1991 inizio del processo... ordine di carcerazione dicembre 2007

 

di Marco L., novembre 2008

 

1991 inizio del processo… febbraio 1998: sentenza della Corte d’appello e della Cassazione… condanna a sette anni per ricettazione… ordine di carcerazione dicembre 2007. Totale 16 anni e sette mesi per arrivare in fondo a un processo…

Questa non è una storia per sentito dire… questa è la storia, il percorso processuale di chi sta scrivendo… questi sono i tempi biblici a cui sono dovuto sottostare prima di potermi rilassare. Sì avete letto bene, rilassare! Non dover più pensare a quando sarebbe finita, a come sarebbe finita. Sedici anni rappresentano un lasso di tempo assurdo, una quantità tale che fa scadere in un nonsenso il concetto dell’essere colpevole o innocente.

Sono in galera da un anno, quando invece, se la Giustizia di questo Paese avesse tempistiche normali o avesse rispettato il termine di 6 anni (che comunque pochi non sono!) ritenuto congruo per concludere un processo, dovrei già aver scontato la pena inflittami ed essere fuori da almeno 4 anni. In realtà io sono stato condannato a 23 anni! 16 di attesa e 7 di espiazione! Un sistema che “si permette” di procrastinare senza colpo ferire fino a questo punto il momento dell’assoluzione o della condanna non ha insito in sè alcun senso reale di giustizia.

Quando tutto ha avuto inizio ero sposato, con una figlia di poco più di 2 anni. Ora mia figlia ne ha 20 e mio figlio 16. Mia moglie mi ha seguito e insieme a me ha pagato in termini di sistema nervoso rovinato questa aberrazione, e i miei figli neppure riescono a comprendere come tutto questo sia possibile, avendomi sempre visto vivere una vita normale, nel rispetto delle regole.

Ora si chiedono quanta superficialità e mancanza di senso di giustizia ci sia in questo sistema! Cosa direste se presentandovi a un colloquio di lavoro vi venisse detto: ok si può fare, non prenda impegni che le faremo sapere, e poi passassero 16 anni? Fareste lavori saltuari in attesa della risposta o iniziereste a pensare che non ha senso? Cosa direste se, dopo aver dato un esame o fatta un’analisi, vi facessero attendere 16 anni prima di darvi il responso? Bene, questo è quello che accade quasi “regolarmente” nel sistema italiano. Una perdita a volte totale del senso della pena, dell’idea di giusto processo, che è quello che avrei voluto, desiderato anch’io (a dir la verità dovrebbe essere un diritto imprescindibile), come tutti quelli nel mio stato e tutti quelli che attendono una risposta che non arrivi nel mezzo di un’altra vita, perché così ci si rimette tutti quanti, ci rimettono le regole, gli innocenti, i colpevoli, le famiglie, le istituzioni, ci rimette la società! Il sistema giudiziario italiano è riuscito a creare ciò che i fisici reputano impossibile, una macchina del tempo che porta tutto indietro.