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Tutti i giorni vedo peggiorare l’aria che si respira nella mia sezione
di Milan Grgiç, settembre 2008
Sono circa quattro anni che mi trovo nella Casa di reclusione di Padova. Già prima del trasferimento mi dicevano di reputarmi fortunato perché il carcere di Padova offriva parecchie possibilità di reinserimento e percorsi lavorativi. Quando sono arrivato qui ho trovato molti detenuti, italiani e stranieri, che mi hanno raccontato come funzionano le cose qui dentro. La maggior parte di loro andava in permesso premio, altri erano in attesa di una misura alternativa al carcere e il resto sperava di poter accedere prima o poi a qualche beneficio. Quindi mi ricordo che tutti mi hanno detto che in questo posto si dovevano osservare le regole e partecipare alle attività lavorative o di studio, perché solo così avrei potuto anch’io vivere la carcerazione in modo tranquillo e umano. La cosa mi aveva rasserenato molto, poiché ero venuto qui per studiare e per farlo avevo bisogno di assoluta calma. Dalla mia lunga esperienza di carcere so che, per chi è privato della libertà, non è facile adeguarsi alla situazione e rispettare il regolamento. Nel carcere circondariale di Novara, dove avevo atteso il processo, pochi pensavano a comportarsi bene, anzi, anche quelle persone che non avevano mai litigato prima di finire in carcere, imparavano subito a mostrarsi forti per non diventare vittime di sopraffazioni. Altro che rieducazione! Invece qui a Padova, quando succedeva che qualcuno si arrabbiava per qualsiasi motivo, i compagni stessi andavano a parlargli e a calmarlo facendogli capire che, per il bene di tutti, doveva imparare a controllarsi. Ora invece molte cose stanno cambiando, e tutti i giorni vedo peggiorare la mia sezione. Nell’ultimo anno molti detenuti hanno finito la pena e sono usciti, e adesso ad andare in permesso sono in pochi, mentre la maggior parte non solo non ci va, ma non sa nemmeno se può sperarci. La cosa più grave è che quando uno dei nuovi arrivati fa casino, non trova nessuno che gli dica che non conviene, e quindi non si pone alcun freno, tanto che una parola detta male può trasformarsi in motivo di litigio, sia tra detenuti che con gli agenti. Io non so dire cosa sia successo negli ultimi mesi, se non che sta cambiando il clima generale nel Paese, ma so che la sezione sta diventando invivibile perché ogni sera c’è qualcuno che urla, protesta, si taglia o litiga con il compagno di cella. Io cerco di tapparmi le orecchie e studiare, ma mi accorgo che sono sempre in meno a credere che comportarsi bene paga, allora cosa succederà quando qui rimarranno solo detenuti senza buone motivazioni per avere un comportamento corretto? |
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