|
Continuano le avventure di Nabil, tunisino immigrato in Italia
"Se ti fermano per un controllo…, devi dirgli che sei appena arrivato…" (E’ quello che consigliano i suoi "padroni" a Nabil, eterno lavoratore in nero. Continuano qui le sue vicende italiane: la mancanza di soldi, i luoghi precari in cui abitare, il lavoro mai in regola e naturalmente le donne… Dopo Napoli e Mantova, ancora Trento)
Di Nabil Tayachi, dicembre 1999
Ogni giorno andiamo a lavorare già distrutti, ma il miracolo continua. Dopo qualche mese Paolo, il mio datore di lavoro, arriva con un nuovo operaio: è anche il giorno di paga, ma prima ci presenta il nuovo manovale, il suo ruolo l’abbiamo capito subito: porta una valigetta con i soldi e la apre, però nel frattempo tira fuori la pistola. Poi chiama gli operai, uno alla volta, chiede loro quanto hanno lavorato, e li paga: arriva il mio turno, porco zio, mi sembra di essere in Texas. - Tu non hai ancora capito niente di noi italiani, qui non possiamo fidarci di nessuno. - Guarda, Paolo, ho capito fin troppo bene e il gesto mi è piaciuto, ma la prossima volta invece della pistola porta un mitra. - Dai, ragazzo, non stiamo mica scherzando: siamo in mezzo alla strada e possono fermarci i carabinieri. Se ti fermano per un controllo devi dirgli che sei appena arrivato e sei ancora in prova, che il tuo libretto di lavoro ce l’ha il mio ragioniere a Reggio Calabria. Non ti metto in regola altrimenti toccherebbe a te pagare le spese dell’albergo e del mangiare. - Io sto bene così. - Bravo ragazzo, continua così e vedrai che lavorerai sempre per me. - Inshallah! - Che vuoi dire questa parola? - Se Dio vuole. Ci lasciamo tutti contenti, le tasche sono piene di soldi e io devo pensare a come spenderli, Toni li vuol portare alla moglie e passare le vacanze con lei, Salvatore vuole andare al suo paese e passarvi una settimana. Anche il nuovo arrivato ha deciso di andare con loro ed io sono rimasto solo in camera. Una sera la padrona mi dice, servendomi il primo: - Comportati bene questa sera, ti ho trovato una ragazza. - Lo sai che io non voglio nessuna, voglio solo te. - Ma falla finita, altrimenti rimani senza del tutto. Adesso è andata a cambiarsi e poi scende a cena, chiamala al tuo tavolo e non preoccuparti. l’importante è che ti comporti bene. Il ristorante è ormai pieno, sono arrivati due pullman di tedeschi e l’unico tavolo libero è rimasto il mio, la lingua che si sente nella sala è solo il tedesco. Intanto il mio cervello è al lavoro, penso che tipo sarà questa donna, magari è buona e bella, come piacerebbe a Hitler di razza ariana.
Qui sono l’unico diverso Ogni tanto qualcuno mi guarda, sono l’unico diverso, ma anche io li guardo e rispondo al saluto alzando il bicchiere per un brindisi. - Siete tutti bugiardi e mi prendete per il culo. - Billy, che cos’hai, perché parli da solo? Eccola qua, è tutta tua. Mi giro e guardo in su, porca miseria, è un armadio, avrà sui quarant’anni e non è molto bella, ma è bionda e ha gli occhi azzurri, come piacciono a me, inoltre è vestita in maniera molto sexy. - Guarda, lei parla un po’ di italiano così potete capirvi meglio. Cosa prendi di secondo? - Io prendo un fegato al sangue. - Ma scherzi, con questa ti basta un solo fegato, non fare lo spiritoso: cosa prendi? - Va bene, portami una bistecca di manzo e un’insalata di contorno. Please miss - lo mi chiamo Maria. - Questa è bella, Maria e Billy. - Cosa mangi? - lo non ho molta fame, mi basta un piatto freddo. - Ah, voi tedeschi, non avete mai fame, mangiate solo piatti freddi. Puoi mangiare quello che vuoi perché stasera offre la casa. - Billy, guarda che la casa non offre niente. - Sto scherzando, offro io. - Davvero, io non ho fame. - Dai, lo so, girate tutto il giorno a piedi e non è possibile che la sera tu non abbia fame. Non preoccuparti, sei mia ospite. Così, lei che non aveva fame, ha ordinato la pasta, la bistecca più un piatto di prosciutto con il melone, una fetta di dolce e il caffè, senza parlare del vino. Io oramai sono pieno, parliamo di tutto. Lavora in una casa automobilistica come operaia, ha un figlio di otto anni ma è divorziata e il figlio vive con il padre, così lei si può divertire. Il ristorante oramai è rimasto vuoto, siamo soltanto noi due: arriva la padrona e si meraviglia che siamo ancora lì. - Pazienza, sto studiando l’avversario, mica si scherza con questa tipa. Portaci un’altra bottiglia che chiudiamo la serata, ma in camera mia. - Ma perché non approfittate di questo tempo e andate a letto? - Il fatto è che io ho paura, perché non vieni con noi? - Smetti di scherzare, adesso devo chiudere. - Sei fortunata, io ho lavorato in un bagno turco e so fare bene i massaggi. - No grazie caro, i massaggi me li fa mio marito. Dai, Maria, portatelo via che oramai è fuori di testa. - Sai Billy, mi piaci tanto perché sei molto spiritoso, ti va sempre di scherzare e con te mi trovo a mio agio. Anche io mi sento a mio agio, nel frattempo andiamo nel corridoio che porta alle camere. - Maria, ma tu non sei…? - Non sono che cosa? - Te lo dico dopo in camera. Apro la porta e lei mi solleva tra le sue braccia di metalmeccanica: comincia bene ragazzi! Mi butta sul letto, la bottiglia di vino quasi mi scappa di mano e rischiamo di rimanere senza bere. - Adesso basta parlare, mi dice, mostrami quello che sai fare! Aiuto, mamma, ho passato cinque giorni e cinque notti con quella bestia. L’ultimo giorno mi ha detto che era stata a Tunisi e quando la padrona le aveva parlato di me spiegandole che ero arabo ha accettato subito perché era sicura che non sarebbe rimasta delusa. - Ti sono piaciuto? Porco zio. - Anca massa, bestemmi come gli italiani del nord. Io sono metà italiana e metà tedesca, mio padre è pugliese e mia madre tedesca. Ho passato cinque notti e cinque giorni con due nazioni.
Al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti... Il pomeriggio sono andato a fare un giro in centro: c’è molta gente, tutti turisti, e fa perfino caldo. Faccio anch’io il turista, vado a piedi verso la prima collina, è tutta verde perché è arrivata la primavera. Sulla strada incontro molte persone di tutte le età che passeggiano per ossigenarsi i polmoni. Nel tardo pomeriggio torno in albergo distrutto, vado in camera e trovo gli altri operai che sono tornati. - Ciao ragazzi, com’è andata? Cosa mi avere portato di buono, non dite che non avete portato i dolci della nonna! - Ma quale nonna, i nostri sono morti. Abbiamo portato del vino buono. - Ma siete matti, volete ammazzarmi. - No, abbiamo anche del buon salame, ma tu non lo mangi. - Avete capito bene, il porco lo mangia solo il porco. Dai, andate a mangiare, che fra poco vengo. devo fare la doccia per farmi passare il male ai piedi che mi è venuto dopo l’ultima camminata, non camminavo tanto da quando stavo a Mantova! Dopo la doccia mi faccio la barba e mi profumo, per fare colpo sulle donne bisogna presentarsi così. Vado al tavolo dove sono seduti gli altri operai e sento uno strano odore, che mi dà fastidio: odore di salame. La padrona arriva e mi dice: - Guarda come sei brutto! - Tu sei solo gelosa, sono più bello di tuo marito. - Ma falla finita. Cosa mangi? - Voglio un petto tedesco e due gambe trentine, servito da una bella donna. - Billy, tu hai sempre voglia di scherzare. - Cosa vuoi farci, è nel mio sangue. Assaggia questo salame di porco, lo hanno portato questi qua, chiama anche tuo marito così lo assaggia anche lui. - Ma vuoi dirmi cosa ti devo portare? - Quello che piace a te. Dai ragazzi, beviamo questo vino. Allora, vi siete divertiti, avete trovato le vostre donne, le avete caricate bene, dopo sei mesi che mancavate da casa? Dopo cena ordino una bottiglietta di grappa alla ruta, la padrona mi dice se sono matto a voler bere anche la grappa dopo tutto quel vino già bevuto. Ma io la voglio, ho un ospite che non beve vino: si chiama Angelo ed è un nuovo operaio di Paolo. Dopo andiamo in centro ed entriamo in un bar pieno di gente, mentre Angelo va direttamente a dormire. Ordiniamo altra grappa alla ruta: dopo quattro bicchieri non ce la faccio più, la testa mi gira e voglio andare a dormire. - Bevi acqua la prossima volta, mi dice Toni, io gli rispondo di cantarmi una bella canzone. Vuol cantare "I giardini di Marzo", di lucio Battisti, ma la canta in una versione tutta sua "Quel carrello passava e Billy gridava cemento, al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti, se l’avesse saputo la finanza che lavoravamo in nero eravamo rovinati. Che vino è…? Che grappa è…?". Toni ha una bellissima voce e canta forte, tutti quelli che sono nel bar vengono intorno a noi e cominciano a cantare con noi quella canzone. Mi piacciono tutte le canzoni di Battisti e così continuiamo a cantare e riprendiamo a bere, un bicchiere va e l’altro arriva. Verso le due di notte usciamo dal bar sbandando a destra e a sinistra, i piedi camminano da soli e ci portano in albergo. Saliamo per una scala secondaria ed entriamo da una finestra che abbiamo lasciato aperta, perché l’albergo a mezzanotte chiude. In camera troviamo Angelo che sta dormendo in bagno, è stato male e non si è più rialzato da lì; cerchiamo di svegliarlo ma non ci riusciamo, così lo prendiamo mani e piedi e lo trasportiamo sul letto. La mattina dopo la mia testa sembra piena di marmellata, mi muovo come un robot, ho mal di testa e di stomaco. Sveglio Toni e poi vado da Angelo, ma lui mi dice che non ce la fa ad alzarsi, di andare solo noi al lavoro. Scendiamo al bar, la padrona ci dice che abbiamo una faccia orribile. Arriviamo al cantiere che siamo ancora intontiti e tocca a Salvatore iniziare il lavoro, ma dopo mezza giornata ancora non siamo riusciti a fare niente. A mezzogiorno torniamo in albergo per il pranzo e la padrona ci chiede com’è andato il lavoro. - Bene, bene, non preoccuparti: quando terminiamo, stasera, andiamo a ballare. Porta del vino e qualcosa da mangiare. - Volete ancora del vino? - Certo, ci farà sentire meglio. Dopo mangiato e bevuto il cervello sembra ritornato al suo posto, sul cantiere abbiamo iniziato a buttare il cemento. Di fronte al cantiere c’è una discoteca che ha appena aperto e decidiamo di andarci quella sera.
(continua)
|
|