Vita - 24 gennaio 2003

 

Maria Chiara: la mia lettera

a un amico in carcere

 

Maria Chiara ci aveva contattato, attraverso il nostro sito, per avere una informazione: ci aveva chiesto come scriver-e a un detenuto, a un amico finito in carcere da un pezzo, ma con il quale lei non aveva avuto ancora il coraggio di riprendere i contatti. Il suo messaggio ci è piaciuto, le abbiamo chiesto a nostra volta se aveva voglia di esprimere tutto il disagio, anche fa rabbia che prova una persona che non ha mai avuto a che fare con il carcere, quando inaspettatamente un amico commette un reato che 10 porta in galera. E lei 10 ha fatto.

 

Ornella Favero

 

Volevo raccontare ciò che "succede" a noi fuori quando un amico vive il carcere, ma non ci riesco! Ho davanti a me vari fogli strappati dove più volte ho tentato di buttare giù qualcosa, ma dopo la terza riga l' articolo si trasforma in una lettera, una lettera a te che sei in carcere, Giuliano.

Quel 3 di giugno di alcuni anni fa per me è ancora un bruttissimo sogno! Nessuno, nessuno mai avrebbe pensato a te. Ho pianto leggendo il tuo nome sul giornale. "Impossibile" la sola parola che riuscivamo a dire. In un primo tempo siamo rimasti tutti uniti con l'idea di un grande, colossale errore. Poi, con la sempre maggiore certezza del fatto che tu, purtroppo, eri immischiato nella "faccenda", molti hanno iniziato a "raffreddarsi", a prendere posizioni un po' più distanti. Il periodo più strano per chi non cono-sce la verità, ma vuole bene ad una persona, è quello del processo. Ho appena riletto alcuni brani dai ritagli di giornale che conservo.

Amante diabolico" ti definiscono a un certo punto. Ma quale diabolico!Ricordo perfettamente il mio primo pensiero vedendo la tua foto sul giornale dopo mesi che non ti vedevo: "Sembri un angelo!" e i miei occhi si riempirono di lacrime. Era una cosa che non mi dava pace non sapere cosa pensare, cosa dire, a chi credere.

Come succede sempre, nessuno era lì con te, ma tutti avevano la loro verità. lo mi sentivo confusa, io non ero stata lì con te quella sera, io non potevo e non volevo condannare nessuno. L‘unica cosa che mi continuava a rimbalzare nella testa era: "Come può essere successo?". Volevo esserti vicina, ma allo stesso tempo non riuscivo a trovare una spiegazione logica per ciò che era accaduto.

Molte volte mi sono bloccata sulla porta della questura, dove volevo chiedere il permesso per venire a trovarti, domandandomi:

"Ma starò facendo la cosa giusta?" Bene, io per questi 3 anni non ho fatto molto, ma ora voglio iniziare! Non sono più arrabbiata, per questo non giustifico ciò che è stato, bensì accetto che tu abbia capito di aver sbagliato.

Una seconda possibilità non si può negare a nessuno. lo ti voglio aiutare, voglio farti sentire che ce la puoi fare, puoi rinascere, ricominciare tutto da capo, ci puoi riuscire!

 

Maria Chiara

 

 

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