Ci sono casi in cui aspettare il processo a casa è un diritto di tutti, e non solo di “Tommaso”

 

di Elton Kalica, novembre 2008

 

Qualche giorno fa, sfogliando il Mattino di Padova, mi sono imbattuto in un titolo inconsueto: Tommaso torna libero, obbligo di firma. Ha ammesso al gip: “Ero molto ubriaco”. Il sottotitolo aggiungeva che Tommaso ha cercato di investire un carabiniere ed è accusato di tentato omicidio.

I titoli dei giornali a volte sembrano degli slogan che, oltre a voler colpire l’attenzione del lettore, lanciano anche messaggi di paura. Ma in questo caso il titolo non ha suscitato in me alcuna preoccupazione, e incuriosito dall’insolito messaggio mi sono fermato a leggere la storia del giovane Tommaso, un venticinquenne che un sabato ha bevuto cinque drink e poi, messosi alla guida del suo Suv e avendo incontrato un posto di blocco, ha pigiato sull’acceleratore tentando di investire un carabiniere, che si è salvato buttandosi per terra. Il giornalista sottolineava che il giovane non è un delinquente ma uno studente “tradito dai fumi dell’alcol”. Sono da dodici anni in un carcere italiano e tutti i giorni leggo almeno un giornale e ascolto diversi telegiornali, ma è davvero raro trovare un giornalista che ci informi in modo pacato di un crimine. E non posso nascondere la felicità che mi dà vedere che ci sono giornalisti capaci di conservare l’onestà intellettuale di non calcare la mano su chi commette reati. Tuttavia mi sento confuso, se penso che gli incidenti stradali sono diventati un’emergenza, guidare ubriachi è considerata un’infrazione grave e uccidere un appartenente alle forze dell’ordine è punito con l’ergastolo, stando alle nuove leggi di questo Governo. Mi vengono in mente casi di cronaca in cui le responsabilità penali del reo non erano più gravi di quelle di Tommaso, ma i titoloni dicevano “Rumeno sorpreso a rubare è già fuori dal carcere!”, “Albanese alla guida ubriaco uccide ed è già fuori”, e poi gli articoli descrivevano criminali senza un’anima, senza una storia.

Ricordo molti articoli in cui la notizia di una scarcerazione dopo pochi giorni era lanciata come un atto d’accusa verso una giustizia che non funziona, o verso dei magistrati buonisti.

L’Italia ha un sistema giudiziario che offre la possibilità agli incensurati accusati di un reato, se non sono ritenuti pericolosi, di attendere il processo fuori dal carcere, e di entrarci solo a condanna avvenuta per espiare la pena. Così il giudice non deve stabilire una cauzione in denaro, e quindi anche i poveri possono usufruire di questa garanzia. Io sono contento che Tommaso attenda il processo vicino ai suoi cari, ma spero tanto che da ora in poi tutti i giornalisti pensino al suo caso quando dovranno dare la notizia di un immigrato o di un rom che, dopo aver fatto un reato, usciranno dal carcere in attesa di giudizio. La compassione e la comprensione non devono essere date solo a chi ha dietro alle spalle una famiglia in grado di pagare i danni, ma a tutti quanti.