Quando gli affetti devono essere coltivati in una stanza affollata

 

di Elvin Pupi, settembre 2008

 

I miei compagni di carcerazione sono tutti d’accordo che i colloqui e le telefonate sono l’unica cosa che ti fa un po’ uscire da questo mondo, anche se si tratta solo di qualche ora: sarà poco, ma penso che a volte sia importante spezzare l’angoscia e la tristezza che ti assalgono in certi periodi. Anche se si cerca di impegnare il tempo con le attività offerte dal carcere, capita di ritrovarsi soli con le proprie paranoie, pensieri e preoccupazioni rivolti sempre ai famigliari che stanno vivendo questa esperienza con noi. Stare lunghi periodi senza vedere i propri cari fa aumentare enormemente le angosce e ci costringe a passare dei lunghi periodi di buio e aggressività.

A volte basterebbe una telefonata per farci capire che c’è ancora qualcuno che veramente ci vuole bene, oppure un colloquio per farci sentire il calore di chi ci è vicino, e rasserenarci in attesa di quando usciremo e torneremo a casa. In pratica i colloqui famigliari sono l’unico modo che abbiamo per progettare un futuro, altrimenti si rischia di uscire fuori di qui senza punti di riferimento. Però non è facile coltivare gli affetti, anche perché in Italia non si possono fare colloqui intimi, come è invece possibile in tanti altri Paesi: Svizzera, Spagna, Stati Uniti, pure l’Albania. Così succede che anche per chi è sposato è difficile mantenere vivo l’amore, che a volte dopo anni di carcere finisce per spegnersi, rendendo le persone ancora più sole. Questo si potrebbe evitare dando lo spazio e il tempo giusto a molte famiglie, a mogli e figli, per poter stare assieme al loro caro e condividere almeno per qualche ora le sofferenze e qualche gioia, e rafforzare così i legami di queste famiglie.

Io non faccio colloqui perché la mia famiglia si trova in Albania, ma se fossi sposato e dovessi incontrare mia moglie in una sala colloqui, come avviene qui in Italia, anche se è chiaro che sarei molto felice di vederla, sono sicuro che, senza un vero e proprio contatto fisico, non potrei avere da lei il calore di cui un rapporto ha bisogno per rimanere in vita. Questo succede perché spesso nelle sale colloqui si è in troppi e, a parte qualche bacio, qualche carezza e qualche abbraccio “rubati”, non si può far altro che parlare e parlare, altrimenti ti possono fare un rapporto disciplinare. Ma anche per quel che riguarda le cose di cui puoi parlare con le persone care, succede che c’è sempre vicino qualche altra famiglia con figli piccoli che piangono e non ci si sente mai liberi di esprimere i propri sentimenti, o almeno non si può affrontare serenamente nessun argomento serio, se non si vuole restare intrappolati in qualche malinteso. Alla fine spesso si finisce per dirsi che la storia così non può andare avanti, anche per non condannare le nostre famiglie a vivere la galera con noi.