Livio Ferrari

 

Prospettiva Esse è il giornale realizzato nelle sezioni

femminile e maschile della Casa Circondariale di Rovigo

 

(Realizzata nel mese di gennaio 2002)

 

A cura di Nicola Sansonna

 

Ce ne ha parlato Livio Ferrari, che è stato uno dei suoi fondatori

 

Quando è nato "Prospettiva Esse", e com’è gestito?

L’idea nasce da un detenuto, circa 5-6 anni fa, fine anno del 1996. Una proposta fatta da un detenuto, che voleva fare arrivare all’esterno la voce del carcere. Più che altro, voleva fare un giornalino all’interno che coinvolgesse tutti i detenuti, pensava ad un foglio "volante"... Insomma una cosa così. Quando ha coinvolto noi del volontariato, gli abbiamo proposto, invece di fare solo una cosa così ridotta anche nell’obiettivo, di puntare a una iniziativa più "robusta" e farla arrivare fuori. Perché in fondo, serviva ai ragazzi dentro, ma avrebbe dovuto anche servire, secondo me e altri volontari, a portare fuori queste voci. Ci trovammo d’accordo, e da allora è iniziata la storia di "Prospettiva Esse".

E’ una storia difficile da portare avanti, per il semplice motivo che è fatta all’interno di una Casa Circondariale. Il che significa che ogni due, tre, cinque mesi mi cambia la Redazione. E’ gestito così: i detenuti preparano gli articoli, poi ce li danno, ultimamente su dischetti, mentre noi, attraverso un gruppo di volontari, predisponiamo tutto l’aspetto grafico.

In questi cinque anni la redazione è cambiata 6-7 volte. In genere c’è qualcuno che fa da capofila, nel senso che traina tutto il gruppo, e diventa un po’ quello che internamente coinvolge gli altri. Però via via, gli altri si susseguono, cambiano, escono, sono trasferiti. Diciamo che questo è l’aspetto più problematico e più difficoltoso, perché di volta in volta bisogna rimotivare, rispiegare, rimettere in circuito tutte le informazioni che erano appannaggio di coloro che avevano precedentemente portato avanti l’iniziativa.

 

Avete delle rubriche particolari? E con quale criterio sono scelti i temi che trattate?

All’inizio c’era una rubrica significativa che poi è stata abbandonata, si chiamava "Una lettera aperta" e veniva praticamente rivolta, attraverso il giornale, a istituzioni pubbliche o ad enti privati, o al territorio, su questioni che si pensava non andassero bene: in tal modo si cercava di stimolare un confronto-dibattito o addirittura delle proposte nuove rispetto ai problemi sollevati. Negli ultimi anni diciamo che invece la rubrica che trova maggior spazio è il racconto di quello che succede "dentro".

Quello che si cerca sempre è di coinvolgere il mondo esterno: ad esempio, abbiamo fatto per il penultimo numero una copertina nella quale s’invitava il Sindaco di Rovigo, eletto da poco, a farsi coinvolgere, a interessarsi dei problemi dei detenuti, a venire a visitare il carcere. Cosa che è poi successa.

Ci interessa la quotidianità, quello che succede tutti i giorni, attraverso le iniziative, le attività, che costituiscono in fondo la "memoria storica" del carcere e delle persone che stanno dentro, e poi ci sono spesso degli articoli di carattere generale che parlano un po’ dei problemi della carcerazione, un po’ anche di politica e di come si "vive" il mondo esterno stando dentro.

In "Prospettiva esse" cerchiamo di coniugare, pur non potendo lavorare insieme, due carceri, che sono quello maschile e quello femminile, riunite nell’Istituto di Rovigo. Purtroppo non c’è mai stata data la possibilità di fare una redazione unica, perciò dobbiamo organizzare incontri separati.

 

Con che frequenza avvengono gli incontri di redazione?

Andiamo una volta alla settimana al maschile e una volta al femminile. Abbiamo però finalmente una sede, diciamo che rispetto alla vostra è molto poco, è piccola, ma ci sono voluti anni per averla: si tratta di una cella con dei computer che noi abbiamo portato dentro, e questo dovrebbe servire a loro della redazione durante il giorno per poterci lavorare, e una buona cosa è che c’è anche l’autorizzazione a recarvisi nei giorni di festa. Questo però non sempre avviene, primo perché di usare i computer non tutti sono capaci, e non saperli usare diventa frustrante, e poi perché ci sono periodi in cui ci lavorano persone più motivate, e altri in cui l’interesse è più discontinuo.

 

Avete fatto qualche corso per preparare i ragazzi sia ad usare i computer, che ad affrontare l’attività giornalistica, migliorando anche la qualità della scrittura?

Non lo abbiamo fatto, ma lo stiamo per fare, nel senso che da un anno a questa parte abbiamo realizzato un enorme salto di qualità. Abbiamo prima di tutto coinvolto un giornalista professionista e un fotografo professionista, e abbiamo già presentato la domanda in tribunale per la registrazione della testata. Perciò, potendo contare su queste persone, è il giornale stesso che ha assunto un carattere, una veste diversa. Credo, tra l’altro, che non siano tanti i giornali dal carcere che abbiano fotografie proprio con agenti o detenuti che sono lì dentro. Non sempre si riesce a fare un’operazione del genere, noi ci siamo riusciti, non so se per sbadataggine o che altro, ma ci siamo riusciti. Adesso un giornalista fa dei corsi di giornalismo ai ragazzi, un fotografo inizierà a fare dei corsi di fotografia, per capire, magari anche se non saranno proprio loro a fare le fotografie, ma che cosa vogliono e come le vogliono, e come farlo.

Penso che, per quanto riguarda le fotografie, dovremmo prendere esempio da voi, perché è molto importante descrivere non solo attraverso le parole, ma anche attraverso le immagini cosa è il carcere.

 

Per quanto riguarda i finanziamenti, come riuscite a finanziarvi? Avete delle sovvenzioni?

Sin dai primi anni abbiamo un piccolo contributo, molto piccolo, dall’Amministrazione Provinciale di Rovigo, che ci serve per le spese in generale. All’inizio ci serviva anche per stampare il giornale, che era tutto in bianco e nero, non tantissime pagine, con una spesa abbastanza esigua. In questi ultimi anni invece abbiamo iniziato a stamparlo con la copertina a colori, perciò la spesa è già aumentata, e sicuramente anche la qualità. In questi ultimi anni c’è stato un impegno da parte dell’Istituto per pagarlo.

 

Il direttore del carcere è anche il direttore del giornale?

No! Il direttore del carcere è il "proprietario" del giornale. Il direttore del giornale è Sergio Sartori, che è addetto stampa della provincia di Rovigo.

 

Noi nel nostro giornale abbiamo scelto di dare una certa attenzione agli stranieri ed ai molti problemi che hanno. Nella vostra redazione, in che misura sono presenti detenuti stranieri e quali sono i loro ruoli, se ci sono?

Si, gli stranieri hanno sempre partecipato. Cerchiamo, attraverso la loro presenza, che ci portino anche la loro cultura, la loro maniera di vedere il carcere. Per capire punti di vista diversi rispetto a questi problemi, a come vivere in carcere, a come superare le conflittualità sempre molto diffuse. Allora la presenza di tutti nel giornale credo che abbia un significato culturale che può arrivare a tutti, per evitare di aumentare quei muri che già ci sono abbastanza.

 

La diffusione come avviene? Avete abbonamenti?

Per il momento, non essendo stato registrato, il giornale è sempre stato distribuito gratuitamente, perciò la diffusione avviene internamente, nelle sezioni maschile e femminile, una copia ogni detenuto. Esternamente utilizziamo un indirizzario di enti pubblici, di privati, di altri detenuti in altri Istituti, o dei giornali delle carceri e di persone che hanno finito la carcerazione, ma desiderano riceverlo a casa, con una spedizione gratuita ogni volta che lo pubblichiamo.

Prospettiva Esse è trimestrale, tra non molto verificheremo se ci sono le condizioni per passare eventualmente ad una specie di offerta, di sottoscrizione. Dal punto di vista economico, sicuramente, più aumenta la qualità, più aumenta il costo, anche perché servono mezzi nuovi.

 

Che rapporto avete con la città? Siete riusciti a interloquire con enti pubblici e privati?

Il contatto c’è. Diciamo che anzi alcune volte, quando sul nostro giornale escono certi articoli ritenuti interessanti all’esterno, vengono ripresi anche dalla stampa locale. Il Gazzettino, Il Resto del Carlino e Il Corriere di Rovigo sono i tre quotidiani locali. Il Direttore del Corriere di Rovigo, da qualche tempo, entra in carcere e ha cercato di coinvolgere i ragazzi in un progetto di gestione di una piccola rubrica nel quotidiano della città.

 

C’è ancora qualcosa che secondo te sarebbe giusto fare conoscere ai nostri lettori, al riguardo di Prospettiva Esse?

Il giornale ha avuto una funzione importante, secondo noi, per coinvolgere di più la direzione nelle attività. In genere c’è un grande scollamento di tutti coloro che operano in carcere, perciò gli operatori istituzionali, il volontariato, il privato sociale, gli agenti e i detenuti che sono lì, un po’ tutti, lavorano in compartimenti stagni. Diciamo che il giornale ha creato una maggiore visibilità di tutti, e forse una maniera migliore di collaborare, di vivere insieme. Ma è stato, secondo me, anche molto importante in questi anni perché ha portato fuori, soprattutto negli enti locali, questa voce, che a lungo era stata soffocata, al punto che neanche si sapeva quasi che ci fosse il carcere nella città. Questo è un gran risultato. E’ un risultato che non risolve i problemi, ma la sensibilizzazione e la comunicazione verso l’esterno da parte di chi vive in questa realtà sono state e sono importanti.

 

 

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