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Oggi si considerano sane persone che stanno male, solo per condannarle con più durezza
di Elton Kalica, marzo 2008
Le persone hanno diritto ad essere informate, ma oggi spesso i mezzi di comunicazione di massa riducono tutto al diritto a conoscere la cronaca nera. E proprio la cronaca nera è un modo semplice e poco costoso per riempire le pagine di un giornale, e per accentuare un generale senso di insicurezza, che poi finisce per far raccogliere consensi al partito con il programma più autoritario. Però io credo che noi detenuti, anche se siamo consci di essere responsabili di fatti gravi, abbiamo il diritto di criticare un certo giornalismo che fornisce una informazione quanto meno approssimativa. Pochi giorni fa a Padova ho letto sui giornali di una aggressione a una donna, io conosco la persona accusata di esserne l’autore. Prima che uscisse dalla galera ho avuto modo spesso di parlare con lui, sapevo il motivo per cui era stato arrestato perché me l’aveva raccontato. Continuo a leggere quello che scrivono i giornali su Alì e non ho ancora trovato un articolo che lo descriva per quello che è realmente, anzi, più che mai mi rendo conto di quanta superficialità si usa nel descrivere gli autori di reati. Io non sostengo di conoscere bene la personalità di Alì, e non solo perché credo che di personalità lui ne abbia più di una, ma perché reputo che lui sia una persona così complessa che non so chi sarebbe capace di capire qualcosa dei meandri della sua psiche. La cosa più grave però è che in carcere difficilmente il personale è messo in grado di rendersi conto di situazioni di questo genere. Come tutti gli altri detenuti lui si è fatto la sua carcerazione con poca attenzione al suo star male, che a noi risultava evidente, ma che nessuno ha “intercettato”, vista la scarsità di operatori specializzati a fronte dei numeri sempre più elevati di persone incarcerate con patologie psichiatriche o altre forme di disagio. E poi, quando per colpa dei tempi interminabili della giustizia è stato scarcerato, non c’è stato alcun tipo di presa in carico. Perché il caso di Alì scopre un problema molto più esteso. Oggi in Italia si considerano sane persone, che stanno manifestamente male, per poterle condannare con più durezza, ma poi, dopo anni di galera, vengono rilasciate senza che nessuno se ne occupi, mentre il carcere non solo non ha risanato il problema, ma spesso lo ha peggiorato. Ed è inutile chiedere più galera, invece bisogna pensare a una galera diversa, più attenta alla complessità delle persone. Soltanto una pena che, quando ce n’è bisogno, cura può far sperare alla società che da qui escano persone cambiate. |
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