Io mi chiamo Billy, tunisino doc...

 

Storia vera di un tunisino che in Italia le ha provate proprio tutte

 

Di Nabil Tayachi, febbraio 2000

 

Anche dopo le nostre massacranti giornate di lavoro, ci resta addosso la voglia di andarci a divertire. Alle dieci siamo davanti alla discoteca, l’ingresso costa quindicimila lire, noi siamo già ubriachi e ci sediamo di fronte a una ragazza che canta. Ci sono poche persone ad ascoltarla, lei è molto bella e porta un vestito sexy che non nasconde nulla delle sue parti intime. Non è solo da ascoltare, ma anche da guardare, questa creatura per cui Dio ce l’ha messa tutta a farla.

- Buonasera bellissima, io mi chiamo Billy, tunisino Doc, cosa posso offrirti da bere?

- Grazie, il cameriere lo sa già.

- Come ti chiami?

- Sandra.

- Bel nome, voglio chiederti di cantare qualche canzone straniera se la conosci.

- Dimmi quale vuoi sentire.

- Voglio che mi canti "Sussurri" di George Michael, vado matto per quella canzone.

- Sei innamorato, se ho capito bene.

Sono ritornato al mio posto e mi sono seduto ad ascoltare, ma continuando a guardarla negli occhi: ogni volta che sento questa canzone mi viene la pelle d’oca. Mi fa ricordare il mio primo amore. Sono rimasto a frequentare quella discoteca per un mese, tre volte la settimana, dopo è cambiato tutto.

La ragazza se n’è andata e il locale è sempre pieno di gente, ogni tanto ci porto una tedesca o due, è arrivata anche la moglie di Toni, il mio compagno di lavoro, ma non mi è piaciuta per niente: è brutta e pesa cento chili.

Una sera, mentre sono a cena, finisco le sigarette e risalgo in camera per riprenderne un altro pacchetto: nel corridoio incontro una folla di tedeschi appena arrivati, nella camera di fronte alla mia c’è una donna meravigliosa. Ma è possibile che a forza di bere non mi sia accorto di questa bellezza? Vado verso di lei:

- Ciao tesoro, come va? Io abito vicino a te, guarda che la mia porta è aperta, se vuoi entrare ti offro da bere.

Mi risponde che arriva subito, deve solo mettere i bagagli in camera. Le dico di lasciar fare a me, che sono tutto muscoli al naturale, come madre natura mi ha fatto. Come entro trovo suo padre e sua madre, scambio con loro qualche parola e poi me ne vado portando con me la loro figlia, andiamo in camera mia.

- Cosa bevi, vino o birra?

- Bevo birra.

- La birra non è buona, ti fa andare in bagno molte volte, questo vino invece è molto buono, me l’ha portato un amico dal sud Italia, allora che cosa vuoi?

- Birra.

- Ma guarda che hai la testa dura, bevi bevi che dopo ti porto io al bagno.

Io bevo vino e lei beve la sua birra.

- Lo sai, guardando te mi è venuto un colpo di fulmine, hai capito?

- Ja.

- Come ti ho guardata ho sentito bussare alla porta del mio cuore, adesso che sei entrata in camera mia e ti ho offerto da bere sta a te offrirmi qualcosa.

- Ja, ma dopo, che tanto di tempo ne abbiamo.

- Ma che dopo, adesso o dopo che differenza fa?

- Dopo.

- Ma porco zio, facciamo adesso l’andata e dopo il ritorno.

- No, dopo, prima faccio la doccia e vado a mangiare, dopo l’amore.

- Ma sei matta, devi approfittare del momento. Dopo, magari, viene un’altra e mi porta con lei.

- No, sono stanca e non mi sento di farlo adesso.

- Va bene, dammi un bacione e ci vediamo giù al ristorante.

Dopo cena siamo andati al bar, c’era lei con altre due amiche, l’ho chiamata e le ho spiegato che ho due amici anch’io, tre contro tre. Mi ha risposto di chiedere a loro se sono d’accordo, parlano tra loro e lei intanto mi fa l’occhiolino. Vuol dire che sono d’accordo.

Offriamo loro da bere, ad una piace Salvatore, l’ha visto scuro e con i baffi. Adesso le cose sono chiare, ognuno ha la sua ragazza: ogni tanto stringo la mia e la bacio, sono molto contento.

Toni fa lo stesso con la sua e ordina ancora vino. Salvatore è freddo e non parla, neanche la stringe, poi lascia il tavolo e se ne va in camera da solo. Io penso che sia andato a prendere qualcosa, invece non ritorna e non si fa più vedere. Allora Toni va a vedere che diavolo sta facendo, mentre io rimango a scherzare con le ragazze. Toni ritorna ed è arrabbiato, mi dice che Salvatore non vuole. Ma come non vuole? Non è possibile! Stai calmo, vado io a convincerlo. Salgo le scale bestemmiando: Salvatore alzati dal letto e vieni con me!

- No, io non vengo!

- Per l’amore della Madonna, vieni con me.

- No non vengo!

- Per l’amore di Gesù Cristo, vieni.

- No, non voglio venire.

- Salvatore, ti bacio le mani ma vieni con me, altrimenti mi rovini la serata.

- No, se lei vuole viene da me.

- Ma devi essere tu a portarla in camera, non lei che viene a cercarti!

- No.

- Allora tu sei un pezzo di…, chi pensi di essere: Alain Delon? Brutto schifoso, se mi rovini la serata, poi ti rovino io, bastardo.

Scendo di sotto, con un sorriso diplomatico.

- Amore, il mio amico è malato, si è sentito male e non può stare qui con noi, ma guardate che non è un problema, perché il suo lavoro ce lo dividiamo tra noi.

- Va bene, ma prima parlo con le mie amiche.

Salgono in camera, siamo d’accordo di vederci più tardi. Ma è possibile, quello stronzo non vuole andare con quella donna, proviamo ad andare insieme, io e Toni, a convincerlo.

Lo troviamo che sta dormendo, lo chiamiamo ma lui ci dice di lasciarlo in pace che vuole dormire.

- Come fai a dormire con una donna fuori dalla porta che ti aspetta? Fallo per noi! Questa è una bella occasione per noi, basta che tu ci sia a fare presenza, la porti con te e bevete qualcosa assieme, intanto noi ne approfittiamo con le sue amiche.

- No, io non ci sto.

- Allora sei un frocio, e non penso che tu riesca a soddisfare quel sacco di patate di tua moglie: cornuto!

Io e Toni rimaniamo da soli in camera mia, apriamo una bottiglia di vino e la beviamo tutta, ma le ragazze non arrivano, ne apriamo un’altra e di loro non c’è ombra, Toni non ce la fa più, oramai è ubriaco fradicio.

- Billy, mi dispiace, non ce la faccio più, rimango qui solo per farti un piacere, lo sai che sono sposato.

Ho capito, Toni, molte grazie. Dormi tranquillo io aspetto lo stesso. Sono quasi le tre del mattino e sono ancora solo. La porta è aperta e io sono in mutande e a petto nudo ed esco in corridoio. Busso piano alla porta della tedesca, nessuno risponde. Alla terza volta che busso sento una risposta: "scheisse!"

Questa parola io non l’ho mai sentita pronunciare da nessun tedesco, ma che vorrà dire? Il mio cervello pensa a tutte le soluzioni possibili, ma non mi viene in mente niente. Credo di capire che significhi "aspetta che arrivo", in qualche dialetto tedesco. Allora rimango ad aspettare fino alle sette del mattino sperando, la sveglia suona e gli altri si alzano, vengono a darmi il buon giorno.

- Buongiorno Toni, e tu Salvatore, siccome mi hai rovinato la serata, adesso io faccio lo stesso e ti rimanderò da dove sei venuto.

Dopo quindici giorni lui viene mandato a casa davvero, così impara a comportarsi bene. In questo modo è finita la mia convivenza con quel pecoraio, meglio così, altrimenti chissà cosa gli avrei fatto.