Messa alla prova

 

La maggioranza studia l’introduzione di un nuovo istituto

L’imputato messo alla prova evita il carcere

 

Italia Oggi, 13 febbraio 2003

 

Al posto dell’indultino arriva la messa alla prova dell’imputato. Si potrà non andare in carcere anche senza processo. Mentre al senato il provvedimento sulla sospensione condizionata delle pene fino a tre anni, già approvato dalla Camera, è bloccato, alla commissione giustizia di Montecitorio, sta per partire l’esame di un pacchetto di riforme di segno politico vario che mira a potenziare le attuali misure alternative al carcere e a crearne di nuove. Tra queste, quella che sembra godere della maggiore considerazione (anche perché a firmarla sono alcuni dei Parlamentari di Forza Italia che contano di più: Niccolò Ghedini, Gaetano Pecorella e Sandro Bondi) punta a introdurre un nuovo istituto: la messa alla prova.

In realtà si tratta di un meccanismo di depenalizzazione che è già in uso con buoni risultati, dicono i firmatari, anche se il ministro della giustizia è di tutt’altro parere, nel processo minorile dove viene applicato quasi automaticamente a meno che non si sia in presenza di un reato particolarmente grave. Il meccanismo della messa alla prova è piuttosto semplice. Il giudice, su richiesta dell’imputato e se non c’è opposizione da parte della persona offesa, può decidere di sospendere il processo e di affidare l’imputato ai servizi sociali.

Entro il termine massimo di cinque anni, dovrà poi fissare una nuova udienza per verificare se il reato è stato estinto (attraverso il comportamento ed eventuali azioni riparatrici prescritte sempre dal magistrato). Ma se così non fosse, il processo dovrebbe proseguire laddove lo si è lasciato.

"Il provvedimento sarà discusso al più presto", annuncia il quarto firmatario, Vincenzo Fragalà di An, spiegando che la misura s’inserisce nel quadro degli intervisti dalla maggioranza di governo per "evitare che il carcere si trasformi in una discarica sociale e svuotandolo così di tutta quella microcriminalità che può benissimo scontare la pena in un modo alternativo alla detenzione".

Nessuna contraddizione, poi, secondo Fragalà, rispetto alla linea del guardasigilli Castelli che nei suoi progetti di riforma della giustizia minorile civile e penale prevede un netto ridimensionamento dell’istituto della messa alla prova (considerato troppo rischioso) per i minori che compiono reati non trascurabili.

"La filosofia del nostro provvedimento è differente da quella utilizzata nel processo minorile", spiega il deputato di An, "nel caso dei minorenni il provvedimento si applica tenendo conto della personalità dell’imputato; per quanto riguarda invece gli adulti, il provvedimento dovrà tenere conto soprattutto della natura del reato".

A decidere i tempi per l’approvazione del provvedimento sarà l’ufficio di presidenza di oggi, ma la maggioranza è già pronta a votare in massa la proposta di legge. "Bisogna stabilire regole e percorsi per cui la detenzione torni a essere l’ultima ratio", sottolinea Luigi Vitali, capo gruppo Fi in commissione giustizia. Quello a firma di Ghedini e Pecorella, infatti, non è l’unico provvedimento che tenta di limitare il numero dei nuovi ingressi in carcere.

In attesa di essere esaminati, ci sono almeno una decina di articolati che puntano, con modalità e filosofie diverse, a raggiungere lo stesso obiettivo, rendere residuale il carcere per quei reati di scarsa entità sociale. Dunque, più che un intervento isolato quello di Forza Italia è piuttosto una mossa studiata che si inserisce in un pacchetto di norme al quale il presidente della commissione giustizia, Gaetano Pecorella, ha deciso di dare la priorità dopo che l’ipotesi di indulto è tramontata del tutto. A dare la conferma di questa nuova strategia è il coordinatore del comitato carceri di Montecitorio, Giuliano Pisapia (Prc). "Abbiamo deciso di esaminare tutte le proposte che riguardano il carcere per cercare di non ricreare la situazione di crisi che ha portato all’appello delle istituzioni religiose per un atto di clemenza", spiega il deputato di Rifondazione.

La strada da percorrere, comunque, a detta di Pisapia non è soltanto quella della messa in prova. La commissione e in particolare il comitato interno da lui coordinato dovranno decidere quale pacchetto di misure presentare per evitare il costante aumento dei nuovi ingressi in carceri fin troppo affollate e per le quali l’unica soluzione rimane a detta di molti l’indulto e l’amnistia. Le altre proposte vogliono, tra l’altro, rendere automatica la concessione della libertà condizionata (proposta Bondi) oppure l’introduzione del lavoro civico non retribuito ai fini della riduzione della pena (Rossi, Lussana, Cè) o anche il potenziamento dell’istituto della semilibertà.

 

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