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Quando sarò fuori non ho la certezza di riuscire a smettere
Testimonianze raccolte da Karim Ajili nel mese di dicembre 2003
Ho parlato con due ragazzi maghrebini di età diversa, mi hanno raccontato come hanno iniziato a bere fino a diventare alcolisti.
All’età di 17 anni Slim, il primo dei due, ha provato, per la prima volta, il sapore di uno dei tantissimi tipi di bevande alcoliche esistenti, per lui un gusto diverso, del tutto nuovo, con il risultato di iniziarsi a un sapore niente male. "Mi rammento come è iniziato: era estate, e partecipavo a un matrimonio di un amico, non avevo l’intenzione e neppure il lontano pensiero di bere alcolici. Eravamo circa otto persone raggruppate in un salotto, separate dagli altri che si trovavano in giardino e si stavano divertendo ad ascoltare un gruppo musicale. Improvvisamente uno degli amici tirò fuori una bottiglia di whisky dando inizio in questo modo, alla grande, ai festeggiamenti, e subito facemmo un brindisi. Per non fare una brutta figura o risultare scortese, ho bevuto tutto di un fiato il contenuto dal bicchiere: aveva un sapore forte che bruciava e coloro che hanno provato questa esperienza sanno benissimo come ci si sente, in fondo non è male e soprattutto si sente la necessità di berne altre due o tre dosi affinché il sapore appaia diverso. Mi sono sentito bene, una persona diversa dal solito e, come risaputo, un bicchiere tira l’altro sino a perdere la coscienza. Non mi ricordo nulla di come finì la festa e, per farla breve, fui portato a casa sulle spalle di alcuni amici. Dopo quel giorno sono rimasto sei anni senza bere neppure un goccio, e la decisione era dovuta allo stato confusionale che avevo provato e subìto il giorno del matrimonio. Il vero e principale motivo, in realtà, è che a quella mia giovane età, nel paese dove vivo, le nostre tradizioni non permettono l’abuso di alcol e la mia stessa famiglia non doveva accorgersi di quello che mi era accaduto. Dovevo rispettare le regole che per me significavano molto. Vi sono tante persone e tanti giovani che la pensano esattamente nel mio modo. Poi vi sono persone che non hanno di queste regole, ma nel mio caso e in quello di molti altri, esiste una questione di onore e rispetto per i nostri familiari e per la religione. Qui in Italia, però, ho ripreso e proseguito a bere continuamente durante il periodo di questo mio primo arresto, con la consapevolezza della gravità della mia situazione. Pensavo agli anni che dovevo passare dentro e mi sentivo psicologicamente e moralmente distrutto, ricevevo solo notizie brutte ogni volta che mi chiamavano in ufficio matricola, e mi consegnavano verbali negativi. L’unica cosa positiva è che bevendo un paio di quartini di vino (le uniche cose che sono in grado di raccogliere), ho la sensazione che il tempo trascorra molto meglio e più veloce. Reputo che questo momento sia tra i più difficili della mia vita. L’effetto dell’alcol è come quello di un sedativo e mi allontana per un attimo da ciò che mi accade intorno. Inoltre ho la sensazione di non pensare alle persone che mi sono state sempre vicine. Certo non devo per forza continuare a bere per dimenticare, ce ne sono altre di soluzioni, ma il problema è che quando cominci a bere diventa un’abitudine e la cosa ti rende la vita diversa da quella dagli altri detenuti. Al risveglio di ogni mattina, il mio primo pensiero è tutto per l’attesa della distribuzione del vino. L’abuso d’alcol in carcere è un problema non solo per me ma anche per molti altri detenuti che si sono trovati legati o, meglio, dipendenti senza nemmeno accorgersene. Io stesso ho provato e tentato soluzioni diverse ma non sono migliorato, in quanto l’alcol al momento è più forte di me. Dico questa cosa in quanto basta ricevere una lettera da parte dei familiari con una bella notizia o al contrario restare deluso per eventi negativi: nel momento in cui io non posso condividere con loro i momenti di difficoltà o la gioia perché un familiare si sposa, per sfogare la mia rabbia e i miei rimpianti ho bisogno di bere per forza, così da non affrontare la realtà. Come ho detto prima, ho iniziato a bere alcol dentro il carcere e anzi, ogni volta che troverò l’occasione, non mi tirerò indietro. Il problema preoccupante che mi pongo in questo momento è che "forse" quando sarò fuori non ho la certezza di riuscire a smettere. L’abuso d’alcol è una trappola, alla quale si aggiunge anche il fatto che il vino che vendono in carcere innanzitutto non è di buona qualità e ti rovina lo stomaco. È successo che a molti detenuti l’abuso d’alcol ha cagionato enormi scompensi intestinali unitamente a ulteriori disagi psicologici, determinando comportamenti instabili e difficoltà nel rapporto con gli altri".
Mourad è invece un ragazzo di 30 anni, detenuto da circa quattro, anche lui con una storia di dipendenza dall’alcol da raccontare. "Dal primo giorno che ho iniziato a bere sono iniziati anche i miei problemi. L’effetto dell’alcol ha cambiato completamente il mio carattere, e ora sembro un’altra persona, divento aggressivo anche con quelli che conosco. La storia si ripeteva tutti i giorni, ero consapevole dei casini che combinavo, sebbene mi proponessi con grande impegno che ogni casino sarebbe stato veramente l’ultimo. Ho provato ripetutamente a smettere ma non vi sono mai riuscito; mi trovavo spesso in compagnia con gli amici, così ho ripreso a bere come una spugna. All’inizio mi divertivo un sacco, ma successivamente tutte le situazioni finivano sempre male e questa esperienza è durata per tre anni, finché mi sono trovato detenuto per scontare una pena di sette anni. È stato uno shock terribile. Mi ripeto sempre che se non avessi abusato dell’alcol, non mi sarei ritrovato in condizioni cosi disperate e negative. Oggi, per tanti motivi, ho deciso di smettere e di cominciare a recuperare tutto ciò che ho perso nel mio lungo cammino, tra cui l’affetto della mia famiglia e degli amici a me più cari. Al momento sto cercando di scontare con decoro e dignità ciò che mi resta da fare, sino ad ottenere i benefici che mi sono consentiti dalla legge, e nel frattempo frequento la scuola: posso così trascorrere più tempo possibile fuori della cella e approfittarne per apprendere la lingua italiana e per praticare tanti sport che mi consentono di tenermi in buona forma fisica".
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