Vita - 9 gennaio 2004

 

Detenuta e madre: accudire ai figli tramite autorizzazioni

 

La legge sulle detenute madri ha poco più di due anni di vita. La testimonianza che abbiamo ricevuto è di una donna, che è stata fra le prime (e poche) a tornare a casa grazie a questa legge. Qualcuno crede che stare in detenzione domiciliare sia una vacanza, una non-pena, ma non è affatto così, e lo spiega bene Giuliana quando dice che la sua vita oggi "è come avere le chiavi dei cancelli ma non poterle mare". I cancelli sono ancora chiusi, per lei, anche se il luogo è migliore e ci sono i suoi figli, e questo è importante, ma non può far dimenticare che sempre di pena si tratta, e quasi sempre vissuta in una grande solitudine interiore.

 

Ornella Favero

 

Sono uscita dal carcere, penso tra le prime, beneficiando della detenzione domiciliare speciale per le detenute madri, grazie al fatto che rientravo in un nucleo familiare "socialmente normale" e ho un'abitazione. Dovendo trascorrere un periodo relativamente lungo in questa condizione, e avendo inoltre responsabilità verso i miei figli, fin dall'inizio ho cominciato ad attivarmi per ritrovare la mia dimensione nel mondo esterno. Sembra semplice detto così, ma è un processo complesso.

È proprio vero, espiare una pena è soffrire, anche dopo, anche quando la pena continua a casa. Sono mancata un anno e mezzo, e ora sono più di due anni che ci sono di nuovo, e da pochi mesi siamo nuovamente solo noi, io e i miei figli. Per i due grandi è ritrovare una dimensione che avevamo, e per i due piccoli scoprirla, in quanto troppo piccoli per ricordare di quando eravamo insieme. Ci sono momenti in cui mi dico: sì sono presente, sono con loro, ma è sufficiente questo? Loro sono costretti a molte rinunce, molte esperienze gli sono negate. La detenzione domiciliare è impegnativa, richiede capacità organizzativa e una forte motivazione per sopportare un menage alienante e nel mio caso una solitudine estrema. lo mi ritengo una madre responsabile, apprezzo la compagnia dei miei figli, ma non mi basta comunicare solo con loro. Posso uscire giornalmente un'ora e mezzo, in quel tempo devo sbrigare tutto ciò che concerne la mia famiglia. Come ho risolto questo? La gestione delle cose pratiche rende necessaria una programmazione settimanale, questo perché devo richiedere le autorizzazioni per tutto.

Ora sono nei termini per l'affidamento ai servizi sociali: lo aspetto con ansia, perché comincia ad essere troppo stretto questo beneficio della detenzione domiciliare. Stando a casa non sono davvero "fuori", sono come dietro a un vetro, vedo ma sono separata. Quando si gode di un beneficio si hanno le chiavi dei cancelli, ma non si devono usare. Non è facile, sono stanca.

 

Giuliana

 

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