Alfa Strozzi

 

È  nel momento dell’uscita che bisogna intervenire per sostenere maggiormente la persona che rientra nella società

 

Un’intervista alla dottoressa Alfa Strozzi, referente dello Sportello Informativo per Detenuti della Casa Circondariale di Reggio Emilia

 

A cura di Marino Occhipinti

 

Di sportelli informativi nelle carceri ci occupiamo da tempo, e ci sembra interessante raccontare esperienze diverse per dare, a chi sta cercando di avviare esperienze analoghe, gli strumenti per farlo nel modo più efficace. Sullo sportello di Reggio Emilia abbiamo intervistato la sua referente, la dottoressa Alfa Strozzi, ma pubblichiamo anche alcuni pareri di figure professionali diverse, dagli educatori alla Polizia Penitenziaria agli insegnanti, che esprimono dei punti di vista importanti sul ruolo che può avere una struttura di questo tipo in un carcere.

 

Dottoressa Strozzi, ci spiega come e quando è nato lo Sportello Informativo per Detenuti stranieri all’interno della Casa Circondariale la Pulce?

Il progetto dello Sportello Informativo nasce in applicazione del Protocollo d’intesa siglato nel marzo 1998 fra il Ministero della Giustizia e la Regione Emilia Romagna. Già da tempo, comunque, l’Amministrazione Comunale di Reggio Emilia attua una serie d’iniziative rivolte alla popolazione detenuta presso la Casa Circondariale, in applicazione dell’apposito Protocollo d’intesa fra la Direzione della Casa e il Comune di Reggio Emilia. Con lo Sportello Informativo per Detenuti, l’Amministrazione ha inteso ampliare questa proficua collaborazione fra i due enti per rispondere alle esigenze specifiche dei detenuti stranieri, bisogni dettati in particolar modo dalle difficoltà di comprensione della lingua, del sistema carcerario, giudiziario e istituzionale del nostro paese.

 

Quante persone straniere ospita l’Istituto di Pena e quali sono gli obiettivi che volete conseguire con l’attività dello Sportello?

Su una media di 240/250 detenuti circa il 50% é di nazionalità straniera, pertanto tra i principali obiettivi vi è quello di contribuire a favorire la circolazione delle informazioni sulla vita interna della detenzione, facilitare la comprensione del contesto carcerario, delle regole, dei vincoli e delle opportunità nonché promuovere la partecipazione dei detenuti stranieri all’attività di scolarizzazione e formazione interne al carcere. Di sicura importanza, poi, era favorire, attraverso l’attività della mediazione culturale, la facilitazione, la comprensione e l’avvicinamento culturale da parte del detenuto straniero alla propria condizione carceraria e sociale, nonché la decodifica di modelli culturali, di atteggiamenti e comportamenti, per agevolare i rapporti fra gli operatori e i detenuti stranieri.

Ci siamo proposti, inoltre, di svolgere un’azione di orientamento e informazione per i detenuti stranieri in relazione ai diritti di tutela giuridica e fruizione di percorsi alternativi alla detenzione. Abbiamo cercato di supportarli anche nella ricerca delle condizioni idonee (lavoro, documentazione, domicilio, ecc…) per usufruire di permessi, di misure alternative, di accesso al lavoro esterno, in stretta collaborazione con gli educatori e gli operatori del territorio.

Per i detenuti clandestini, invece, era prioritario promuovere accertamenti e interventi finalizzati alla regolarizzazione della permanenza a fine pena o favorire al meglio il rientro in Patria. Ci siamo, inoltre, impegnati a produrre materiale informativo tradotto in più lingue per orientare i detenuti sulla realtà carceraria e le modalità di accesso ai servizi presenti sul territorio.

 

Come si accede allo Sportello e quali figure professionali vi lavorano?

Sulla base di elenchi periodici dei nuovi ingressi in Istituto, forniti dall’Ufficio Matricola, i detenuti vengono convocati dalle operatrici per un primo colloquio informativo individuale, durante il quale vengono forniti tutti i chiarimenti in merito all’attività e alla funzione dello Sportello, mentre per richiedere successivi colloqui i detenuti stranieri interessati devono compilare un’apposita "domandina" la quale, autorizzata dal Direttore, è consegnata alle operatrici per la convocazione. Nello Sportello operano tre diverse figure professionali.

L’operatrice preposta all’informazione sul sistema penitenziario e penale (la cui presenza è di due pomeriggi settimanali) si pone l’obiettivo di facilitare la comprensione delle leggi italiane, della posizione giuridica del detenuto, degli atti giudiziari, delle fasi del processo, delle opportunità concesse ai detenuti dalla recente legislazione.

Il mediatore culturale di lingua araba (presente un pomeriggio e una mattina alla settimana) opera sia per facilitare il passaggio delle informazioni, sia per creare una conoscenza interculturale fra operatori coinvolti nel progetto. L’attività di mediazione culturale comprende, inoltre, la traduzione del materiale informativo, la facilitazione dei colloqui su richiesta del detenuto, ecc…

Infine, l’operatrice addetta all’informazione sui servizi che operano nel territorio (presente un pomeriggio e una mattina alla settimana) possiede ampia conoscenza delle modalità di accesso ai servizi pubblici e del privato sociale che erogano prestazioni a favore degli immigrati. Il suo ruolo è principalmente quello di agevolare la conoscenza del detenuto sul contesto sociale nel quale si trova e a quali servizi potrà fare riferimento qualora, al termine della pena, permanga nel territorio comunale.

Lo Sportello svolge la sua attività (il front office), all’interno della Casa Circondariale, tre giorni a settimana. L’orario settimanale di ogni operatore inoltre prevede una mattinata nell’Ufficio in Comune per l’attivazione delle risorse, comunali e non, esistenti rispetto a specifici problemi, qualora la situazione riscontrata a seguito del colloquio lo suggerisca. Questa mattinata rappresenta anche una funzione di raccordo, di coordinamento informativo tra enti e soggetti attivi in carcere.

Quali sono le difficoltà e le problematiche che vi sono state maggiormente rappresentate dai ragazzi ristretti?

Senza dubbio la richiesta più frequente ha riguardato le problematiche relative ai permessi di soggiorno. Viste le innovazioni legislative in materia (ci riferiamo alla legge Bossi-Fini), oggi ancor più che in passato è difficile ottenere rilasci o rinnovi di permessi di soggiorno dalle questure, soprattutto per chi ha commesso reati ostativi; reati, come lo spaccio di sostanze stupefacenti, che interessano – peraltro – la maggior parte dei detenuti.

Molte sono state anche le richieste di informazioni di carattere legale, essendo frequente fra i detenuti stranieri la non conoscenza e comprensione del contesto legislativo in cui si trovano.

Altri chiarimenti riguardano lo svolgimento della vita interna all’Istituto, anche in relazione ai frequenti trasferimenti da un carcere all’altro, trasferimenti che comportano ovviamente variazioni nell’organizzazione della vita quotidiana. In particolare, si è reso necessario illustrare i criteri di assegnazione al lavoro nonché le graduatorie che periodicamente vengono redatte da un’apposita commissione e affisse nei locali dell’Istituto.

Diverse richieste si sono incentrate sui servizi del territorio comunale e più precisamente sulle possibilità di ottenere una casa dell’Edilizia Residenziale Pubblica (E.R.P.), sull’esistenza di strutture in grado di accogliere detenuti ai quali siano concessi giudizialmente gli arresti domiciliari, o sulle possibilità di ottenere un lavoro in caso di concessione di semilibertà o arresti domiciliari. Ci sono, inoltre, state rivolte richieste di aiuto o assistenza alle famiglie, soprattutto se con figli minorenni, richieste di contattare gli assistenti sociali e di informarli sui servizi comunali che offrono opportunità e sostegno alle famiglie straniere.

Da ultimo forniamo assistenza a quei detenuti che incontrano maggiori difficoltà nell’espressione scritta della nostra lingua. Questo ambito comprende varie tipologie di richieste, che spaziano dalla richiesta di aiuto nello scrivere ad avvocati, consolati, parrocchie, datori di lavoro, associazioni di stranieri o di volontariato, al reperimento dei documenti necessari per contrarre matrimonio in carcere o di documenti utili in vista del processo…

 

Come Amministrazione comunale fate qualcosa per coinvolgere la realtà esterna nelle problematiche penitenziarie?

Fra i vari momenti di confronto dell’esperienza è istituito un Comitato per l’esecuzione penale adulti che periodicamente (annualmente) si riunisce con gli Enti istituzionali: Comune-capofila, Provincia, Direzioni Carcere, Ospedale psichiatrico, Centro Servizio Adulti (CSSA) e le associazioni del volontariato, cooperative sociali e associazioni di categoria: associazione industriali, piccole e medie industria, artigianato, sindacati, enti di formazione, al fine di potere valutare opportunità e possibilità di formazione e/o lavoro per i detenuti e individuare risorse altre che possano collaborare per il miglioramento della qualità di vita all’interno dell’Istituto di Pena, e non è certamente poco per una realtà relativamente piccola come la nostra.

 

Secondo lei, come si potrebbe migliorare la situazione relativa alla recidiva, che ha una percentuale molto alta, all’incirca attorno al 60-70%?

Questa è una domanda che andrebbe trattata in modo molto approfondito, ma l’unica opinione che mi sento di esprimere è evidenziare la mancanza di accompagnamento post-carcere, perché è nel momento dell’uscita che bisogna intervenire e sostenere maggiormente la persona che rientra nella società.

 

Referente del progetto

 

Dott.ssa Alfa Strozzi, Comune di Reggio Emilia alfa.strozzi@municipio.re.it 

Operatori: Dott.ssa Linda Contini e Dott.ssa Manila Ferrari

 

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