Editoriale

 

Un percorso fatto di sola galera forse non tutela nessuno

 

La Magistratura di Sorveglianza è protagonista di questo numero di Ristretti, ma è indirettamente protagonista anche del dibattito politico di questi giorni, con al centro la sicurezza e una serie di proposte che vanno dall’inclusione di reati come il furto fra quelli che prevedono un accesso più difficile alle misure alternative al taglio drastico della Simeone-Saraceni, la legge che permette tra l’altro di avere l’affidamento “dalla libertà” senza entrare in carcere per pene inferiori ai tre anni. Le proposte si sprecano, ma la sensazione, sempre più diffusa, è che molti (tanti politici, primi fra tutti) non sappiano neppure di cosa parlano.

Tanto per cominciare, attualmente ci sono alcune migliaia di affidati dalla libertà, e quindi, se non esistesse la Simeone-Saraceni, sarebbero transitate per il carcere in questi mesi molte persone in più, gli “affidati dalla libertà” appunto, il cui tasso di recidiva, tra l’altro, è molto più basso di quello delle persone che si fanno tutta la galera, e non smetteremo mai di ripeterlo. Allora, si svuotano le carceri con l’indulto per riempirle subito oltre ogni limite distruggendo la Simeone-Saraceni?

È un anno che si fa autentico terrorismo sull’indulto, e anche qui si dice che i detenuti indultati riarrestati sono circa il 19,6% dei detenuti indultati, ma quando si parla di recidiva degli indultati ci si dimentica sempre di dire che l’indulto l’hanno avuto anche 17315 persone che non erano propriamente in carcere, perché già in misura alternativa, e quindi non sarebbe ora che i conti si facessero nella maniera giusta, calcolando la percentuale di recidivi sul totale di chi ha usufruito dell’indulto, che significa quelli che sono materialmente usciti dal carcere più quelli che vivevano fuori, ma con tutti i vincoli e i controlli dell’affidamento e della detenzione domiciliare (a “dare i nostri numeri” contro quelli sparati dai media sarà dedicato proprio il prossimo “Ristretti Orizzonti”)?

In questa corsa ossessiva al carcere, per i lavavetri, i venditori di fiori ai semafori, i mendicanti molesti e tanti ancora, non ci sono politici, con rare eccezioni, che abbiano il coraggio di andare controcorrente, e raccontare ai cittadini che più galera non tutela nessuno: non tutela i cittadini onesti, ai quali bisognerebbe spiegare che la recidiva schizza verso l’alto proprio per i detenuti che si fanno tutta la carcerazione senza nessuna uscita graduale; non tutela i detenuti, che messi fuori a fine pena senza un rientro a piccoli passi nella società sono molto più a rischio di tornare nei giri dell’illegalità. E sì, usiamo volutamente questa espressione un po’ anomala, che la galera “non tutela” neppure i detenuti, perché se vogliamo che il tempo del carcere non sia tempo del tutto inutile, dobbiamo investire sul cambiamento delle persone detenute, tutelandole dall’immobilismo, che significa, quasi inevitabilmente, restare uguali a se stessi, restare “quelli del reato”.

La discrezionalità dei Magistrati di Sorveglianza nel concedere permessi e misure alternative è da sempre al centro di discussioni feroci tra “addetti ai lavori”, operatori penitenziari, giuristi, volontari, gente che si occupa di carcere, ma anche tra i Magistrati stessi, visto che è proprio Maria Longo, Magistrato di Sorveglianza a Bologna, che pone, nell’intervento che pubblichiamo, il problema della discrezionalità che “può diventare arbitrio”.

Su questa discussione torniamo in questo numero, e chiediamo ai nostri lettori di intervenire, perché paradossalmente, proprio oggi che le misure alternative sono sotto tiro, o meglio, più sotto tiro del solito, tutte le ricerche più recenti, di cui parliamo anche in questo numero di Ristretti, rafforzano la nostra convinzione che un percorso di reinserimento debba mirare a responsabilizzare le persone, facendo far loro un “percorso a tappe” verso la libertà, che preveda almeno qualche tappa “extramuraria”, insomma fuori dalla galera. Anche perché è difficile pensare che le persone diventino più responsabili standosene chiuse in gabbia.

 

 

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