Una condanna spropositata, e io non c’ero a difendermi

 

di Maher Gdoura, marzo 2008

 

Con tutto quello che ho sentito dire dai politici sulla certezza della pena, direi che io non mi spavento, anzi, per me va bene!, perché credo che la certezza della pena come la intendono loro a me va benissimo, basta che mi diano la condanna nell’arco di 2-3 anni. Io ho commesso dei reati legati agli stupefacenti nel 1995 e la mia condanna è andata definitiva solo nel 2002. Quando ho fatto il reato avevo 22 anni e mi sono ritrovato a scontare la pena che ne avevo 30.

La cosa più grave è che la persona può anche cambiare durante questo periodo. Nel 1999, dopo aver riflettuto molto sulla mia vita e aver capito che quello che stavo facendo non poteva continuare, sono andato via dall’Italia. Avevo deciso di cambiare, ma ho dovuto lottare perché non era facile rientrare in una vita regolare. Mi sono quindi trasferito a Parigi, dove ho regolarizzato la mia posizione poiché ho trovato un lavoro onesto. Facevo l’autista e inoltre per tre giorni alla settimana allenavo dei bambini in una polisportiva parigina. E infine mi sono anche sposato. Insomma avevo cominciato a vivere una vita tranquilla. Ma nel frattempo in Italia mi stavano processando e sono andati avanti in questo procedimento condannandomi in contumacia, quindi senza di me e senza il mio avvocato.

Io non ne sapevo nulla finché, nel 2003, mentre ero di passaggio in Italia, mi fermano i carabinieri a un posto di blocco per un controllo di routine. Dopo aver avuto notizie via radio mi mettono le manette e mi dicono che mi devono portare in carcere per scontare una pena di diciotto anni. Altro che buttare alle spalle il passato, mi sono ritrovato ad affrontare un mondo difficile come il carcere e vivere anche il disagio della lontananza dalla famiglia. All’inizio non volevo accettare la situazione, ho continuato a protestare, ma dopo un anno di malessere mi sono rassegnato e sto cercando di vivere serenamente le giornate.

Ecco, avrei preferito essere arrestato, processato e condannato subito appena commesso il reato e non dopo sette anni, quando ormai avevo un’altra vita, una famiglia, un lavoro. La certezza della pena c’è in Italia perché ti condannano sempre, a pene pesantissime e anche in tua assenza, in contumacia, invece i tempi lunghi sono l’unica incertezza, che è l’incertezza di non sapere mai quando ti assolveranno o ti condanneranno e quando dovrai andare in galera.