|
Ricominciare a vivere senza alcol e senza droghe
Karim e l’alcol: "Una volta ero così ubriaco, che credevo di essere un vigile urbano. Solo la comprensione dei veri vigili mi ha salvato"
Di Karim Ayari, luglio 2001
Questa è la testimonianza di un ragazzo straniero: lo vogliamo sottolineare, perché essere stranieri e diventare alcolizzati nel nostro paese vuol dire essere condannati quasi senza speranza. Il fatto è che già la condizione di immigrato è spesso una condanna, immaginarsi se sei immigrato, non reggi all’ansia che ti dà la precarietà della tua vita e cerchi aiuto nell’alcol. Karim ce lo spiega onestamente, come si fa presto a diventare dei mostri.
Una volta ero così ubriaco che credevo di essere un vigile urbano. Solo la comprensione dei veri vigili mi salvò: furono gentili e si limitarono ad allontanarmi, senza sporgere denuncia. Riflettendo su tutto questo capisco che con l’alcol posso diventare un mostro: credetemi, questa è la definizione giusta per me. Poi dicono che solo l’eroina e la cocaina sono droghe pesanti. Perché? Perché hanno un prezzo più alto? Perché creano dipendenza fisica e mentale? Per me tutte le droghe portano ad un unico risultato: la rovina della persona che le usa. Chi le vende è considerato un criminale spietato: purtroppo anch’io faccio parte della categoria e vi dico che, invece, quell’attività vergognosa ti imprigiona, ancor più della sostanza che usi e che vendi. Ti ritrovi in quel giro senza sapere nemmeno da quale porta sei entrato, ma per uscire ci vuole tanta forza, tanto carattere, e spesso non bastano nemmeno. Non posso assolvermi, dando colpa alla società, perché anch’io facevo parte di essa e mi sono escluso da solo, ma dovrebbe esserci anche per noi una via d’uscita, un modo di trovare la consapevolezza necessaria ad uscire da questo incubo. L’uomo dalla mente malata teme sempre i cambiamenti, trova sicurezza solo nell’alcol e ha un timore quasi morboso del nuovo. Per lui, nulla è più penoso di una nuova idea. Un saggio ha fatto una giusta distinzione tra obblighi coercitivi e obblighi non coercitivi. I primi sono regolati dai codici della società e dalla vigorosa attrezzatura delle forze dell’ordine: l’infrazione di tali obblighi, esposta in migliaia di pagine, nei libri di legge, ha riempito numerose prigioni. Ma gli "obblighi non coercitivi" sono fuori della portata delle leggi della società: essi riguardano gli atteggiamenti interiori, le relazioni genuine da persona a persona, le espressioni di compassione che i libri di legge non possono regolare e le prigioni non possono correggere. Tali obblighi si onorano affidandosi ad una legge interiore, scritta nel cuore. Le leggi umane assicurano la giustizia, ma una legge più alta produce l’amore: nessun codice di condotta ha mai indotto un uomo ad amare i suoi figli o a giudicare un prodotto come l’alcol. Allora, noi siamo i primi responsabili delle nostre azioni, siamo noi che dobbiamo decidere di non farci distruggere dall’alcol, noi che dobbiamo cercare di controllare e anche contrastare la mente malata che ci assedia.
|
|