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Non avevo la forza per decidere da solo di non bere più
E come straniero non sapevo a chi rivolgermi per farmi aiutare
Di Gentian Allaj, luglio 2003
Un corso di sensibilizzazione all’approccio ecologico - sociale ai problemi collegati all’uso di alcol
Il primo bicchiere l’ho bevuto scherzando, dopodiché ho cominciato a bere sempre di più perché il mio corpo ne sentiva l’esigenza e non potevo stare senza. Mi faceva pure divertire, ero debole e non avevo la forza per decidere da solo di non bere più, anche perché era molto difficile, soprattutto per uno straniero, trovare un club o un’associazione per chiedere aiuto. Oggi mi rendo conto di tutto quello che ho sofferto, ma per fortuna qui in carcere ho trovato la "famiglia" dell’Acat che mi ha aiutato molto a riprendere la mia vita in mano, a decidere quello che è meglio, e oggi mi sento di poter dire molto forte, con tanta felicità, che non bevo più. Sono io a comandare il mio corpo, e non gli alcolici. Come detenuto ho avuto di recente la possibilità di uscire in permesso premio per partecipare ad un corso di sensibilizzazione all’approccio ecologico-sociale ai problemi alcolcorrelati. È stata un’esperienza istruttiva, che mi ha dato la possibilità di arricchire il mio bagaglio di conoscenze su questo problema che mi sta molto a cuore, proprio perché ha portato anche a me disagio e sofferenza. Dal mio punto di vista questo è un problema che si sta allargando molto: sono tante le persone che fanno uso di alcool, è una realtà molto diffusa nei giovani di oggi, fonte di molti incidenti, perdita del lavoro, carenze affettive (crisi nella famiglia), assenza di valori e tante altre cose molto importanti della nostra vita. Tutte queste dinamiche sono state seguite, da parte dei corsisti, con molta attenzione, anche se i primi giorni non erano molto convinti del fatto che anche un solo bicchiere di alcol può far male, ma grazie alla testimonianza delle persone come me, che hanno avuto questo problema, e con gli incontri che abbiamo fatto con i Club della zona di Venezia, tutti si sono convinti e hanno preso la decisione di cercare di dare una mano a chi ne avrà bisogno. Questi sei giorni di confronto sono stati gestiti in maniera assolutamente informale da parte del Direttore Luigi Collosi, di Anna Maria, di Nicoletta Regonati e degli altri insegnanti. Non posso dimenticare gli incontri che abbiamo fatto con i Club fuori, dove mi sono emozionato nel partecipare e nell’ascoltare queste persone in presenza delle loro famiglie. Erano tutti molti sereni nel raccontare i loro problemi agli altri membri del club, non si sentivano a disagio, perché fare parte del gruppo da tanto tempo equivale ad appartenere ad una vera grande famiglia: la forza del gruppo sta proprio nel riuscire a liberarsi dai problemi mettendosi a confronto con tutti gli altri, portando ognuno il proprio piccolo bagaglio costituito dall’esperienza personale. Mi ha colpito molto il fatto che queste persone stavano insieme da tanti anni, anche venti, e nonostante il tempo trascorso hanno sempre la voglia di andare avanti e di aiutare altri che ne hanno bisogno, rendendo partecipi anche le famiglie, che in queste situazioni hanno un ruolo di grande importanza. Abbiamo parlato molto anche della ricaduta, che secondo me fa parte del percorso, anzi aiuta una persona a rafforzare la propria personalità, la fa riflettere e la porta ad essere più rispettosa nei confronti degli altri. Ognuno è libero, ogni settimana durante gli incontri, di raccontare oppure no la verità, e chi appartiene alla "famiglia" dell’Acat non ha paura né tanto meno vergogna di dire come stanno davvero le cose: sanno che, in ogni caso, con la forza del gruppo riusciranno a continuare nel modo più giusto. La mia sensazione è che questo corso mi abbia fatto crescere, ma penso che sarà molto utile che da adesso in poi ci sia più informazione per le persone che hanno questo genere di problemi. Ricordo che quando ho cominciato a bere non trovavo punti di riferimento che potessero aiutarmi a smettere, e allora spero che si aprano degli uffici che consentano alle persone di ridurre il danno che comporta l’uso dell’alcol, affinché quello che è successo a me e a tante altre persone non succeda ad altri, ma si riesca ad aiutarli in tempo.
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