Editoriale

 

Legittima difesa o pena di morte, delegata

al privato, senza processo e sentenza?

 

Quello che tanto si è detto nella storia dell’uomo è smentito dalla storia stessa… se vuoi vivere in pace, prepara la guerra – la miglior difesa è l’attacco e tante altre stupidaggini del genere continuano a circolare, soprattutto sulle bocche dei più disinformati, le prime vittime poi dell’ora dello scontro e del conflitto: saranno loro infatti a rischiare e a volte a perdere la vita, loro e tanti altri che invece di guerre non vogliono più sentir parlare.

Dopo la seconda guerra mondiale, conclusasi con la presentazione sul teatro bellico dell’atomica, si sono passati anni a rincorrere l’armamento preventivo, fino a produrre tante di quelle atomiche che ora non si sa più quante sono, dove sono e quindi come smantellarle, sì, perché che occorra tornare indietro se ne sono resi conto tutti. In piccolo sul tema della sicurezza pubblica succede qualcosa di simile, al posto dei confini geografici, la legittimazione alla difesa armata attiva passa per le case, per la proprietà privata. Il cittadino è invitato, spronato in ogni modo a farsi giustizia da sé, e lo deve fare armandosi fino ai denti, preparandosi a sparare anche per difendere la proprietà altrui.

La legislazione vigente stabilisce l’uso della difesa, quella in grado di uccidere, solo nel caso questa sia proporzionale al pericolo dal quale ci si difende. Ma qualcuno sostiene che non basta più, che bisogna armarsi e difendersi, e non ci sono dati che tengano a contenere questa nuova spinta a fare della violenza personale, per difendere la proprietà privata, il diritto primo della persona.

Sembra non basti quanto è successo con la corsa agli armamenti nel dopo guerra, e non basta nemmeno mostrare che nella gran parte dei casi dove si è tentata la difesa personale, non è stato il criminale senza scrupoli a perdere la vita, bensì l’onesto cittadino. Non serve neanche far vedere come politiche del genere, che negli Stati Uniti sono il diktat delle lobbies dei costruttori d’armi, generino un tasso di incidenti e di morti altissimo, perché troppe armi poi finiscono in mano ai bambini, a degli sprovveduti o addirittura a dei pazzi.

All’inizio del secolo scorso, come spiega bene il criminologo Massimo Pavarini, il rischio di morire ammazzati era incredibilmente più alto che oggi... Eppure è di questo periodo un nuovo tentativo di sostenere che siamo più insicuri di una volta, che occorre delegare al privato la difesa della proprietà, e allora qualcosa vorremmo dirlo anche noi che di armi e di violazione della proprietà privata in qualche modo ce ne intendiamo. Se non bastano le difficoltà nel controllo della diffusione di queste armi e quindi della possibilità che finiscano in mano a pazzi in grado di fare stragi come è successo in Italia anche di recente, se non basta che il valore della vita di chiunque, anche di chi compie un reato, è sempre più alto di quello della refurtiva di cui questi si può impossessare, abbiate però la certezza che leggi del genere porteranno solo chi si trova a commettere un reato a sparare per primo, e di solito loro le armi le sanno usare.

Poi, ma non è secondaria, la questione culturale, che come per gli stati sovrani la corsa alle armi è stato un grande abbaglio dal quale oggi si fa una gran fatica a liberarsi, così per le società sarà sempre meglio occuparsi delle cause che generano conflitti, piuttosto che armare a destra e a sinistra con la certezza che l’unica strada sia sempre e solo la repressione. Iniziare a sparare sul ladro d’auto, sul truffatore, sul ladro d’appartamenti ci sembra una soluzione incivile e costosissima, perché significa veramente portare il valore della vita a zero… ed in barba a leggi e codici si sancirebbe, con questo disegno di legge sulla legittima difesa, la pena di morte, delegata al privato, senza processo e sentenza.

Ma poi sicurezza è solo affidare un’arma ad una persona o lo sono anche e più il lavoro, la casa, i diritti? Ed insicurezza è solo il ladro d’appartamento o lo sono, anche e più, la precarietà, e certe leggi finanziarie e… E poi, come per gli armamenti, c’è sempre una posta in gioco: l’aumento del conflitto sociale, violenza e sangue… altro che sicurezza.

 

 

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