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Un viaggio dall’Africa all’Europa tra mille difficoltà
Di Mhimda Hatem, ottobre 1999
Sono nato in Tunisia, un paese molto bello, tanto che chi non conosce i comportamenti del governo potrebbe pensare che sia un paradiso in terra. Purtroppo invece, vivendoci, ci si accorge subito che per vivere bene è necessario avere una avviata attività privata e un cospicuo conto in banca, magari del padre che a sua volta lo ha ereditato dal nonno e che lascerà tutto ai figli. La realtà, a parte questi casi abbastanza rari, è ben diversa. Non esiste il cosiddetto ceto medio: o si è ricchi e quindi si vive con tutte le possibili agiatezze e si hanno tutte le possibilità di far fronte a qualsiasi vizio, o si è estremamente poveri. Purtroppo, mentre i ricchi sono una casta a parte che utilizza il tempo solo per accumulare più ricchezza, senza alcun timore o interesse particolare per gli altri, i poveri devono convivere sempre con la necessità di sbarcare il lunario e con i problemi della guerra che oppone il Governo al partito fantasma degli islamici. In pratica la Tunisia è governata da un presidente eletto sì dagli elettori, ma a cui la Costituzione assegna poteri che posso definire "dittatoriali". Ha quindi la possibilità di vita e di morte, costringendo la stampa a parlare solo di cose che siano in linea con la sua volontà ed imponendo al popolo uno stato di polizia che non consente di poter esprimere le proprie idee e di fare delle critiche. Le elezioni che si fanno ogni cinque anni sono una farsa in quanto il candidato è uno solo e quindi non esiste una alternativa che possa raccogliere voti da coloro che non si riconoscono nel regime. Per chi, come me, ha visto e sofferto questo stato di cose, la scelta possibile per vedere un po’ di futuro era solo di emigrare. Confortato dai discorsi sentiti frequentando luoghi, in Tunisia, dove sono presenti numerosi turisti tedeschi, ho iniziato a vedere che la Germania poteva rappresentare per me il luogo dove avrei potuto trovare qualcosa che potesse realizzare i miei sogni più segreti. E così, munito di un visto turistico e con in tasca un po’ di soldi, sono partito per la Germania. Ma, come sempre, la realtà è ben diversa e in poco tempo sono naufragate tutte le mie illusioni. Dopo quattro mesi di sofferenza, di vagabondaggio e di inutile ricerca di un lavoro e con grande difficoltà a capire la lingua e a farmi capire, senza il conforto di nessuna persona vicina, ho deciso di trasferirmi in Francia, dove senza dubbio avrei trovato un ambiente più vicino alle mie abitudini e soprattutto una lingua che già conoscevo. Avrei potuto inserirmi facilmente in quella società. In effetti la scelta si rivelò buona: ebbi subito il modo di conoscere delle persone come me, provenienti dalla Tunisia, che erano riuscite a far fortuna: frequentavano alberghi di lusso, erano vestite in maniera elegante, avevano macchine costose ed erano attorniate sempre da belle donne.
Anch’io, come tanti, sono entrato nell’organizzazione che spacciava droga Ho pensato subito che per vivere in quel modo era necessario avere a che fare con la droga e in un primo momento ho cercato di restare fuori dalla loro influenza e di cercare un lavoro onesto. Ma le mie ricerche non arrivarono a nessuna pratica occupazione, di conseguenza anche io, come tanti, sono entrato nell’organizzazione che spacciava droga per le strade di Parigi. In quel periodo ho conosciuto e frequentato persone di tutti i generi, ho giocato al gatto e al topo con gli agenti di polizia, vivevo in uno stato di insopportabile tensione. Un giorno ho deciso di trasferirmi a Nizza, augurandomi di poter trovare qualcosa di diverso. Ma, anche in quella città, frequentata da persone ricche di varia nazionalità, per avere un po’ di soldi e poter vivere in maniera almeno decorosa ho dovuto entrare ancora una volta nel giro della droga. Di giorno frequentavo le spiagge dorate e la sera potevo godermi un po’ di riposo in quanto, con i soldi, avevo trovato una casa tranquilla in cui rifugiarmi. Ma la mia mente era sempre occupata a pensare che il mio mondo non era quello: avevo sì il benessere economico che avevo tanto sognato, ma i rischi che correvo in continuazione non mi consentivano di godere completamente e felicemente della mia vita. Ricordavo con amarezza gli ideali per i quali avevo abbandonato il mio paese di origine e sentivo che dovevo cambiare vita, cercare un lavoro onesto per costruire un futuro senza il timore di cadere da un momento all’altro nelle maglie della giustizia. Decisi di lasciare Nizza diretto in Italia, mi ritrovai ad iniziare una nuova vita a Trento. Trovai subito un lavoro pagato poco e, fortunatamente, una ragazza che mi mise a disposizione il suo alloggio e mi diede l’affetto e la stima che cercavo. Iniziai però ad avere problemi economici: dovevo mantenere me e la mia ragazza e inviare anche del denaro ai miei famigliari in Tunisia, perché non volevo capissero le mie improvvise difficoltà e sapevo comunque che quei soldi che mandavo erano necessari per permettere loro una vita normale. Ero costretto nuovamente a fare una scelta: o vivere di stenti e tra mille difficoltà, o ritornare a spacciare droga e vivere in maniera bella ma con l’angoscia continua di incappare nei rigori della legge. Ancora una volta la scelta divenne obbligata, ancora una volta ho chiuso la mente ed il cuore e sono tornato ai soldi facili. Ora sono qui, ho tutto il tempo di analizzare gli errori commessi e pensare al mio futuro. Ora so che ho sbagliato tutto, so che avrò la forza di ricominciare una nuova vita affrontando tutti i sacrifici e so che in carcere non tornerò più. Qualsiasi sofferenza non è paragonabile alla mancanza di libertà.
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