Affonda l'indultino

 

La commissione giustizia del Senato bocciato la legge

già snaturata da Forza Italia

 

Il Manifesto, 2 aprile 2003

 

La commissione giustizia del senato ha bocciato ieri l'indultino, già approvato qualche mese fa dalla camera. Con il voto contrario dei Ds, di An e dei Verdi, e con la Lega assente, è stato respinto l'art. 1, quello che sorreggeva l'intero provvedimento. A quel punto il presidente della commissione, l'an Caruso, ha deciso di portare direttamente in aula la legge, dopo il 6 aprile, formalizzando il parere negativo della commissione. "Lo avevo detto che l'indultino non sarebbe passato. Mi spiace solo per il tempo perso, gongola il ministro Castelli.

Il no di An è motivato dall'intenzione, più volte proclamata, di bocciare ogni ipotesi di clemenza. Posizione condivisa dalla Lega, che proprio per questo aveva disertato ieri la riunione. Diverso il caso dei Verdi e dei Ds. Entrambi i partiti dell'Ulivo hanno motivato il loro voto contrario con gli stravolgimenti apportati al testo la settimana scorsa, in commissione, dopo l'approvazione di un emendamento firmato dal presidente della commissione antimafia Roberto Centaro, di Forza Italia.

Nonostante il partito di Berlusconi sia ufficialmente favorevole a un atto di clemenza nei confronti dei detenuti, l'emendamento del forzista Centaro snaturava la legge Pisapia Buemi sull'interruzione della pena sino a ridicolizzarla. L'interruzione passava, infatti, dai tre anni previsti a uno solo. Ne avrebbero potuto usufruire solo i detenuti che avessero già scontato tre quarti della pena. La platea interessata si sarebbe così drasticamente ridotta, e gli effetti sul sovraffollamento delle patrie galere sarebbe diventati quasi inesistenti.

Sulla carta, nonostante quello che giustamente il diessino Ayala definisce "un doppio affondamento dell'indultino da parte della maggioranza", le possibilità di un semaforo verde da parte dell'aula ci sarebbero tutte. L'Udc e una parte di Forza Italia dovrebbero certamente votare a favore, e così la stragrande maggioranza delle opposizioni. Il problema è la Quercia, che non ha mai davvero accettato l'indultino. Ha sempre detto e ripetuto che avrebbe preferito un vero indulto, fingendo di ignorare l'impossibilità di raggiungere la maggioranza dei due terzi degli aventi diritto necessaria. Ieri, subito dopo la bocciatura in commissione, molti diessini sono tornati alla carica.

"Nulla - ha detto subito il capogruppo diessino in commissione Calvi - è precluso: in aula inizierà una nuova discussine con nuovi emendamenti. Ora riprenderà la discussione sull'indulto". Ayala ha bollato il testo uscito dalla camera come "inqualificabile e sicuramente anticostituzionale". Siniscalchi, anche lui diessino anche se deputato e non senatore, è sbottato in un sentito: "Finalmente si farà l'indulto".

Purtroppo non è affatto così. E' vero che i Ds e Forza Italia hanno davvero lavorato per silurare l'indultino e aprire così la strada all'indulto. Ma per il partito azzurro questo dovrebbe essere accompagnato da un'amnistia, indigeribile invece per la Quercia. Inoltre, anche qualora i due partiti maggiori trovassero l'accordo, dovrebbero faticare non poco per convincere la Margherita, che resta contraria all'indulto. Lo ha confermato ieri il responsabile giustizia per la Margherita Fanfani, commentando il voto del senato: "Così - ha detto si mette una pietra tombale su ogni atto di clemenza, posto che oggi non vi sono maggioranze parlamentari che consentano un indulto".

In realtà dalla Quercia si sono levate anche voci diverse. La responsabile della giustizia Anna Finocchiaro, ha invitato a "rimettersi a lavorare sul testo della camera" per "vedere se riusciamo a portare a casa questo benedetto indultino". Il problema è che, sin dall'inizio i senatori diessini oppongono all'ipotesi di un gesto di clemenza resistenze assai maggiori dei colleghi deputati, e la presa della segreteria sulle scelte del gruppo parlamentare di Palazzo Madama è ben poco affidabile. In questa situazione, le possibilità che, con la scusa di puntare su un vero indulto, Ds e Forza Italia si adoperino sottobanco per sabotare ogni possibile legge in materia sono assai serie. Si capisce dunque perché il socialista Buemi, presentatore della legge con il rifondatore Pisapia, abbia criticato ieri molto duramente proprio i Ds, accusandoli di "grande ambiguità".

 

 

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