S.O.S. Immigrati

 

Detenuti stranieri, affetti, Internet

 

Qualche volta bisogna anche avere il coraggio di sognare

 

Alain Bouregba, direttore della Federazione dei Relais Enfants Parents, ci ha parlato del fatto che nelle carceri francesi, come in Italia del resto, ci sono oggi moltissimi detenuti stranieri: spagnoli, portoghesi, africani e naturalmente anche molti italiani. Per questi detenuti, vista la lontananza dal loro paese, è quasi impossibile mantenere relazioni affettive. È per questo che dalla Francia si sta cercando di fare pressione sulla Commissione europea perché i detenuti siano autorizzati a un tipo di contatto e relazione diversa con i familiari, attraverso Internet. I ragazzi stranieri in carcere a Padova hanno già cominciato a sognare che tutto questo diventi presto possibile.

 

Stando in carcere non ho molte possibilità di mantenere contatti con la mia terra. Quelle di cui dispongo in realtà si limitano ai dieci minuti di telefonata settimanale con i miei familiari, e a qualche lettera che ha sempre tempi lunghi, anzi lunghissimi.

Per telefono il tempo fugge come una freccia. In verità molte notizie relative a come evolve la vita nel mio paese, la Tunisia, sia dal punto di vista sociale che dello sviluppo tecnologico le ricevo da quei miei connazionali che arrivano, purtroppo, in carcere, e che ormai sempre più spesso vengono arrestati poco dopo che sono giunti in Italia.

Ho saputo così che Internet è un mezzo di comunicazione utilizzato ora da molti stranieri provenienti da tutto il mondo. Anche parecchi miei paesani per mettersi in contatto con la famiglia hanno imparato a navigare. In molte città italiane esistono degli uffici, noi li chiamiamo "Tele Boutique" in cui si possono inviare fax e utilizzare Internet. Il Progresso, almeno quello, non è sottoposto a visto d’ingresso e non rischia l’espulsione (come capita a noi… e come capiterà sempre di più con la nuova legge sull’immigrazione) ed è arrivato anche da noi prepotente con tutta la dinamicità delle nuove tecnologie. Mi dicono che è bello poter comunicare per il tempo che desideri pagando un prezzo accessibile, e qualche volta, se c’è una telecamera collegata al computer, riuscendo a vedere il volto della persona con cui parli. Questo penso che aiuti a mantenere i legami affettivi tra persone che per varie ragioni sono emigrate.

Molto spesso si sta anni lontano da casa, succede che giovani coppie di sposi, anche poco tempo dopo il matrimonio, siano costrette a lasciarsi perché l’uomo va a cercare lavoro e fortuna per tutta la famiglia. L’idea all’inizio è sempre quella di partire per poco tempo. Il tempo necessario per poter guadagnare un po’ di soldi che consentano di sistemare la famiglia ed avere una vita dignitosa lavorando. Succede di solito che si decide di andarsene per un periodo limitato, io ero partito per venire a lavorare sette mesi in Italia. Sono in Italia da ormai sette anni.

Della mia famiglia, a parte mia mamma e mio papà che sono venuti a trovarmi, tutti gli altri, compresa la mia fidanzata, li ho potuti vedere solo in fotografia. Sarebbe bellissimo parlargli e poterli vedere anche se attraverso un monitor, utilizzando Internet.

Questo nuovo mezzo di comunicazione è anche molto più economico. Infatti mi ricordo che, quando ero fuori, contattare tutta la famiglia mi costava una settimana di lavoro, anche perché non è facile convincere una madre una fidanzata, una nonna, o uno dei miei sedici zii materni e paterni, per non parlare dei cugini, a lasciar andare il telefono… intanto gli scatti aumentavano, e noi stranieri, un quarto dello stipendio lo davamo alle agenzie telefoniche.

In carcere in Italia Internet è ancora un miraggio. In alcuni Stati americani invece esiste la possibilità di poter fare collegamenti dal carcere con i familiari, per gli stranieri che provengono da molto lontano. Naturalmente è tutto controllato rigidamente, ma l’iniziativa ha in sé qualcosa di rivoluzionario, e ti permette qualcosa di cui ho una gran nostalgia: guardare un proprio caro negli occhi quando si parla con lui. La stessa esperienza la stanno proponendo nelle carceri francesi. Non è difficile immaginare che per noi stranieri sarà lo strumento di comunicazione per eccellenza per gli anni a venire. Spero che anche chi si troverà in carcere potrà con i dovuti controlli utilizzarlo, e soprattutto spero che questo avvenga anche qui in Italia.

 

di Naufel Ayari

 

 

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