Vita - 24 settembre 2004

 

Io, sorella di un assassino, vi dico che aveva un cuore

 

Tempo fa abbiamo pubblicato le riflessioni di un lettore, che aveva letto alcune testimonianze di detenuti colpevoli di reati di sangue, e da una parte affermava di essere rimasto colpito dalle loro parole, dall’altra si domandava se fosse giusto dar loro modo di parlare pubblicamente. Ha voluto rispondergli Daniella, e la sua risposta è doppiamente importante: perché lei è la sorella di un detenuto condannato per omicidio, e perché quel giovane detenuto è morto in carcere; una delle tante morti "da carcere" che siamo costretti a registrare ogni mese, per suicidio, per disperazione, per droga; per patologie gravi che quasi sempre sono diagnosticate in ritardo e curate quando ormai non c’è più niente da fare.

 

Ornella Favero

 

Sono rimasta profondamente colpita nel cuore da una frase che diceva: «Penso che non dovreste permettergli di parlare pubblicamente». Spero solo di riuscire a fare cambiare idea a chi la pensa così ! Sono la sorella di un ragazzo che ha ucciso una persona, sono rimasta molto sconfortata leggendo queste parole, mi hanno fatto molto male; nonostante io sia consapevole che la maggior parte dell’opinione pubblica ha queste stesse idee, in quanto viviamo in una società che è brava solo a giudicare senza cercare di comprendere il "perché"! Anch’io fino a poco tempo fa non conoscevo "il mondo dei detenuti", non riuscivo nemmeno ad immaginare come si vivesse dentro un carcere. Ho iniziato ad interessarmi, a "conoscere" e voler in qualche modo aiutare questo "popolo" dopo l’arresto di mio fratello. Christian è entrato in carcere a Verona il 21dicembre 2003: era totalmente sotto shock, non si rendeva conto di ciò che era successo, ciò che lui ha sempre e solo ricordato era l’inizio della lite con l’altro ragazzo, poi buio!

Al contrario di quello che l’opinione pubblica può pensare anche gli "assassini" hanno un cuore, e mio fratello soffriva terribilmente per ciò che aveva fatto ed era pronto a pagare la sua pena. Scrisse anche una lettera ai famigliari del ragazzo che aveva ucciso, ma non ha avuto il coraggio di spedirgliela in quanto rispettava il loro dolore, e la diede in mano all’avvocato. Mio fratello stava provando a rifarsi una vita, il 21 giugno 2004 si è sposato in carcere con la sua ragazza. Il 21 luglio 2004 mi è giunta la tragica notizia che mio fratello, a soli 26 anni, dopo "solo" sette mesi di carcere è deceduto misteriosamente nella sua cella di Montorio, dopo appena 45 minuti che aveva terminato il colloquio con la mia mamma e sua moglie. Al funerale di mio fratello è stata resa nota la lettera che aveva scritto ai famigliari del ragazzo che lui aveva ucciso. . . questa lettera diceva: «Vorrei che sapessero che non ho mai voluto fare quello che ho fatto. Darei la mia vita in cambio. . . ma non posso tornare indietro !».

Daniela Orlandi

 

 

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