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L’odio che domina il mondo del crimine e della miseria Il desiderio di incontrare la mamma del ragazzo morto anche per colpa mia Non so bene cosa potrei dirle, ma vorrei tanto spiegarle come sono andate le cose, vorrei raccontarle che quella sera eravamo tutti accecati dall’odio
di Adnene El Barrak, luglio 2008
Partecipo da molti anni ai convegni organizzati da Ristretti, ma quest’anno è stata una cosa davvero particolare perché per la prima volta ci ha toccati tutti molto da vicino. Anch’io sono in carcere per aver partecipato ad un omicidio e sentire le parole dette quel giorno è stato davvero duro per me. Io sono tunisino e il mio reato, come quelli della maggior parte degli stranieri, è legato allo spaccio di piazza. Ho preso parte ad una rissa tra due gruppi di spacciatori in un bar, e alla fine della colluttazione uno della banda rivale è stato accoltellato a morte. In questi tredici anni di carcere mi sono sempre ritenuto innocente, perché non capivo quali colpe avrei dovuto pagare io, visto che ad usare il coltello è stato un altro. Ho trascorso tanti anni in galera con la convinzione di essere io una vittima, poiché il Tribunale mi ha condannato per un crimine che non ho commesso io direttamente. E della persona uccisa ho pensato che è stata una questione di destino, perché so che anche nel suo gruppo c’erano coltelli e quindi a volte credo che sarei potuto rimanere anche io ucciso. Assistendo però a questi incontri con famigliari di vittime di reato devo dire che alla fine ho cambiato idea. Adesso penso che forse è stato giusto che io venissi condannato perché, anche se non sono stato io direttamente a uccidere, comunque ero lì e comunque una persona è morta, e io non ho fatto nulla per fare in modo che questo non accadesse. Ascoltando le persone che sono venute a parlare al convegno ho pensato al dolore dei famigliari del ragazzo ucciso, e mi sono detto che anche loro hanno ragione di condannarmi e di accusarmi di essere stato lì senza impedire in alcun modo la morte del loro figlio. Sembrerà strano ma quel giorno è nato in me il desiderio di incontrare la mamma del ragazzo ucciso. Non so bene cosa potrei dirle, ma vorrei tanto spiegarle come sono andate le cose, vorrei raccontarle quanto sia orribile vivere da clandestini spacciando, e come quella sera eravamo tutti accecati da quell’odio che domina sempre il mondo del crimine e della miseria. |
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