Rassegna Stampa

A cura della Cooperativa Sociale AltraCittà di Padova
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CARCERE: LAVORO E FORMAZIONE

aprile 2010

Sommario

  1. 01/04/2010 AGI - Pescara: quattro detenuti impiegati in lavori di pubblica utilità

  2. 02/04/2010 Varese News - Varese: domani sette detenuti partecipano a giornata ecologica

  3. 04/04/2010 La Gazzetta di Reggio - Reggio Emilia: "Senza confini", insegnare un mestiere ai detenuti

  4. 06/04/2010 AdnKronos - Chieti: un acquario allestito nella sezione femminile del carcere

  5. 12/04/2010 La Nuova Ferrara - Ferrara: "Arti in Libertà"; nasce Coop. reinserimento detenuti

  6. 12/04/2010 Il Velino - Napoli: il 17 aprile alta moda nel carcere femminile di Pozzuoli

  7. 14/04/2010 Redattore Sociale - Napoli: sabato sfilata alta moda al carcere femminile Pozzuoli

  8. 15/04/2010 Trani Informa - Trani: un corso di informatica per il reinserimento dei detenuti

  9. 17/04/2010 AdnKronos - Aosta: attivata lavanderia, darà lavoro regolare a tre detenuti

  10. 17/04/2010 Redattore Sociale - Aosta: una lavanderia, nella Casa Circondariale di Brissogne

  11. 19/04/2010 Ansa - Pozzuoli (Na): le detenute-modelle per lo stilista Gianni Molaro

  12. 23/04/2010 Il Tirreno - Livorno: una casa e un lavoro per gli ex detenuti delle Sughere

  13. 25/04/2010 Corriere Cesenate - Forlì-Cesena: lotta esclusione sociale passa attraverso il lavoro

  14. 26/04/2010 AdnKronos - Giustizia: progetto legge; bonus-detenuti per lavoro autonomo

  15. IL GRUPPO DI LAVORO DELLA RASSEGNA STAMPA

Per una ricerca veloce di seguito elenchiamo le parole chiave
Descrittori Identificatori
Lavoro inframurario - Lavori di pubblica utilità - Formazione professionale - Acquacultura - Reinserimento lavorativo - Alta moda - Sfilate - Riqualificazione professionale - Informatica - Lavoro autonomo - Proposta di legge - Finanziamento

Pescara - Varese - Reggio Emilia - Chieti - Ferrara - Napoli - Trani - Aosta - Livorno - Forlì-Cesena - "Venegono pulita" (giornata ecologica) - "Senza confini" (associazione di volontariato) - "Associazione Acquariofili Abruzzese" - "Voci di dentro" - "Arti in Libertà" (Cooperativa) - Gianni Molaro - "Informatica in Comunità" - "Uno tra noi" (Cooperativa) - "futuro@lfemminile" (progetto di responsabilità sociale di Microsoft Italia e Acer) - "Les Jeunes Relieurs" (Cooperativa) - "Le Lazzarelle" (Cooperativa per la torrefazione del caffè) - "Sperimentando" - Salvatore Torrisi

 

Lavori di pubblica utilità
Pescara

AGI

giovedì 1 aprile 2010
1

Pescara: quattro detenuti impiegati in lavori di pubblica utilità

Quattro detenuti del carcere di Pescara saranno impiegati per lavori di pubblica utilità sulle strade provinciali e per la cura del verde, della segnaletica stradale e delle piste ciclabili su cui ha competenza l’amministrazione provinciale di Pescara. Lo hanno annunciato questa mattina il presidente della Provincia, Guerino Testa, l’assessore alle Politiche sociali Valter Cozzi, il direttore del carcere, Franco Pettinelli, e il responsabile della Fondazione Caritas, don Marco Pagnello, firmatari di un protocollo d’intesa che fissa i termini di questa iniziativa.
Il protocollo ha la durata di un anno e i detenuti che saranno impiegati per lavori di pubblica utilità non saranno pagati, ma riceveranno solo un rimborso spese. Testa ha sottolineato che l’iniziativa, promossa già lo scorso anno dalla precedente amministrazione, ha una grande valenza sociale perché favorisce la reintegrazione del condannato nella società e consente a queste persone di acquisire delle competenze specifiche, favorendone l’inserimento occupazionale nelle aziende private una volta fuori dal carcere. La gestione del progetto è assicurata dalla Caritas e durante il periodo di svolgimento dello stesso sarà realizzato un reportage fotografico, accompagnato da testi, che sarà curato da Giorgia Tobiolo.

 

 

Lavori di pubblica utilità
Varese, "Venegono pulita" (giornata ecologica)

VARESE NEWS

venerdì 2 aprile 2010
2

Varese: domani sette detenuti partecipano a giornata ecologica

L’amministrazione comunale, in collaborazione con la locale Protezione Civile, organizza per venerdì 9 e sabato 10 aprile due giornate ecologiche che prevedono il coinvolgimento dei bambini della scuola primaria in varie attività in quella di venerdì e l’impiego di sette detenuti, provenienti dal carcere Miogni di Varese, in quella di sabato. "L’intenzione - spiegano in un comunicato dell’amministrazione - è di ripulire il paese da cartacce e rifiuti abbandonati, in particolar modo in quelle zone dove il problema è maggiormente evidente e fastidioso, l’invito a partecipare è stato indirizzato a tutte le associazioni locali ed è esteso a tutti i cittadini che vorranno contribuire a dare un migliore aspetto alle vie del paese".
"Grazie alla disponibilità del direttore del Carcere Miogni di Varese, Dottor Gianfranco Mongelli, a dare man forte ai volontari ci saranno anche sette detenuti partecipanti ad un programma di riabilitazione dello stesso carcere - prosegue il comunicato -. All’operazione "Venegono pulita" parteciperanno anche diversi assessori e consiglieri comunali che, smessi i panni di amministratori, indosseranno per un giorno tute e guanti offrendo un esempio che possa superare le parole e trasformare le intenzioni in fatti. Alle 12,30 la giornata si concluderà presso la Casa Alpina con un ristoro sociale che sarà offerto a tutti i partecipanti.

 

 

Formazione profesionale
Reggio Emilia, "Senza confini" (associazione di volontariato)

LA GAZZETTA DI REGGIO

domenica 4 aprile 2010
3

Reggio Emilia: "Senza confini", insegnare un mestiere ai detenuti

Aiutare i detenuti a costruirsi un futuro. È la missione degli 11 volontari di "Senza confini", l’associazione che dal 1997 tiene corsi di formazione professionale all’interno della Pulce. "Insegniamo ai detenuti un mestiere per costruirsi una vita nuova", spiega Carlo Cavazzoli, 85enne ingegnere e coordinatore dei volontari. All’interno del carcere, i detenuti possono scegliere se seguire un corso per diventare elettricisti o restauratori di mobili, se imparare il mestiere di collaudatore meccanico o prepararsi all’esame per la patente europea del computer. Un corso speciale dedicato a chi vuole conoscere gli strumenti necessari per il lavoro autonomo.
I primi due corsi sono realizzati in convenzione con il Comune, gli altri con il patrocinio della fondazione Pietro Manodori. Ogni anno sono in media 65 detenuti a scegliere le attività di "Senza confini". A Reggio, la formazione in carcere è una realtà ormai consolidata che continua a maturare buoni frutti. Lo dimostrano le storie dei detenuti che sono riusciti a cominciare una nuova vita. "Ricordo sempre con grande soddisfazione - racconta Cavazzoli - la storia di un detenuto che dopo aver seguito il nostro corso di disegno meccanico ha lavorato in un’azienda della città, grazie alla possibilità del lavoro esterno prevista dalla legge. Quando ha finito di scontare la pena, la ditta lo ha assunto immediatamente. È tornato per ringraziarci e ci ha portato in regalo una cassetta di attrezzi".
Le lezioni, articolate in due incontri settimanali di due ore ciascuno, sono anche l’occasione per instaurare un rapporto umano e amichevole con i detenuti. Cavazzoli, inoltre, è autorizzato ad accompagnarli fuori dal carcere durante i permessi premio. "Trascorro molte ore insieme a loro. Provo a stimolarli e a convincerli di una cosa: se è vero che ora sono quello che hanno fatto allora domani saranno quel che faranno. Cerco di fare emergere un senso di responsabilità, gli spiego che, se ce la mettono tutta, potranno ancora trovare spazio per la loro inclusione sociale". Da molti anni i volontari di "Senza confini" entrano in contatto con i problemi e i disagi del carcere, primo fra tutti il sovraffollamento.

 

 

Acquacultura
Chieti, "Associazione Acquariofili Abruzzese", "Voci di dentro"

ADNKRONOS

martedì 6 aprile 2010
4

Chieti: un acquario allestito nella sezione femminile del carcere

Un acquario allestito nella sezione femminile delle carceri di Chieti: è questa la più recente iniziativa dell’Associazione Acquariofili Abruzzese, sodalizio di appassionati attivo nella regione ormai da molti anni (la fondazione risale al 13 maggio 1982), che nell’occasione ha operato d’intesa con il sodalizio "Voci di dentro".
La vasca e l’attrezzatura tecnica sono stati messi a disposizione dal club, mentre piante e pesci li ha donati l’Arca di Giorgio Santacroce. L’acquario, in funzione già da alcuni mesi, è gestito direttamente dalle detenute e sta offrendo non poche soddisfazioni: le tre coppie di pesci inizialmente introdotte si sono già riprodotte e oggi nella vasca nuotano una trentina di esemplari tra giovani e adulti.
Gli acquariofili abruzzesi hanno nel frattempo rinnovato il proprio direttivo, in carica sino al 2012, anno nel quale il club celebrerà il proprio trentennale: alla presidenza è stato confermato Luciano Di Tizio. In questi giorni è infine in atto il concorso "L’acquario più bello... a casa mia", al quale si sono iscritte diverse decine di appassionati. Una giuria visiterà e valuterà le vasche a domicilio. I migliori allestimenti saranno premiati in una cerimonia pubblica prima dell’estate con prodotti offerti da tre grandi ditte nazionali del settore: Aquarialand, Tetra Italia e Acquario di Bologna.

 

 

Reinserimento lavorativo
Ferrara, "Arti in Libertà" (Cooperativa)

LA NUOVA FERRARA

lunedì 12 aprile 2010
5

Ferrara: "Arti in Libertà"; nasce Coop. reinserimento detenuti

Un ponte fra il prima e il dopo carcere, un mezzo per restituire la dignità alle persone che pagheranno il loro debito verso la società attraverso il lavoro, una piccola realtà imprenditoriale in grado di abbattere i muri della diffidenza.
Tutto questo e molto altro ancora è la cooperativa "Arti in Libertà", inaugurata ieri in via Monteverdi 12 (zona via Bologna) dal sindaco Tiziano Tagliani, da rappresentanti delle istituzioni tra cui il vice prefetto Marchesiello, dal vicario monsignor Grandini, monsignor Bentivoglio, don Marco Bezzi, don Bedin e don Zerbini e dai suoi promotori.
Nata sotto il segno della solidarietà verso i reclusi della casa circondariale di via Arginone sin dal 1997 quando un gruppo di persone chiese di entrare in carcere per affiancarsi all’attività del cappellano don Bentivoglio, ottenendo l’autorizzazione, si costituì prima nell’associazione "Noi per loro" (sede in via Adelardi) e successivamente nel 2006 come cooperativa onlus con l’obiettivo di promuovere esperienze lavorative.
"Insieme a tre collaboratori - ha ricordato il presidente Luciano Fergnani - Dario Valentini, Mara Maietti e la straordinaria Paola Camerani che ci ha purtroppo lasciati solo pochi mesi fa senza vedere la realizzazione del nostro sogno, abbiamo fortemente creduto in questo progetto che si sta già sviluppando non solo attraverso questa ampia e spaziosa struttura, ma nell’attuazione di un primo corso di formazione per operatore grafico di stampa che qui lavorerà, ma con un secondo corso che darà le stesse opportunità ad altri detenuti in semilibertà o che hanno già scontato la pena". L’inserimento nel mondo del lavoro è infatti uno degli ostacoli più gravi che incontrano le persone quando escono dal carcere, verso le quali molti provano un sentimento di "giustificabile diffidenza".
La cooperativa invece dotata di moderne ed efficaci attrezzature, eco-compatibili con l’ambiente, acquistate grazie alla generosa donazione di 100 mila euro che l’avvocato Antonietti ha dato in ricordo della moglie Gina Castaldi, diventerà un importante luogo di formazione e integrazione sociale. "Quando mi presentarono il progetto che trovai molto interessante - ha ricordato il sindaco Tagliani - aveva però il difetto di basarsi su parecchi finanziamenti sui quali io non ci avrei scommesso molto. Invece qualcuno la chiama Provvidenza, altri fortuna ma è riuscito a decollare restituendo la speranza e la dignità a molte persone".
Non è mancata in verità la collaborazione da parte della Provincia, Comune, carcere, Uepe, Coperfidi Italia, Emilbanca, Legacoop e Cesvip ma la spinta determinante l’hanno data i fondatori e i volontari la cui umiltà e coraggio sono stati lodati dal direttore del carcere Francesco Cacciola. "È questa un’iniziativa carica di responsabilità per noi perché siamo chiamati ad una selezione dei detenuti, ma non per questo mancherà il nostro sostegno". Sono intervenuti Dario Valentini che ha sottolineato il senso di rispetto che si deve avere verso ogni individuo anche se ha sbagliato insieme all’opportunità di recuperare la propria dignità e Andrea Benini, vice presidente di Lega Coop, che ha definito Arti in Libertà un valore aggiunto e un’occasione di emancipazione.

 

 

Alta moda, sfilate
Napoli, Gianni Molaro

IL VELINO

 lunedì 12 aprile 2010
6

Napoli: il 17 aprile alta moda nel carcere femminile di Pozzuoli

Il 17 aprile sera, presso la casa circondariale femminile di Pozzuoli (Na), avrà luogo la sfilata della collezione Primavera - Estate degli abiti da sposa dello stilista Gianni Molaro. L’evento, unico nel suo genere, prevede la partecipazione in qualità di indossatrici d’eccezione anche di alcune giovani detenute, selezionate e formate dallo stesso Molaro.

 

 

Alta moda, sfilate
Napoli, Gianni Molaro

REDATTORE SOCIALE

mercoledì 14 aprile 2010  
7

Napoli: sabato sfilata alta moda al carcere femminile Pozzuoli

Moda e galera. Sembrerebbe un binomio impossibile ma non per Gianni Molaro, l’eclettico stilista campano che per la mattina del 17 aprile con inizio alle 11.30 ha organizzato un evento destinato a destare scalpore. Location d’eccezione del suo nuovo defilè, infatti, sarà per la prima volta nella storia un carcere, per l’esattezza quello femminile di Pozzuoli. Le creazioni di alta moda sposa saranno quindi indossate, oltre che da indossatrici professioniste, anche da due giovani detenute selezionate dallo stesso stilista il cui obiettivo dichiarato è dimostrare come la moda possa entrare in un carcere "non per essere detenuta ma, al contrario, per essere liberata in tutte le sue forme e creatività", come lui stesso ha spiegato. Il tutto non a caso a Pozzuoli, luogo celebre in Italia e nel mondo non solo per la Solfatara e per le sue bellezze paesaggistiche ed architettoniche ma anche per aver dato i natali all’attrice Sofia Loren, icona della bellezza femminile nel mondo.
"Devo ringraziare la dottoressa Angelica Di Giovanni - ha dichiarato Molaro - che in qualità di presidente del Tribunale di sorveglianza di Napoli mi ha incitato ad ideare questo evento.
So che non ci sarà il mio pubblico dei miei eventi usuali, ma mi gratifica poter regalare un momento da favola a chi, tutti i giorni ormai non ha che i sogni ad occhi aperti. Ecco perché durante la sfilata non starò dietro le quinte ma scruterò i loro sguardi per riempire il mio cuore, ascolterò i loro commenti per alimentare la mia mente. Per me sarà un giorno speciale, credo e spero anche per loro". L’idea originale di Molaro, del resto, era quella di far sfilare solo detenute ma la necessità di optare per la taglia 42 lo ha costretto a desistere. L’evento avrà luogo inoltre alla presenza delle detenute e della sola stampa. "In questo carcere sarò finalmente messo in condizione di liberare la mia fantasia", conclude Molaro.

 

 

Riqualificazione professionale, informatica
Trani, "Informatica in Comunità", "Uno tra noi" (Cooperativa), "futuro@lfemminile" (progetto di responsabilità sociale di Microsoft Italia e Acer)

TRANI INFORMA

 giovedì 15 aprile 2010
8

Trani: un corso di informatica per il reinserimento dei detenuti

Profit e no-profit sempre più uniti in nome di un progetto comune che ha obiettivi ambiziosi: la riqualificazione professionale e il reinserimento nel mondo del lavoro delle persone svantaggiate. Questo è quello che si propone Informatica in Comunità, una scommessa che dura da quattro anni e che vede come promotori Cnca - Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Microsoft Italia e Fondazione Adecco per le Pari Opportunità.
La quarta edizione del progetto, che a livello nazionale tocca in tutto otto regioni (Toscana, Trentino, Lombardia, Umbria, Calabria, Piemonte, Puglia, Emilia Romagna), coinvolge anche quest’anno la Puglia, dove in 6 centri Cnca si raggiungeranno circa 480 persone. Le strutture coinvolte, coordinate dalla Coop "Uno tra noi", sono la Casa Circondariale di Trani, l’Azienda Pubblica Servizi alla Persona "Maria Cristina di Savoia" di Bitonto, l’Associazione Micaela di Adelfia (Bari), l’Associazione Comunità sulla strada di Emmaus di Foggia, il Comitato Progetto Uomo e la biblioteca "Don Michele Cafagna" di Bisceglie. I corsi, articolati in moduli di 3 ore ciascuno a cui partecipano gruppi di 8 persone per volta, permettono ai partecipanti di apprendere in modo semplice e diretto come usare il pc, dai primi rudimenti ai programmi di videoscrittura e ai fogli di calcoli fino alla navigazione in Internet e all’utilizzo della posta elettronica.
Ma l’informatica può essere una via per la riqualificazione professionale e per il reinserimento nel mondo del lavoro di persone socialmente svantaggiate? È questa la domanda e l’obiettivo che si pone quest’anno il progetto. A dare la risposta sono i risultati della terza e ultima edizione, partita a gennaio 2009: dei 4.200 partecipanti a livello nazionale ben 500 hanno intrapreso un percorso di reinserimento lavorativo e oltre 90 a giugno avevano già trovato un impiego. Numeri molto alti, considerando che spesso le persone che frequentano i corsi stanno attraversando un percorso di riabilitazione molto lungo che non permette un immediato ingresso nel mondo del lavoro.
Partner e sostenitore dell’iniziativa è, anche quest’anno, futuro@lfemminile, il progetto di responsabilità sociale ideato da Microsoft Italia in collaborazione con Acer, che negli anni scorsi ha promosso i primi corsi gratuiti per le donne di alcune comunità di accoglienza. Il supporto di futuro@lfemminile nell’edizione 2010, come nelle precedenti, oltre a favorire l’alfabetizzazione informatica di base, sarà focalizzato sull’inserimento nel mondo del lavoro delle donne che hanno preso parte ai corsi.

 

 

Lavoro inframurario
Aosta, "Les Jeunes Relieurs" (Cooperativa)

ADNKRONOS

 sabato 17 aprile 2010
9

Aosta: attivata lavanderia, darà lavoro regolare a tre detenuti

La prima ed unica attività lavorativa presso la Casa Circondariale di Brissogne in Valle d’Aosta è una lavanderia nella quale presteranno servizio 3 detenuti con regolare rapporto di lavoro che sarà inaugurata lunedì prossimo. La nuova lavanderia interna affidata in convenzione alla cooperativa sociale Les Jeunes Relieurs erogherà servizi sia alla casa circondariale, per il lavaggio delle lenzuola, coperte, grembiuli da cucina, strofinacci e degli indumenti personali dei detenuti, sia a clienti pubblici e privati.
Tra le prime commesse esterne acquisite, il lavaggio degli indumenti degli anziani utenti del servizio di assistenza domiciliare del Comune di Aosta. Per Domenico Minervini, direttore della Casa Circondariale "l’affidamento di attività lavorative ad imprese e cooperative esterne in cui i detenuti debbano lavorare con condizioni molto simili a quelle delle realtà imprenditoriali esterne rappresenta un passo fondamentale per la formazione e rieducazione del detenuto". La fase di avvio dell’attività lavorativa è stata seguita ed accompagnata dall’Agenzia regionale del lavoro, in particolare attraverso il Programma di Iniziativa Comunitaria Equal ed un corso formativo cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo.

 

 

Lavoro inframurario
Aosta, lavanderia, "Les Jeunes Relieurs" (Cooperativa)

REDATTORE SOCIALE

 lunedì 19 aprile 2010
10

Aosta: una lavanderia, nella Casa Circondariale di Brissogne

L’attività sarà gestita dalla Cooperativa Sociale Les Jeunes Relieurs del Consorzio Trait d’Union e vi presteranno servizio 3 detenuti con regolare rapporto di lavoro. Un momento importante per lo "sviluppo" del carcere valdostano.
È stata inaugurata questa mattina alle 11 la nuova lavanderia interna alla Casa Circondariale di Brissogne. La lavanderia sarà gestita dalla Cooperativa Sociale Les Jeunes Relieurs del Consorzio Trait d’Union, e vi presteranno servizio tre detenuti con regolare rapporto di lavoro alle dipendenze della cooperativa. Si tratta di un momento importante per lo "sviluppo" del carcere valdostano: la lavanderia rappresenta infatti ad oggi la prima ed unica attività lavorativa presente all’interno di questo l’istituto di pena.
Lenzuola, coperte, grembiuli, strofinacci e indumenti dei detenuti saranno lavati e stirati dalla nuova lavanderia, che però non si limiterà al solo servizio interno al carcere, ma avrà anche qualche cliente oltre il perimetro della casa circondariale. Tra le prime commesse esterne acquisite vi è il lavaggio degli indumenti degli anziani utenti del servizio di assistenza domiciliare del Comune di Aosta.
"Riuscire a realizzare questo progetto - ha spiegato Domenico Minervini, direttore della Casa Circondariale - costituisce un importante risultato: ci consente di attuare anche in questo istituto quanto auspicato dal nuovo Regolamento Penitenziario del 2000, cioè l’affidamento di attività lavorative a imprese e cooperative esterne, in cui i detenuti debbano lavorare con condizioni molto simili a quelle delle realtà esterne al carcere. Questo è fondamentale per la formazione e la rieducazione del detenuto. Il progetto - continua Minervini - si inserisce in una progettualità più ampia che prevede anche l’impegno lavorativo di detenuti sul territorio. Siamo già partiti con l’inserimento in un’altra cooperativa sociale che opera nella manutenzione delle aree verdi, mentre sono in corso contatti per realizzare ulteriori inserimenti lavorativi esterni nel settore alberghiero e della ristorazione".
"Questa iniziativa - ha aggiunto Carlo Moro responsabile della lavanderia - è nata grazie alla collaborazione e alla fiducia che la Direzione ha voluto accordare alla cooperativa sociale Les Jeunes Relieurs e al Consorzio Trait d’Union e che ha promosso l’iniziativa all’interno del Progetto Equal Pari". Le fasi che hanno preceduto l’avvio dell’attività lavorativa infatti sono state seguite e accompagnate dall’Agenzia regionale del lavoro, in particolare attraverso il Programma di Iniziativa Comunitaria Equal e un corso formativo cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo".
Il Presidente della Regione, anche nel suo ruolo di Coordinatore dell’Osservatorio per la verifica dell’applicazione del Protocollo d’Intesa tra il Ministero di Giustizia e la Regione Autonoma Valle d’Aosta, ha espresso la sua soddisfazione per l’avvio di questa attività. Il progetto infatti è stato più volte oggetto di confronto e aggiornamento nell’ambito dei lavori dell’Osservatorio. La realizzazione di questo ambizioso obiettivo è stata possibile grazie a un impegno della Presidenza della Regione in stretta collaborazione con i responsabili territoriali dell’amministrazione penitenziaria.

 

 

Alta moda, sfilata
Pozzuoli (Na), Gianni Molaro, "Le Lazzarelle" (Cooperativa per la torrefazione del caffè)

ANSA

 lunedì 19 aprile 2010 
11

Pozzuoli (Na): le detenute-modelle per lo stilista Gianni Molaro

Detenute modelle per un giorno: è accaduto nel carcere femminile di Pozzuoli (Napoli) dove lo stilista Gianni Molaro ha organizzato una sfilata.
E così abiti di alta moda e da sposa sono stati indossati da cinque ospiti dell’istituto penitenziario. Un’iniziativa che "aiuta il recupero delle detenute", ha sottolineato la presidente reggente del Tribunale di Sorveglianza, Angelica Di Giovanni. E che è nata anche da un’esperienza di vita vissuta dallo stesso stilista.
"Sono un orfano ed ho vissuto alcuni anni in un istituto di suore - ha raccontato Molaro - Ho avvertito molto la mancanza di libertà, l’impossibilità di scorazzare e sognare liberamente. Con questa iniziativa ho voluto regalare la possibilità a queste ragazze di sognare. Di sognare qualcosa che un domani si potrà realizzare, anche se dietro le sbarre. Ho trovato ragazze molto belle e che potrebbero essere scelte per fare le modelle, una volta corretta la taglia".
Alla sfilata erano presenti solo la stampa, la polizia penitenziaria e un gruppo di detenute. "Queste iniziative attenuano il peso della pena, non le fanno sentire abbandonate e soprattutto per alcune queste esperienze possono costituire un’apertura per il domani - ha sottolineato Di Giovanni - Queste iniziative le continueremo a proporre perché si stanno rivelando positive ai fini del recupero e del reinserimento".
Dello stesso avviso la direttrice del carcere, Stella Scialpi: "Queste esperienze vengono vissute con grande entusiasmo dalle nostre ospiti. C’è tanto coinvolgimento e questo fa bene al clima interno. Nonostante alcune difficoltà da superare in senso giuridico, solo le detenute con pena definitiva possono essere scelte per queste iniziative. Il risultato è sicuramente positivo. Queste sono occasioni per diversificarsi, stimolare e non far demoralizzare le detenute - ha aggiunto - Continueremo con altre iniziative, di cui una a breve scadenza".
Intanto, proprio a Pozzuoli, tempo fa si è costituita la cooperativa per la torrefazione del caffè Le Lazzarelle che viene confezionato in una laboratorio interno all’istituto. "Abbiamo avuto qualche difficoltà, soprattutto per le taglie, ma alla fine è andato tutto bene - ha concluso Molaro - Con loro si è creato un rapporto davvero speciale".

 

 

Reinserimento lavorativo
Livorno, "Sperimentando"

IL TIRRENO

 venerdì 23 aprile 2010
12

Livorno: una casa e un lavoro per gli ex detenuti delle Sughere

Una casa, l’accoglienza e la possibilità di trovare un impiego nel giro di un mese. Sono i cardini e gli obiettivi del progetto Sperimentando rivolto ai detenuti italiani e stranieri senza fissa dimora in uscita dal carcere o ammessi a misure alternative, l’iniziativa della Caritas in collaborazione con l’Uepe (Uffici per l’esecuzione penale esterna). Un progetto attivo grazie al contributo annuale erogato dalla Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno.
Sul territorio livornese dal 2008, in poco più di due anni Sperimentando ha concesso l’opportunità del reinserimento a venti soggetti dismessi dalle Sughere privi di domicilio o ex detenuti che hanno usufruito di permessi premio. Un progetto dal costo complessivo di 35 mila euro annui (la Fondazione Cassa di Risparmi ha erogato nel 2008 15 mila euro e nel 2009 25 mila): all’interno di un appartamento in via Firenze in affitto gestito dalla Caritas, alcuni volontari e operatori sostengono queste persone (alcuni tossicodipendenti) nel loro percorso di ritorno alla società, in modo da ridurre notevolmente i rischi di eventuali ricadute in situazioni di illegalità.
"Si tratta di un settore complicato ma di grande rilevanza sociale - sottolinea il presidente della Fondazione, l’avvocato Luciano Barsotti - sosteniamo il progetto e continueremo a farlo anche per il 2010 (si prevede un contributo di 20 mila euro, ndr) perché ne condividiamo in maniera assoluta gli scopi". L’esigenza di organizzare soluzioni di ospitalità per i detenuti "in uscita" è nata per rispondere alla richiesta proveniente dagli istituti penitenziari di Livorno e Gorgona, dato che le strutture La Maddalena (gestita dalla Caritas) e San Giuseppe (delle suore di Shangai) possono accogliere per un periodo limitato soltanto detenuti in possesso di permessi premio.
I numeri di Sperimentando raccontano di sette persone inserite nel 2008 e nove nel 2009: di questi ultimi, quattro hanno trovato casa e lavoro, uno è in attesa di ricevere l’assegnazione di una casa popolare e riceve una pensione di invalidità, uno ha trovato casa ma è in cerca di un lavoro stabile e uno ha trovato lavoro ed è ancora ospite dell’appartamento. Le richieste vengono valutate e filtrate da un team di progetto e ogni inserimento è organizzato tramite un regolamento interno. Gli ex detenuti rimangono nella struttura un mese, una sorta di ponte e punto di partenza verso il reinserimento nella società. I risultati ottenuti fino ad ora - dice Emilia Silvi, assistente sociale Uepe responsabile del progetto - sono positivi ma sempre migliorabili.

 

 

Reinserimento lavorativo
Forlì-Cesena

CORRIERE CESENATE

 domenica 25 aprile 2010
13

L’inserimento lavorativo
Forlì-Cesena: lotta esclusione sociale passa attraverso il lavoro

di Michela Mosconi
La lotta all’esclusione sociale passa anche per l’avviamento professionale dei detenuti. A Cesena ci sono esempi positivi, ma restano problemi.
Nel mondo dell’imprenditoria locale ci sono realtà che si stanno muovendo bene in questo senso, dimostrando di essere guidati, nel loro operare, non solo dalla logica del profitto, ma anche da quella etica e morale.
La struttura cooperativa cesenate Orogel Fresco, per esempio, ha in forza presso la propria struttura un operaio ex detenuto con alle spalle problemi di droga, assunta con contratto a tempo determinato. Giuseppe Maldini, presidente della cooperativa, non manca, però, di precisare le difficoltà che si incontrano in questo senso. "L’esperienza di un detenuto o ex detenuto che vuole iniziare un percorso professionale deve inserirsi dentro un preciso cammino di reinserimento. Il carcere non può né deve rappresentare una corsia preferenziale per chi è in cerca di lavoro".
"Neanche - precisa - finito il periodo di prova (in genere 5 o 6 mesi, ndr) si può pensare che finisca anche l’esperienza lavorativa. Un semplice inserimento non è sufficiente. L’aspettativa è trattenere la persona in azienda, e in questo senso tutti dobbiamo compiere molti passi in avanti".
Un pensiero condiviso anche da Gigi Mondardini, imprenditore, tra i titolari della Mareco Luce con sede a Capocolle di Bertinoro. L’impresa, 55 dipendenti, da lavoro a 5 carcerati: 4 attraverso laboratori predisposti direttamente all’interno del carcere di Forlì (attivi da sette anni), mentre uno di loro è in forza all’azienda. "Lo si deve voler fare", attacca così l’imprenditore cesenate raccontando la propria esperienza a contatto coi detenuti.
Uno degli ostacoli maggiori sono le battaglie contro una burocrazia a tratti insormontabile e nella quasi totale assenza delle istituzioni. Ci sono casi limite, per esempio, come quello di chi, straniero educato, per anni, ad una professione, a detenzione conclusa si ritrova clandestino e quindi non avente diritto ad un impiego in regola.
"In questo modo, se lo assumo infrango la legge, e l’aspirante lavoratore è costretto a tornare nel suo paese d’origine, inciampando, ancora una volta, in una vita di stenti e a rischio nuovi reati. Il nostro obiettivo è invece quello dell’assunzione, sulla base della formazione impartita al lavoratore formato nel tempo".
L’appoggio politico alle iniziative delle aziende disposte ad assumere, poi, è pressoché nullo. "I nostri interlocutori collaborano poco - ammonisce Mondardini. Io non pretendo dei sì a tutte le mie richieste. Mi aspetterei invece che mi si dessero delle risposte precise, fatte di sì o di no".
Le istituzioni riunite nella Commissione paritetica (incaricata di occuparsi anche del reinserimento lavorativo dei detenuti), è stata più volte disertata dai rappresentanti di Provincia, comuni di Cesena e Forlì e dagli altri rappresentanti deputati all’elargizione di contributi, dopo tante parole spese e senza nessun risultato.
Luigi Dall’Ara, presidente della San Vincenzo de Paoli, lancia un appello a imprenditori e dirigenti per il reinserimento di chi ha avuto problemi con la giustizia: "Vedrete, i risultati non mancheranno".
La vicinanza, con visite a domicilio, rappresenta una delle mission della San Vincenzo de Paoli, che ne esprime carisma e modus operandi. Dal 2003 la "San Vincenzo" ha incominciato ad interessarsi al problema dei detenuti, andandoli direttamente ad incontrare in carcere. Dagli incontri col cappellano del carcere di Forlì, con gli assistenti sociali, con la stessa direttrice, è maturata la decisione della segnalazione delle famiglie dei carcerati di Cesena, che desiderano ricevere visite e che si trovano in stato di bisogno.
Riportiamo qui di seguito la lettera del presidente Luigi Dall’Ara, indirizzata agli imprenditori del territorio cesenate attraverso la quale li sollecita a una maggiore sensibilizzazione sul tema del reinserimento lavorativo dei detenuti.
"Chi firma questo messaggio è un gruppo di persone che, inserite nella storia feconda di bene, suscitata anche qui in Romagna, dall’esperienza evangelica della società di San Vincenzo de Paoli (fondata in Francia nel 1833 dal Beato Federico Ozanam e presente ininterrottamente a Cesena dal 1887 e sempre vissuta con uno spirito di autentica laicità) desidera dare volto e voce al dialogo che deve intercorrere fra la società civile, dove operiamo, e la drammatica realtà del carcere. Concretamente il carcere che ha sede nella città di Forlì.
Da qualche anno, grazie alla disponibilità e all’incoraggiamento della direttrice, del cappellano e di molti operatori, abbiamo cercato di renderci conto di cosa significhi, per l’esistenza di tante persone, il vivere la pesante esperienza della pena: isolati dal mondo, spesso lontani dalle loro famiglie. In obbedienza al comandamento del Signore che ci chiederà, nell’ultimo giorno (come ogni sera!) cosa hai fatto per il tuo fratello che ha bisogno del tuo aiuto? "ero in carcere e mi avete visitato".
Ci sentiamo coinvolti a portare a quanti incontriamo, oltrepassati i cancelli dell’antica rocca di Ravaldino il dono dell’amicizia, dell’interessamento per i loro grandi o meno grandi, mai andando a mani vuote (chi è in carcere ha bisogno di tutto!): un richiamo forte del Vangelo, un impegno che ci viene dalla carta costituzionale che vede nel carcere non soltanto il luogo dove scontare la pena inflitta dal tribunale, ma ancor più la possibilità concreta di ricostruire una vita devastata da esperienza dolorose e malvagità. Non intendiamo assolutamente affrontare i temi dibattuti della sicurezza, della certezza della pena, del come può o deve essere amministrata la giustizia e neanche, di per sé, della riforma della istituzione carceraria.
Quanti hanno questa responsabilità sono in grave ritardo! Soltanto (e non è poca cosa) desideriamo coinvolgere altri amici soprattutto per quanto riguarda il "dopo carcere"! se è necessario che il carcere si organizza in modo tale da offrire possibilità lavorative e di studio ancor più necessaria è l’assistenza a coloro che dimessi dal carcere, dopo aver scontato la pena rischiano di ricadere nella malavita se non sono accolti dalla famiglia, da una comunità che li può ospitare, soprattutto se non è data la possibilità di un lavoro che consenta di valorizzare la libertà recuperata, di intrecciare relazioni che riempiono la solitudine e ridono il gusto di vivere la vita buona.
Concretamente: è urgente che imprenditori e dirigenti delle aziende che operano nel nostro territorio, si rendano disponibili a questi inserimenti. È un rischio, siamo in tempi nei quali la disoccupazione, è una scommessa! Ei risultati non deluderanno. Fermo restando che noi della San Vincenzo, in collaborazione con i servizi sociali, rimarremo al fianco di questi amici che saranno accolti con fiducia e generosità nelle vostre aziende. Già alcuni imprenditori lo stanno verificando con soddisfazione". Chi fosse disponibile a collaborare a questa iniziativa può contattare il numero telefonico o mail del consiglio centrale: 0547.300741 e cesena@sanvincenzoitalia.it, o chiamare al cellulare: 338.2949685.

 

 

Lavoro autonomo, proposta di legge, finanziamento
Salvatore Torrisi

ADNKRONOS

 lunedì 26 aprile 2010
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Giustizia: progetto legge; bonus-detenuti per lavoro autonomo

Un bonus da 30mila euro ai detenuti che vogliono avviare o proseguire in carcere un’attività di lavoro autonomo professionale e imprenditoriale. Lo prevede una proposta di legge presentata alla Camera da Salvatore Torrisi, parlamentare del Pdl e presidente dell’Ordine degli avvocati di Catania.
Un’iniziativa legislativa che riprende una norma già in vigore dal 1999 nella Regione Sicilia e che, sottolinea Torrisi, ha dato risultati apprezzabili. Occorre, argomenta il deputato del Pdl, creare le condizioni perché il recupero del detenuto sia effettivo, privilegiando l’attività lavorativa "come un nuovo modo di espiare la pena, precostituendo le basi per un efficace reinserimento sociale"
Una proposta di legge, dunque, che prevede possibilità alternative al lavoro dipendente, favorendo l’avvio di un’attività di tipo professionale, culturale o di piccola imprenditoria. Il contributo, destinato all’acquisto di attrezzature e di materie prime, può essere concesso una sola volta. Parallelamente, andranno semplificate le procedure burocratiche per consentire l’avvio dell’attività. Il costo del materiale necessario per l’attività lavorativa non potrà comunque superare il 30% del costo complessivo.
Secondo la proposta del Pdl il ministero della Giustizia concede, tramite il Garante regionale dei diritti dei detenuti o le stesse Regioni, agevolazioni finanziarie ai detenuti nel corso dell’espiazione della pena "scontata anche in forma alternativa al carcere".
Per l’avvio dell’attività non è necessario il titolo di studio, ma il contributo è subordinato ad una dichiarazione del beneficiario di impegno a proseguire l’attività per almeno 5 anni e a non alienare per lo stesso periodo le attrezzature, a meno che non si tratti di sostituirle con nuovi strumenti. La sovvenzione, inoltre, è subordinata alla frequenza, da parte del detenuto che richiede il sostegno finanziario, di un corso professionale o di un periodo di apprendistato di almeno un anno.
Ma il detenuto che volesse usufruire del bonus può avvalersi dell’eventuale qualifica professionale relativa all’attività che intende svolgere in carcere. E prevista anche l’assistenza da parte di una o più figure professionali che possono affiancare il detenuto nella fase di progettazione, di realizzazione degli interventi o dell’avvio dell’attività. Le spese relative, però, vengono decurtate dal contributo e non possono comunque superare il 10% del contributo stesso.

 

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