A parlare di carcere non viene mai chiamato chi il carcere lo conosce davvero

Per le strade di Bologna, incontro con piacere chi ha rialzato la testa e ce l’ha fatta, riassaporando la sua ritrovata dignità

Sulla Gozzini, il punto di vista di una Vice Sovrintendente della Polizia penitenziaria

 

di Valentina Varagnolo, ottobre 2008

 

Buongiorno a tutti, sono la ViceSovrintendente Valentina Varagnolo, in servizio da gennaio presso il Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria di Bologna. Prima, dal 1996, ho sempre lavorato in carcere. Nella rassegna stampa di Ristretti oggi vedo che la vicenda di Pietro Maso, ennesima della quale quest’Italia tuttologa si è sentita legittimata a sentenziare, è stata l’occasione per dare voce a chi la realtà quotidiana della detenzione e della gradualità di un percorso di recupero la vive davvero, sulla pelle, ogni giorno… Ho lavorato per più di 5 anni presso la Segreteria Trattamentale del carcere, ho istruito centinaia di pratiche di liberazioni anticipate, di permesso premio, di misure alternative e, a volte, di loro revoca… Ho visto uomini e donne che avevano sbagliato riaffacciarsi nelle loro esistenze con una chance nuova, spesso mai avuta prima, e talvolta, per le strade di Bologna, incontro con piacere chi ha rialzato la testa e ce l’ha fatta, riassaporando la sua ritrovata dignità.

Vi volevo solo ringraziare per quello che avete scritto, e che solo chi vive quotidianamente la realtà della detenzione, la sofferenza di scelte sbagliate e la gradualità di un percorso di recupero poteva scrivere. Purtroppo, chi per vari motivi conosce veramente il carcere, noi operatori compresi, a parlare di carcere a chi non lo conosce non viene chiamato mai… Con i complimenti di sempre per il vostro preziosissimo e validissimo lavoro, un affettuoso abbraccio.