Sebastiano Ardita

 

Tutto quello che vorreste sapere sul lavoro in carcere

 

(Realizzata nel mese di febbraio 2003)

 

A cura di Nicola Sansonna

 

A farci un bilancio dello stato delle cose oggi è Sebastiano Ardita, Direttore dell’Ufficio Centrale Detenuti e Trattamento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria

 

Come si sta muovendo il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sul fronte del lavoro per i detenuti? Sebastiano Ardita, Direttore dell’Ufficio Centrale Detenuti e Trattamento, ha risposto alle nostre domande, fornendoci un quadro chiaro ed aggiornato di questo delicato settore.

 

Ci può parlare di come è organizzata la Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento e di chi si occupa in particolare delle questioni riguardanti il lavoro?

Vorrei, in primo luogo, complimentarmi per l’impegno da voi profuso nella redazione dì questo giornale che ricevo con piacere e leggo con molta attenzione. Devo dire che tanto i contenuti, quanto le forme che utilizzate per divulgarli, sono la migliore dimostrazione del fatto che in carcere i percorsi di trattamento sono possibili, ed esistono moltissimi detenuti con intelligenze, volontà e buone intenzioni che devono essere messe a frutto.

 

La Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento è articolata in quattro Uffici con le seguenti funzioni, così come previsto dal D.M. 22.01.2002:

Ufficio I (Gestione dei detenuti comuni e degli internati)

Ufficio II (Gestione dei detenuti a maggior indice di sicurezza e di particolare tipologia)

Ufficio III (Servizio sanitario)

Ufficio IV (Osservazione e trattamento intramurale).

Le competenze in materia di lavoro sono di pertinenza dell’Ufficio IV al cui interno è stata istituita la Sezione IV "Lavoro" cui è preposto un funzionario direttivo.

 

Quanti sono i detenuti che lavorano ed orientativamente in che mansioni sono impiegati?

Rispetto al 31.12.2000, quando il numero complessivo dei detenuti impegnati in attività lavorativa era pari a 12.805 unità, l’impegno in questo settore ha consentito di ottenere un consistente incremento di occupati, che alla data del 30.6.2002 sono cresciuti sino al numero di 14.348 lavoratori. Va precisato che all’interno degli istituti molti detenuti vengono impiegati in attività domestiche, con compiti di pulizia degli ambienti e di cucina, e come manodopera nelle ristrutturazioni interne. Ma all’interno del dato complessivo l’aspetto più rilevante riguarda i detenuti non dipendenti dell’amministrazione penitenziaria, ossia coloro i quali svolgono un lavoro "vero", parificato a quello che si svolge all’esterno, e che è propedeutico rispetto al reinserimento nella società dopo la espiazione della pena. Ebbene, il numero dei detenuti che svolgono lavoro subordinato per conto di ditte estranee rispetto al DAP è passato nello stesso periodo di riferimento da 1684 a 2211 unità, con un incremento percentuale di oltre il 30%.

 

La legge Smuraglia, che consente sgravi fiscali alle cooperative ed aziende che gestiscono attività lavorative in carcere, ha dato dei frutti?

Il risultato che dicevo prima è vieppiù importante se si considera che è stato ottenuto senza avvantaggiarsi pienamente degli effetti della legge n° 193/2000 - appunto la cosiddetta legge Smuraglia - la cui effettiva applicazione si è potuta avere solo a partire dal mese di settembre 2002, a seguito dell’entrata in vigore dei decreti interministeriali di attuazione che hanno fissato termini e criteri per i rimborsi fiscali e previdenziali delle società che offrono lavoro a chi è ristretto in carcere. La Direzione Generale dei Detenuti, peraltro, ha svolto una determinante azione dì stimolo verso gli altri dicasteri per la emanazione dei decreti di attuazione, senza i quali la legge, per oltre un biennio, era rimasta lettera morta.

Ci attendiamo perciò ulteriori miglioramenti nel trend di crescita del lavoro dei detenuti, come conseguenza dei benefici della legge e della prossima stipula di convenzioni e protocolli di intesa con importanti gruppi industriali, rispetto a cui siamo attivamente impegnati. Personalmente ho puntato moltissimo sul trattamento dei detenuti, ed in particolare sul lavoro e sulla formazione, perché ritengo che senza di essi non si possa garantire né civiltà, né umanità alla esecuzione della pena, così come impone il nostro dettato costituzionale.

Il nostro obiettivo finale non può che essere uno: creare lavoro per ogni detenuto che abbia desiderio di svolgerlo. La sua concreta attuabilità dipenderà, oltre che dal nostro impegno, anche dalla entità dei fondi che ogni anno il governo stanzierà per la legge Smuraglia.

È ancora prematuro per verificare quanto effettivamente la legge Smuraglia stia incidendo sul rilancio delle attività lavorative all’interno degli istituti penitenziari o sui livelli di occupazione dei detenuti. L’Ufficio IV di questa Direzione Generale ha appena terminato un primo screening sul numero di imprese e cooperative che hanno assunto detenuti in articolo 21 o che hanno gestito lavorazioni all’interno degli istituti penitenziari nel periodo luglio 2000 - luglio 2002 ed i dati sono in fase di elaborazione. Nei primi mesi di quest’anno probabilmente si sarà in grado di dare una prima valutazione sul reale impatto della legge, sul numero dei detenuti lavoratori e sul numero di imprese e cooperative presenti all’interno degli istituti penitenziari.

Peraltro il lavoro svolto sinora da detenuti alle dipendenze di terzi è risultato sempre di elevata qualità, a dispetto di quanto possano pensare gli scettici. Recentemente, andando a visitare la realtà di Milano Opera, dove alcuni detenuti lavorano con personal computers archiviando dati informatici, mi è stato riferito che le ditte committenti dei lavori di informatizzazione sono molto soddisfatte: perché, da quando questo lavoro lo compiono i detenuti, i margini di errore sono bassissimi, mentre in passato, quando operavano i normali impiegati, venivano riscontrati moltissimi errori! Quindi fatevi coraggio, perché i vostri "colleghi" lavorando bene, vi hanno fatto una ottima propaganda…!

 

Si parlava in fase di studio della legge Smuraglia del fatto che i Direttori degli Istituti ed il loro staff avrebbero potuto agire sul mercato per cercare commesse e firmare contratti di lavoro. Quanto è realistico questo, ed in che misura si sta concretamente realizzando?

Su questo punto l’Amministrazione penitenziaria, sia a livello centrale, tramite gli uffici del Dipartimento, sia a livello periferico tramite i Provveditorati Regionali e i Direttori degli Istituti, è costantemente impegnata a promuovere accordi per concedere la gestione delle lavorazioni a terzi mediante la stipula dì apposite convenzioni, nelle quali vengono regolati per via pattizia i rispettivi obblighi. In questo modo viene garantita ai detenuti l’acquisizione di una professionalità adeguata ed un’ottica del lavoro più vicina a quella della realtà esterna, con la quale dovranno confrontarsi da liberi. A tal fine questa amministrazione anche per rendere competitive le proprie attività produttive, ha programmato e sta attuando un riammodernamento e un rilancio su larga scala delle lavorazioni industriali presenti all’interno degli istituti penitenziari adeguandole alle attuali esigenze del mercato. Inoltre, si sta creando la trasformazione, secondo logiche imprenditoriali, dei cicli produttivi.

 

Pensa che i fondi a disposizione siano sufficienti per portare avanti progetti validi, tenuto conto anche dell’elevato numero dei detenuti?

I fondi sul capitolo di spesa 1765, che attiene alle spese per l’organizzazione e io svolgimento, negli istituti penitenziari, di tutte le attività inerenti l’azione rieducativa sono fortemente insufficienti al punto che questa Amministrazione da anni non riesce a far fronte neppure al pagamento dei premi di rendimento scolastico e dei sussidi con conseguenti notevoli lamentele da parte della popolazione detenuta.

 

Ci sono novità inerenti alle attività lavorative nelle carceri italiane?

Grazie alla legge Smuraglia e alla politica di rilancio delle lavorazioni da parte del Dipartimento (non bisogna dimenticare che uno degli obiettivi prioritari dell’azione del DAP è proprio il rilancio del lavoro all’interno degli istituti penitenziari) c’è un certo fermento da parte del mondo imprenditoriale e cooperativistico. Si prevede, anche se non in tempi brevissimi, una decisa inversione di tendenza rispetto alla situazione di staticità e di progressivo impoverimento e abbandono delle lavorazioni riscontrata negli ultimi anni.

L’obiettivo che si intende perseguire, per la massima efficienza delle Lavorazioni e per l’attribuzione delle giuste competenze professionali ai detenuti, è quello della "privatizzazione" del lavoro in carcere.

 

Quando un detenuto esce dal carcere, in cosa dovrebbe consistere l’eventuale sostegno o intervento sociale per evitare la piaga della "recidiva", che purtroppo supera il 60%? Ci sono iniziative interessanti sul territorio (abbiamo, per esempio, sentito parlare di uno sportello a Reggio Calabria, che ci sembra molto innovativo)?

L ‘intervento sociale ed il sostegno in favore di coloro che escono dal carcere sono attualmente all’attenzione della Direzione Generale dell’Esecuzione Penale Esterna, recentemente istituita, la quale sta predisponendo una serie di iniziative in materia. Una di queste, che sottolineano in concreto l’impegno dell’Ammistrazione, è la recente inaugurazione (10 ottobre 2002) dello sportello informativo presso il CSSA di Reggio Calabria, a risultato dell’incontro tra il CSSA e il Comune, i quali, attraverso un protocollo d’intesa hanno concordato di avviare forme di collaborazione finalizzate all’inserimento lavorativo e sociale dei condannati, all’assistenza alle famiglie ed ai dimessi dal carcere.

 

Quali sono le sue opinioni in generale sul trattamento, considerando l’attuale carenza di personale, educatori in primo luogo?

Nell’ambito della gestione complessiva dei soggetti sottoposti ad esecuzione della pena il trattamento rieducativo rappresenta uno dei compiti istituzionali cui questa Direzione Generale è preposta. Il lavoro rappresenta il cardine del modello trattamentale che questa Amministrazione intende realizzare, utilizzando tutti gli strumenti normativi cui si accennava sopra, per garantire un’adeguata offerta di opportunità lavorative, sia per migliorare la qualità della vita detentiva che per offrire concrete possibilità di reinserimento al termine della pena.

La carenza di personale dell’Area educativa è una problematica che investe tutto il territorio nazionale, pur con notevoli differenze tra le varie realtà geografiche, e che naturalmente influenza la qualità sia dell’offerta trattamentale nel suo complesso che delle attività di osservazione.

Questa situazione non consente, a volte, di assicurare la continuità degli interventi trattamentali, provoca il rallentamento delle attività di osservazione e, di conseguenza, rende problematico l’instaurarsi di una proficua collaborazione con la Magistratura di Sorveglianza. Nelle realtà in cui il problema dell’organico è particolarmente pressante, l’unica soluzione, allo stato, appare l’invio di personale educativo in missione, pur nella consapevolezza che tali provvedimenti rappresentano soluzioni provvisorie e che non garantiscono quella conoscenza del contesto e dei singoli soggetti necessaria per una corretta azione trattamentale.

 

Ci sono delle iniziative che lei vorrebbe evidenziare nell’attuale situazione degli istituti di pena, per quel che riguarda le attività lavorative?

Al fine di incrementare le opportunità lavorative per i ristretti, iniziative di notevole interesse sono già in atto ed altre sono in programma: nell’ambito dell’accordo quadro tra il Ministero della Giustizia e il Ministero dell’Ambiente, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha elaborato un programma che prevede l’installazione di pannelli solari presso alcuni istituti penitenziari. L’installazione e, in alcuni casi, la produzione stessa, in loco, dei pannelli solari, è curata da detenuti presenti negli istituti coinvolti, appositamente formati, seguiti dai tecnici delle imprese specializzate.

Presso la C.C. di Torino Le Vallette, è stato avviato un Laboratorio informatico per la gestione documentale dei dati su contratto RAI. L’attività è attualmente in fase di espansione grazie al protocollo d’intesa che questo Dipartimento ha stipulato con Getronics S.p.a., la società che ha avuto l’appalto dalla RAI e che fornisce i supporti tecnici e formativi.

Con il Comune di Prato sono stati stipulati accordi che hanno permesso all’interno dell’istituto attività di telelavoro per l’informatizzazione della toponomastica cittadina e attività di raccolta differenziata dei rifiuti.

Presso la Casa di Reclusione di Porto Azzurro è in atto la produzione di testi per ipovedenti e sono in programma visite guidate all’Antica Fortezza Spagnola. Ambedue le iniziative sono gestite da una cooperativa esterna che per queste attività si avvale della collaborazione di detenuti dell’istituto.

È già stata firmata la convenzione e sta per partire il laboratorio per la costruzione di barche in vetroresina presso l’istituto di Palermo Pagliarelli.

Presso l’istituto di Larino è stato creato un laboratorio di pasticceria con fornitura dei propri prodotti all’esterno.

La provincia di Pesaro ha istituito un servizio che si preoccupa di acquisire le richieste di manodopera da parte delle imprese locali per smistarle agli istituti del proprio distretto.

È in via di definizione un Protocollo d’intesa con il Comune di Roma finalizzato a migliorare le prospettive di reinserimento lavorativo per le persone in esecuzione penale interna ed esterna.

 

 

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