|
La paura di tornare a casa a mani vuote
L’Europa, sogno di molti immigrati, sempre più spesso si trasforma in incubo
Di Karim Ajili, marzo 2003
Mi chiamo Karim Ajili, sono tunisino, ho abitato a Tunisi con la mia famiglia sino all’età di venti anni. Ho deciso di venire in Italia nel 1996 per cercare di migliorare la mia condizione di vita. Dalla morte di mio padre, anche se ero molto giovane, sentivo la responsabilità di tutta la famiglia. Volevo fare qualcosa. Ero il figlio maschio più grande della famiglia, toccava a me occuparmi delle mie sorelle, di mia madre. Avevo aperto un negozio in cui vendevo cassette video, ma non bastava per farci vivere, quello che guadagnavo non era sufficiente per tutta la famiglia, anche se ero stato costretto ad abbandonare gli studi di scuola superiore per lavorare. Così decisi di partire per l’Italia. Non sempre però quello che si trova assomiglia a ciò che si pensava di trovare. È facile capire che molti degli immigrati extracomunitari arrivano in Italia nella speranza di migliorare le loro condizioni sociali, economiche e di stile di vita in generale. Per raggiungere questo obiettivo, ci vuole molta fatica. La speranza è quella di trovare la strada giusta che ti offre un futuro, l’obiettivo non è certo quello di venire in Italia o in Europa a fare le ferie… moltissimi di noi che poi siamo finiti in carcere volevamo lavorare per poter tornare alle nostre case, alle nostre famiglie con qualcosa in mano. All’inizio si spera d’incontrare qualcuno che ti può aiutare. A me avevano raccontato che in Italia ci sono molte possibilità di lavorare, e che si guadagna bene. Le uniche persone che conoscevo però erano clandestini, qualcuno lavorava in nero, altri semplicemente si arrangiavano come potevano, e qualcuno era già arrivato a spacciare. Non si può avere sempre quel che si desidera, e quando sei in una nazione di cui non conosci niente, nemmeno la lingua, la situazione diventa molto difficile, insostenibile a volte. Se non hai parenti o amici la vita si complica e la strada diventa più stretta ed è molto diversa da quello che tu pensavi. In quel momento ti senti solo, senza nessuno che ti da una mano. La forza la trovi nel fatto che sei ancora legato alla famiglia e a quel ritmo di vita che non c’è più, agli affetti lasciati, e ti dici: lo sto facendo anche per loro. Il distacco dalla famiglia ti crea nuovi problemi che non sei abituato ad affrontare senza il suo aiuto, anche nelle piccole cose. Ti accorgi subito di molte cose a cui tu prima non davi importanza. Per esempio prima c’era qualcuno che ti preparava da mangiare, ti lavava i vestiti, si preoccupava per te quando facevi tardi. Questo lo puoi trovare solo nella famiglia, soprattutto in quello che fa una madre. La sua presenza nella nostra vita è molto preziosa, non si può cambiarla con nessuna cosa al mondo. Ognuno di noi spera di affrontare l’esperienza dell’immigrazione con meno problemi possibile, e questo dipende certo anche dalla fortuna, ma soprattutto dalle persone che incontri. Se sei deciso a continuare ad andare avanti e scoprire cosa ti regalano i prossimi giorni, devi dimenticare le esperienze negative che quotidianamente ti accadono. Rimane nel pensiero quel che ti dà speranza per iniziare una nuova giornata, a me personalmente è rimasta una foto davanti ai miei occhi: quella della mia famiglia. L’unica certezza che ho è la presenza di Dio, nelle difficoltà spesso mi sono rivolto a Lui con la preghiera. Passano i primi mesi e ti rendi conto di avere imparato la lingua, magari non perfettamente ma quello che sai ti aiuta a comunicare con le persone, e non solo con i tuoi paesani. È essenziale per essere autonomi e sapere cosa pensano di noi, decidere da solo dove mettere i piedi.
Per molti tornare poveri come quando si è partiti è una vergogna Le decisioni che prendi nel primo periodo sono importantissime, perché determinano tutto il resto. Tu sai che ci sono due strade. C’è una strada corta ma fuori dalla legge, che ti fa guadagnare molti soldi e una vita comoda, ma per molti finisce male e li porta dietro le sbarre a scontare anni e anni. La notizia che sei finito in carcere ferisce le famiglie lontane e fa pensare che il ritorno da loro si allontana sempre più. Diventa difficile realizzare il sogno che avevi, e in quel momento la tua vita cambia, i pensieri prendono solo una via, devi affrontare le difficoltà della scelta che hai fatto e sono difficoltà immense. Per quelli che hanno scelto una strada normale dentro i limiti della legge, la vita è certamente faticosa, con uno stipendio non altissimo come credevamo, ma appena sufficiente per vivere una vita serena. Se pensi di mettere da parte una somma di denaro, ti ci vuole molto tempo, ma sicuramente sei certo di godere della libertà. Questo non è poco per costruire un futuro, sapere di non far soffrire le persone che ti amano, poterle aiutare anche se limitatamente. Noi stranieri in generale abbiamo il problema che, se superiamo il primo anno di permanenza lontano dal paese d’origine, poi troviamo sempre più difficile pensare di tornare di nuovo senza aver realizzato qualcosa, che ci permetta di dedicarci a un progetto in patria, non per forza milionario, ma che dia la possibilità di andare avanti e non chiedere aiuto a nessuno. Per molti rientrare al proprio paese con le mani vuote è una vergogna. Perché sei messo a paragone con gli amici dello stesso quartiere che hanno avuto la stessa esperienza, con la fortuna però di tornare con macchine e tasche piene di soldi. Il mio giudizio su questa situazione è che per tanti di noi è diventata come una trappola. Non si può accettare la delusione e la rabbia di essere additati in patria come degli sconfitti, dei falliti. In questo caso si pensa solo a recuperare in fretta il tempo perso, e a scegliere un modo, per forza illegale, con cui facilmente riguadagnare dei soldi. Questo è quello che pensiamo noi all’idea di tornare nel nostro paese a mani vuote, mentre invece per la nostra famiglia l’importante è che torniamo a casa e basta. Perché le notizie che tante volte gli arrivano, sul fatto che spesso è difficile anche proteggere le nostre stesse vite, li lascia eternamente in ansia per noi. Alla fine sono tanti gli stranieri che finiscono in carcere, e molti anche con una pena lunga, tanto che gli capita spesso di perdere le persone più care senza poterle vedere, e questa è una gran tristezza, ferisce nel profondo e ti fa pensare che la vita non ti dà tanto spesso quel che desideri, a volte anzi può anche ingannarti e toglierti il gusto di continuare a vivere.
|
|