|
Carcere d’esportazione...
Va bene mandarci a casa a scontare la pena, ma non si deve dimenticare che le condizioni in cui si trovano la carceri in Albania aggiungono sofferenza a sofferenza
Di Gentian Allaj, marzo 2002
È da un paio d’anni che si parla della possibilità che l’Italia costruisca un carcere in Albania per accogliere tutti i cittadini albanesi detenuti in Italia. Ne ha parlato anche il Ministro della Giustizia Roberto Castelli in visita a Tirana. Sembra però che questa opportunità sollevi alcune difficoltà da parte delle autorità albanesi. Personalmente, come albanese, mi trovo d’accordo ed anche molti miei paesani la pensano come me. Tornare a casa mia, vicino ai miei famigliari, e finalmente poterli riabbracciare dopo molti anni non può che farmi piacere. Ma il problema primario è rappresentato dalla povertà che tuttora affligge il mio paese, quindi non si esaurisce tutto rimandandoci a casa a scontare la condanna. Quello che noi vorremmo è che le autorità italiane e quelle albanesi si sedessero intorno ad un tavolo e, oltre che parlare del problema della sicurezza, certamente importante, iniziassero anche a parlare di lavoro, e di come portare in Albania dei corsi di formazione professionale. L’Albania, se aiutata, certamente saprà nel giro di qualche decennio entrare a pieno titolo in Europa, e questo lo desideriamo veramente. Quindi, se per parecchi di noi va bene la soluzione di tornare a casa a scontare la propria pena, non si deve dimenticare che il motivo che ci ha spinti a lasciare la nostra terra è la miseria, il desiderio di una vita dignitosa. Se riusciremo ad avere un’opportunità a casa nostra, noi saremo i primi ad esserne felici e a non ritentare la strada dell’emigrazione. Attualmente però, a fronte di parecchi albanesi che chiedono di poter scontare la pena in patria, la procedura oltre ad essere complicata è molto lunga, e raramente tale richiesta viene accolta.
Non ci volete ritrovare di nuovo in Italia come clandestini? Cercate di fare qualcosa Secondo me è una cosa molto importante, quando si è in carcere, trovarsi in un luogo dove si parla la nostra stessa lingua, dove ci sono le stesse abitudini e tradizioni. Potrebbe aiutarci a soffrire di meno, anche perché essere vicino ai tuoi famigliari ti porta a sentire di meno il peso della situazione in cui ti trovi. Bisogna però tener presenti alcune cose:
Le condizioni in cui si trovano le carceri in Albania aggiungono sofferenze alle sofferenze. Ti sembra di trovarti in gabbie di animali: sporche e senza servizi igienici. Per quando riguarda la rieducazione, non se ne parla proprio: non c’è dialogo tra agenti e detenuti, gli assistenti sociali e gli educatori non esistono, e non si riceve nessun aiuto, anche semplicemente morale, che ti conduca a riflettere sul reato che hai commesso. Ma se non sussistono questi presupposti minimi di "decenza" nelle carceri, la soluzione di scontare la pena in patria potrebbe essere inutile. Non si sarebbe raggiunto altro risultato che quello di portare temporaneamente fuori dal territorio italiano persone che si sono mosse sulla spinta di un disagio o per non aver avuto possibilità di scelta, e che difficilmente accetterebbero di restare a vita nel disagio dal quale sono fuggite. Il carcere può essere un male necessario, ma per lo meno deve servire a qualcosa e non essere solo tempo passato "in branda". Per esempio a Padova, dove sono ora, sono stati istituiti corsi scolastici di alfabetizzazione, scuole elementari, medie inferiori e superiori, corsi professionali che dovrebbero servire come "trampolino di lancio" per il reinserimento nel mondo del lavoro. Sono stati aperti anche dei capannoni, dove alcuni detenuti svolgono delle attività di assemblaggio, saldature, piccole costruzioni meccaniche. Tutto questo non esiste nelle carceri albanesi. Per questo io penso che sia necessario lavorare per coinvolgere la società esterna, sia italiana che albanese, a farsi carico del fatto che bisogna reintegrare nella collettività anche chi esce dal carcere in Albania. Tutto quello che abbiamo imparato qui altrimenti sarebbe inutile, perché nelle carceri in Albania in quelle condizioni non avremmo certo l’opportunità di imparare un lavoro o di mettere a frutto quello che abbiamo imparato in Italia. Si tornerebbe come negli anni passati, la storia riprenderebbe dal principio e voi italiani ci ritrovereste di nuovo in Italia come clandestini senza lavoro, quindi con pochissime alternative al delinquere. Quando vedremo che si sta cercando di porre rimedio alla drammatica situazione del reinserimento sociale e del lavoro nelle carceri dell’Albania, allora si sarà compiuto il primo passo nella direzione giusta. Non basta costruire carceri per risolvere problemi sociali.
|
|