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Scuola superiore in carcere...
Com’è difficile tornare a fare gli studenti da grandi
Di Andrea Andriotto, aprile 1999
C’è un gruppo di studenti-detenuti che frequenta ogni giorno, con l’intento di ottenere il diploma da privatisti, un corso per geometri, con dieci professori-volontari che si prestano giornalmente a insegnare a questi allievi un po’ anomali: e ci vuole molto impegno da parte di chi insegna, ma altrettanto da parte di chi vuole imparare di nuovo a studiare. Poi c’è una "neonata" sezione dell’Istituto Tecnico Commerciale per ragionieri Gramsci, con una prima classe regolare, assolutamente identica a quelle "fuori": solo che ora, da quando esiste questa sezione del Due Palazzi, e una classe del Gramsci è anche entrata in carcere per partecipare a una trasmissione radio in diretta, gli studenti del Gramsci "esterno" fanno più fatica a usare espressioni tipo "la scuola è una galera".
Questa è la Scuola Superiore nella Casa di Reclusione di Padova Ma adesso proviamo a sentire cosa ne pensano i diretti interessati, iniziando da uno dei più anziani studenti-detenuti: "Non avrei mai pensato di ritrovarmi alla mia età seduto tra i banchi di scuola e con dei compagni che, più o meno, hanno l’età di mio figlio. Ma devo ammettere che questa è un’esperienza positiva, e divertente anche, perché mi ha fatto fare un passo indietro nel tempo. Certamente lo studio ha comportato un forte impegno, dato che le materie sono molte, e alcune particolarmente difficili. I miei compagni, però, contribuiscono a creare quel clima di competitività che serve per ritrovare la voglia di studiare, anche in quei momenti in cui la mente cerca di evadere in tutti i modi da questo posto e i libri sono l’ultimo dei miei problemi". E’ poi Riccardo a raccontarci le sue impressioni: "Questa esperienza, per me, è la migliore, la più significativa, da quando mi trovo in carcere. Cogliere i frutti positivi di tanto lavoro e tanti sforzi è una cosa emozionante. E poi grazie all’affiatamento tra di noi, a volte siamo riusciti a risolvere anche alcuni dei nostri problemi personali che non avevano nulla a che vedere con la scuola.
"Non devo dimostrare niente a nessuno... solo a me stesso!" Bisogna poi pensare che per 9 mesi ci autopriviamo di quelle poche ore d’aria, di campo o di palestra, che normalmente si fanno in carcere.
Ma, perlomeno io, sono soddisfatto di questa mia decisione anche se mi piacerebbe poter frequentare le lezioni e poter fare pure un po’ di sport…". Ma come mai un detenuto decide di intraprendere una attività che lo impegna così profondamente? Perché invece di andare a scuola non passa le ore in attività meno pesanti o per tenersi fisicamente in forma? C’è Luigino che vuole rispondere a questa domanda: "lo personalmente ho deciso di intraprendere questa esperienza per un fatto personale, una sfida con me stesso! Non devo dimostrare niente a nessuno… solo a me stesso! E poi impegnare la mente fa bene… anch’essa è una specie di muscolo e come tale va tenuto in continuo allenamento per far sì che non si infiacchisca. Non so se riuscirò a portare a termine tutti i cinque anni (per fortuna il tempo che devo passare in carcere non è così tanto) ma l’importante per me ora è continuare. Studiare fa bene e aiuta a tenere la mente distante dai molti problemi che ognuno di noi ha dentro e fuori di qui…
Qui però c’e un sacco di tempo libero, non dovrebbe essere poi cosi difficile studiare. Per lo meno impegnate in modo proficuo le molte ore che altrimenti sarebbero solamente ore vuote. La domanda allora è questa: è facile studiare in carcere, come tutti, fuori, credono? Questa volta è Haller che risponde: "Molte persone credono sia facile studiare in carcere perché pensano al nostro molto tempo cosiddetto libero. A dire il vero di tempo libero ne abbiamo tanto, ma vi posso assicurare che decidere di frequentare proficuamente una scuola tanto impegnativa non è cosa facile, per noi detenuti".
Beh, non è facile studiare nemmeno per un ragazzo che non sta in carcere, ma perché per voi dovrebbe essere più difficile? "Per vivere in questi posti bisogna prima adattarsi a certi sistemi non sempre convenzionali. Poi, una volta entrato nella mentalità del carcere, devi entrare nella mentalità di uno studente, ed anche qui esistono vari problemi visto che il più giovane di noi non frequenta una scuola da almeno 10 anni, praticamente si ricomincia da zero".
Ma una volta superate queste difficoltà, però, uno può iniziare a studiare sfruttando tutto quel tempo che altrimenti passerebbe oziando davanti alla televisione? Studiare in cella non è sempre possibile, anzi… delle ore che si passano in cella non se ne possono dedicare molte allo studio. Un detenuto è una sorta di tuttofare, una specie di casalinga.
E non rimane un po’ di tempo per gli studi? Allora, giusto per farvi capire, vi spiego come funziona una nostra giornata tipo: scendiamo a scuola alle 8 e alle 11.15 ritorniamo in cella per mangiare e per poi scendere alle aule verso le 13. Alle 15.15 abbiamo terminato le nostre ore scolastiche. Ci facciamo la doccia. Verso le 16 - 16.30 arrivano gli agenti per fare la battitura dei ferri. Alle 17 c’è la socialità (si va a mangiare). Alle 20 chiudono tutto e rimaniamo chiusi nelle nostre rispettive celle. Si lavano i piatti, si riordina un po’ la stanza. Poi bisognerà pur tenere "vivi" quei pochi legami che abbiamo all’esterno e l’unico modo che abbiamo per farlo è di scrivere ai nostri amici o ai nostri familiari. Praticamente noi siamo in una condizione simili a quegli studenti che studiano e abitano fuori dalla casa dei genitori. Abbiamo un’altra differenza: uno di noi non riuscirebbe mai a studiare di notte, o meglio, volendo si può anche fare, ma solo se alla mattina seguente puoi dormire… sì, perché se non ti svegli da solo non ci sarà nessuno che ti viene a svegliare, ne la mamma ne la sveglia elettronica. E se ti svegli tardi stai pur tranquillo: continua a dormire tanto non ti faranno certo scendere se non sei in orario. Quando hai voglia di studiare durante il giorno devi fare i conti con alcuni contrattempi quasi inevitabili: arriva l’agente dicendoti che devi andare da qualche parte, o possono venire a battere i ferri. Può anche arrivare qualche amico a chiedere qualcosa o perché ha solamente voglia di chiacchierare un po’… qui non e come a casa che una volta chiusa la porta della tua cameretta e appiccicato fuori dalla porta il cartello "non disturbare" puoi stare tranquillo, no!! non può essere cosi perché qui siamo in galera!!!". Comunque per concludere: non è affatto facile studiare in carcere, anzi, a mio avviso è molto difficile".
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