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Una lezione di civiltà e legalità Non ho percepito l’odio o la voglia di vendetta Io sono bosniaco e ho visto come l’odio e la vendetta hanno sprofondato il mio paese nel sangue, facendolo ritornare ad una situazione medioevale
di Milan Grgic, giugno 2008
Sono già tre volte che partecipo ai convegni della redazione, ma è la prima volta che assisto ad un confronto su un tema così complicato come un incontro tra vittime di reato e detenuti, e per questa ragione reputo questo incontro di una importanza unica, soprattutto per i detenuti che hanno partecipato. Noi che facciamo parte della redazione abbiamo discusso a lungo su come organizzare al meglio questo incontro. Ci preoccupava capire quale effetto avrebbe potuto produrre sulle persone presenti una iniziativa così complessa, come avrebbero potuto reagire le vittime vedendo così tanti colpevoli di reati anche gravi come l’omicidio. E poi, come avrebbero reagito i detenuti alle parole dure che avrebbero potuto essere pronunciate dalle vittime. Ma come spesso succede nella vita il coraggio alla fine viene premiato. Ero seduto in prima fila sulla gradinata destinata ai detenuti, emozionato, e con un po’ di vergogna aspettavo l’inizio dei discorsi che sarebbero stati fatti dalle vittime. Credo che sia stata importante la decisione di dare a loro e solo a loro la parola, mentre noi siamo stati per tutto il tempo in silenzio ad ascoltarle. Così, quando hanno iniziato a raccontarci le loro storie, sembrava che per la prima volta tutto il carcere si fosse fermato in un reverente silenzio, come se fosse sceso di nuovo Gesù ammonendoci a riconoscere i nostri peccati. Ho ascoltato con attenzione e sono stato rapito dal dolore che esprimevano quelle persone, ognuna con la propria storia di sofferenza per la perdita di una persona cara. Mentre non ho percepito l’odio o la voglia di vendetta, e questo mi ha sorpreso molto. Qualcuno ha manifestato un senso forte di abbandono e di indifferenza da parte delle istituzioni. Altri si domandavano come mai gli assassini dei loro cari oggi occupano anche qualche ruolo importante nell’apparato statale. C’era chi non sapeva ancora addirittura chi fossero gli autori dell’uccisione del proprio famigliare, e quindi si augurava solo di sapere un giorno la verità. Ma nessuno ha parlato di vendetta personale. Mi aspettavo persone arrabbiate o accecate dall’odio, ero preparato a vederle scagliarsi contro di noi, aggredendoci verbalmente e persino insultandoci. Invece ci hanno sorpresi dandoci un grande esempio di civiltà. Io sono bosniaco e ho visto come l’odio e la vendetta hanno sprofondato il mio paese nel sangue, facendolo ritornare ad una situazione medioevale dalla quale sta cercando ancora di uscire con molte difficoltà. La mia cultura balcanica è impregnata di sentimenti arcaici che non hanno mai portato nulla di buono, se non guerre e distruzione. Ma vedo che anche qui in Italia sempre più persone manifestano nostalgia verso quei periodi orrendi della intolleranza verso chi aveva la colpa di essere diverso. Allora penso che quelle persone che sono venute in carcere, e che più di molti altri avevano ragioni per odiarci, invece hanno dimostrato che è più utile se ci parliamo e se cerchiamo di conoscerci meglio. Io credo che questo convegno sia stato anche una rivoluzione di quel pensiero di odio e intolleranza sempre più diffuso nella società, perché ha rovesciato quel desiderio di vendetta che sempre più persone vogliono provocare. Sono sicuro che non rimarrà un fatto isolato, perché le persone intervenute hanno molto da insegnare non solo a noi detenuti, ma anche alle persone libere che sempre di più hanno bisogno di qualche lezione di civiltà e legalità. |
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