Lavori di pubblica utilità invece del carcere

Con il nuovo Codice della strada si può cominciare a pensare a una idea diversa di pena

 

di Antonio Floris

 

Ogni anno sono circa 5000 i morti per incidenti stradali, è come se scomparisse un paese di 5000 persone. Nel 40% circa degli incidenti stradali l’alcol ha avuto un ruolo determinante nell’alterazione della capacità di guida. I più spericolati al volante hanno meno di 30 anni (a stabilirlo è una ricerca dell’Università La Sapienza) e sono circa 2000 i giovani italiani che ogni anno muoiono sulle strade per colpa dell’alcool. Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte tra i giovani dai 20 ai 29 anni, e tra questi è assai alta la percentuale di quelli che si erano “sballati” prima di mettersi al volante. Ma fermare la strage però si può, o quantomeno se ne possono ridurre le dimensioni.

Un primo rimedio può essere l’introduzione dell’educazione stradale nelle scuole.

La Legge n°120/2010 approvata lo scorso luglio che modifica il Codice della strada, renderà obbligatoria l’educazione stradale in tutte le scuole di ogni ordine e grado a partire dal 2012.

L’art. 46 bis della legge infatti prevede che dall’anno scolastico 2011-2012 il Ministero dell’Istruzione predisponga programmi di educazione stradale che entreranno in vigore dalla fine di gennaio 2011, e da settembre 2012 le scuole dovranno organizzarsi affinché il piano diventi attuativo. Così tutti gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado dovranno fare educazione stradale.

Una forma di prevenzione interessante già la fa il Comune di Padova, proponendo dei percorsi ai quali partecipano anche alcuni detenuti con le loro testimonianze.

La legge suddetta porta anche inasprimenti delle pene per chi viola le regole della strada. Ne citiamo qualcuno:Chiunque viene sorpreso a guidare in stato di ebbrezza è punito

1) con l’ammenda da euro 800 a euro 3.200 e l’arresto fino a sei mesi, qualora sia stato accertato un valore corrispondente ad un tasso alcolemico superiore a 0,8 e non superiore a 1,5 grammi per litro (g/l).

2) con l’ammenda da €1500 a 6000, l’arresto da 6 mesi a un anno qualora sia stato accertato un valore corrispondente ad un tasso alcolemico superiore a 1,5 gr/litro

Chiunque guida in stato di alterazione psicofisica per uso di sostanze stupefacenti è punito

con l’ammenda da € 1500 a 6000 e con l’arresto da 6 mesi a un anno.

La legge però dice anche che, ad esclusione dei casi in cui il conducente in stato di ebbrezza provoca un incidente stradale, la pena detentiva e la sanzione pecuniaria possono essere sostituite con quella del lavoro di pubblica utilità, consistente in una prestazione di lavoro non retribuita a favore della collettività, da svolgere in via prioritaria nel campo della sicurezza e dell’educazione stradale presso lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni o presso altri Enti o Organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato o presso i centri specializzati di lotta alle tossicodipendenze.

Se parliamo di trasgressori giovani la domanda che ci viene spontanea è la seguente: quale di queste misure potrebbe essere più dissuasiva per loro? Non l’ammenda in quanto la maggior parte dei ragazzi non possederebbe la somma per pagarla. Non il carcere, in quanto il carcere dovrebbe essere riservato solo agli autori di reati particolarmente gravi, e in questo momento storico si potrebbe benissimo fare a meno di continuare ad intasarlo mettendoci dentro anche coloro che bevono un bicchiere di troppo senza pensare alle conseguenze. L’unica misura ben pensata è quella del lavoro di pubblica utilità non retribuito da eseguire in sostituzione della pena detentiva, per tutta la sua durata, dando anche la possibilità di convertire la pena pecuniaria in questo tipo di lavoro, per cui 250 € equivarrebbero a un giorno di lavoro di pubblica utilità.

 

 

Passi ancora troppo timidi del Codice della strada verso pene più sensate

 

di Bruno Turci

 

Con il nuovo Codice della Strada si sperimentano nuovi tipi di sanzione. In linea con la maggior parte dei Paesi europei è stato introdotta la possibilità di sanzionare con il lavoro gratuito, di pubblica utilità, coloro i quali si avventurano alla guida di un’autovettura o di un ciclomotore sotto l’effetto dell’alcool o di sostanze stupefacenti.

Peccato che gli estensori di questa riforma del Codice della Strada abbiano fatto un passo positivo, ma non abbiano avuto abbastanza coraggio da estendere gli effetti di questa sanzione sostitutiva della galera e della pena pecuniaria anche a chi provoca incidenti sotto l’effetto di sostanze psicotrope, o arrivi anche a causare vittime o feriti. Si deve registrare, infatti, che a quel tipo di sanzione sostitutiva possono accedere esclusivamente coloro che guidano sotto l’effetto di tali sostanze, mentre vengono esclusi dalla possibilità di svolgere una pena consistente in un’attività di Pubblica utilità tutti coloro che provocano incidenti con o senza vittime.

Sì, ci sarebbe voluto un po’ più di coraggio per fare una norma più equilibrata, invece, chi ha scritto quelle norme ha avuto, probabilmente, paura di un clima giustizialista, che evidentemente fa tendenza e porta voti!

A me viene in mente che recentemente sono stati reintrodotti nel Codice penale, soggetti alla pena della reclusione alcuni reati, tra cui l’oltraggio a Pubblico Ufficiale, che nel 2000 furono derubricati a reati amministrativi, cioè soggetti a pene pecuniarie, in linea con quanto viene fatto nel resto d’Europa. Tutto questo la dice lunga sulla “serenità” del nostro legislatore.

 

La galera non può essere l’unica risposta alla devianza

 

Io sono detenuto da diversi anni e mi capita sempre più spesso di incontrare nei cortili del carcere persone, arrestate per reati di lieve entità, appartenenti a tutti i ceti sociali, in sé non ci vedo nulla di strano, giacché il carcere non deve essere appannaggio di specifiche categorie di cittadini. Posso affermare, tuttavia, che il carcere così come è organizzato oggi spesso non svolge quasi alcuna funzione rieducativa, perciò è importante che per certe tipologie di reato ci siano delle sanzioni alternative al carcere. Normalmente il periodo necessario per compiere l’osservazione della personalità, che poi potrebbe permettere di accedere alle misure alternative, è di almeno due anni e, paradossalmente, chi entra in carcere con pene brevi praticamente non riesce neppure a iniziare quel percorso di reinserimento, che potrebbe condurre alla concessione dei benefici penitenziari, e rischia di restare in galera a non far niente fino alla fine della pena.

Io credo che sarebbe molto più equo se questa tipologia di reati venisse sanzionata con un periodo di attività gratuita di Lavoro di Pubblica utilità, il Codice della Strada ha aperto una porta che conduce ad un ripensamento del Sistema Penale, la strada sarà certamente lunga, ma si arriverà a comprendere che la galera non può essere l’unica risposta alla devianza.

Sarebbe interessante se i giovani sorpresi a guidare sotto l’effetto di sostanze proibite o di alcol fossero mandati a svolgere attività socialmente utili negli ospedali e nei centri per politraumatizzati, per vedere come se la passano le vittime delle loro bevute. Qualcuno propone anche che vengano condannati a entrare ogni mattina per svolgere attività quotidiana all’interno delle carceri, magari a fare un tirocinio insieme agli studenti che solitamente si alternano presso la redazione di Ristretti Orizzonti nella Casa di Reclusione di Padova, per “toccare con mano” la galera, e portare la loro esperienza alle classi che si confrontano con le persone detenute.

 

 

Meglio la galera o il duro lavoro in un Pronto Soccorso?

 

di Filippo Filippi

 

Provo a fare qualche breve considerazione su queste nuove norme inserite nel Codice stradale, “forte” della mia rovinosa esperienza diretta: io sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e/o alcool, ho fatto parecchi incidenti e forse solo per un caso, nel corso di queste mie guide “completamente sballate”, non ho fatto vittime ma “solo” lievi traumi alle persone alle quali sono piombato letteralmente addosso, o che erano con me in auto. Il mio primo incidente avvenne quando, appena quindici/sedicenne e già tossicodipendente, su una vespa 50 special con motore truccato, sorpassando un autobus feci un frontale con una golf proveniente dalla corsia opposta.

La conducente dell’automobile rimase illesa, io dopo un volo di parecchi metri me la cavai con qualche seria contusione e al Pronto Soccorso firmai il verbale dei vigili e la richiesta di dimissione perché dovevo assolutamente andare a “farmi”, nonostante volessero tenermi in osservazione.

Penso per esempio a come sarebbero andate le cose se qualcuno già da quel momento avesse disposto per me l’obbligo (perentorio, insindacabile) di impegnarmi in lavori di pubblica utilità o volontariato, magari nello stesso Pronto Soccorso dal quale sono frettolosamente scappato, facendo in modo che io potessi vedere (mettendomi di fronte alla concreta realtà dalla quale volevo disperatamente estraniarmi!) le persone che arrivavano con l’ambulanza a sirene spiegate, feriti gravi coperti di sangue, giovani come io ero allora.

Mi domando spesso: tutto questo avrebbe potuto farmi fermare un attimo a riflettere sulla portata devastante di ciò in cui mi stavo ”spensieratamente” infilando, con l’incoscienza propria della fase adolescenziale e la sete di far nuove esperienze, e che mi ha portato ora a finire ancora una volta in carcere?

E cosa potrebbe “lasciare più il segno” in un giovane che ha provocato un incidente, e magari anche mortale, guidando “strafatto”, la galera o la condanna sicura per anni a lavori di pubblica utilità? Che cosa è più sensato, la galera o il lavoro in un Pronto Soccorso, o in un Centro per persone disabili anche a causa di incidenti stradali, dove sei costretto ad accompagnarle, queste persone, nei loro difficili percorsi di riabilitazione ed alla fine devi anche parlare e confrontarti con loro? O in una comunità per il recupero di tossicomani, dove potresti ”toccare con mano” i disastri fisici e mentali che le droghe possono comportare (Hiv, epatiti, ma anche disturbi psichici o della personalità più o meno gravi)?

Ecco se un ragazzo di oggi, abituato a stravolgersi “solo” per i week-end, un sabato sera alla guida uccidesse qualcuno, credo che bisogna essere consapevoli che dalla galera come è oggi, tipo “barile di sardine” ove possiamo dire addio a qualsiasi ipotesi riabilitativa, dopo anni sicuramente uscirebbe un giovane, diventato un consolidato assuntore di sostanze e/o psicofarmaci, e forse con qualche ”dritta” in più per procacciarsi le stesse. Viceversa, se si riuscisse a tralasciare, anche se con fatica, gli istinti di vendetta e la gogna mediatica che accompagna spesso gli autori di omicidi colposi, specie se sono tossici dichiarati o immigrati clandestini, si potrebbe dar loro la possibilità, in particolare alle persone giovani, ma non solo, invece di subire anni di pena passati in galera in uno stato di insofferenza ed apatia, di impegnarsi in un lavoro di pubblica utilità, che sarebbe anche questa una pena con un suo carico di sofferenza, ma vissuta in modo dignitoso.