Immigrazione luglio 2001

 

Umberto Bossi
Pierferdinando Casini
Don Ruggero Di Piazza
Giampaolo Landi
Alfredo Mantovano
Carlo Leoni

Immigrati, linea dura sulle espulsioni

 

Corriere della Sera, 27 luglio 2001

 

Ormai manca solo qualche correzione. Il testo della nuova legge sull’immigrazione è pronto e potrebbe essere presentato in Consiglio dei ministri entro il 10 agosto, prima cioè dell’inizio delle vacanze per il governo e per il Parlamento. Ed è un testo che prevede un vero e proprio giro di vite, in particolare per il regime che riguarda le espulsioni. Si promette infatti che diventeranno “certe”, ma soprattutto si introduce per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico il reato di immigrazione clandestina:

chi non obbedirà all’intimazione di abbandonare il territorio italiano rischierà fino a quattro anni di carcere. Altri provvedimenti nel segno della severità: gli sponsor che prevedono l’ingresso di extracomunitari in cerca di lavoro saranno aboliti con l’obiettivo di far coincidere il contratto di lavoro con il permesso di soggiorno. E ancora: i ricongiungimenti familiari, attualmente estesi fino al terzo grado di parentela, saranno limitati al coniuge e ai figli minori. Ce n’è quanto basta per scatenare polemiche soprattutto dal fronte dell’opposizione.

 

Un comitato ristretto

 

La nuova legge andrà a correggere in modo sostanziale alcuni punti dell’attuale Testo Unico, ribattezzato Turco - Napolitano (dai due ministri del centrosinistra che lo proposero), senza però stravolgerne l’impianto soprattutto per quanto riguarda l’integrazione. A redigere la nuova normativa è un gruppo di lavoro ristretto composto da tre leghisti, il vice premier Umberto Bossi (che l’ha definita una “legge gagliarda”) e i ministri Roberto Castelli (Giustizia) e Roberto Maroni (Welfare) oltre ai due esponenti di AN, il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano in rappresentanza del ministro Scajola e il vice premier Gianfranco Fini, presidente del Comitato. In un secondo momento il gruppo si allargherà anche agli altri ministeri competenti come ad esempio gli Esteri.

 

Immigrazione clandestina

 

Tutto nasce dalle espulsioni. Nonostante l’aumento in termini assoluti di questo tipo di provvedimento, che pone l’Italia su standard europei, secondo la Casa delle Libertà esiste ancora un divario troppo ampio tra le intimazioni al rimpatrio e l’effettivo ritorno al Paese di origine (4.653 non rimpatriati su 7.579 presenti nei centri di permanenza nei primi sei mesi del 2001). Per risolvere il problema si vogliono introdurre due novità. La prima riguarda il soggiorno nei centri di permanenza temporanea: prolungandolo fino ad un massimo di 60 giorni (attualmente è di 30) si intende facilitare il compito delle forze dell’ordine nell’identificazione degli immigrati. È ovvio, infatti, che se non si conosce la nazionalità dello straniero non è possibile il suo riaccompagnamento alla frontiera. Il governo spera che l’allungamento del soggiorno obbligato possa favorire l’identificazione. La seconda novità interviene per risolvere gli altri casi: se un extracomunitario intimato ad abbandonare l’Italia non ubbidisce e viene scoperto andrà in carcere con una pena fino a quattro anni. Si tratta appunto del reato di immigrazione clandestina.

 

Contratto di soggiorno

 

La filosofia è quella promessa dal ministro Maroni: “Un contratto, un lavoro”. Tradotta in legge prevede l’eliminazione degli “sponsor” che permettono l’ingresso degli immigrati in cerca di lavoro. La scelta è stata presa dopo avere controllato i permessi concessi nel 2001 per questo motivo: i “garanti” italiani sono 6123 su 15 mila. Per il governo sono troppo pochi e mentre troppi sarebbero gli stranieri, tra i quali 4011 marocchini e 1097 della Cina Popolare. In altre parole si mette in dubbio la capacità degli stranieri di inserire altri immigrati nel mondo del lavoro, anche se finora è stato proprio questo uno dei canali utilizzati soprattutto per le assunzioni delle colf e nel campo dell’assistenza domiciliare.

 

Regolari e disoccupati

 

Il problema non ha ancora trovato una soluzione nella nuova normativa. Eppure si calcola che coinvolga almeno 150 mila extracomunitari regolari (un decimo del totale rispettando la percentuale di non occupati italiani che naviga attorno al 10%): se chi è presente regolarmente e da anni in Italia ad un certo punto diventa disoccupato, secondo la nuova legge dovrebbe essere espulso. Ma apparendo impossibile un allontanamento di massa, soprattutto in presenza di nuclei familiari radicati e ben integrati in Italia. Alla luce della nuova legge una soluzione del problema sembra a dir poco difficile.

 

Famiglia

 

Finora la legge consentiva, seppure in un numero limitato dalle quote annuali, il ricongiungimento dei parenti fino al terzo grado e dei genitori. La nuova legge vuole eliminare la possibilità, vista da molte associazioni come la garanzia per un maggiore radicamento in Italia delle famiglie immigrate.

 

Spesa per le espulsioni

 

La legge godrà di finanziamenti maggiori soprattutto perle espulsioni. Si parla di 60 miliardi l’anno per riaccompagnare gli stranieri a casa loro. Ma saranno aumentati anche i centri di permanenza che costano in media 12 miliardi l’uno.

 

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