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La “catastrofe fin troppo annunciata” della giustizia
di Sandro Calderoni, marzo 2008
Del problema giustizia in questi anni si sente spesso parlare in termini di catastrofe annunciata, e molti giornali ogni settimana pubblicano statistiche che hanno la capacità di rendere il quadro senza speranza. E qui posso anche capire che ci siano tante persone, giornalisti e non, che scambiano la scadenza della custodia cautelare con i permessi premio o la semilibertà, o la libertà, urlando magari che “il tal delinquente è già fuori”, spesso senza poi spiegare che è fuori in attesa che la condanna diventi definitiva, e definitivo anche il carcere. Si dovrebbe invece ricordare a tutti che una persona non può rimanere in carcere più di un certo numero di anni senza aver subito un processo, anche perché è il caso di non dimenticare che ogni individuo è innocente finché non viene processato ed eventualmente riconosciuto colpevole, e che più del 50 per cento delle persone incriminate in fase dibattimentale viene assolto. Quello che fatico a capire è però il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso, che solleva una polemica amara verso la lentezza dei processi, ricordando però poi che misure per sveltire i processi ce ne sono diverse, come quelle che “utilizzano” a man bassa i mafiosi, “rito abbreviato in primo grado, concordato in appello e benefici penitenziari”. Il Procuratore Grasso però forse dovrebbe spiegare, per non creare confusione, che il rito abbreviato può essere concesso solo se il Pubblico Ministero lo accetta in udienza preliminare, così come dovrebbe spiegare che il concordato va fatto in accordo con il Procuratore Generale in fase di appello, ed infine che chi ha avuto una condanna per mafia, figuriamoci un capomafia, non può assolutamente accedere ai benefici carcerari, a meno che non sia un collaboratore di giustizia. Del resto, tutte quelle forme alternative al dibattimento penale sono state introdotte proprio per dare respiro a quei magistrati o giudici che si lamentavano perché vi erano troppi processi e nessuno era in grado di far fronte a una situazione simile. Il Procuratore tutte queste cose certo le sa, ma da persona detenuta io proprio non posso dimenticarle, dato che con queste leggi devo convivere da anni. Ecco perché trovo insolito che persone che di Codici ed Ordinamenti penali sono bene a conoscenza, rilascino dichiarazioni non chiarissime, finendo per suscitare nei cittadini un senso di impotenza e di totale sfiducia nella giustizia. |
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