|
La “voglia di galera” è una mannaia che può abbattersi su chiunque
di Marino Occhipinti, settembre 2008
Di recente le pene per l’omicidio colposo sono state elevate notevolmente: ora arrivano fino a 7 anni nel caso di incidenti stradali “normali”, e fino a 15 se il guidatore è ubriaco. Lo stesso decreto prevede che la concessione delle attenuanti generiche, finora quasi automatica per le persone incensurate, venga fortemente limitata, indipendentemente che si tratti del primo reato o meno, che lo stesso sia colposo – quindi avvenuto per negligenza, imprudenza o imperizia, come dice il Codice penale – oppure doloso, e cioè volontario. Stamattina, a colloquio con mio fratello, commentavamo queste circostanze, e lui, da onesto cittadino, mi ha fatto notare che se qualcuno investisse un nostro famigliare, forse anche lui desidererebbe per il responsabile una pena esemplare e qualche anno di galera. La sua è una reazione prevedibile, soprattutto perché tutti finiamo per identificarci con la vittima di un reato, e mai con il carnefice o con qualche suo famigliare. L’ho invitato a provare a pensare che a investire una persona potrebbero essere i nostri genitori. Una disattenzione, un momento di incertezza, sono tante le cause degli incidenti stradali, che potrebbero riguardare, come parte attiva e non per forza come vittima, anche le persone a noi vicine. “E tu – gli ho chiesto – sei convinto che se succedesse ai nostri genitori, con la loro vita di sacrifici e di onesto lavoro, qualche anno di galera sarebbe la soluzione migliore?”. Con questo esempio sono riuscito a incrinare le sue certezze, e a spiegargli che prima del nuovo decreto sicurezza, per l’omicidio colposo finivano in carcere poche persone, e questo dovrebbe essere ritenuto tutt’altro che un male: infatti, la discrezionalità dei magistrati nell’infliggere la pena permetteva di concedere anche le attenuanti generiche, e quindi la sospensione condizionale della pena nella quasi totalità dei casi, mentre ora molte persone rischieranno di finire in carcere, e non credo proprio che questo sia positivo. Forse gioiranno i paladini della certezza della pena, che però si renderanno conto del danno fatto troppo tardi, magari quando ad essere colpiti dalla mannaia della voglia di galera ci saranno anche loro, o qualche loro famigliare. In Italia si fanno spesso leggi sulla spinta delle “emergenze” che fioriscono ogni giorno e che continuano all’infinito: viviamo in una società spaventata in cui, benché gran parte dei reati, ad eccezione del furto di motocicli, sia in netto calo – per alcuni, come l’omicidio, la diminuzione è vistosa: nel 2006 gli omicidi sono stati 621, e cioè 393 in meno rispetto al 1995, e addirittura 1.280 in meno rispetto al 1991– non si fa altro che invocare pene sempre più elevate per debellare il crimine. E le cifre, di fronte all’irrazionalità della paura, sembrano non contare niente. |
|