Vita - 21 maggio 2004

 

Con la mia faccia un po’ così… da straniero

 

"Ho la fortuna di non avere i lineamenti del viso marcatamente algerini: potrei sembrare anche un italiano": della testimonianza di Assan, raccolta all’Istituto penale minorile di Firenze e pubblicata su Fuori Binario, il giornale di strada dei senza dimora, colpisce soprattutto questa frase, che esprime tutta la voglia di questo ragazzo di mimetizzarsi, di cancellare il "marchio" che la sua condizione di immigrato gli lascia addosso. Lui racconta tranquillamente la sua storia di giovanissimo migrante, le scorciatoie prese per guadagnare in fretta, i sogni, il desiderio di cambiare radicalmente vita, ma è ben triste quella frase, quella consapevolezza che, oggi, bisogna assomigliare a un italiano per sperare di trovare un posto decente nella nostra società.

 

Ornella Favero

 

Sono un ragazzo algerino di 19 anni che in questo momento si trova all’Istituto penale minorile di Firenze. La mia famiglia è composta da 8 persone: babbo, mamma e 6 figli. Non siamo ricchi e per questo motivo ho deciso di andarmene dal mio Paese.

Prima di arrivare in Italia ho vissuto in Francia, poi in Belgio e Germania. In Algeria non avevo mai commesso nessun tipo di reato, neanche piccolo, ma quando sono arrivato a Parigi – senza parenti né amici – ho conosciuto persone che non mi hanno aiutato e, anzi, mi hanno insegnato a rubare portafogli. Rubavo sempre sugli Champs Elysées. A Parigi mi hanno arrestato quattro volte e ho scontato quattro mesi di carcere. Arrivato in Italia, sono rimasto per otto mesi a Genova e poi sono venuto a Firenze, dove mi hanno arrestato. Spero di uscire questo mese: domani viene l’assistente sociale della comunità in cui vorrei andare…

Lì spero di imparare un mestiere: non ho studiato da piccolo e non ho nessun diploma. Spero che gli errori del passato non mi impediscano di cambiare il presente e il futuro. Mi manca molto la mia famiglia e se trovo un lavoro quando esco di qui, voglio mettere i soldi da parte per tornare in Algeria dai miei genitori, dai miei fratelli e dai miei nipoti. Mi piacerebbe avere i documenti in regola e visto che ho una ragazza, la vorrei sposare, ma prima di tutto non voglio più lasciarla sola. Lei ha studiato e ha sempre lavorato: è una brava ragazza ed è anche per lei che vorrei cambiare la mia vita. Ho la "fortuna" di non avere i lineamenti del viso marcatamente algerini: potrei sembrare anche un italiano se non mi senti parlare...

È per questo che quando sono in giro non sto mai con i miei connazionali: la polizia se vede un gruppo di algerini, tunisini, marocchini, albanesi… viene subito a chiedere i documenti e il libretto di lavoro. Io cerco sempre amici italiani sperando di riuscire a realizzare una vita migliore qui a Firenze. Infine vorrei dire che nonostante la mia vita non sia stata facile, io sono un ragazzo felice, cui piace la vita, cui piace divertirsi.

 

Storia raccolta da Erika Caparrini

 

 

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