Vita - 14 febbraio 2003

Caro pà... lettera postuma di un detenuto a suo padre

 

Più la società fuori sembra ignorare il carcere, più cresce "dentro" la voglia di farsi sentire, di impedire di essere cancellati. E così, anche dalle piccole carceri del Sud escono nuove voci, nuovi giornali: come a Lauro, in provincia di Avellino, dove è nato Anagramma, una rivista che il suo coordinatore, Beppe Battaglia, così definisce: "Una socialità smarrita che va cercandosi, una scuola che non richiede e non conferisce titoli, un cantiere terapeutico, una fornace ribollente che informa di se: un progetto teso a riannodare i fili ammazzati. . .". Da Anagramma pubblichiamo la testimonianza di un detenuto, dedicata a un tema particolarmente doloroso, quello degli affetti devastati dal carcere, dei sensi di colpa di un figlio nei confronti del padre, della morte che in galera è, se possibile, ancora più dolorosa.

 

Ornella Favero

 

Ciao! Oppure "uè stò quà" com'era mia consuetudine dire, per stabilire il contano. Te ne sei andato, senza neppure salutarmi. Ti ricordi, mi dicesti in agonia, a cavallo del trapasso: "Domani dovrai essere tu ad accompagnarmi al Comune".

Ed io, seduto al tuo capezzale, ascoltavo quelle tue frasi sconnesse. Ma la presenza delle guardie violentarono quel momento intimo; come quando si violenta un neonato, e per tantissimi anni ho vissuto in quel dolore e disprezzo per tutto ciò che violenta. Hai spirato solo dopo che mi hai visto. Avrei voluto piangere, singhiozzare e, perché no, andar di testa! Lo sai, sono stato "negativo" dalla nascita, nonostante i tuoi insegnamenti, e adesso mi confesso con la speranza di esorcizzare il sonno perché ci sogno spesso. Ma non ci fai mai vedere, vedo tutti i nostri cari, a volte ci parlo pure, ma tu non ti fai vedere! Quale il motivo? Quali sono i tuoi rancori verso me? L’altra notte ti ho sognato, un sogno che ho vissuto nella realtà. Ti ricordi, riuscisti a intrufolarti, riuscisti a sentire il nostro motto (rincorrere i nemici e abbatterli...). Mi guardasti, ti scesero le lacrime e te ne andasti. Perché l' altra notte non ti sei fatto vedere? Ho scavato dentro me, per capire il perché non ti fai vedere, ma non ho trovato niente per giustificare il tuo comportamento. Aiutami, ci prego, è indispensabile; è importante avere il tuo consenso; tu sai che è nella mia indole mandare alla malora chi non è d'accordo con me. Sarei capace di mandare alla malora anche Dio, ma ho bisogno di te e di lui, mi servono le vostre benedizioni, i vostri perdoni, perché mi trovo su un sentiero a me sconosciuto, quello "positivo". Se la partenza sarà ad handicap, l'arrivo non ci sarà! Ti ricordi quando ti dissi che non riuscivo più a piangere? Questa cosa mi faceva male.

Pà! Sta cambiando qualcosa dentro di me e sono sicuro che fra non molto ci riuscirò. Credimi, le prime lacrime le dedicherò a te.

 

                                                                                              Tonino Madonna

 

 

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