Mi piaceva la bella vita

Ora so che devo imparare ad essere umile e trovarmi un lavoro regolare, perché ho visto che la bella vita da ladro dura poco e ti porta dritto in galera

 

di Elvis Prifti, agosto 2006

 

Sono un ragazzo albanese di 21 anni. Sono nato e cresciuto in una città di mare che si chiama Durazzo e che d’estate è sempre affollata di turisti. La mia è una famiglia di operai, ho anche due fratelli più grandi di me, che ormai vivono in Italia. Essendo il più piccolo non mi hanno fatto mancare niente, ma il quartiere dove sono cresciuto è nella zona portuale di Durazzo e, sin dai tempi dell’asilo, poi durante le scuole elementari, medie e superiori ho sempre visto un via vai di emigrati. Vedevo scendere da macchine di lusso persone vestite bene, che poi entravano nei bar e nei ristoranti più costosi. Mentre io vestivo i vestiti che mi passavano i miei fratelli più grandi e alla sera mangiavo sempre la minestra di mia madre. Il mio sogno era diventato quello di emigrare. Andare in Italia e trovare anch’io una bella macchina e tanti soldi.

Rimasi in Albania fino al termine del secondo anno della scuola superiore e poi non ce l’ho fatta più, sono partito per l’Italia. All’epoca avevo 15 anni e dopo 8 mesi sono riuscito a regolarizzarmi  con il permesso di soggiorno. I miei fratelli mi avevano trovato e proposto qualche lavoro in regola, ad esempio fare lo stalliere in una scuderia, oppure il lavapiatti in una trattoria, ma ho rifiutato perché non mi è mai piaciuto lavorare e prendere ordini dagli altri. Ricordo che una volta ho provato a lavorare in una fabbrica di plastica, soltanto che la mia prima giornata di lavoro è durata quattro ore, cioè dalle 8:00 fino alle 12:00. Poi sono andato via e non ho fatto più ritorno.

Così dopo un po’ ho telefonato ai miei nuovi amici e ho deciso di andare a trovarli per qualche giorno. Dunque, piano piano, ho cominciato a fare qualche lavoro. Con loro “si lavorava” bene, si passavano delle belle serate a divertirsi in giro per i locali, avevo sempre tanti soldi in tasca, e soprattutto non prendevo ordini da nessuno. Ma questa fortuna dopo poco tempo mi ha girato le spalle e una sera ho commesso un reato grave. In uno dei locali che frequentavo, ho litigato con degli altri stranieri e sono finito per accoltellare uno di loro a morte. Avevo 17 anni e dato che ero minorenne mi hanno condannato a 9 anni e 4 mesi di carcere. Sono passati 4 anni ormai che sono in carcere, 20 mesi scontati nel carcere minorile, e ho deciso che quando esco devo imparare ad essere umile e trovarmi un lavoro regolare, perché ho visto che la bella vita da ladro dura poco e ti porta dritto in galera.