Sos! Sos! Cercasi scrivano urgentemente…

 

Di Tarad Abes, agosto 1999

 

Per noi stranieri la lingua è una barriera, e il linguaggio burocratico del carcere e dei tribunali lo è doppiamente, ma indicare il problema non basta: ci vuole anche la proposta di una possibile soluzione, che a volte non è neppure così difficile da realizzare!

Per esempio, anche in questo istituto, noi stranieri siamo tanti così come i nostri disagi uno in particolare, quello del Codice Penale e di tutto ciò che riguarda il Regolamento Penitenziario.

Per noi è un tunnel buio e non abbiamo la minima idea di come attraversarlo: molti di noi si ritrovano tra le mani dei documenti che significano anni di galera e non capiscono niente altro che il proprio nome, scritto sugli stessi.

Ci vorrebbe così poco per evitare moltissime complicazioni, basterebbe una persona pratica di leggi che ti spiegasse con parole semplici quello che puoi o non puoi fare, che ti scrivesse eventualmente una istanza nei tempi e nei modi giusti, che ti desse delle indicazioni su come far valere i tuoi diritti.

Non avendo questo tipo di assistenza minima, ci troviamo spesso ad assistere a dei modi sbagliati ed estremi di esprimere le proprie esigenze, tagliarsi per avere un colloquio con il Direttore, iniziare uno sciopero della fame per poter incontrare il Magistrato di Sorveglianza, creare casini protestando con energia, solo per cambiare sezione o per vedere l’educatrice, e così via.

Purtroppo ci convinciamo che non esistono alternative e spesso peggioriamo la nostra già tragica situazione, il problema lo conoscono quasi tutti e ci vorrebbe poco a reintrodurre la figura dello scrivano e, magari anche istituire uno sportello informativo presso la biblioteca, dove lo spazio non manca.

Sarebbe un prezioso aiuto per tutti noi disperati e risolverebbe un problema sentito da tutta la comunità carceraria. Questa mia vuole essere soltanto una piccola proposta, che spero venga presa in considerazione da chi ha la competenza per tradurla in fatti.