Scontri in via Anelli

 

Dopo gli scontri in via Anelli, quale rapporto possibile tra immigrati regolari e irregolari? Una difficile convivenza raccontata da uno straniero che l’ha vissuta sulla sua pelle

 

Di Tarad Abes, dicembre 1999

 

In questo periodo, a Padova, si sono verificati degli episodi che hanno fatto molto discutere riguardo alla presenza degli stranieri nella società italiana.

In via Anelli, un quartiere nel quale vivono moltissimi immigrati, sia regolari che irregolari, ci sono stati dei disordini dovuti alle difficoltà di integrazione tra le varie culture rappresentate, che vanno da quelle nord africane, a quelle dell’Africa centrale, a quelle sudamericane e balcaniche.

Gli immigrati già inseriti spesso considerano un privilegio la posizione acquisita e prendono le distanze dai nuovi arrivati, per timore che diventino concorrenti nella conquista del posto di lavoro e che con i loro comportamenti, a volte fuori dalle "normali" regole di convivenza, danneggino l’immagine di tutti quanti.

Nel quartiere di via Anelli, la concentrazione di tanti clandestini, alcuni dei quali praticano attività illegali, comporta una maggiore visibilità di fenomeni come lo spaccio e la prostituzione, che provocano disagio anche tra gli stranieri regolari.

per questo succedono spesso delle incomprensioni, che possono degenerare in risse.

Gli stranieri che lavorano onestamente vogliono che la società capisca la differenza tra loro e quelli che vivono in modo illegale. In realtà, anche i regolari hanno una colpa: nessun emigrante parte con l’intenzione di commettere reati e, magari, di finire in galera. come spesso succede; purtroppo però, come arriva in Italia, si rivolge ai suoi connazionali già inseriti e questi gli prospettano subito una serie di difficoltà, a volte maggiori di quelle che ci sono realmente.

Chiedi come è possibile diventare regolari come loro e ti senti rispondere.

"Oggigiorno trovare lavoro è una cosa molto difficile!", "Avere i permessi di soggiorno costa troppo ed è complicato!", "Io, con quello che guadagno, faccio fatica ad arrivare a fine mese, mi tocca andare a mangiare alle cucine popolari!", "Anche con i documenti in regola, non trovi chi è disposto ad affittarti un appartamento e devi andare al dormitorio pubblico!", "Dobbiamo lavorare come asini, i padroni ci sfruttano!". Tutti questi discorsi, per un immigrato appena giunto in Italia, per di più fatti da un suo connazionale in cui ha fiducia, sono la verità da accettare ciecamente, così succede che si scoraggia moltissimo e finisce per rivolgere la stessa domanda, cioè come si vive in Italia, ad altre persone, quelle che vivono sulla strada. Ma chi vive sulla strada può solo risponderti per quella che è la sua esperienza, che la sola maniera per tirare avanti è quella di "arrangiarsi", di vivere alla giornata, perché aiuto non te lo dà nessuno e devi provvedere da solo ai tuoi bisogni.

Comunque, è più facile trovare solidarietà immediata da un irregolare, che è disponibile a darti vestiti puliti, ad accoglierti per la notte, a offrirti da mangiare e qualche soldo, anche senza chiedere niente in cambio, almeno la prima volta. Altre difficoltà si incontrano anche perché ci sono italiani che approfittano delle condizioni di bisogno degli immigrati, chiedendo loro cifre molto alte per l’affitto e dividendo ogni stanza tra molti inquilini, in modo che ognuno paga solamente per lo spazio del proprio letto, anche cinquantamila lire per notte!

Spesso non è possibile nemmeno regolarizzarsi, perché il lavoro offerto è in nero, il che permette ai padroni di non pagare le tasse, oltre che di darti la paga che vogliono e di licenziarti in ogni momento.

Queste prospettive, o meglio questa assenza di prospettive, in pratica non lasciano scelta, ed i risultati sono quelli che si vedono in via Anelli e anche altrove.