario che di volta in volta ha partecipato ai lavori, ha espresso i pareri e le opinioni che riteneva necessarie.

Quindi, collega Vietti, non vi è alcuna fretta che lei prepari di nuovo le valigie per tornare a largo Arenula, almeno per quanto ci riguarda. Da questo punto di vista, credo non si possano imbastire dibattiti, signor Presidente, sui lanci di agenzie di stampa, che ovviamente hanno l’attendibilità che possono avere agenzie di tale tipo.

 

PRESIDENTE. Sono in grado di rispondere all’osservazione sull’ordine dei lavori formulata dal deputato Menia. Consultandomi con il presidente della Commissione, posso dirle, deputato Menia, che i lavori della Commissione stessa sono rinviati a domani mattina, in modo che tutti i componenti della medesima Commissione possano utilizzare i materiali e nel corso (Commenti del deputato Menia)... Mi lasci finire, per favore, e poi potranno intervenire tutti coloro che chiederanno la parola.

Nel corso del dibattito in Commissione, anche alla luce della decisione che adotterà la Conferenza dei presidenti di gruppo, si potrà spostare l’orario di inizio delle votazioni (Commenti)... No, non c’è nessun nervosismo! Questa è la comunicazione che volevo fare, considerato che mi è stata avanzata una sollecitazione.

Mi sembra che il deputato Menia voglia intervenire per una replica; successivamente potrà intervenire chi riterrà di chiedere la parola.

Prego, deputato Menia, ha facoltà di parlare.

 

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, prendo atto della sua risposta, ma non parlavo di orario delle votazioni. Parlavo di termine di scadenza per la presentazione degli emendamenti, e su tale aspetto lei non mi ha risposto.

 

PRESIDENTE. Deputato Menia, le ho risposto nel senso che domani mattina, cominciando la discussione, nel corso della stessa, anche alla luce del dibattito che si svolgerà in seno alla Conferenza dei presidenti di gruppo, verrà fissato il limite orario cui lei ha fatto riferimento.

 

ROBERTO MENIA. Il termine per la presentazione degli emendamenti, quindi, non l’orario delle votazioni? Lei ha detto una cosa diversa rispetto a ciò che avevo richiesto. Quindi, o non ci capiamo...

 

PRESIDENTE. Il termine per la presentazione degli emendamenti e l’orario delle votazioni.

 

CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, credo che in quest’aula siamo tutti preoccupati della dignità del Parlamento e, in primo luogo, credo che il più preoccupato sia chi presiede questa Assemblea.

Abbiamo appena sentito un autorevole esponente della maggioranza - che fa parte dello stesso gruppo del senatore Mastella - dire che il ministro della giustizia non partecipa ai lavori pomeridiani della Camera per non contribuire alla «sceneggiata» che un suo collega di Governo sta portando avanti in quest’aula. Questa non è una affermazione dell’opposizione, ma è fatta da un leader della maggioranza. Noi, come parlamentari, non possiamo fare da comparse in una sceneggiata (Applausi dei deputati dei gruppi dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

Che il ministro della giustizia non venga in aula e non ascolti un dibattito che riguarda l’affollamento delle carceri, la possibilità di recuperare i detenuti, le pene accessorie, e non venga per protesta contro un collega di Governo, come appena testimoniato da un gruppo della maggioranza, è grave. In queste settimane, abbiamo assistito allo svuotamento del Parlamento, ma che il Parlamento venga ridotto ad un palcoscenico su cui alcune «prime donne» fanno i loro litigi mi sembra veramente eccessivo; quindi, chiedo al Presidente di attivarsi affinché questo scempio del Parlamento abbia fine, facendo venire in aula chi ha il dovere di venire (Applausi dei deputati dei gruppi dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Daremo seguito al tema perché alcuni deputati hanno chiesto di parlare su questo argomento; quindi, darò la parola a un deputato per ciascun gruppo. Intanto, però, devo una risposta conclusiva alla questione prima sollevata, nel senso di accogliere la richiesta che è stata avanzata sia nel rinviare a domani mattina l’inizio dei lavori della Commissione per poter fruire dei documenti necessari, sia nel disporsi ad un differimento del termine per la presentazione degli emendamenti sulla base del lavoro della Commissione, tenendo conto dei pronunciamenti della Conferenza dei capigruppo. In questo senso, la richiesta viene accolta (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

Passiamo alla questione sollevata dal deputato Giovanardi, su cui hanno chiesto di parlare numerosi deputati.

Ha chiesto di parlare il deputato Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

 

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, siamo veramente di fronte ad una barzelletta: un Governo i cui ministri si autosospendono e minacciano le dimissioni in continuazione, come hanno fatto i ministri Mastella, D’Alema e Ferrero. Su questo dico soltanto una cosa: finalmente, assumete le vostre responsabilità, passate dalle parole ai fatti, date finalmente queste dimissioni, perché farete un favore al paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gasparri. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, oggi sono intervenuto per un richiamo al regolamento per capire il senso del question time; infatti, questo pomeriggio il collega Villetti ha utilizzato il question time per chiedere al Presidente Prodi se il Governo sostanzialmente avesse la maggioranza, cosa sarebbe accaduto se il Governo non avesse avuto la maggioranza, se ci sarebbero state le elezioni o meno.

In quel momento, ho ritenuto impropria la sede del question time per sollevare una questione che è di natura politica perché, come ho avuto modo di dire, è il dibattito dei dibattiti sapere se c’è un Governo, se c’è una maggioranza; però, forse ho sbagliato perché, comunque, l’onorevole Villetti, conoscendo meglio di noi la condizione della maggioranza, sapeva quello che diceva e, quindi, evocava la inesistenza di una maggioranza, che rappresenta un dato di fatto.

Pare che si sia appena chiusa la «pantomima» degli otto dissidenti che, accontentati dalla foto quotidiana per una settimana sul Corriere della sera - parlo dei senatori dissidenti -, voteranno per l’invio e la permanenza delle nostre truppe in Afghanistan.

 

PRESIDENTE. La prego...

 

MAURIZIO GASPARRI. Mi faccia parlare, Presidente...! Dopodiché, noi chiediamo che il ministro della giustizia venga in quest’aula: non si fanno comizi a Regina Coeli e poi si ignora il Parlamento! Si venga ad assumere le sue responsabilità: qui non ci sono nozze, c’è il Parlamento della Repubblica! Allora, se il Governo non c’è più, basta con gli autosospesi e con le pagliacciate che stanno facendo il ministro delle infrastrutture e quello della giustizia! Venga qui! Dieci o dodicimila delinquenti rischiano di uscire dalle carceri e di andare a disturbare la gente onesta: vogliamo sapere che politica della giustizia ha il Governo e se ha un ministro della giustizia! Mastella, forse, non ne ha ancora preso coscienza. Dunque, si svegli e venga in Parlamento, se è ancora ministro e se c’è ancora un Governo. Vediamo lo stato confusionale del Governo ai banchi. L’Italia ha il diritto di sapere se il Governo c’è o se, come noi constatiamo, non c’è più (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Vorrei fare una precisazione: essendo stata sollevata una questione di un certo rilievo, il Presidente poteva decidere o di dare immediatamente una sua risposta conclusiva sull’argomento oppure di fare parlare un deputato a favore e uno contro, oppure - come sto facendo - di dare la parola ai deputati che lo chiedono, uno per gruppo. Stante, secondo i precedenti, la rilevanza del problema politico sollevato, si è posta in essere la terza scelta, per un grande rispetto verso l’importanza del Parlamento.

Ha chiesto di parlare il deputato Neri. Ne ha facoltà.

 

SEBASTIANO NERI. Desidero, con serenità, evidenziare che la presenza del Governo non richiede sempre, anche se sarebbe opportuno, la presenza del ministro competente quando si esamina un provvedimento che ha un’importanza equivalente a quella della proposta di legge in tema di indulto che stiamo per l’appunto esaminando. Tuttavia, l’opportunità non è necessità e il Governo potrebbe benissimo, su un piano formale, essere rappresentato da altri suoi componenti, qualora sul punto - e all’interno del Governo - ci sia omogeneità di posizioni. Nel momento in cui questa omogeneità di posizioni non si registra e siamo sostanzialmente alla rissa, è singolare che davanti ad un ramo del Parlamento compaia uno dei provocatori della rissa, che è il ministro che non ha la competenza sul provvedimento in oggetto, e sia assente, polemicamente e dichiaratamente, il ministro che avrebbe il dovere istituzionale di rappresentare il Governo alla Camera (Applausi del deputato Giovanardi).

Mi rivolgo a lei, Presidente, non per aprire l’ennesima polemica sulla capacità di questo Governo di affrontare i problemi del paese, ma per pretendere dal mio Presidente, come deputato, il rispetto della mia funzione istituzionale!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.

 

MAURO DEL BUE. Ho una certa esperienza parlamentare alle spalle, signor Presidente, ma non mi è mai capitato di assistere e di partecipare attivamente ad un dibattito su un tema di pertinenza di un ministro che è assente e che è sostituito da un altro ministro che fa aperta propaganda contro la posizione assunta dalla sua stessa maggioranza. Credo che siamo veramente al massimo della confusione!

Per tale motivo mi associo alla richiesta di una presenza del ministro competente in aula. Si dice che questa è una proposta di legge di iniziativa parlamentare, ed è vero; ma ci vuole poco per chiedere al Governo qual è la sua opinione nel merito di questa proposta di legge di iniziativa parlamentare, o con una mozione o con un’interrogazione o con un’interpellanza. A quel punto, cosa fa il Governo, resta muto? Questo è il tema politico; il Governo non può non avere una sua posizione.

Non si tratta di un tema simile a quello delle cellule staminali, che divide le coscienze di questa Camera al di là dell’appartenenza politica, si tratta di un tema eminentemente politico: l’indulto, un istituto previsto dalla Costituzione italiana, attorno al quale una larga maggioranza di impronta liberale di questa Camera si sta ritrovando unita. Pertanto, anche il mio gruppo, sulla scia dei colleghi che mi hanno preceduto, chiede la presenza del ministro Mastella nel corso dei lavori dell’Assemblea. Egli non deve provare alcuna difficoltà a partecipare ai lavori di questa Camera solo perché in quest’aula è presente il ministro delle infrastrutture. Vorrà dire che, quando si parlerà della Torino-Lione, un tema non meno controverso all’interno della maggioranza, io mi rivolgerò direttamente all’onorevole Mastella, ministro della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cota. Ne ha facoltà.

 

ROBERTO COTA. Presidente, colleghi, non solo il ministro Mastella non è venuto in aula, ma il ministro Mastella è venuto alla Camera e, dopo aver visto il ministro Di Pietro, è scappato via. Questo è ciò che è accaduto, secondo una voce fatta circolare da chi ha visto direttamente l’accaduto.

La questione è assolutamente rilevante, Presidente, non perché noi vogliamo strumentalizzarla, ma perché oggi si discute un provvedimento che ha attinenza con la giustizia, non si discute di altro. Un provvedimento sul quale il ministro della giustizia ha più volte preso posizione. È stato addirittura lui a lanciare la proposta recandosi in carcere a fare promesse, definite incaute dagli stessi esponenti della sua maggioranza.

Altro punto. Noi oggi discutiamo di un provvedimento senza sapere quale sia la politica del Governo di fronte agli scenari che si aprono con l’approvazione dell’indulto. Non abbiamo dati ufficiali forniti dal Governo, non sappiamo come il Governo intenda affrontare il problema dell’edilizia carceraria, non sappiamo che cosa pensi il Governo stesso in ordine alle esigenze di tutela della sicurezza di fronte a queste persone messe in libertà; mi riferisco, per esempio, ad eventuali prescrizioni che potrebbero essere applicate ad alcuni soggetti che beneficeranno dell’indulto.

Insomma, su problematiche importanti e strategiche, il ministro della giustizia non c’è perché in contrasto con un altro ministro, che tra l’altro non sappiamo neanche se sia ancora ministro. A mio avviso, si pone anche il problema dell’unitarietà e dell’indirizzo generale del Governo, che, ai sensi dell’articolo 95 della Costituzione, mi pare debbano essere assunti in capo al Presidente del Consiglio Prodi, anche lui bellamente assente. Egli va in giro a destra e sinistra, anche in posti non proprio di sua stretta competenza, evitando di presentarsi in Parlamento durante la discussione di provvedimenti molto importanti.

 

PRESIDENTE. Hanno dunque preso la parola sull’argomento un rappresentante per ogni gruppo che lo ha chiesto. Tutti i deputati che sono intervenuti hanno sollevato un problema squisitamente politico, che riguarda il Governo ed il suo rapporto con la discussione che stiamo svolgendo. Il Governo è rappresentato in Assemblea e potrà regolarsi nei modi che ritiene opportuno sulla questione. Ciò che il Presidente della Camera non può non registrare è che non è emerso alcun elemento ostativo alla prosecuzione del dibattito e delle votazioni sugli emendamenti.

Passiamo alla votazione dell’emendamento Consolo 1.126. Constato l’assenza del deputato Mantini, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s’intende che vi abbia rinunziato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Consolo 1.126, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all’Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 521

Votanti 518

Astenuti 3

Maggioranza 260

Hanno votato sì 99

Hanno votato no 419).

 

Prendo atto che i deputati Satta, Volonté e Delfino non sono riusciti a votare.

Avverto che l’emendamento Migliore 1.57, in precedenza segnalato, è stato ritirato dai presentatori.

Passiamo alla votazione dell’emendamento Donadi 1.474.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.

 

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, mi rivolgo alla cortesia dei colleghi. È da due giorni che sono in quest’aula ed ho ascoltato tutti con religiosa pazienza: chiedo un po’ di calma e di attenzione.

Nell’illustrare questo emendamento, innanzitutto devo plaudire al ministro Di Pietro che, nelle forme che autonomamente ha scelto, è riuscito nell’intento di richiamare l’attenzione di questo Parlamento su quello che effettivamente sta succedendo a proposito di questo provvedimento.

Gliene devo dare atto, anche per la possibilità che mi dà di intervenire su una situazione che, per sei anni in cui sono stato parlamentare, non ho mai visto affrontata in questi termini, con un approfondito dibattito. Anch’io sono stato chiamato a partecipare, su invito della Commissione giustizia del Senato, ad una Commissione di vigilanza su alcuni carceri d’Italia e, quindi, parlo con cognizione di causa.

Questo provvedimento sull’indulto comporta profonde riflessioni sui principi di rigore etico, di rigore giuridico e sulla responsabilità dei comportamenti...

Signor Presidente, se lei mi aiuta nella concentrazione, le sarò grato!

 

PRESIDENTE. Lei deve tener conto anche dell’Assemblea. Vi prego, tuttavia, di non rumoreggiare e di consentire lo svolgimento dell’intervento. Ogni deputato che parla, tuttavia, si regoli!

 

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Mi suonano sempre nelle orecchie alcune frasi e, quando le ricordo, mi vengono in mente i sindaci d’Italia e con loro vivo un senso di solitudine. Sono venuti da me alcuni cittadini e mi hanno detto che, intanto, avrebbero compiuto questi atti perché l’amministrazione, in qualche modo, sarà costretta a sanarli.

Ero in quest’aula ed ho applaudito al Papa con entusiasmo quando il Pontefice...

 

PRESIDENTE. Mi scusi, ma sono costretto a richiamare l’Assemblea ad un rispetto per tutti noi e per chi parla.

Capisco che stiamo lavorando intensamente; capisco altresì che stiamo svolgendo un dibattito assai impegnativo e difficile, ma proprio per tale ragione chiedo un supplemento di attenzione.

Prego, prosegua pure.

 

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Stavo dicendo che ero in quest’aula ed ho applaudito il Papa; l’ho applaudito con entusiasmo, quando ha chiesto un atto di clemenza. Già nella passata legislatura, nella mia veste parlamentare, avevo assunto iniziative a favore dell’indulto e dell’amnistia; come il Papa, pensavo anch’io a quei detenuti che soffrono in carcere, ai loro errori e alle loro famiglie (Applausi ironici dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). Pensavo ai giovani ed al disagio sociale, causa, spesso, della loro situazione. Questo non è un indulto, non un’amnistia, non un atto di clemenza; è un lasciapassare a chi neppure è stato condannato: è una franchigia a futura memoria (Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori)! È un colpo grave al senso dello Stato che oggi, con questo provvedimento, si mira ulteriormente ad indebolire. Calciopoli, ad esempio (Commenti)...

 

PRESIDENTE. La invito a proseguire il suo intervento, prego.

 

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, come dicevo, è uno sconto di pena a futura memoria o, meglio, una licenza per farla comunque franca. Dopo la debolezza economica e dopo la perdita del primato della politica, oggi vi è la diminuzione della tensione morale e della certezza del diritto (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...

 

PRESIDENTE. Prego i colleghi deputati di lasciare terminare l’intervento e prego chi sta intervenendo di concludere, perché ha esaurito il tempo a sua disposizione.

 

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Presidente, la pregherei di tenere conto delle interruzioni.

 

PRESIDENTE. La prego di concludere!

 

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Bene. Vorrei ricordare che con questo provvedimento non si è parlato a fondo delle condizioni di lavoro dei dipendenti delle carceri, dei lavoratori, della situazione dell’edilizia penitenziaria. Giacciono negli uffici ...

 

PRESIDENTE. La prego di concludere.

 

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Mi limito allora, Presidente, alla dichiarazione di voto sull’emendamento che stavo illustrando.

 

PRESIDENTE. Non oltre il termine previsto.

 

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, pur non volendo entrare in polemica con la Presidenza, la pregherei, la prossima volta, di impedire le interruzioni e di rispettare il diritto del parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))...

Chiedo, inoltre, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Deputato Pedrini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

Ha chiesto di parlare il deputato Buontempo (Commenti)... Prego i deputati di tenere un atteggiamento corretto. Il deputato Buontempo ha diritto di intervenire e ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, mi scusi, ho con me l’ordine del giorno della seduta. Vi è indicato un orario di apertura dei lavori alle 9,30 di questa mattina. Siccome sull’ordine del giorno non è invece indicato l’orario di chiusura, presumo che sia alle ore 20, come è consuetudine di questa Assemblea. Quindi, signor Presidente, sono le 20,10; mi pare che, anche apprezzando le circostanze e constatando come l’Assemblea si sta comportando, si debba chiudere la seduta.

Utilizzo questo intervento anche per dire, Presidente, con riferimento alla risposta data all’onorevole Menia, che vorrei fosse chiaro il fatto che, come lei sa meglio di me, gli emendamenti, se non sono stati già presentati in Commissione, non possono essere presentati in Assemblea. Allora, signor Presidente, come ha detto il collega già intervenuto, la ringrazio della risposta data al collega Menia ma il problema è un altro. Non ho voluto fare un richiamo al regolamento, ma il problema è che, se un emendamento non viene respinto dalla Commissione, non può essere ripresentato in Assemblea.

Quindi, ciò che ci preme conoscere è quando si possono presentare gli emendamenti, non in Assemblea, ma in Commissione, perché...

 

PRESIDENTE. È stato risposto...

 

TEODORO BUONTEMPO. È stato risposto che, domani mattina, la Commissione lo comunicherà all’intero Parlamento. Quando la Commissione stabilisce i termini di presentazione delle proposte emendative, ogni deputato, anche se non è membro della Commissione medesima, deve essere informato sui tempi entro i quali si possono presentare gli emendamenti! Di questo stiamo parlando, Presidente! Quindi, domani trovate la formula perché venga informata su questi tempi l’intera Camera (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Sulla questione sollevata dal deputato Menia, la discussione si è conclusa con un’informazione che ha incontrato soddisfazione.

Sul punto sollevato poc’anzi, penso che il paese sarà in grado di capire benissimo come il Parlamento possa continuare a lavorare in maniera anche straordinaria, senza dover far carico al paese stesso di qualche sovrappiù di fatica (Applausi dei deputati dei gruppi de L’Ulivo, di Rifondazione Comunista, dell’Italia dei Valori, della Rosa nel Pugno e dei Verdi), per sviluppare il dibattito e procedere alle votazioni sulle proposte emendative e sugli ordini del giorno questa sera, per tutto il tempo che sarà necessario, eventualmente prendendo in considerazione, ad un certo punto, una sola «fermata» tecnica.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D’Elia. Ne ha facoltà.

 

SERGIO D’ELIA. Signor Presidente, l’ho fatto privatamente, ma ritengo giusto farlo ora, davanti all’Assemblea e pubblicamente, di fronte a coloro che ci ascoltano, magari attraverso Radio Radicale: chiedo scusa al collega Mantini per l’attacco fatto in precedenza. Ho usato la parola «falsificazione». Davvero la ritiro, chiedo scusa, ma ciò era fondato su una lettura errata, da parte mia, del testo del provvedimento in esame. La prego davvero di accogliere le mie scuse. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno, de L’Ulivo, di Rifondazione Comunista e dei Verdi).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Licandro. Ne ha facoltà.

 

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, annuncio il voto favorevole dei Comunisti Italiani su un emendamento che punta ad escludere dalla copertura dell’indulto le previsioni dell’articolo 416-ter.

Giustamente, nei lavori sin qui condotti dalla Commissione e dall’Assemblea, sono stati tenuti fuori dalle previsioni dell’indulto i reati di mafia (articoli 416 e 416-bis). Ci accorgiamo che nulla è previsto, invece, per il 416-ter, ossia lo scambio elettorale politico-mafioso. Siamo assolutamente convinti che si sia trattato di una disattenzione, o forse di un po’ di superficialità. Non vogliamo pensare all’incoerenza o ad altro, posto che le elezioni si sono concluse poco prima del 2 maggio.

Colleghi, ma questi patti, questi scambi politici ed elettorali con la criminalità organizzata da chi sono interpretati? Chi sono i protagonisti? Gli immigrati clandestini che, invece, subiscono duramente lo sfruttamento da parte della criminalità organizzata? Sono i poveracci che vivono di espedienti nelle periferie degradate e disgregate delle nostre città? Per caso, stringono patti di questo genere i giovani tossicodipendenti che, invece, subiscono l’azione stritolante dei boss della mafia, della camorra e della ‘ndrangheta? Sono questi? No, sono ben altri; sono coloro che appartengono a quel personale della politica che, francamente, vorremmo fuori, lontano sideralmente dalla vita politica, dalle istituzioni e anche dai partiti di questa Repubblica democratica.

Costoro stanno nelle carceri italiane? Essi affogano forse negli istituti detentivi nazionali? La risposta è no: non ne sta dentro neppure uno! Queste, allora, sono le ragioni evidenti che dovrebbero indurre l’intera Assemblea a votare a favore dell’emendamento in esame.

Nel pochissimo tempo che mi resta a disposizione, mi domando, senza ipocrisia e con pacatezza, il motivo per cui debba svolgersi un dibattito così aspro, così duro e così spigoloso. Credo che, alla base di esso, vi siano proprio quelle dinamiche, ricordate dall’onorevole Casini, basate sulla logica di scambio e che si sono innervate in settori sia della maggioranza, sia dell’opposizione.

Tutto questo non rende onore e giustizia al Parlamento. Ciò riguarda anche il linguaggio ed il lessico che si adopera. Ho letto su alcuni giornali, ad esempio, espressioni come: «scambio di prigionieri». Noi non abbiamo prigionieri da scambiare con nessun altro: si tratta di un linguaggio pessimo e deteriore (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani)!

Il problema, onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, è che oggi questo paese è sprofondato in un abisso morale che investe la classe dirigente in generale, e non soltanto quella politica. Purtroppo, in questo paese oggi la cultura della legalità non è una bandiera che sventola alta.

Sono queste le vere cause di una questione morale drammaticamente viva nelle carni del paese e della società italiana. Si tratta di una questione morale - non si adonti nessuno, onorevoli deputati - che non è stata posta all’attenzione del paese, delle istituzioni, dell’opinione pubblica e della vita politica dal ministro Di Pietro. La questione morale, infatti, è stata sollevata, molto tempo fa, da un vero grande uomo di Stato, nonché dirigente comunista: Enrico Berlinguer (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani)!

È questo il vero problema che sta avvolgendo questo dibattito sul tema così delicato dell’indulto. Il gruppo dei Comunisti Italiani è assolutamente favorevole alla concessione di tale misura di clemenza; tuttavia, essa deve avere l’unica finalità di svuotare le carceri da chi subisce il «frutto avvelenato» delle leggi devastanti approvate nella scorsa legislatura.

Rimuoviamo prima le cause che alimentano il sovraffollamento carcerario, e dopo sarà possibile anche raggiungere, laicamente, un accordo politico (Applausi dei deputati dei gruppi dei Comunisti Italiani e dell’Italia dei Valori).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forgione. Ne ha facoltà.

 

FRANCESCO FORGIONE. Signor Presidente, colleghi deputati, gli interventi che mi hanno preceduto hanno posto alla nostra attenzione un problema delicato. Ricordo, infatti, che abbiamo giustamente escluso dalla concessione dell’indulto, con grande determinazione, tutte le tipologie di reato connesse con le associazioni di tipo mafioso; anzi, ricordo che abbiamo escluso dal provvedimento di indulto anche tutti i reati per i quali ricorre la circostanza aggravante di cui all’articolo 7 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152.

Riteniamo che il bisogno di sicurezza sia un’esigenza fortemente avvertita dal paese, anche con riguardo all’allarme sociale provocato non solo da reati derivanti dall’attività della mafia, ma anche dalle collusioni con essa. Mi riferisco ai noti rapporti intercorrenti tra le organizzazioni criminali di questo genere e settori della politica e delle istituzioni.

Sussiste, in altri termini, la necessità non solo di procedere ad una riforma morale della politica e dei partiti, ma anche di avere trasparenza nelle istituzioni. Vorrei ricordare, tra l’altro, che abbiamo discusso di tali questioni anche nel corso dell’esame del progetto di legge istitutivo della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare.

Vorrei segnalare che l’articolo 416-ter del codice penale, richiamato dall’emendamento Donadi 1.474, riguarda una particolare tipologia di reati. Proprio perché abbiamo l’esigenza di intervenire sulle pene per alleviare la situazione carceraria, comprendo le considerazioni svolte dall’onorevole Licandro, dal momento che ne abbiamo discusso anche in sede di Commissione.

Tuttavia, credo che questa tipologia di reati - ed il Governo, attraverso il sottosegretario per la giustizia Li Gotti, lo potrà confermare - riguardi forse uno o due detenuti.

Per di più, siamo di fronte ad un reato che è anche difficile provare: i favori in cambio di denaro (lo scambio che si applica anche all’articolo 416-bis, che poi diventa 416-ter).

Credo che su questo punto la scelta fatta dalla Commissione sia netta e chiara: acquisire nell’esclusione dall’indulto tutti i reati connessi o diretti all’associazione mafiosa. Attraverso l’articolo 7 per esempio le forme di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e tutti i reati ad essi associati. Però su questo aspetto, se non vogliamo fare demagogia, dobbiamo sapere anche le tipologie e il numero effettivo di persone che vengono... Vedo che dai banchi del Governo ci sono forme di dissenso. Il ministro Di Pietro abbia la compiacenza di ascoltare anche il Parlamento, perché non credo abbia l’esclusiva conoscenza dei fenomeni mafiosi e dei fenomeni che riguardano la legalità, i problemi della pubblica amministrazione e quelli della corruzione in questo paese!

A vari livelli e in vari posti in prima linea sul territorio c’è chi si è esposto su questo terreno e non ha bisogno della patente in questo momento per essere amico o nemico dei mafiosi in rapporto ad un provvedimento di indulto che deve avere un carattere generale ed intervenire sulla condizione reale del carcere in questo momento. Quando parliamo di questo, colleghi deputati, parliamo anche di tipologie specifiche; ne discuteremo ancora avanti.

Da questo punto di vista, anche per l’insieme di questioni che in questo emendamento vengono tenute assieme, ma per il chiarimento che ho fatto sull’aspetto specifico dell’articolo 416-ter e del voto di scambio mafioso, noi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea esprimiamo con queste motivazioni il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

 

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, colleghi deputati, vi supplico, vi imploro di fermare questa furia devastatrice che si collega all’applicazione dell’indulto. Non stiamo più parlando dell’indulto, bensì degli effetti che questo modo di applicare l’indulto produce sulla cultura giuridica del nostro paese. Abbiamo demolito l’articolo 174 del codice penale, che è l’unica norma che regola l’indulto. Adesso stiamo demolendo la cultura della legalità, immaginando che si possa votare un indulto estendendolo al voto di scambio mafioso delle ultime elezioni politiche nazionali del 9 aprile (Applausi dei deputati dei gruppi dell’Italia dei Valori e dei Comunisti Italiani)!

Ma con quale faccia potremo dire ai giovani siciliani e calabresi che siamo contro la mafia quando stiamo, con un colpo di spugna, eliminando l’articolo 416-ter del codice penale! Ma chi volete che indaghi su questo...

 

PRESIDENTE. Deputato Orlando, la prego di concludere il suo intervento.

 

LEOLUCA ORLANDO. Ma chi volete che, tra le forze di polizia e i magistrati, faccia accertamenti sulle ultime elezioni (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...

 

PRESIDENTE. La prego, non si faccia richiamare!

 

LEOLUCA ORLANDO. Le chiedo scusa, signor Presidente, ma non voglio credere che persone che hanno dato la vita per combattere la mafia, e sono presenti in quest’aula...

 

PRESIDENTE. Lei non può...

 

LEOLUCA ORLANDO. ...possano cambiare opinione! Io supplico i parlamentari del centrosinistra...

 

PRESIDENTE. Deputato Orlando! La prego di terminare il suo intervento.

 

LEOLUCA ORLANDO. ...di essere coerenti con la nostra storia (Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori)!

 

PRESIDENTE. Chiedo davvero a tutti di non ergersi a giudici dell’importanza delle cose che dicono, attribuendo a questa importanza la possibilità di prevaricare i tempi di intervento. Mi dispiace; il giudizio di qualità non può essere fatto valere.

A questo punto, chiedo a tutti di rispettare rigorosamente i termini degli interventi, perché altrimenti rischiano di apparire interventi vessatori quelli che sono soltanto un richiamo alla legalità del nostro rapporto interno.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Diliberto. Ne ha facoltà.

 

OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, vorrei chiedere un po’ di attenzione a questa Assemblea, che si sta abituando ad interventi più o meno ostruzionistici; viceversa, da questo gruppo non ne avete sentiti di questa natura.

Vorrei richiamare il merito della questione e, in particolare, vorrei rivolgermi ai colleghi, deputate e deputati dell’Ulivo, nonché alle deputate e ai deputati di Rifondazione.

Ho ascoltato l’intervento del collega Forgione, che ha dichiarato che voterà contro questo emendamento. Trovo bizzarra la cosa, onestamente, però è un giudizio politico, naturalmente. Vi invito caldamente a votare a favore di questo emendamento, perché stiamo parlando di mafia. In questo campo, non ci possono essere tentennamenti, patti iniqui, ne espliciti né impliciti, perché qui stiamo giocando con la vita delle persone e stiamo giocando con un principio...

 

PRESIDENTE. La prego...

 

OLIVIERO DILIBERTO. ...di legalità generale, di fronte al quale, almeno la coscienza di ciascuno di noi...

 

PRESIDENTE. La prego, vale anche per lei ciò che ho detto a Leoluca Orlando.

 

OLIVIERO DILIBERTO. Però, Presidente, io non sono mai intervenuto in questa discussione.

 

PRESIDENTE. Non fa differenza agli effetti del tempo: lei lo sa bene!

 

OLIVIERO DILIBERTO. Va bene. Allora, cari colleghi, vi invito a riflettere. Noi voteremo a favore (Applausi dei deputati dei gruppi dei Comunisti Italiani e dell’Italia dei Valori).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marinello. Ne ha facoltà.

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sto ascoltando con estremo interesse il dibattito, come credo gran parte dei parlamentari qui presenti, ma, a onor del vero, mi stupiscono alcune delle argomentazioni dell’onorevole Orlando, che ha parlato pochi minuti fa. Caro collega, anche la foga oratoria deve partire da elementi che non possono essere altro che oggettivi.

Nella brevità del mio intervento, voglio sottolineare solo ed esclusivamente due aspetti. Innanzitutto, la realtà giudiziaria degli ultimi anni ha registrato veramente pochissimi casi che rientrano in queste tipologie. Esattamente, se la memoria non mi inganna, c’è stato solo ed esclusivamente un caso che è giunto a definizione e che, guarda caso, riguarda un candidato che si propose alle elezioni politiche del 2001, peraltro, senza essere eletto, non dello schieramento politico della Casa delle libertà, del centrodestra, ma dello schieramento politico a noi avverso. È stato solo ed esclusivamente un caso.

A dire il vero, ascoltando il suo intervento, qualora i colleghi non si fossero documentati sulla tipologia di reato e sulla quantità dei reati contestati, potrebbero avere l’impressione di reati devastanti che riguardano decine, centinaia e migliaia di casi.

L’ultima riflessione: noi ci stiamo occupando dell’indulto; però, qui c’è un altra questione a proposito di mafia e antimafia che urge. Si tratta dell’istituzione della Commissione antimafia, che, invece, sta ritardando. Noi abbiamo il fondato sospetto che le divergenze all’interno della maggioranza siano i presupposti di questo ritardato iter parlamentare.

È su questi elementi, cari colleghi, che dobbiamo incentrare la nostra attenzione, al di là della demagogia e al di là di interventi che, a mio avviso, non rientrano nello stile e, soprattutto, nelle condizioni di un libero dibattito democratico.

Ha fatto bene il Presidente, cui va dato atto e lo ringraziamo, in questo caso, a stigmatizzare tali comportamenti.

 

LEOLUCA ORLANDO. Lascialo fuori da questa polemica!

 

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Nessuno, assolutamente, può avere il diritto di ergersi a giudice di chicchessia in quest’aula parlamentare. Atteniamoci alle cose della politica, confrontiamoci sulle idee con le idee e portiamo avanti, soprattutto, le cose serie, che sono esattamente questo disegno di legge e la Commissione antimafia che, a nostro avviso, deve essere istituita il prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Barani. Ne ha facoltà.

 

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo solamente per farle notare che, mentre parlava l’onorevole Forgione, di Rifondazione comunista, il ministro Di Pietro si è alzato e si è recato dall’onorevole Leoluca Orlando per dirgli qualcosa; poi, è tornato al suo posto. O sta nei banchi del Governo o si siede nei banchi (Commenti dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori)...

 

PRESIDENTE. Per favore, atteniamoci all’argomento!

 

LUCIO BARANI. Le chiediamo questo: o sta di là...

 

LEOLUCA ORLANDO. Garantisca la qualità dell’intervento, Presidente!

 

LUCIO BARANI. È venuto a dirti ciò che dovevi dire!

 

PRESIDENTE. La prego di intervenire sull’emendamento!

 

LUCIO BARANI. Non dico nient’altro: ho fatto solo questa osservazione (Applausi polemici dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

 

GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire che la nostra posizione si riferisce all’emendamento nel suo complesso. Pertanto, in relazione all’articolo 416-ter, cui si fa riferimento solo nella prima parte di questo emendamento, chiediamo la votazione per parti separate, annunciando il nostro voto favorevole a questa condizione.

 

PRESIDENTE. Il deputato Siliquini ha chiesto di intervenire sull’ordine lavori. Siccome siamo in fase di dichiarazione di voto, le darò la parola subito dopo la votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Balducci. Ne ha facoltà.

 

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, con riferimento agli emendamenti che stiamo esaminando in questo momento, vorrei precisare che, come Verdi, ci siamo trovati in una grande difficoltà.

Molti sostengono che l’indulto è un colpo di spugna: credo che ciò sia qualcosa che noi Verdi non abbiamo mai voluto e non vorremmo mai. Qui si parla di emendamenti. Noi abbiamo inserito nel primo testo anche le tematiche concernenti l’avvelenamento delle acque e l’adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari, temi a noi Verdi molto cari. Proprio perché, con una maggioranza qualificata dei due terzi, ci teniamo a fare una mediazione fra tutti, abbiamo ritirato questi emendamenti. Ma ciò non vuol dire che non riteniamo che tali reati siano di particolare disvalore. Riteniamo solamente che i reati che devono essere esclusi dall’indulto siano quelli caratterizzati da una particolare pericolosità sociale.

Insistiamo su questo punto e speriamo finalmente che la discussione ritorni nei giusti binari (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de L’Ulivo).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tenaglia. Ne ha facoltà.

 

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, rispetto ai reati, ognuno di noi ha la propria sensibilità. Ogni reato è odioso e grave. Le esclusioni sono sempre state previste nei provvedimenti precedenti e la logica delle esclusioni impone anche un bilanciamento fra l’esigenza di clemenza e la richiesta di sicurezza sociale e di tutela dei beni protetti nei confronti dei reati provenienti dalla società e dai cittadini che rappresentiamo.

Per questo motivo, abbiamo fatto una scelta di bilanciamento, che ha portato ad un novero di esclusioni che è il più esteso nella storia di questo istituto. Soprattutto, tali esclusioni non sono accompagnate - come accaduto in precedenza - dall’amnistia: quella, sì, era un colpo di spugna! Qui non si cancellano responsabilità, non si cancellano reati, ma si affermano le responsabilità e i reati. Le condanne ci sono, i risarcimenti delle vittime saranno eseguiti in sede penale ed anche civile, quando saranno accertati.

Per questo motivo, abbiamo previsto una graduazione delle reità. Infatti, ci si può chiedere: cosa vi è di più grave di un omicidio? Ci troviamo di fronte a soggetti che hanno già scontato la pena o solo una parte di essa!

Vorrei esprimere anche una considerazione sulle diverse tipologie di reato che vengono ricomprese in questo caso. Spesso, queste tipologie di reato sono accompagnate da contestazioni più gravi che sono già escluse (in particolare, sono ricomprese nelle esclusioni previste dall’indulto); penso, ad esempio, all’associazione di tipo mafioso che accompagna molti di questi reati che, invece, non sono inclusi nella previsione. Mi sembra, quindi, un punto di equilibrio abbastanza condivisibile per quanto riguarda la logica delle esclusioni, salvo poi considerare, con riferimento ai successivi emendamenti, eventuali problematiche che dovessero emergere nel corso del dibattito. Ripeto: quella logica che in Commissione abbiamo seguito credo che induca ad esprimere un voto contrario su questo emendamento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Violante. Ne ha facoltà.

 

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, il collega Tenaglia ha dato una spiegazione che ci deve far riflettere. Vorrei chiedere a lui, al collega relatore, al presidente della Commissione un chiarimento su un punto: molto opportunamente, la Commissione ha escluso l’articolo 416-bis dall’indulto ed è stato importante e giusto. Inoltre, sono stati esclusi anche i reati con l’aggravante di mafia (cosa giusta).

Non capisco per quale motivo sia rimasta la previsione del voto di scambio mafioso. Vi saranno delle motivazioni e siamo qui per ascoltarle rispettosamente. Ci serve per capire poi come esprimere il nostro voto, almeno per quanto mi riguarda. Vi sarà senz’altro una motivazione e vorrei ascoltarla.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Belisario. Ne ha facoltà.

 

FELICE BELISARIO. Signor Presidente, sto notando che da parte di colleghi sia di maggioranza sia di opposizione ci si sta arrampicando sugli specchi. Le precisazioni del collega Violante e del collega Diliberto sono state molto chiare e non si capisce perché questo tipo di esclusione non sia stata accettata.

Non possiamo tollerare che vi sia una parte di reato mafioso che viene ricompreso nell’indulto. O noi ragioniamo per specie complete, complessive oppure vuol dire che vi è un buco nella norma! O si tratta di una dimenticanza oppure bisogna apportare delle correzioni in questa sede!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l’onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

 

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, devo dare un’interpretazione autentica alla richiesta del presidente Violante. Essendo rappresentante dell’Italia dei Valori in Commissione giustizia, posso ricostruire perfettamente come sono andati i fatti.

Ho presentato un emendamento per l’esclusione dell’articolo 416-ter dall’indulto, ma mi è stato respinto (Applausi dei deputati del gruppo dell’Italia dei Valori) con motivazioni che, francamente, non ho capito e penso che anche molti colleghi in quest’aula non capiscono.

Devo anche dire un’altra cosa, Presidente. Ho presentato un emendamento per l’esclusione dei reati connessi con i reati di mafia e di terrorismo, che è stato approvato grazie ad un emendamento analogo del Governo, altrimenti, non sarebbe passato.

Il mio ragionamento è stato questo: voi escludete il 416-bis, ma non escludete i reati di strage connessi con il 416-bis, come la strage dei giudici Falcone e Borsellino (Commenti)...

 

MARCO BOATO. Questo non è vero!

 

FRANCESCO FORGIONE. Ma questo cosa c’entra?

 

FEDERICO PALOMBA. Ecco come sono andate le cose!

 

ENRICO BUEMI, Relatore. Chiedo di parlare

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ENRICO BUEMI, Relatore. Signor Presidente, ho rinunciato ad intervenire in merito alle varie questioni che sono state poste finora perché, avendo consapevolezza della delicatezza del provvedimento, volevo evitare di scendere in polemica con i colleghi. Mi pare, però, che ormai siamo in pieno delirio (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno): l’interpretazione del provvedimento perde completamente di vista l’obiettivo.

L’obiettivo non è quello di stabilire quali siano i reati morali e quelli amorali, quelli accettabili e quelli inaccettabili: tutti i reati previsti dal codice penale, in particolare quelli sanzionati con la galera, sono inaccettabili (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno, de L’Ulivo, di Forza Italia e dei Verdi): nei loro confronti va mantenuto un atteggiamento critico e di distacco totale!

Il problema è un altro: vogliamo approvare un provvedimento di clemenza oppure no? E quale portata dare al provvedimento di clemenza? Vogliamo semplicemente prendere in considerazione i reati che non ci danno fastidio? Diciamolo apertamente! Però, mettiamoci d’accordo, cari colleghi, sui reati che danno fastidio ad alcuni e sui reati che danno fastidio ad altri, perché questa è la questione. Qui si è disponibili a chiudere un occhio, e anche due, rispetto a reati di particolare gravità, in particolare rispetto a quelli contro la persona (che determinano situazioni non recuperabili), e si fa demagogia, con interventi senza equilibrio e ragionevolezza (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno, di Forza Italia, dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), dei Verdi e dei Popolari-Udeur) rispetto a reati contro il patrimonio, sia esso pubblico o privato!

Allora, ci dobbiamo mettere d’accordo: se abbiamo mal di pancia di vario tipo, dobbiamo comprendere che, se vogliamo essere rigorosi intellettualmente e moralmente, prima di tutto con noi stessi (esserlo con gli altri è un problema successivo), dobbiamo ragionare in termini di obiettivo. Qual è, dunque, l’obiettivo? L’obiettivo è quello di rispondere ad una situazione di illegalità che esiste dentro le carceri: nonostante si sia dato democraticamente leggi ed una Costituzione, lo Stato non le rispetta ed è inadempiente. Orbene, ha l’autorevolezza per pretendere il rispetto delle leggi da parte dei suoi cittadini uno Stato che non è in grado di rispettare le leggi? Questo è il punto!

Allora, l’indulto non è un atto di clemenza, ma un atto di giustizia! Qual è la portata di questo atto di giustizia? Dobbiamo introdurre il principio che il legislatore ha mantenuto nel valutare la pena (superiore a cinque anni, inferiore a cinque anni e tutte le altre fattispecie che conosciamo). Rispetto a questo, vogliano introdurre altri criteri? D’accordo. Ci sono reati di particolare gravità? Allora, inseriamoli, ma non mi potete dire - e non mi convincerete mai - che il reato di voto di scambio è maggiore e più grave dell’omicidio, della rapina (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno e di Forza Italia) o di reati particolarmente odiosi che, invece, sono contemplati nel provvedimento di clemenza e di giustizia. Ecco qual è la questione.

Vogliamo sfruttare fino in fondo l’elemento demagogico? Sfruttiamolo, abbandoniamo questo nostro atteggiamento di legislatori responsabili e curiamoci la bottega: mi pare che in questo senso ferva una grande attività in questa giornata! Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno, de L’Ulivo, di Forza Italia, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gasparri. Ne ha facoltà.

 

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, le argomentazioni del relatore Buemi sono inoppugnabili; ma proprio per questa ragione ci sono deputati in quest’aula che non fanno il «tira e molla» come alcuni colleghi: «Questo sì ... Questo mi manca ... Questo ce l’ho ... Se hai commesso frode alimentare, vai in galera; se, invece, hai fatto una rapina a mano armata, hai lo sconto di pena...».

Ha ragione Buemi: o uno accetta la logica dell’indulto o non la condivide. Noi non la condividiamo come gruppo, perché ci siamo assunti la responsabilità di dire «no» sia il 27 dicembre 2005, quando se n’è discusso nell’altra legislatura, sia oggi.

La logica che si sta determinando nell’aula credo che sia incomprensibile anche al paese. Come ha affermato Buemi - condivido la sostanza del suo intervento, pur rappresentando, ovviamente una posizione dialetticamente rovesciata rispetto alla sua -, non si capisce perché uno che commette un omicidio o una rapina (e noi lo stiamo dicendo da alcuni mesi e, in particolare, dalla ripresa del dibattito, da alcune ore, in quest’aula) meriti uno sconto di tre anni di pena.

Noi abbiamo detto, proprio nei nostri interventi iniziali, che oggi anche una condanna fino a nove anni può portare alla scarcerazione immediata. Infatti, tre anni possono essere ridotti con le attenuanti generiche, per tre anni può essere disposto l’affidamento ai servizi sociali e, poi, ci sono i riti abbreviati e quant’altro.

Quindi, la residua pena carceraria di tre anni con l’indulto scompare.

 

PRESIDENTE. La prego...

 

MAURIZIO GASPARRI. Concludo, Presidente.

Allora, è meglio votare «no» a tutto.

Lo dico anche al collega Violante: si assuma le sue responsabilità e dica insieme a noi «no» all’indulto perché il giochino del «questo sì, questo no» è veramente uno sconcio! E lo dico anche a Di Pietro...

 

PRESIDENTE. La ringrazio...

 

MAURIZIO GASPARRI. Non aveva parlato nessuno, non è un intervento a titolo personale sull’emendamento, Presidente. Comunque concludo.

Invitiamo tutti quanti a riflettere, a questo punto, se non sia il caso di archiviare un’altra volta questa discussione sull’indulto: lo dico anche ai miei colleghi...

 

PRESIDENTE. Mi scusi, ma per il suo gruppo ha parlato Buontempo, quindi lei parla a titolo personale.

 

MAURIZIO GASPARRI. Parlava lui a titolo personale: Buontempo, è noto, parla sempre a titolo personale, anche se qualche volta concordo con lui...

 

PRESIDENTE. La prego...

 

MAURIZIO GASPARRI. Concludo dicendo: archiviamo questa discussione che rischia di essere veramente grave. Non so, poi, Violante come spiegherà fuori da qui che un assassino ha diritto a tre anni di sconto e un’altra serie di reati, che non cito, no. Il «no» deve essere complessivo sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

GENNARO MIGLIORE. Chiedo di parlare (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, poiché dall’evoluzione del dibattito è evidente la strumentalità dell’iniziativa che si sta intraprendendo e sono altrettanto inoppugnabili le ragioni espresse dal deputato Gasparri, penso che a questo punto la cosa migliore sia ritirare la richiesta che abbiamo testé avanzato di una votazione per parti separate e ribadire, come aveva fatto inizialmente il deputato Forgione, il nostro voto contrario.

Peraltro, voglio ricordare a coloro i quali qui hanno esercitato un diritto di critica e di valutazione nel merito dei comportamenti di Rifondazione Comunista - e parlo anche di colleghi di questa maggioranza - che ci sono partiti che non hanno presentato emendamenti, né hanno contribuito all’attività in Commissione, che avrebbe consentito, probabilmente, un’articolazione più armonica ed organica anche di questo emendamento.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

 

ENZO RAISI. Signor Presidente, colleghi, intervengo unicamente per ribadire quanto già ha sostenuto il collega Gasparri.

Credo che, alla luce anche delle motivazioni che, in modo pacato, il relatore Buemi ha qui esposto, vi sia la necessità di una riflessione. Colgo l’occasione dell’orario, le ore 21, per chiedere quella pausa tecnica che il Presidente ci ha richiesto, anche perché ritengo in questo momento inutile proseguire il dibattito, alla luce di questa contrattazione continua che sta diventando - permettetemi - poco bella per noi parlamentari e per i lavori del Parlamento nel suo complesso.

Pertanto, dopo il voto, signor Presidente, le chiedo di darci una risposta sulla pausa tecnica che, forse, porta a migliori pensieri e posizioni da parte dei miei colleghi.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Franceschini. Ne ha facoltà.

 

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, chiedo la parola, anche se ha già parlato per il nostro gruppo il collega Tenaglia, perché credo che sia arrivato il momento di un’assunzione di responsabilità collettiva.

Stiamo affrontando un provvedimento che tutti sappiamo essere difficile ed impopolare. Discutiamo del problema dell’esclusione dei reati, che è stato affrontato in tutti i precedenti provvedimenti di indulto, che richiede una discussione difficile perché tutti i reati commessi sono odiosi, tutte le persone che oggi sono nelle nostre carceri e aspettano questo provvedimento di clemenza hanno comunque commesso un reato odioso.

Poiché la Costituzione ci impone di raggiungere il quorum dei due terzi, abbiamo lavorato in modo trasparente. È inutile che ci sia un velo di ipocrisia, per costruire un provvedimento che abbia il consenso dei due terzi dell’Assemblea. Quindi, ognuno di noi, nella maggioranza e nell’opposizione, ha rinunciato ad una parte delle proprie convinzioni. Credo, rispetto alla discussione sui reati, che tocca la sensibilità di ognuno di noi ma rischia di confonderci rispetto all’obiettivo finale, che dobbiamo assumerci una responsabilità collettiva.

Il gruppo dell’Ulivo, come l’opposizione sa, voterà a favore dell’emendamento sull’usura e contro tutti gli altri emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi de L’Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Casini. Ne ha facoltà.

 

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, mi sembra che siamo stati facili profeti quando, stamattina, abbiamo posto in questa Assemblea esattamente la stessa questione sollevata dal relatore Buemi.

La logica delle esclusioni contrapposte delle varie fattispecie porta inevitabilmente alla situazione cui si è arrivati. Io avrei formulato una proposta, dettata anche dall’esperienza parlamentare: non è detto che l’accanimento terapeutico porti alla soluzione del problema. Tante volte, continuare il lavoro ininterrottamente non risolve il problema. Magari, decidere una sospensione o riprendere domattina può servire alla finalità (Applausi dei deputati dei gruppi dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia).

Voi sapete, infatti, che il mio gruppo, ed io personalmente, siamo favorevoli all’adozione di questo provvedimento e che ci siamo posti anche in spirito costruttivo rispetto ad emendamenti che sono stati presentati, come quello relativo alle pene accessorie.

Appena prima di me, è intervenuto l’onorevole Franceschini con un linguaggio, debbo dire, di serietà e di verità. Egli ha detto quello che avrebbe dovuto dire un presidente di gruppo responsabile di una forza di maggioranza o di opposizione (nel caso specifico, di maggioranza). Se l’orientamento che è maturato nell’ambito dei gruppi particolarmente esposti come il suo, onorevole Franceschini, è quello che lei ha illustrato all’Assemblea, allora andiamo avanti. In caso contrario, è inevitabile che la Presidenza si ponga il problema di un aggiornamento che è funzionale all’approvazione di un provvedimento che abbia un minimo di dignità. Se voi siete in condizioni di procedere, per quanto ci riguarda, possiamo farlo (Applausi dei deputati del gruppo dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Donadi 1.474, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all’Assemblea.

(Segue la votazione).

 

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

 

(Presenti 519

Votanti 462

Astenuti 57

Maggioranza 232

Hanno votato sì 69

Hanno votato no 393).

 

La deputata Siliquini aveva chiesto di parlare sull’ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

 

MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, in precedenza avevo chiesto la parola sull’ordine dei lavori essendo fortemente preoccupata, perché avevo visto il ministro Mussi abbandonare velocemente l’aula. Noto che è tornato (Commenti). Allora, possiamo chiedergli «in diretta» il motivo per il quale, alle ore 20,13, una notizia di agenzia, dell’Ansa, abbia riferito che il ministro Mussi non ci sta, che minaccia di lasciare il Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale), che questo provvedimento contrasta con il programma dell’Unione, con le dichiarazioni programmatiche di Prodi alle Camere, con il programma del suo ministero esposto in Parlamento, e con il DPEF (Commenti). Questo Governo non ha più i numeri! Manca il numero legale nel Governo! Sono tre ministri che mancano! Sono tre ministri! È dalle ore 15 che il ministro Mussi afferma di volersene andare (Commenti dei deputati del gruppo de L’Ulivo - Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. L’argomento è al di fuori di questo dibattito: è già stato esaminato ed ha avuto una risposta.

Passiamo alla votazione dell’emendamento Sgobio 1.402.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Approfitto della discussione di un emendamento sul quale non sarei intervenuto, signor Presidente, e, quindi, di minuti che non sottraggo ad alcuno, per ribadire quello che, in altre parole, ha affermato il presidente Casini, qualche minuto fa.

Noi non riteniamo che si possa andare avanti, a questo punto, con i lavori dell’aula, in una condizione politica di tal genere. Ogni venti minuti vi è un lancio di agenzia che parla di un contrasto all’interno del Governo. Ogni emendamento presuppone un’assenza, o meglio, presupporrebbe una concordia almeno di una maggioranza. Invece, siamo assistendo ad uno sfilacciamento totale.

Credo, signor Presidente che lei dovrebbe apprezzare le circostanze. Aveva parlato di una sospensione tecnica, anzi lei ha parlato di una... come l’ha chiamata? Ha parlato di «fermata» tecnica, introducendo un neologismo che credo significhi sospensione. Credo, quanto meno, che questa sia l’occasione per quella che lei chiama una «fermata» tecnica, e credo, per usare sempre le sue parole, che tale fermata tecnica piacerà al paese, ma anche alle campagne, persino alle città e, vivaddio, a quella che noi chiamiamo Italia (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Poiché, del tutto legittimamente, il presidente La Russa ha approfittato del suo intervento sull’emendamento in esame per riproporre, in realtà, una questione sull’ordine dei lavori, vorrei, al fine - se possibile - di introdurre un elemento distensivo e, come si dice, di certezza dei nostri lavori, fare una proposta, considerato che gli elementi che sono stati assunti come turbamento politico della questione non hanno a che fare direttamente con le materie su cui stiamo votando. Su queste ultime, come si vede, si registra una costante propensione al voto e non vi è alcuna ragione per far derivare da tale turbolenza una ricaduta su un itinerario che prosegue per la sua strada.

Dunque, propongo che la sospensione tecnica intervenga questa sera alla fine delle votazioni sugli emendamenti e prima delle votazioni sugli ordini del giorno. Mancano dodici voti sugli emendamenti: propongo di differire a quel punto la sospensione tecnica.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, a questo punto, tutto il gruppo di Alleanza Nazionale chiede di parlare per dichiarazione di voto sui successivi emendamenti!

 

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole La Russa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palumbo...

 

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, credo di chiamarmi Palomba da molto tempo e lei molte volte mi ha dato la parola. Oggi mi chiama Palumbo (Commenti). Ciò, signor Presidente, forse è il segno della stanchezza che tutti abbiamo. Se lei, signor Presidente, ritenesse che la «fermata» tecnica possa essere disposta subito (Commenti)... Scusate, il rumoreggiamento è segno, anch’esso, di stanchezza e di nervosismo (Commenti). Signor Presidente, se ho un minimo di attenzione parlo, altrimenti rinuncio a parlare: mi ritiro e me ne vado (Commenti)...

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crapolicchio. Ne ha facoltà (Commenti).

 

SILVIO CRAPOLICCHIO. (Commenti). Signor Presidente, gradirei sentire le mie parole...

 

PRESIDENTE. Deputato Crapolicchio, la prego di proseguire il suo intervento.

Invito, come ho fatto ripetutamente, le deputate ed i deputati a consentire lo svolgimento dei lavori con la stessa intensità con cui si esercitano le votazioni.

Prego, deputato Crapolicchio, ha facoltà di parlare.

 

SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, il mio intervento su questo emendamento non ha finalità ostruzionistiche, ma soltanto di chiarimento. L’emendamento in questione ha per oggetto l’esclusione dell’indulto per i reati contro la pubblica amministrazione: peculato, concussione e corruzione. Tali reati contro la pubblica amministrazione vanno ad incidere sulla fiducia che i cittadini devono nutrire nei confronti delle istituzioni, senza considerare che trattasi di reati spesso di difficile individuazione ma, nonostante ciò, idonei ad incrinare il rispetto che i cittadini devono avere nei confronti dello Stato e dei pubblici funzionari che rappresentano lo Stato.

L’indulto in questione, come peraltro già evidenziato in precedenza, si deve riferire come atto di clemenza a quei soggetti senza diritti che affollano le carceri per effetto di una cattiva legislazione che, in questi anni, ha puntato essenzialmente ad un generale inasprimento delle pene, senza porsi il problema di un reinserimento sociale dei detenuti. È di tutta evidenza che in tale massa di disperati non si possa far rientrare chi delinque contro la pubblica amministrazione, come alcuni famigerati personaggi che, negli ultimi anni, hanno imperversato nel nostro paese.

Noi Comunisti voteremo ovviamente a favore.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il deputato Palomba. A che titolo chiede di parlare?

 

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola.

Mi accingevo a fare un intervento...

 

PRESIDENTE. La prego, mi dica a che titolo ha chiesto la parola!

 

FEDERICO PALOMBA. Per dire che mi accingevo a svolgere un intervento pacato e l’Assemblea non mi ha consentito di farlo...

 

PRESIDENTE. Va bene, però questo non è un intervento...

 

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. A che titolo?

 

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, per un richiamo al regolamento.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SIMONE BALDELLI. Probabilmente il clima di tensione della maggioranza in questo momento ricade negativamente anche sull’Ufficio di Presidenza; però, signor Presidente, proprio per le funzioni delicate che i membri dell’Ufficio di Presidenza svolgono, la inviterei a verificare se il segretario di Presidenza dell’Italia dei Valori, a differenza degli altri, si sia autosospeso come ha fatto prima il ministro Di Pietro e come forse (Commenti)...

 

PRESIDENTE. Vi prego di contribuire ad uno svolgimento dei lavori corrispondente all’importanza del tema che stiamo discutendo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

 

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, il collega Baldelli ha richiamato un articolo del regolamento; infatti, le votazioni non sono valide se non vi sono i due segretari scrutatori.

Onorevole Presidente, i verbali delle votazioni sono validi se firmati da due segretari d’aula; quindi, non può mancare il secondo segretario, altrimenti si è costretti a sospendere le votazioni.

Detto questo, nel merito (Commenti del deputato Barbieri)...

 

PRESIDENTE. Per favore, sta parlando un deputato!

Invito i deputati a prendere posto nei seggi e ad evitare conversazioni che rendono difficile questa discussione. Mi pare che tutto possiamo fare tanto che (Commenti del deputato Lusetti)...

Io vorrei semplicemente invitare ad avere un contegno congruo perché stiamo discutendo di cose assai importanti. Capisco che c’è un affaticamento, ma è compito di tutti distendere gli animi; quindi, vi prego di consentire al deputato Buontempo di svolgere il suo intervento.

 

TEODORO BUONTEMPO. Mi dispiace che il collega Lusetti, che è segretario di Presidenza, non sappia che i due scrutatori devono essere uno di maggioranza e uno di opposizione ...

 

RENZO LUSETTI. Del Bue è di opposizione!

 

TEODORO BUONTEMPO. ...così come è adesso. Non che lei è andato sul banco della presidenza a fare la sceneggiata ... Vada al suo posto!

Per quanto riguarda l’emendamento ...

Per quanto riguarda l’emendamento Sgobio 1.402, onorevole Presidente, considerato che anche questo aggiunge e toglie, io sono rimasto sinceramente allarmato dalle parole pronunciate dal collega Franceschini. Infatti, rivolgendosi soprattutto alla sua maggioranza, egli ha detto: noi dobbiamo inghiottire il boccone amaro perché dobbiamo raggiungere il numero dei due terzi dei deputati necessari all’approvazione. Cosa dice Franceschini? Di fronte al reato di scambio per motivi mafiosi, se non viene incluso anche questo reato nell’indulto non si hanno i due terzi per l’approvazione del provvedimento! Onorevole Franceschini, lei deve dire a quest’aula con chi ha fatto il patto scellerato per includere nell’indulto certi reati, come si evince dal verbale di ciò che lui ha detto. L’onorevole Francheschini ha il dovere e l’onestà di dire all’aula con chi ha stabilito il patto perverso per il quale, escludendo dai reati per i quali non si applica l’indulto quello di scambio mafioso, è possibile raggiungere la maggioranza dei due terzi! Ce lo dica e si vergogni (Proteste dei deputati del gruppo de L’Ulivo)!

 

PRESIDENTE. Scusate, è possibile svolgere gli interventi più radicalmente critici, chiedere motivazioni ad altri deputati che sono intervenuti, ma va da sé che è impossibile imporli. Dunque, se non ci sono altri interventi (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

 

ANTONIO BORGHESI. Poiché l’onorevole Palomba ha rinunciato, intervengo a nome del gruppo e quindi ritengo di avere diritto a cinque minuti (Commenti).

Penso che questo emendamento sia da apprezzare perché, già di per sé l’estensione dell’indulto ai reati contro la pubblica amministrazione - come noi abbiamo più volte sottolineato - è un fatto estremamente grave, ma immaginare persino che possa fruire di questo provvedimento qualcuno che non ha neppure compiuto l’atto di restituire il maltolto, a me pare una cosa gravissima, Presidente.

Abbiamo avuto casi nel passato, legati a fenomeni di corruzione, di gente che ha incassato i soldi, li ha portati all’estero e si è creato capitali, investimenti, innumerevoli situazioni di vantaggio e noi, a personaggi di questo genere, siamo pronti a concedere l’indulto senza che abbiano restituito il maltolto? Io non ci sto Presidente!

E ancora peggio è quando questi reati avessero dovuto riguardare l’amministrazione militare, così come previsto dagli articoli 215 e 219 del codice penale militare. Anche in questo caso, io credo che sia indecente immaginare di concedere l’indulto a chi non abbia restituito le somme di danaro o i beni pubblici indebitamente sottratti.

Per questo il gruppo dell’Italia dei Valori voterà a favore dell’emendamento Sgobio 1.402, ringraziando chi lo ha proposto (Applausi dei deputati del gruppo di Italia dei Valori).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nespoli. Ne ha facoltà.

 

VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, vado avanti anche se credo che dai propri banchi il Governo dovrebbe avere più attenzione e rispetto per l’aula. Su questo emendamento, nello specifico, rispetto all’esclusione dei reati contro la pubblica amministrazione dalle tipologie incluse nell’indulto, credo che noi dovremmo svolgere una riflessione approfondita perché su questo punto, negli ultimi anni, molti hanno fondato le loro fortune politiche e hanno condotto battaglie soprattutto quando erano all’opposizione.

Su tali tematiche si è cercato di operare un notevole distinguo tra maggioranza ed opposizione. È stata portata avanti una contrapposizione senza ragione ed oggi voi vi avventurate nei distinguo: c’è un delinquente più bravo dell’altro, o un delinquente che ha commesso un reato meno grave di altri e merita, quindi, la possibilità di estinguere una parte della pena... In questa pesca delle occasioni, siamo sempre più convinti che l’indulto non debba essere approvato.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bocchino. Ne ha facoltà.

 

ITALO BOCCHINO. Presidente, siamo molti rispettosi della Presidenza della Camera e anche tolleranti nei confronti del «noviziato». Oggi, però, lei ci sta facendo rimpiangere molto il suo predecessore del centrosinistra, Luciano Violante. Infatti, è appena intervenuto il capogruppo di una forza di opposizione contraria all’approvazione di questo provvedimento e lei, come Presidente della Camera, ha tutto l’interesse a che si svolgano i lavori: dovrebbe, quindi, limare tutti quegli spigoli che portano invece all’ostruzionismo. Il nostro capogruppo ha chiesto una sospensione tecnica che lei comunque deve disporre perché già annunciata. Lei ha deciso, non si comprende per quale ragione, di rispondere negativamente alla richiesta, violando la principale regola non scritta di questa Assemblea e costringendo noi, che non avevamo annunciato ostruzionismo, pur essendo contrari nel merito, ad iscriverci tutti per dichiarazione di voto, allungando quindi i tempi e rendendo più difficile l’iter di approvazione di questo provvedimento.

Mi rivolgo soprattutto a lei, affinché esca dalla rigidità regolamentare, applicando anche le regole non scritte che, nei momenti più delicati e difficili come quello di oggi, hanno consentito di trovare una soluzione rispettosa sia della maggioranza sia dell’opposizione.

 

PRESIDENTE. Naturalmente sono ben attento ad ascoltare tutti i consigli, da qualunque parte provengano. Una domanda di ascolto è una domanda legittima e appropriata. Tuttavia, faccio notare che una disponibilità a far svolgere gli interventi nelle forme più compiute, a far sì che vengano considerati, come accade in larga misura nella prassi, interventi in dissenso anche interventi che non lo sono affatto, non è minimamente considerata (Commenti).

 

ITALO BOCCHINO. Sono tutti interventi a titolo personale!

 

PRESIDENTE. La prego, sto semplicemente esponendo una tesi. Se reciprocamente ci ascoltassimo, forse migliorerebbero le posizioni.

Anche la proposta che ho avanzato di sospendere i lavori dell’Assemblea per una pausa tecnica alla fine delle votazioni sugli emendamenti veniva incontro, la prego di credermi, ad una domanda che mi sembrava ragionevole: non protrarre tutta la discussione fino a completare, come si era detto nel primo pomeriggio, anche l’esame degli ordini del giorno.

La sospensione tecnica alla fine dell’esame degli emendamenti ci avrebbe messo in grado di valutare anche una proposta che era circolata e che mi sembrava di buon senso. Tuttavia, la proposta di apertura viene considerata invece come un irrigidimento e mi rende difficile comprendere la ratio di certi comportamenti. In ogni caso, questa è solo la spiegazione di un comportamento e la dimostrazione di un’attenzione particolare.

 

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ANTONINO LO PRESTI. In merito alla proposta di sospensione dei lavori, se la pausa tecnica è necessaria per incanalare la futura discussione verso un traguardo certo - che sia quello di escludere qualsiasi ipotesi diversa da un indulto tout court o prevedere un indulto graduale, secondo le varie ipotesi di reato -, per quale motivo questa pausa tecnica non deve essere applicata ora, subito, nel momento in cui si devono discutere ancora dodici emendamenti che prevedono, ovviamente, una diversa distribuzione di reati nell’ambito applicativo dell’indulto che andiamo a votare?

Non si comprende perché il Parlamento debba riflettere dopo il voto sui dodici emendamenti residuali, piuttosto che adesso, quando questi emendamenti potrebbero, secondo le valutazioni che emergeranno dalle intese che le forze politiche potrebbero raggiungere durante questa pausa tecnica, essere ritirati. Signor Presidente, non si comprende per quale motivo si debba aspettare la discussione su questi emendamenti.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il deputato Raisi. Tuttavia, siccome l’obiettivo è quello di garantire uno svolgimento ordinato dei lavori di questa Assemblea e di realizzare un programma di lavoro, se si determinasse un’intesa sulla base della quale - naturalmente la decisione può essere presa dal Presidente - ci fosse un gentlemen agreement per effettuare, dopo il voto su questo emendamento, una sospensione di mezz’ora (Commenti) finalizzata a riprendere i lavori per completare questa sera le votazioni sugli emendamenti, questa è una cosa che, valutata per un momento, potrei considerare. Diversamente, ripristinerei la posizione iniziale.

Ha chiesto di parlare sull’ordine dei lavori il deputato Bocchino. Ne ha facoltà.

 

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, la nostra proposta è di procedere, dopo la votazione del prossimo emendamento, non alla sospensione per mezz’ora, ma alla conclusione della seduta di oggi.

 

PRESIDENTE. D’accordo, ho capito...

 

ITALO BOCCHINO. Se è contrario, andiamo avanti così...

 

PRESIDENTE. Sono contrario.

 

ITALO BOCCHINO. Benissimo, andiamo avanti!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull’ordine dei lavori il deputato Franceschini. Ne ha facoltà.

 

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, è evidente che in questa discussione, che attraversa trasversalmente i due schieramenti, come è fisiologico, sono entrati anche degli elementi di natura politica che riguardano il Governo, che noi non possiamo che respingere al mittente. Detto questo, la ringraziamo delle proposte che ha fatto per consentire al provvedimento di essere approvato e tutti vogliamo che arrivi in porto, ma credo che sia ragionevole e possibile trovare un’intesa votando questo emendamento e riprendendo i lavori domattina presto, per concludere l’esame [Applausi dei deputati dei gruppi de L’Ulivo e di deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell’UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

 

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, sono a favore della proposta dell’onorevole Franceschini e posso, peraltro, assicurarle che, alla ripresa dei lavori domani mattina, il gruppo di Alleanza Nazionale riprenderà il modo di conduzione dei lavori che ha preceduto questa mini fase ostruzionistica.

 

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ELIO VITO. Signor Presidente, non sono preoccupato delle votazioni e delle aggregazioni che, trasparentemente, si verificano in aula tra gruppi che sono a favore e gruppi che sono contrari al provvedimento. Sono piuttosto preoccupato quando accadono delle convergenze trasversali tra gruppi che dovrebbero essere a favore e gruppi che dovrebbero essere contrari al provvedimento.

Sono ancora più preoccupato quando tali convergenze si raggiungono non, come pure potrebbe essere, sul merito di proposte emendative ma su questioni procedurali; allora, signor Presidente, affinché sia chiaro a tutti i colleghi quanto è sicuramente chiaro agli onorevoli Franceschini, Casini, La Russa, oltre che a me e a lei: rinviare il prosieguo delle votazioni a domani mattina significa non concludere l’esame del provvedimento in questa settimana, il che non implicherà naturalmente non concludere l’esame del provvedimento tout court. Significherà piuttosto che lei, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, proporrà di iscriverlo nel calendario del mese di agosto; vi sarà quindi un esame contingentato che comporterà probabilmente che, tra il primo ed il due agosto, se non interverranno altri fattori esterni - ai quali vediamo che la maggioranza purtroppo è molto suscettibile -, l’indulto verrà approvato. Non so se a quel punto lo approverà anche il Senato, che mi pare, per così dire, piuttosto ansioso di andare in vacanza, e non so inoltre cosa accadrà da qui a settembre. Dunque, che ciò corrisponda alla tattica di coloro che sono contrari al provvedimento, è perfettamente logico; per coloro, invece, la cui volontà corrisponde alla dichiarazione di approvare l’indulto non lo è. Peraltro, Presidente, ritengo che il mio gruppo di opposizione al Governo stia dando una lezione di stile ma - mi permetta anche - di responsabilità politica, assistendo in silenzio alla pantomima di ministri che si dimettono contro altri ministri...

 

PRESIDENTE. Sia gentile...

 

ELIO VITO. ...e di votazioni contraddittorie sugli emendamenti.

Allora, Presidente, mi permetterei di avanzare questa proposta. È per me chiaro che quanti sono favorevoli all’approvazione dell’indulto sono altresì favorevoli a che si continuino questa sera i nostri lavori; quanti invece sono contrari all’indulto sono altresì contrari a concludere l’esame degli emendamenti stasera. Quindi, io la inviterei per trasparenza a sottoporre la proposta sull’ordine dei lavori all’Assemblea: noi voteremo per proseguire stasera e concludere l’esame degli emendamenti, come lei ha dianzi detto; i gruppi che voteranno contro avranno invece mostrato in questo modo l’attaccamento al provvedimento di indulto, perché sono chiare le conseguenze che avrà questo loro voto (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia e di deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casini. Ne ha facoltà.

 

PIER FERDINANDO CASINI. Onorevole Presidente, anzitutto vorrei notare che in una situazione siffatta è facile per tutti scaricare la responsabilità della conduzione dei lavori o della confusione degli stessi su chi, francamente, è l’ultimo a potercela avere ovvero: il Presidente della Camera; lo dichiaro per lealtà in quanto, in una situazione di questo tipo, dare un qualche ordine al dibattito è abbastanza difficile per tutti.

Come sapete, un tale clima, soprattutto quando si produce in Assemblea, è probabilmente segno di un malessere dovuto a fatti molto diversi tra loro. L’onorevole Franceschini ha respinto al mittente le critiche che oggi noi dell’opposizione abbiamo rivolto al Governo; ciò, dal suo punto di vista, è giusto. Ma è altresì giusto che noi le abbiamo formulate ripetutamente in ordine alle varie vicende che hanno riguardato diversi ministri. Onorevole Vito, non sarei pessimista come lei; poiché io ho una minore esperienza parlamentare rispetto a lei - come Presidente della Camera ho potuto constatare che è senz’altro tra quanti la possiedono maggiormente in quest’aula (certamente più di me) -, devo concludere che lei sa bene che andare avanti questa sera con un gruppo che ha già dichiarato il proprio ostruzionismo non significa accelerare l’approvazione del provvedimento. Anzi, se riprendiamo i lavori domani mattina, in presenza di un gruppo - e ricordo l’intervento dell’onorevole La Russa - che ha già dichiarato che non farà ostruzionismo ma si limiterà ad una leale opposizione - non saremo poi obbligati a proseguire l’esame in agosto. Non si vede per quale ragione dovremmo slittare ad agosto; se il clima che si determina domani mattina è un clima di agibilità normale, non avremo certamente forti rinvii dell’esame del provvedimento.

 

PRESIDENTE. Deve concludere...

 

PIER FERDINANDO CASINI. Termino subito, Presidente. Ritengo, però, che per assumere questo tipo di decisioni occorra la corresponsabilità dei partiti maggiori. Poiché lei rappresenta il gruppo di maggioranza relativa nell’opposizione, la invito ad aderire a questa che è una proposta ormai quasi unitaria (Commenti dei deputati del gruppo dell’Italia dei valori)... Ebbene, l’onorevole Franceschini, non credo che parli a titolo personale; l’onorevole La Russa, nemmeno; noi neanche, il gruppo di Forza Italia ha una qualche rilevanza ed il gruppo di Rifondazione...

 

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare il deputato Fabris. Pregherei i colleghi che intervengono di essere concisi. Prego, deputato Fabris.

 

MAURO FABRIS. Solo perché rimanga a verbale e anche a futura memoria, dichiaro di condividere le parole del presidente Vito. Sono perché i lavori continuino questa sera.

Invito i colleghi di maggioranza a consultarsi ogni tanto con tutti i gruppi, perché da tempo siamo tutti impegnati su un provvedimento. Non vedo perché qualcuno deve sempre pedalare ed altri no (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

 

DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, credo che abbiano molte ragioni i deputati Vito e Fabris.

Presidente, rispettiamo molto la delicatezza di questo momento e le sue determinazioni, che non sono facili. Tuttavia, non possiamo nasconderci che esiste un fatto politico. Siamo nella maggioranza, sosteniamo questo Governo; tuttavia, il Governo non sta dando un buono spettacolo. Il ministro competente è assente (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale), un altro ministro che se ne va, che torna. Ma, a fronte di questo comportamento del Governo, il Parlamento ha una grande occasione, ossia quella di esprimersi con la moralità di un voto e di farlo presto!

Ha ragione su questo il collega Vito: se rimandiamo la discussione a domani per il completamento della fase della votazione delle proposte emendative, è quasi certo che andremo al voto finale la prossima settimana. Ciò significa che, se al Senato accadesse un quarto di ciò che è accaduto in quest’aula, sarebbe matematicamente impossibile approvare il provvedimento in quella sede prima della pausa estiva! Non possiamo assumerci questa responsabilità.

Con riferimento a tale provvedimento ci guardano, non solo decine di migliaia di detenuti, ma anche decine di milioni di italiani. Si può essere a favore o contro, ma l’unica cosa che non possiamo fare è arrivare a ferragosto senza che il Parlamento della Repubblica abbia pronunciato un chiaro «si» o un chiaro «no».

Per questo, Presidente, ci associamo alle osservazioni che lei ha svolto questa sera, ossia di completare la fase delle votazioni sulle proposte emendative e di rimandare a domani il voto finale, per consentire al Senato della Repubblica di dire il suo «si» o il suo «no» la prossima settimana (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Diliberto. Ne ha facoltà.

 

OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, intervengo, ovviamente, sull’ordine dei lavori. Il mio gruppo è a favore dell’indulto. Stiamo semplicemente cercando di condurre, senza alcuna tentazione ostruzionistica, una battaglia parlamentare per migliorare il testo del provvedimento e per togliere da esso alcune tipologie di reato, ad iniziare dall’emendamento che stiamo discutendo, contro la pubblica amministrazione, che ci sembra sia giusto escludere da un provvedimento di clemenza. Credo sia saggio, dunque, in questa situazione, per il clima che si è determinato, rinviare a domani mattina il prosieguo della discussione. Si voti questo emendamento e domani mattina, non in questo clima, ma in un clima diverso nel quale il confronto possa svolgersi ascoltandoci a vicenda, si prosegua con l’esame.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.

 

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, intervengo per associarmi, a nome del gruppo dell’Italia dei Valori, alla richiesta, avanzata dall’onorevole Franceschini e dall’onorevole Casini, di rinviare a domani mattina, in un clima più sereno, il dibattito sul provvedimento in esame.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

 

GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, a me pare evidente dal dibattito che si sta svolgendo che, al di là delle buone intenzioni espresse attraverso la proposta del deputato Franceschini, non si possa non notare - come è stato manifestato nel comportamento e nelle dichiarazioni dell’Italia dei Valori - che c’è un intento che verrebbe interpretato come un’ulteriore dilazione nel tempo. Quindi, vorrei rivolgere un appello al presidente Franceschini, perché ritiri la sua proposta ed invitare i colleghi di Alleanza Nazionale, con i quali probabilmente c’è stato qualche fraintendimento, a riconsiderare la proposta di procedere a una sospensione tecnica subito dopo la votazione di questo emendamento. Ne trarrebbe giovamento a mio avviso l’Assemblea e si avrebbe la possibilità di un confronto su questo tema, che fino a questo momento è stato assolutamente rispettoso delle differenze e delle opinioni di ciascun gruppo.

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Balducci. Ne ha facoltà.

 

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, a nome del gruppo dei Verdi, vorrei far presente che insistiamo affinché l’esame del provvedimento, almeno con riferimento alla trattazione delle proposte emendative, prosegua in serata.

Siamo pertanto d’accordo, anche assieme ai colleghi del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, sulla proposta di proseguire questa sera l’esame delle proposte emendative, rinviando a domani il prosieguo dell’iter del provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de La Rosa nel Pugno).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gibelli. Ne ha facoltà.

 

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, vorrei provare a descrivere l’organizzazione dei lavori dell’Assemblea che lei ha mano a mano aggiornato. Siamo passati, infatti, dalla volontà di proseguire i nostri lavori ad oltranza, fino alla conclusione dell’esame delle proposte emendative e degli ordini del giorno presentati; successivamente, siamo arrivati alla limitazione del prosieguo dei nostri lavori alla sola votazione degli emendamenti. In questo momento, ci troviamo alle ore 21,35, dopo aver perso molto tempo nella discussione su questo punto, a voler «capitolare» ed a voler rinviare l’esame del provvedimento a domani mattina, con l’idea inconfessata che la notte porti consiglio!

Ritengo, invece, che i lavori debbano proseguire proprio per dimostrare che, se in quest’aula vi è una maggioranza favorevole all’indulto, non sono sicuramente le proposte emendative residuali che dovranno essere esaminate questa sera a cambiare la natura di questo provvedimento. Nonostante il dibattito fin qui svolto, infatti, le posizioni sono evidentemente chiare.

La posizione del gruppo della Lega Nord Padania, dunque, è quella di proseguire i lavori dell’Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia).

 

PRESIDENTE. Come state vedendo, essendo la questione così rilevante dal punto di vista politico-istituzionale, sto dando la parola ad un rappresentante per gruppo che ne abbia fatto richiesta.

Ha chiesto di parlare il deputato Catone; successivamente, darò la parola al deputato Franceschini, che ha chiesto di intervenire nuovamente sull’argomento, e credo sia utile per tutti ascoltarlo.

Prego, deputato Catone, ha facoltà di parlare.

 

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, il nostro gruppo è favorevole alla prosecuzione dei lavori dell’Assemblea, per trattare tutte le proposte emendative rimanenti entro questa sera, perché siamo seriamente preoccupati in ordine al prosieguo dell’esame del provvedimento nella seduta di domani.

Pertanto, possiamo concordare, al limite, sull’effettuazione di una sospensione tecnica dopo la votazione dell’emendamento in esame (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Franceschini. Ne ha facoltà.

 

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, credo che dobbiamo tutti dimostrare la necessaria elasticità per concludere l’esame di questo provvedimento.

Ho avanzato una proposta che mi sembrava prendesse atto della volontà del gruppo di Alleanza Nazionale di assumere un atteggiamento ostruzionistico: infatti, è chiaro che, se decidessimo di proseguire i nostri lavori questa sera e dovesse persistere l’atteggiamento ostruzionistico di Alleanza Nazionale, probabilmente faremmo molta poca strada nell’esame delle proposte emendative rimanenti.

Noi siamo disponibili anche a proseguire i lavori d’Assemblea, ma ovviamente chiediamo al gruppo di Alleanza Nazionale se sussistano le condizioni perché muti il loro atteggiamento; in ogni caso, signor Presidente, ci rimettiamo alla sua decisione (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

 

PRESIDENTE. Poiché siamo di fronte ad una decisione le cui conseguenze possono essere diversamente interpretate rispetto alla stessa possibilità di giungere alla conclusione dell’impegnativa discussione che stiamo svolgendo in materia di indulto, credo che l’Assemblea, nel suo insieme, debba disporsi a misurare il rapporto tra la scelta che deciderà di compiere e l’impegno che - ritengo comunemente - essa deve assumere per portare a termine l’iter del provvedimento (Commenti).

È stata avanzata la proposta di sospendere adesso l’esame del provvedimento per riprenderlo domani mattina; al contempo, vi è anche la proposta di proseguire stasera l’esame della proposta di legge in materia di indulto, con una breve pausa di ordine tecnico (Commenti).

Ricordo che è stato chiesto all’Assemblea di pronunciarsi, con il proprio voto, su tali richieste.

Possiamo votare (Commenti)...

 

GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare, Presidente.

 

PRESIDENTE. Aspettate, colleghi. Se mi lasciate concludere (Commenti)...

 

GERARDO BIANCO. Presidente, riguarda la votazione!

 

PRESIDENTE. Esaurisco la proposta, poi riprendiamo un giro di interventi.

La mia proposta sarebbe quella di porre in votazione, da un lato, in alternativa...

 

GERARDO BIANCO. Presidente, riguarda la votazione!

Lei mi deve dare la parola! Mi appello all’articolo 41! Almeno impari il regolamento!

 

PRESIDENTE. Mi lascia finire, per favore?

La mia proposta è di porre in votazione la richiesta di sospendere ora i lavori, per riprenderli domani mattina e, in alternativa, la proposta di continuarli questa sera. Si potrebbe in questo caso votare con il procedimento elettronico senza registrazione di nomi.

Ho sentito delle richieste di parola sull’ordine dei lavori (Commenti).

 

GERARDO BIANCO. Ma non c’è la proposta! Non c’è la proposta! Mi dà la parola?

 

PRESIDENTE. Il deputato Bianco chiede con insistenza di intervenire, poi il deputato Franceschini. Ha facoltà di parlare il deputato Bianco. Inviterei comunque tutti alla calma!

 

GERARDO BIANCO. Voglio solo dire che non c’è una proposta formale, perché la proposta del collega Franceschini è rivolta a tutta l’Assemblea. Allora, o il capogruppo di Forza Italia rivede la sua posizione, come io gli consiglierei di fare, o non c’è una proposta! L’Assemblea non può votare perché si spaccherebbe e si determinerebbe un processo che aggraverebbe la situazione. Mi sembra una cosa elementare!

 

PRESIDENTE. Allora, allo stato attuale, mi risultano due proposte. Per rendere evidente che di questo si tratta, chiedo al deputato Franceschini se vuole formalizzare una sua proposta oppure se quanto ha detto si deve considerare semplicemente un suggerimento.

 

MAURO FABRIS. L’ha ritirata, la proposta!

 

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, nella dialettica normale tra Assemblea e Presidente, mi permetta di dirle che sarebbe stato più corretto da parte sua formulare una proposta e metterla ai voti (Applausi), nel caso non avesse deciso di assumersi la responsabilità di una scelta.

Ho formulato una richiesta al gruppo di Alleanza Nazionale, ma non ho avuto una risposta. Se Alleanza Nazionale è disponibile questa sera a proseguire i lavori con le modalità con cui abbiamo proseguito fino adesso, noi siamo pronti ad andare avanti. Vorrei capire se c’è una risposta su questo.

 

PRESIDENTE. La risposta mi sembrava chiara; tuttavia, vorrei dire che, di fronte ad una pluralità di proposte, o il Presidente sceglie d’autorità tra una di esse oppure può rimettere tale scelta all’Assemblea, ed io penso che sia corretto fare così.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

IGNAZIO LA RUSSA. Mi sembrava che una proposta equa e solidale fosse quella dell’onorevole Italo Bocchino, che sin dall’inizio aveva formulato la proposta di rinviare l’esame del provvedimento a domani mattina, con la mia precisazione che si trattava di una valutazione apprezzate le condizioni politiche e tecniche, come lei le ha definite, dell’Assemblea, dopo che le avevamo chiesto una sospensione tecnica alle ore 21 circa, che lei ha ritenuto di non concedere. Allora, a quel punto, abbiamo detto che sarebbe stato meglio riprendere i nostri lavori domani mattina. Questo l’ho detto io. Poi, l’onorevole Bocchino ha preso la parola e ha formulato una proposta.

Quindi, la proposta c’è, tant’è che su di essa hanno poi preso la parola gli onorevoli Franceschini, Casini ed altri. Quindi, ripeto, la proposta c’è - adesso se vogliamo giocare sui formalismi! -, non so se apprezzata dall’Assemblea o meno. Dopodiché, se i lavori non verranno rinviati a domani, il nostro gruppo non ha motivo di spiegare prima esattamente quello che intenderà fare dopo. Ma intelligenti pauca (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

 

PRESIDENTE. Se si ritiene comunemente che possa servire, senza reintrodurre la discussione sul tempo in cui viene disposta la sospensione, si può valutare l’opportunità di una riunione rapidissima dei presidenti di gruppo (Vivi commenti).

 

ANDREA GIBELLI. No!

 

PRESIDENTE. Va bene, la proposta è respinta. Allora il deputato (Commenti)... Fine, fine così! Come si vede il Presidente si adopera per cercare una soluzione condivisa. Siccome non è possibile (Commenti)... A questo punto (Commenti)...

Vi prego (Vivi commenti)... Il Presidente, di fronte alla evidenza di un dissenso che vede i gruppi pronunciarsi in maniera difforme, non corrispondente agli schieramenti di maggioranza e di opposizione, e neppure in termini corrispondenti agli schieramenti di chi si dichiara a favore o contro l’indulto, ma essendo, invece, in discussione una scelta procedurale, decide di rimettersi al giudizio dell’Assemblea (Applausi).

Quindi, porrò in votazione, in alternativa, le due proposte (Proteste dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).

 

ANDREA GIBELLI. Quale proposta?

 

PRESIDENTE. La prima proposta è quella di concludere i lavori per riprenderli domani mattina. È evidente che, qualora tale proposta venisse approvata, sarebbe conclusa la discussione su questo punto. Altrimenti, procederemo diversamente.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta testè illustrata.

(Segue la votazione)

 

La Camera approva per 84 voti di differenza.

Il seguito dell’esame è pertanto rinviato alla seduta di domani, che avrà inizio alle 9,30.

 

MARCO BOATO. Presidente, il voto sull’emendamento!

 

 

Precedente Home Su Successiva