Interviste di "Ristretti"

 

Costruzione di imbarcazioni in vetro resina

È un’interessante attività, quella della costruzione di imbarcazioni, avviata all’interno del carcere Pagliarelli di Palermo ad opera della cooperativa sociale Azzurra

 

(Realizzata nel mese di giugno 2003)

 

A cura di Marino Occhipinti

 

Il presidente della provincia di Palermo, Francesco Musotto, ha recentemente tenuto a battesimo un’importante convenzione, stipulata tra la Cooperativa sociale Azzurra e la Casa Circondariale Pagliarelli, con lo scopo di favorire il reinserimento dei detenuti nella società attraverso il lavoro.

Ha sostenuto, il presidente Musotto, che "il recupero dei detenuti deve cominciare all’interno della struttura penitenziaria, in modo che, con un lavoro ed uno stipendio, possano rientrare a testa alta nel contesto sociale…".

Ci siamo incuriositi ed abbiamo contattato Vincenzo Macaluso, presidente della Cooperativa Azzurra, per farci spiegare meglio ciò che stanno facendo.

 

Ci spiega innanzitutto come e quando nasce la Cooperativa sociale Azzurra?

La nascita di Azzurra è l’evoluzione della mia vita, in quanto "ex tutto" ho avvertito il disagio di tornare in patria dopo un lungo periodo (detenzione, comunità…) ed ho avuto modo di constatare le enormi difficoltà che si incontrano "da sveglio". Infatti, chi vive una dipendenza estrema come la tossicodipendenza (da eroina) si trova successivamente a dover reinventare un’esistenza, e per fare questo è dunque determinante prendere coscienza della causa, piuttosto che dell’effetto che la devianza comporta. La Cooperativa Azzurra, per tornare alla sua domanda, opera dal 1996 nell’ambito di progetti volti a favorire l’integrazione, l’inclusione e il rientro sociale e lavorativo, attraverso la presa in carico e la gestione della formazione, di persone discriminate ed escluse dal mondo socio lavorativo. In queste fattispecie rientrano i giovani a rischio o con dipendenze patologiche anche con problemi penali.

 

Il suo passato è quindi alla base del suo impegno nell’ambito del sociale, del carcere e della tossicodipendenza: ma quali sono gli obiettivi del suo lavoro?

Mi sono trovato a fare cose che suscitavano interesse e portavano benefici, dopodiché ho cercato di migliorarmi, di trarre gratificazione, ed ho fondato la mia esistenza sulla gratificazione e sul fare le cose che mi piacciono e che quindi mi divertono. Ho il mio mondo che è quello che avevo scelto 23 anni fa, ma senza l’eroina.

L’obbiettivo è quello di trasmettere la voglia di capire cosa ci è successo e quale è la verità, attraverso la cultura, il lavoro, l’arte e tutto quello che definisce la sfera emotiva, e la nostra è una proposta di miglioramento della formazione culturale e lavorativa, cercando di creare professionalità all’interno di aree dove il mercato non è saturo. Il lavoro come identità sociale, indipendenza economica, assunzione di responsabilità senza azioni caritatevoli, questo è il concetto di lavoro come lo intendiamo noi in Cooperativa.

 

Ci parla delle vostre attività formative e di avviamento al lavoro per tossicodipendenti?

Il nostro è un lavoro integrato tra pubblico e privato, noi progettiamo teoricamente insieme ai partner, formiamo nell’ambito scelto e lasciamo diverse possibilità di spendere la formazione acquisita. Con molte difficoltà stiamo creando laboratori esterni, ma nell’ambito della gestione dei servizi diamo direttamente lavoro.

 

Quali sono i progetti più significativi, relativi alla formazione professionale, che avete promosso in questi anni?

Le iniziative sono state veramente parecchie. Va sicuramente menzionato il progetto per basolatore scalpellino, grazie al quale trenta persone tossicodipendenti, in esecuzione penale esterna ed in trattamento terapeutico presso i Ser.T., hanno ricevuto formazione ma non solo. Gli stessi ragazzi, infatti, hanno costituito una loro Cooperativa ed hanno già ricevuto un’importante commessa da parte del Comune di Palermo per la basolatura della chiesa di S. Maria dello Spasimo, ed è una bella dimostrazione di fiducia, dal momento che i lavoratori sono assuntori di metadone.

Un altro bel progetto è stato finanziato dall’ente Fiera del Mediterraneo, con il quale, anche in questo caso impiegando tossicodipendenti in esecuzione penale esterna, sono stati restaurati mille corpi illuminanti all’interno della sala del Teatro Massimo di Palermo, dove abbiamo peraltro provveduto alla pulitura e alla lucidatura delle scale in marmo e dei davanzali dello stesso Teatro.

La Prefettura di Palermo, poi, ha finanziato lo Sportello Informagiovani all’interno di due Ser.T., il 58 ed il 59. Sono stati impiegati quattro operatori, preventivamente preparati e formati, con lo scopo di orientare e accompagnare in strutture, come comunità e Cooperative sociali, persone che necessitano di particolare sostegno.

Come Cooperativa, inoltre, siamo partner ed ente promotore nell’ambito del progetto legato allo sportello informativo Spin, un servizio di informazione, tutoraggio, sostegno ed accompagnamento orientato di persone tossicodipendenti in esecuzione penale. Un progetto, lo Spin, avviato in collaborazione con il Cssa di Palermo – Ministero della Giustizia – e con l’intervento dell’Azienda Asl 6 che ha operato tramite i Ser.T. e col coinvolgimento di altre significative realtà del settore no-profit.

Queste sono solamente alcune delle nostre attività di questi anni, alle quali si possono aggiungere, le cito a memoria, le varie collaborazioni in molteplici ambiti, dagli allestimenti scenici nel settore degli spettacoli alle tante organizzazioni di manifestazioni pubbliche: convegni, mostre, serate musicali, visite guidate e altro ancora. Insomma, non abbiamo certamente il tempo per annoiarci.

 

Quanti lavoratori dell’area penale avete alle vostre dipendenze, quanti ne sono passati dalla vostra Cooperativa e quanti ne avete inseriti nel mondo del lavoro?

Dal 1996 ad oggi abbiamo inserito in percorsi formativi con qualifica circa 600 persone tossicodipendenti con problemi penali, esattamente in esecuzione penale esterna, mentre quello della vetroresina è il nostro primo progetto all’interno di un Istituto di Pena.

Sono state avviate al lavoro 210 persone, e per inserimento intendiamo una collocazione stabile. A prima vista potrebbe sembrare poco ma, mi creda, sono grandi numeri per realtà dure e difficili come quelle legate al carcere e alla tossicodipendenza.

 

Ci interessa molto capire i motivi della recidiva, cioè di coloro che, una volta usciti dal carcere, commettono nuovamente reati: può parlarcene secondo la sua esperienza?

La recidiva da un punto di vista tossicomanico rientra in quella logica che vede il reinserimento come un percorso lungo e articolato, mentre per l’area penale e quindi per i detenuti comuni (non tossicodipendenti) abbiamo solo sporadiche esperienze e purtroppo molte fallimentari; abbiamo notato una differenza di motivazione e, anche per questo, l’approccio è completamente diverso.

 

Come vi siete indirizzati nelle lavorazioni in vetro resina e da dove nasce il progetto?

Ho degli amici che hanno un cantiere nautico. Un giorno, per caso, li ho sentiti lamentare perché non trovavano manodopera, per me quelle parole erano oro e quindi ho coinvolto loro e con loro altri privati che hanno creduto nell’iniziativa. Abbiamo cominciato ad inserire persone in esecuzione penale esterna, l’esperimento è andato bene ed adesso abbiamo in comune due progetti speculari, uno all’interno del Pagliarelli e l’altro all’esterno con la creazione di un nostro laboratorio.

 

Quali sono i soggetti e gli enti che riuscite a coinvolgere più facilmente nelle vostre attività e in base a quali leggi e normative reperite le risorse economiche?

Il progetto relativo alle lavorazioni in vetro resina ha riguardato solo privati, ad eccezione della Provincia regionale di Palermo che ha finanziato le borse lavoro dei detenuti, mentre il resto è a carico nostro e dei partner. Per il resto i finanziamenti riguardano progetti mirati, quindi ci rivolgiamo ai comuni, alle province, oppure utilizziamo i finanziamenti erogati dal Fondo Sociale Europeo e dal Fondo Nazionale per la lotta alla droga.

 

Incontrate particolari difficoltà nel lavorare ogni giorno in carcere?

Basta organizzarsi e sapere che il carcere è un mondo dentro il mondo, con le sue norme e le sue regole, e comportarsi di conseguenza. Con la buona volontà si riescono a superare anche certe norme apparentemente rigide e magari superflue.

 

Cosa vorrebbe dire ai nostri lettori?

Se i lettori sono detenuti vorrei dir loro di comprendere lo sforzo enorme che bisogna fare per rendere la loro vita meno difficile, che nella vita non regala niente nessuno e che devono fare la loro parte per cercare di vivere al meglio.

Se i lettori sono liberi cittadini, mi complimento con loro per aver scelto la vostra rivista e vorrei sensibilizzarli sul tema carcere: ci sono molte necessità, ma c’è un gran bisogno di persone che si rimbocchino le maniche, che abbiano la voglia e lo spirito per migliorare questa situazione. Proprio in tema di sicurezza, il vantaggio sarebbe enorme per tutti.

 

Cooperativa sociale Azzurra

Via Garibaldi, 23

90133 Palermo

 

 

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