Vita - 25 luglio 2003

 

La Camera penale di Napoli: "Poggioreale? E un inferno"

 

Poggioreale? Un vero inferno: a dirlo questa volta non sono i detenuti, ma una autorevole pubblicazione della Camera penale di Napoli. Con un titolo essenziale, duro come fa realtà che mette a nudo: Il carcere dimenticato. Ve ne diamo qualche "assaggio": con l’impegno di parlare di più e più spesso delle carceri del Sud; che oltre ai problemi di desolante sovraffollamento vivono spesso una specie di "abbandono" anche da parte dei volontari.

Ornella Favero

Le cifre relative ai detenuti presenti negli istituti della Campania confermano un sovraffollamento non più tollerabile. Ne soffrono più della metà delle strutture e alcune di esse con cifre spaventose. Poggioreale rappresenta poi un caso a parte. Un vero inferno. Risulta difficile credere che si possa reggere una situazione del genere. Alla dirigenza del carcere in queste condizioni nulla può essere chiesto, perché ogni risultato ottenuto, e ve ne sono, costituisce un vero e proprio miracolo (...).

La mancanza di spazi sufficienti, una sola ora di aria la mattina e una al pomeriggio, la vita comune in stanze anguste per il numero di occupanti, i servizi igienici precari condivisi con un numero elevato di persone, la ridotta possibilità di usufruire di docce, costituiscono un grave pregiudizio per la salute. I detenuti costretti per l’intera giornata nelle celle, o comunque in spazi angusti, assumono con il passar del tempo abitudini da animali in gabbia. Passeggiavano velocemente, si voltano automaticamente e riprendono a camminare, tutto ciò in un brevissimo arco temporale. La visita medica è effettuata al momento dell’ingresso. Successivamente ogni qualvolta sia ritenuta necessaria dal sanitario o richiesta dal detenuto. Manca una frequenza di visite sanitarie di controllo. In pratica. Dopo il controllo iniziale, s’interviene solo per necessità.

Dal punto di vista igienico-sanitario va poi rilevato che riteniamo difficile garantire un sufficiente grado d’igiene e la non-nocività dei cibi, se gli stessi vengono conservati e cucinati in un unico ambiente dove convivono anche 16 persone. Se nello stesso luogo vi è poi un unico servizio igienico, che servirà per i bisogni corporali, per lavare il corpo e necessariamente anche le stoviglie.

Il rapporto con la famiglia è, poi, fortemente penalizzato. Da un calcolo effettuato sui dati acquisiti è emerso che, con riferimento a un affollamento medio, vengono effettuati 500 colloqui al giorno. Per poter organizzare tale attività è istituita un enorme stanza dove i detenuti, in media 20 alla volta, parlano o meglio urlano, ai familiari, posti dall’altro lato di un tavolo, i loro affetti e le loro esigenze, per un tempo che è di circa un’ora. La riservatezza è garantita dall’enorme frastuono.

 

Avvocato Riccardo Polidoro

 

 

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