Quando gli extracomunitari eravamo noi...

 

Di Nicola Sansonna, maggio 1998

 

Era l’estate del 1960, io ero piccolissimo, l’unico brandello di ricordo che ho del mio viaggio verso Torino, proveniente dalla Puglia, è che ero stanco e volevo dormire, in treno non c’erano posti, quindi mi addormentai su una delle "valigie" di cartone che mio padre portava con se. lo e mio padre eravamo "l’avanguardia" della nostra famiglia e seguivamo il fratello di mio padre, zio Domenico, già da alcuni anni residente in Piemonte con l’ambito posto di "operaio FIAT".

Mio padre aveva lasciato la nostra terra natia perché allora come ora il lavoro era scarsissimo e mal pagato. Aveva fatto il bracciante e prima di partire per il Piemonte lavorava nella "pietraia" (così l’ha sempre chiamata) come cavato re di pietre, mi diceva che era un lavoro massacrante.

In Piemonte io fui affidato alla moglie di mio zio (non conservo un ottimo ricordo di quel periodo) e mio padre trovò lavoro in una ditta, la Viberti, che faceva tubi di cemento per condotti.

Riuscì risparmiando a trovare casa e mobilio, una vecchia casa cantoniera immersa nel verde, ma con dei topi grossi come i gatti e senza energia elettrica. .

Mia madre ci raggiunse nel 1961 dopo che nacque mio fratello Ruggero, così la famiglia si riunì: mio padre, mia madre, mia sorella Teresa ed il piccolo Ruggero. Finché restammo in campagna non ci furono problemi di sorta, giocare nei pioppeti, raccogliere frutti di bosco erano le mie attività preferite.

Mio padre e mia madre, applicando un antico detto contadino "Tanti figli tanta ricchezza" mi diedero la gioia di vivere in una famiglia numerosa. Nel 1968 avevo 6 tra fratelli e sorelle, io, Teresa, Ruggero (i pugliesi) e Celestino Gianni Mimmo Lucia (i piemontesi), tutti più giovani di me, in casa nostra la tristezza e la noia non erano ammesse.

I primi problemi di integrazione li ebbi quando iniziai le scuole, infatti parlavo pochissimo e male l’italiano. Il primo anno di scuola fu per me molto duro... e fui regolarmente bocciato. Mia madre fu chiamata in direzione e pregata di cercare di parlare l’italiano in casa. Ci provammo, ma dopo pochi minuti si tornava all’armonico e melodioso pugliese! Andammo ad abitare in un paese vicino a Torino, nelle case diroccate nel centro storico. Lo facemmo perché mio padre cambiò lavoro, anche lui come mio zio lavorava ora per una fabbrica che produceva balestre per auto e camion FIAT.

Lavorava vicino agli alti forni dove venivano forgiate le balestre, e andò in pensione con grossi problemi ai polmoni.

 

Noi meridionali ci chiamavano "Napoli"

 

La prima volta che sentii la parola "terrone" ci ridevo sopra, ma poi con l’andare del tempo litigavo con chiunque usava con me o i miei fratelli quel termine, ed erano parecchi... spesso sono tornato a casa con qualcosa di pesto... ma le ho anche date!

A Cambiano noi meridionali ci chiamavano "Napoli": come mi faceva incazzare questo! Non perché io disprezzi Napoli, anzi, ma io sono pugliese!! Il primo vero impatto con l’intolleranza lo ebbi proprio lì a Cambiano, quando la madre di un mio compagno di scuola portò via il figlio dal giardino pubblico dandogli due schiaffi e dicendogli che non doveva giocare con noi meridionali. Ma tutto sommato la stragrande maggioranza dei piemontesi che ho conosciuto sono gente tollerante e raramente ho dovuto sentirmi "straniero" in Italia…

Un cartello, quello sì lo ricordo bene, c’era scritto "Affittasi appartamento 4 camere servizio e cantina, no a meridionali e famiglie numerose". Era una bella zona, anche vicina alla scuola, peccato che non affittavano ai meridionali, ma ormai noi parlavamo bene l’italiano… però eravamo in 9. Ora immagino che, se c’è ancora quel cartello, ci sarà scritto: "Affittasi 4 camere servizio e cantina no a extracomunitari". Le famiglie numerose non le citano più… chissà! Sarà proprio per trovar casa che si è smesso di fare figli? Al nord ci sto bene ma il sud mi è rimasto nel cuore, credo che se potrò tornerò in Puglia. Chissà se i meridionali che vivono oggi a Torino, al quartiere San Salvario, hanno mai visto un cartello "affittasi" di quel tipo. Non perdiamo la memoria, allora gli extracomunitari eravamo noi!